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B-MARMAROLE,Tp6,Variante,Rifugio San Marco.San Vito di Cadore

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Author

Trail stats

Distance
3.57 mi
Elevation gain
0 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
2,595 ft
Max elevation
5,904 ft
TrailRank 
30
Min elevation
3,314 ft
Trail type
One Way
Coordinates
145
Uploaded
March 17, 2020
Recorded
March 2020
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near Il Cardo, Veneto (Italia)

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Itinerary description

Variante Sesta tappa:
Qualora si voglia anticipare il ritorno di un giorno potremmo fare questa breve variante. dal Rifugio San Marco prendiamo in discesa il sentiero 226 verso il rifugio Scotter Palatini e da li proseguiamo sempre in discesa costeggiando il Rio secco fino alla località di Il Cardo e fino al centro di San Vito di Cadore da dove con un servizio di transfer potremo rientrare ad Auronzo e ritornare a casa.

Waypoints

PictographWaypoint Altitude 6,168 ft

b Rifugio San Marco

+39 0436 9146   Rifugio Tel. +39 0436 9444 Cell. +39 339 3802505 / +39 335 8165066 apertura giornaliera dal 20 giugno al 20 settembre

PictographWaypoint Altitude 0 ft

b Rifugio Scotter Palatini

Incastonato a 1580 mt tra i gruppi dell’Antelao, delle Marmarole Occidentali e del Sorapìss, nelle Dolomiti – patrimonio UNESCO, il rifugio Scotter – Palatini è aperto estate e inverno. Accogliente, moderno e a gestione famigliare, il Rifugio Scotter-Palatini è situato in un punto panoramico straordinario, ideale per trascorrere una giornata di relax a contatto con la natura, godere di una vista magnifica e gustare ottimi piatti tipici, tutti rigorosamente fatti in casa.   Le confortevoli camere (da due, tre o quattro letti), i servizi con doccia e diversi angoli di soggiorno, fanno del Rifugio Scotter un ambiente indicato per tutti gli amanti della montagna per trascorrere periodi di vacanza a mezza pensione.   La sua locazione strategica, che offre un’ampia scelta di camminate, itinerari e ascensioni, per tutti i gusti e gradi di difficoltà, nei tre splendidi gruppi dolomitici circostanti, ne fa anche un punto di partenza o d’appoggio favorevole a escursionisti e alpinisti.    Telefono 0436 99035 Costruito nel 1979 da Gianni Palatini Zotèlo e dal figlio Ferruccio, il rifugio è gestito a tutt’oggi dalla medesima famiglia, una delle più

PictographWaypoint Altitude 3,320 ft

b San Vito di Cadore

San Vito di Cadore (San Viđo in ladino) è un comune italiano di 1 918 abitanti[2] della provincia di Belluno in Veneto. Situato in un'ampia conca nel cuore delle Dolomiti bellunesi, San Vito è circondato dalle cime dell'Antelao, del Pelmo, della Croda Marcora e delle Marmarole Occidentali. Il fondovalle è percorso dal torrente Boite, che dà il nome alla valle; tutt'attorno, fino ai piedi delle crode, si stendono prati e boschi misti di conifere e latifoglie. Il primo documento che attesta l'esistenza di San Vito risale al 1203, tuttavia la presenza di un abitato stabile è da individuarsi attorno all'anno 1000. Precedentemente si ritiene che il territorio fosse interessato da insediamenti di carattere stagionale legati prevalentemente alle attività di pascolo e raccolta del legname. Nel 1200 è tuttavia già presente a San Vito un'antica pieve. Nonostante forme di organizzazione simili alle Regole fossero probabilmente presenti già in precedenza, tali istituzioni vengono codificate solo nel basso medioevo: nel 1239 nasce la Regola di Festornigo, la più antica del Cadore. Vi sarà poi una seconda regola, quella di Mondeval: dall'unione delle due regole, nel 1949, nascerà l'attuale organizzazione[3]. Il paese sarà in un primo momento feudo dei da Camino, ma passerà nel 1420 alla Repubblica di Venezia. In occasione dell'invasione asburgica d'inizio Cinquecento, il paese verrà attraversato dall'esercito tedesco, con tutte le conseguenze che ciò può determinare. Tuttavia si narra che grazie a un voto alla Madonna, il paese sia stato risparmiato: sorgerà così la chiesa della Difesa, in assolvimento di tale voto. Il governo della Serenissima favorisce una felice crescita del paese. Nel 1753, per risolvere una diatriba relativa ai confini tra Cortina (allora sotto gli Asburgo) e San Vito (parte della Repubblica di Venezia), le autorità deliberano che i sanvitesi costruiscano una muraglia di confine, a loro spese, lunga quasi 2 km, in alta montagna (alta 1.80m in altezza, larga 1.50 alla base, 60 cm in alto) in novanta giorni. L'ardua impresa va a buon fine e i sanvitesi ottengono i pascoli del Giau (la muraglia è ancora visibile in loco, così come numerose delle croci di confine come ad esempio quelle ai piedi della Gusela del Nuvolau e dei Lastoi de Formin). Con la caduta di Venezia, San Vito andrà a far parte del Lombardo-Veneto. Nel 1848, in occasione dei moti rivoluzionari del Cadore che portarono alla nascita di una nuova Repubblica Serenissima, guidata da Daniele Manin, si ebbe uno scontro fra i cadorini insorti, guidati da Pier Fortunato Calvi, e gli Austriaci. La scaramuccia volgerà a favore dei locali, ma la neonata Repubblica non sopravvisse a lungo. Nel 1866 San Vito entrerà a far parte del Regno d'Italia. Attraversò dunque gli anni difficili dell'occupazione austriaca durante la prima guerra mondiale, per poi crescere come località turistica già a partire dalla metà del Novecento. Alcune frane e alluvioni di notevole entità influirono pesantemente sulla vita della comunità: nel 1730 la frana del Marcora su Chiapuzza, nel 1814 la frana dell'Antelao che travolse le frazioni di Taulen e Marceana (257 sepolti); nel 1882 e nel 1966 l'alluvione del Boite, il 5 agosto 2015 la frana dagli Impianti San Marco fino a San Vito di Cadore (3 morti). Monumenti e luoghi d'interesse

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