Arquà Petrarca
near Arquà Petrarca, Veneto (Italia)
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operazioni vanno dunque compite sulle cose visibili in terra, mercé le forme
espresse; nei cieli, mercé le virtù che dispongono sulle intelligenze, operando
per una sorta di mediazione; presso l’archetipo, per mezzo delle idee e delle
forme esemplari.
Così in ogni erba e in ogni pietra sono racchiusi poteri e virtù mirabili e altri
ancora più grandi nelle stelle e inoltre ogni cosa riceve alcunché dalle
intelligenze superiori, e soprattutto dalla prima causa, che tutte le cose si
uniscono per esaltare in un concerto armonioso, simile a certi inni sciolti in
onore del sovrano padrone. Tale l’invito dei santi fanciulli della fornace di
Caldea:
"Benedite il Signore, o cose tutte che germinate sulla terra, e quanto popola
le acque e gli uccelli del cielo e le bestie e le pecore, ed assieme i figli degli
uomini".
L’accordo e il legame di tutte le cose con la causa prima e la loro
corrispondenza con gli esemplari divini e con le idee eterne, costituiscono
dunque esclusivamente la causa necessaria degli effetti. Ogni cosa ha il suo
posto fisso e determinato nell’archetipo, per cui vive e da cui trae origine, e
tutte le virtù delle erbe, delle pietre, dei metalli, degli animali, delle parole e di
quanto altro esista, dipendono e provengono dalla divinità, la quale, sebbene
operi a mezzo delle intelligenze e dei cieli, pure talora compie da se le sue
operazioni, senza ricorrere al ministerio di tali forze. Queste operazioni si
chiamano miracoli. Le cause prime agiscono per una specie di comando o di
ordine e le cause seconde, che Platone e altri chiamano ministri, per una
specie di necessità. La divinità le suscita e le sospende a suo piacere e in tali
sue disposizioni Si compendiano i suoi maggiori miracoli. Così il fuoco poté
essere innocuo ai santi fanciulli nella fornace di Caldea; con il sole si arrestò
per un giorno al comando di Giosuè e indietreggiò di dieci linee, o dieci ore,
alla preghiera di Ezechia; così, durante la passione del Cristo, il sole Si oscurò
di pieno giorno. Ne è possibile con alcuna indagine o ragionamento, con alcuna
magia, con alcuna scienza, per quanto segrete e profonde, penetrare e
conoscere i modi di tali operazioni; ma bisogna apprenderli e ricercarli a mezzo
degli Oracoli divini.
CAPITOLO XIV.
Cosa sia lo Spirito del Mondo e quale sia il legame dei poteri occulti.
Democrito, Orfeo e molti pitagorici, che hanno ricercato accuratamente le
virtù dei corpi celesti e dei corpi inferiori, hanno detto che in ogni Cosa si
racchiude alcunché di divino e non senza ragione, poiché non v’ha cosa alcuna,
per quante virtù essa s’abbia, che possa esser contenta della propria natura
senza il soccorso della potenza divina. Ora essi chiamavano dei le virtù divine
diffuse nelle cose, virtù che Zoroastro chiama attrattori divini, Sinesio
attrattive simboliche, altri vite, altri ancora anime, da cui dicono dipendere le
virtù delle cose, o anche una materia che si diffonde spiritualmente sulle altre
materie su cui opera, nel modo istesso con cui l’uomo estende il suo intellett
cose intelligibili e la Sua immaginativa sulle cose immaginabili e questo
intendevano dire quando, per esempio, asserivano che l’anima usciva da un
essere per entrare in un altro essere allo scopo di affascinarlo e di
immobilizzarlo, nel modo istesso che il diamante impedisce alla calamita di
attrarre il ferro. Perciò, essendo l’anima il primo mobile, che agisce e si muove
volentieri da se stessa e per se stessa e il corpo, o la materia, essendo inabile
o insufficiente a muoversi da se stesso, si dice esser necessario un mediatore
più eccellente capace di riunire il corpo all’anima. E questi è lo Spirito del
mondo, che si dice essere la quinta essenza, perché non proviene dai quattro
elementi, ma è come un quinto elemento superiore ad essi e che sussiste
senza di essi. Vi è dunque assoluto bisogno d’un tale spirito affinché le anime
celesti giungano a penetrare in un corpo grossolano e a comunicargli le loro
meravigliose qualità e ciò tanto nella materia del mondo che in quella del corpo
umano. E come le anime nostre comunicano mercé lo spirito le loro forze alle
nostre membra, così la virtù dell’anima del mondo si rispande sopra tutte le
cose mercé la quintaessenza, giacché non esiste nulla nell’universo che non sia
influenzato da qualche particella della sua virtù e che sia affatto privo del suo
potere. In virtù di tale spirito, tutte le qualità occulte si diffondono sulle erbe,
sulle pietre, sui metalli e sugli animali, attraverso il sole, la luna, i pianeti e le
stelle che sono superiori ai pianeti. E tale spirito ci sarà tanto più utile, quanto
più sapremo separarlo dagli altri elementi e quanto meglio sapremo servirci
delle cose in cui sarà penetrato con più abbondanza, contenendo esso ogni
virtù produttiva e generativa. Perciò gli alchimisti cercano estrarre o separare
questo spirito dall’oro, per applicarla in seguito a ogni sorta di altre materie
simili, vale a dire ai metalli, così da trasmutarle in oro o in argento. Come noi
abbiamo fatto e come abbiamo visto fare, pur non potendo produrre una
quantità maggiore di oro di quella originaria da cui avevamo estratto lo spirito.
Ciò perché, non essendo questo spirito condensato, non può contro le sue
proporzioni e dimensioni rendere perfetto un corpo imperfetto. Non nego però
che la cosa si possa ottenere con altri artifici.
CAPITOLO XV.
In che modo occorra ricercare e controllare i poteri delle cose per mezzo
della rassomiglianza.
E’ dunque provato come le cose possiedano proprietà occulte non derivate
dalla natura elementare, ma insite in modo celeste, occulte ai nostri spensi e
che la ragione stenta a comprendere, le quali provengono dallo spirito del
mondo pel tramite dei raggi stessi delle stelle e non possono essere conosciute
che con l’esperienza e le congetture. Perciò, volendo conoscerle, occorrerà
considerare che tutte le cose sono in movimento e si convertono in cose
simiglianti e inclinano verso sé stesse tanto in proprietà, vale a dire in virtù
occulta, che in qualità, ossia in virtù elementare, nonché talora in sostanza,
come si può constatare di tutto ciò che sia immerso a lungo nel sale che si
tramuta in sale, perché ogni corpo agente, una volta che abbia incominciato
espresse; nei cieli, mercé le virtù che dispongono sulle intelligenze, operando
per una sorta di mediazione; presso l’archetipo, per mezzo delle idee e delle
forme esemplari.
Così in ogni erba e in ogni pietra sono racchiusi poteri e virtù mirabili e altri
ancora più grandi nelle stelle e inoltre ogni cosa riceve alcunché dalle
intelligenze superiori, e soprattutto dalla prima causa, che tutte le cose si
uniscono per esaltare in un concerto armonioso, simile a certi inni sciolti in
onore del sovrano padrone. Tale l’invito dei santi fanciulli della fornace di
Caldea:
"Benedite il Signore, o cose tutte che germinate sulla terra, e quanto popola
le acque e gli uccelli del cielo e le bestie e le pecore, ed assieme i figli degli
uomini".
L’accordo e il legame di tutte le cose con la causa prima e la loro
corrispondenza con gli esemplari divini e con le idee eterne, costituiscono
dunque esclusivamente la causa necessaria degli effetti. Ogni cosa ha il suo
posto fisso e determinato nell’archetipo, per cui vive e da cui trae origine, e
tutte le virtù delle erbe, delle pietre, dei metalli, degli animali, delle parole e di
quanto altro esista, dipendono e provengono dalla divinità, la quale, sebbene
operi a mezzo delle intelligenze e dei cieli, pure talora compie da se le sue
operazioni, senza ricorrere al ministerio di tali forze. Queste operazioni si
chiamano miracoli. Le cause prime agiscono per una specie di comando o di
ordine e le cause seconde, che Platone e altri chiamano ministri, per una
specie di necessità. La divinità le suscita e le sospende a suo piacere e in tali
sue disposizioni Si compendiano i suoi maggiori miracoli. Così il fuoco poté
essere innocuo ai santi fanciulli nella fornace di Caldea; con il sole si arrestò
per un giorno al comando di Giosuè e indietreggiò di dieci linee, o dieci ore,
alla preghiera di Ezechia; così, durante la passione del Cristo, il sole Si oscurò
di pieno giorno. Ne è possibile con alcuna indagine o ragionamento, con alcuna
magia, con alcuna scienza, per quanto segrete e profonde, penetrare e
conoscere i modi di tali operazioni; ma bisogna apprenderli e ricercarli a mezzo
degli Oracoli divini.
CAPITOLO XIV.
Cosa sia lo Spirito del Mondo e quale sia il legame dei poteri occulti.
Democrito, Orfeo e molti pitagorici, che hanno ricercato accuratamente le
virtù dei corpi celesti e dei corpi inferiori, hanno detto che in ogni Cosa si
racchiude alcunché di divino e non senza ragione, poiché non v’ha cosa alcuna,
per quante virtù essa s’abbia, che possa esser contenta della propria natura
senza il soccorso della potenza divina. Ora essi chiamavano dei le virtù divine
diffuse nelle cose, virtù che Zoroastro chiama attrattori divini, Sinesio
attrattive simboliche, altri vite, altri ancora anime, da cui dicono dipendere le
virtù delle cose, o anche una materia che si diffonde spiritualmente sulle altre
materie su cui opera, nel modo istesso con cui l’uomo estende il suo intellett
cose intelligibili e la Sua immaginativa sulle cose immaginabili e questo
intendevano dire quando, per esempio, asserivano che l’anima usciva da un
essere per entrare in un altro essere allo scopo di affascinarlo e di
immobilizzarlo, nel modo istesso che il diamante impedisce alla calamita di
attrarre il ferro. Perciò, essendo l’anima il primo mobile, che agisce e si muove
volentieri da se stessa e per se stessa e il corpo, o la materia, essendo inabile
o insufficiente a muoversi da se stesso, si dice esser necessario un mediatore
più eccellente capace di riunire il corpo all’anima. E questi è lo Spirito del
mondo, che si dice essere la quinta essenza, perché non proviene dai quattro
elementi, ma è come un quinto elemento superiore ad essi e che sussiste
senza di essi. Vi è dunque assoluto bisogno d’un tale spirito affinché le anime
celesti giungano a penetrare in un corpo grossolano e a comunicargli le loro
meravigliose qualità e ciò tanto nella materia del mondo che in quella del corpo
umano. E come le anime nostre comunicano mercé lo spirito le loro forze alle
nostre membra, così la virtù dell’anima del mondo si rispande sopra tutte le
cose mercé la quintaessenza, giacché non esiste nulla nell’universo che non sia
influenzato da qualche particella della sua virtù e che sia affatto privo del suo
potere. In virtù di tale spirito, tutte le qualità occulte si diffondono sulle erbe,
sulle pietre, sui metalli e sugli animali, attraverso il sole, la luna, i pianeti e le
stelle che sono superiori ai pianeti. E tale spirito ci sarà tanto più utile, quanto
più sapremo separarlo dagli altri elementi e quanto meglio sapremo servirci
delle cose in cui sarà penetrato con più abbondanza, contenendo esso ogni
virtù produttiva e generativa. Perciò gli alchimisti cercano estrarre o separare
questo spirito dall’oro, per applicarla in seguito a ogni sorta di altre materie
simili, vale a dire ai metalli, così da trasmutarle in oro o in argento. Come noi
abbiamo fatto e come abbiamo visto fare, pur non potendo produrre una
quantità maggiore di oro di quella originaria da cui avevamo estratto lo spirito.
Ciò perché, non essendo questo spirito condensato, non può contro le sue
proporzioni e dimensioni rendere perfetto un corpo imperfetto. Non nego però
che la cosa si possa ottenere con altri artifici.
CAPITOLO XV.
In che modo occorra ricercare e controllare i poteri delle cose per mezzo
della rassomiglianza.
E’ dunque provato come le cose possiedano proprietà occulte non derivate
dalla natura elementare, ma insite in modo celeste, occulte ai nostri spensi e
che la ragione stenta a comprendere, le quali provengono dallo spirito del
mondo pel tramite dei raggi stessi delle stelle e non possono essere conosciute
che con l’esperienza e le congetture. Perciò, volendo conoscerle, occorrerà
considerare che tutte le cose sono in movimento e si convertono in cose
simiglianti e inclinano verso sé stesse tanto in proprietà, vale a dire in virtù
occulta, che in qualità, ossia in virtù elementare, nonché talora in sostanza,
come si può constatare di tutto ciò che sia immerso a lungo nel sale che si
tramuta in sale, perché ogni corpo agente, una volta che abbia incominciato
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