Activity

Arboreto Sperimentale di Vallombrosa

Download

Trail photos

Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa

Author

Trail stats

Distance
0.89 mi
Elevation gain
95 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
95 ft
Max elevation
3,269 ft
TrailRank 
59
Min elevation
3,134 ft
Trail type
Loop
Moving time
21 minutes
Time
one hour 45 minutes
Coordinates
235
Uploaded
June 20, 2022
Recorded
June 2022
Be the first to clap
Share

near Vallombrosa, Toscana (Italia)

Viewed 585 times, downloaded 9 times

Trail photos

Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa Photo ofArboreto Sperimentale di Vallombrosa

Itinerary description

Breve giro facile nell'Arboreto Sperimentale di Vallombrosa. Per prenotare la visita occorre mandare una mail a arboreti.vallombrosa@gmail.com scrivendo la data in cui si vuol fare la visita e in che fascia oraria. Gli orari per l'anno 2022 sono tutti i giorni: Mattina ore 10:30 pomeriggio 14:00. La domenica ci sono tre visite: mattina 10:30, pomeriggio 15:00 e sera 18:30. Per altre info è possibile contattare il Corpo dei Carabinieri Forestali di vallombrosa allo 055/862020.
La visita è gratuita e il punto di ritrovo e partenza è presso il centro visite di Vallombrosa sotto il torrione dell'abbazia. La durata è di 90 minuti circa ed il percorso è davvero facile. In caso di vento forte o maltempo le visite sono sospese per motivi di sicurezza e verrete contattati al recapito telefonico che lascerete al momento della prenotazione.

Waypoints

PictographWaypoint Altitude 3,133 ft
Photo ofPunto di ritrovo Photo ofPunto di ritrovo Photo ofPunto di ritrovo

Punto di ritrovo

Il punto di ritrovo con la guida per la visita guidata, si trova sotto il torrione dell’abbazia accanto al centro visite carabinieri forestali. Un cartello in legno vi indica il punto esatto. Nel pannello informativo trovate invece tutti i dettagli sulla visita e come prenotarla. Si può effettuare il giro dell’arboreto solo con la visita guidata ad ingresso gratuito. L’ORARIO DA GIUGNO A SETTEMBRE è: dal Lunedì al Sabato ore 10.30 e 14.00, la Domenica ore 11.00. 15.00 e 18.00. La durata è di 90 minuti ed il percorso è facile. Si consiglia comunque abbiglianti comodo. La PRENOTAZIONE è OBBLIGATORIA. La mail per prenotarsi è arboreti.vallombrosa@gmail.com Per ulteriori informazioni telefonate allo 055 862020. In caso di maltempo o vento forte le visite saranno sospese per motivi di sicurezza senza preavviso e/o a discrezione della guida. Da questo punto di ritrovo con la guida ci si sposta all’ingresso dell’arboreto pochi metri più sopra, accanto al bivacco Vallombrosa.

PictographWaypoint Altitude 3,176 ft
Photo ofIngresso Arboreto Photo ofIngresso Arboreto

Ingresso Arboreto

L’ingresso dell’arboreto si trova accanto al bivacco Vallombrosa. Si passa il cancello e si accede al giardino dove troviamo sue pannelli e alcuni tavoli e panche in legno. Qui la guida inizia la visita e a presentarsi iniziando a parlare di Vallombrosa narrandoci la leggenda del Faggio Santo: "Una notte di tempesta il futuro santo Giovanni Gualberto si fermò sotto un faggio che è poco più sopra l’arboreto e questo abbasso i rami e mise le fogli per proteggerlo, quindi con questo miracolo decise di fermarsi qui e istituire l’ordine dei monaci Vallombrosani. Il faggio che è ancora presente dopo 1000 anni anche se è l’ottavo o nono pollone (praticamente un riscoppio della radice) effettivamente mette le foglie prima degli altri faggi. Questa in realtà è una modifica genetica che hanno tanto piante, per cui questa in particolare ha bisogno meno ore di freddo per poter incominciare a vegetare. L'ordine dei monaci in questi 1000 anni diventerà enorme, soprattutto nel rinascimento: per esempio l’abate di Vallombrosa poteva arrivare a Firenze senza mai uscire dalla proprietà. Tutta la foresta di 1200 ettari era sua, Villa Pitiana era sua e via discorrendo fino a Firenze, poteva arrivare fino a San Salvi che era sempre Vallombrosana. Questo ordine ha tante altre abbazie sparse per la toscana e per l’italia per un totale di forse 40. Nel momento di massima espansione avevano la possibilità do avere circa 1000 giornate l’anno degli operai che dovevano servire i Vallombrosani per circa 10 giorni a testa. Cominciarono così una opera enorme che fu quella di coltivare l’abete bianco per motivi economici. Questo era un legno da edilizia eccezionale. Nel rinascimento infatti quando le abitazioni di Firenze cominciavano ad essere un po’ più grandi delle case torri, vennero sostituite le travi che erano fino ad adesso di quercia con quelle dell’abete bianco, che erano molto più lunghe. La Nobiltà voleva palazzi più grandi e non più la casa torre stretta e alta. Altro esempio è il Duomo di Firenze, oppure gli alberi maestri delle navi di Pisa, anche queste fatte con i grandi giganti di Vallombrosa. Arrivarono poi le varie confische dei beni, prima da parte di Napoleone, che confiscò un po’ tutto. In quelle occasione ad esempio Villa Pitiana la comprarono i nobile Grottanelli. Ma è con l’Unità Italia che venne confiscata tutta la foresta e anche l’abbazia. In quel momento Vittorio Emanuele, neo re d’Italia, dopo un viaggio in Inghilterra capì che c’era bisogno di organizzare un po’ le foreste, per cui fece nascere una scuola ufficiale direttamente in abbazia. Praticamente si può dire che la forestale italia nacque qui a vallombosa, infatti il santo patrono è san Giovanni Gualberto e tutti gli anni, il 12 Luglio, viene celebrato e fatta una grande festa. Nata questa scuola nell’abbazia, avevano bisogno di materiale da studiare, quindi decisero nella prima parte di arboreto, dove c’è il frutteto dei monaci, di fare un vivaio, chiamato ancora oggi così, anche se non si fa più vivaistica e dalla parte oltre la strada, dove c’era un pascolo come il grade prato più sotto, viene fatto l’arboreto iniziando a piantare esemplari da ogni parte del mondo messi un po’ a caso in qua e la. Si può infatti osservare visitando un fitto strano di piante di ogni genere. Nasce quindi l’arboreto proprio per la didattica degli studenti, ma oggi giorno e nel corso di questo secolo e mezzo, anche per sperimentazione e visite guidate anche ai bambini e le varie scuole. La sperimentazione delle piante esotiche portate qui, è prettamente per un utilizzo sia ornamentale, che per la costruzione e quant’altro, nonché per le varie malattie. La grandezza di tutto l’arboreto è di 10 ettari tutti recintati, con circa ad oggi 2500 piante di 1000 specie diverse, più che altro aboree e arbustive per esempio il cotonastro ornamentale che qui è possibile vedere ha una centinaio di anni. Ci sono però, rinate spontaneamente anche orchidee un poco ovunque, di tipo particolare autoctono e abbastanza raro, per cui è bene camminare sempre sui sentieri, iniziando a spostarsi dentro il giardino."

PictographWaypoint Altitude 3,189 ft
Photo ofil Rododendro, la Salix Alba, il viale delle digitali e altre piante Photo ofil Rododendro, la Salix Alba, il viale delle digitali e altre piante Photo ofil Rododendro, la Salix Alba, il viale delle digitali e altre piante

il Rododendro, la Salix Alba, il viale delle digitali e altre piante

Iniziando a spostarsi nel giardino e camminando verso il vialetto è possibile osservare un grande Rododendro che in alcuni periodi diventa completamente tutto rosa. Questo con la fontanella subito dietro si è trovato bene ed è cresciuto senza problemi. Alcune potature di salice nella vasca sono state messe nell’inverno e hanno rimesso bene le foglie per fare poi delle talee e sostituire i salici. La Salix Alba invece che vediamo con il cartellino in legno è il Salice bianco che troviamo un po’ dappertutto lungo i fossi. Questo è stato un po’ la fortuna della Bayer, azienda farmaceutica, perché il principio attivo della aspirina proviene da questo tipo di pianta che contiene l'acido salicilico. Questa è anche la fortuna degli indiani perché loro ci fumavano il calumet della pace, e stavano proprio bene. Molto belle proseguendo anche le digitali che iniziano a sfiorire e fare tutti i semini. Anche questa pianta è autoctona ed è totalmente velenosa e cardiotonica. Veniva utilizzata per la cura dei cardiopatici in dosi probabilmente basse. Con questa stanno cercando di riempire tutto il muro prendendo i minuscoli semi (quando si prende e si scuote cascano innumerevoli semi) e con una specie di tubichino/cannuccia viene spinta ovunque tipo come si fa con il cappero.

PictographWaypoint Altitude 3,179 ft
Photo ofUscendo dal giardino/vivavio Photo ofUscendo dal giardino/vivavio Photo ofUscendo dal giardino/vivavio

Uscendo dal giardino/vivavio

Si possono poi vedere altre piante proseguendo verso l'uscita dal giardino e passando sotto una galleria di piante rampicanti Si possono vedere ad esempio Gerani spontanei, e ancora altre piante particolari che nascono fra i muri; poi Felci epifite, le uniche in italia, vale a dire che sono in grado di crescere anche su tronchi e gli alberi, mentre le atre felci stanno in terra. Poi vediamo l’edera e anche tassi ovunque. Alcune piante di lavanda, che fiorisce, ma stranamente non ci sono ancora tutti gli insetti nonostante la stagione. Tra le piante vitaminiche la Rosa Canina, la più ricca in vitamina C (in soli 100 g ne contiene la stessa quantità di un kg di arance). La marmellata di questa è davvero ottima ma ci vuole una pazienza incredibile a pulirla da tutti i vari semi che ogni bacca contiene e sbucciarle una per una è una impresa. Poi alcune piante da frutto come ciliegi e inoltre ci viene fatto notare dalla guida il Falso Pepe Cinese, raccontandoci un aneddoto su questa pianta, che fa bacche rosa, ma non è il pepe rosa. Questa è chiamata anche l’albero "del mal di denti" perché schiacciando questo pepe fa un effetto proprio anestetico in tutta la bocca.

PictographWaypoint Altitude 3,189 ft
Photo ofEntrando nell’Arboreto aldilà della strada Photo ofEntrando nell’Arboreto aldilà della strada Photo ofEntrando nell’Arboreto aldilà della strada

Entrando nell’Arboreto aldilà della strada

Dal vivaio, si entra ufficialmente nell’arboreto oltre la strada, passando fra due colossi: Due esemplari di ippocastani enormi. Il vivaio come detto chiamato ancora così veniva utilizzato per vivaistica fino circa il 1989 piantando semi e facendo piantine per poi andarli a piantare successivamente in arboreto. Successivamente c’era proprio il vivaio del CRA, ma ora però c’è solo in altri uffici della forestale dai quali si riforniscono. Ci sono qui subito entrando piante che provengono dall’america, enormi, come quasi tutte le pianta americane, ad esempio una Tuia gigante. Particolare suo è un pollone, l’albero storto che si vede, che non è altro che un ramo. Questa ha una capacità pollonifera abbastanza elevata, mentre il Calocedrus Decurrens non ha una forma con più tronchi, ma è particolare. Questo ha infatti circa 130 anni. Chiamato anche albero delle matite perché con il suo legno ne vengono prodotte molte e si fanno pure profumi e anche incensi, proprio con questa varietà. Passando quello che una volta era un laghetto con le trote, portate via da una piena, si passa davanti ad un bellissimo Larice, che nonostante la quota abbastanza bassa per lui, è cresciuto moltissimo. Questo vive in alta montagna anche a 2000 metri e si protegge perdendo le foglie, è una delle poche conifere che le perdono quindi praticamente va in letargo, ma qui soprattutto con questi caldi potrebbe avere qualche difficoltà più che altro se c’è una gelata tardiva, per cui potrebbe mettere le foglie e rischiare di non farcela.

PictographTree Altitude 3,196 ft
Photo ofil Liriodendro e il Carpino Bianco Photo ofil Liriodendro e il Carpino Bianco Photo ofil Liriodendro e il Carpino Bianco

il Liriodendro e il Carpino Bianco

Si passa poi sotto il Liriodendro o albero dei tulipani, che purtroppo non si vedono, perché sono molto in alto alla luce. Anche questa pianta ornamentale è cresciuta in modo smisurato ed é presente anche all’orto botanico vicino piazza San Marco “Giardino dei Semplici” di Firenze. Li si possono vedere bene i fiori che fa. Molto bello è il giardino botanico di Pisa, dove dentro lavorano con un sistema eccezionale e di rilievo: ogni giardiniere con il suo computer può mettere tutti dati di quella cosa che fa, in tempo reale, mentre ancora Firenze pare non sia usato questo sistema. Tra gli arboreti e orti botanici del mondo, sta nascendo ed espandono una rete per la conservazione delle piante per cui per esempio ci sono piante rare tipo l’Abies Nebrodensis, che vengono mappate, ed eventualmente se sparisce in un posto tipo in Sicilia, dove queso è originario, può essere rifornito con talee anche da qui dove abbiamo la pianta. Da notare, per tutti i bambini, che il Liriodendro si riconosce bene dalle foglie, queste hanno la stessa forma della faccia di Gatto Silvestro. Vediamo poi vario Bosso, secco, che aveva circa una centinai di anni e in tre giorni la pilaride (un piccolo bachino) come ci spiega la guida, lo ha seccato, senza dare il tempo di intervenire. Il giardino roccioso, indicato da l cartello, era nato circa 150 anni fa per ricostruire un paesaggio alpino con delle pianta alpine, ma prima non c’era il clima di ora e nemmeno c’era questa copertura delle piante alte, per cui qui erano riusciti a riprodurlo. Ora ovviamente e da riqualificarlo e risistemare. Cosa molto curiosa che si può osservare in questo tratto dell'arboreto è una pianta di Carpino Bianco al cui interno ci sono due verità, quella serrata e quella incisa, vale a dire la foglia normale e una foglia diversa mescolata in tutta la pianta. Ma ci sono rami che presentano foglie sia dell’uno che dell’altra pianta. Si pensa sia dovuto ad una modifica genetica apportata dall’inclinazione in un momento particolare di un giorno particolare di un raggio di sole. Non è stato un innesto ma una cosa del tutto naturale.

PictographTree Altitude 3,199 ft
Photo ofil Cercidiphyllum, la Sophora Japonica e il Tasso Baccato Photo ofil Cercidiphyllum, la Sophora Japonica e il Tasso Baccato Photo ofil Cercidiphyllum, la Sophora Japonica e il Tasso Baccato

il Cercidiphyllum, la Sophora Japonica e il Tasso Baccato

Poi ci si sposta un po’ in asia e giappone: il Cercidiphyllum nome di questa pianta, perché ha le foglie che ricordano il cercis siliquastrum nostro che è l’albero di giuda. Pianta più che altro ornamentale. Quando le foglie si seccano e cadono iniziano a marcire e fanno un odore di caramelle eccezionale. Sembra quasi che ci sia le fragole quando passi sotto, ma in realtà è questo albero che emana questo caratteristico odore. Altra pianta giapponese è la Sophora Japonica, sacra per i giapponesi, perché ha dato la forma e il legno per fare le pagode. Le pagode ricordano infatti questa forma. il Tasso beccato invece è un albero dell'ordine delle conifere, molto usato come siepe ornamentale o pianta isolata. È conosciuto anche con il nome di «albero della morte». Il nome comune deriva dal greco tóxon che significa arco/freccia, e l'appellativo di "albero della morte" nasce proprio dal suo impiego nella fabbricazione di dardi velenosi e dalla sua caratteristica tossicità, in rami, foglie e semi, dove è presente in percentuale variabile. Ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e su molti animali domestici. Gli organi che ne contengono di più sono le foglie vecchie. Inoltre veniva utilizzato nelle alberature dei cimiteri e le sue caratteristiche meccaniche lo rendono eccellente per fare archi e balestre: storicamente infatti il suo legno era una eccellenza per la costruzione di archi, sin dalla preistoria. Per esempio, l'arco della mummia del Similaun era in tasso. Ma la fama acquisita dal legno di questa pianta è dovuta soprattutto alla larghissima diffusione che ebbe durante il Medioevo nella costruzione di archi da guerra, soprattutto in Inghilterra. Le caratteristiche che lo rendono così adatto alla fabbricazione di archi sono l'enorme resistenza, sia alla compressione che alla trazione, e l'incredibile elasticità. Inoltre è velenoso in tutte le sue parti, tranne per la l'argillo la parte rossa della bacca di cui alcuni uccelli si cibano. Infatti Interessante è la sua propagazione ornitogama del seme contenuto all'interno. Questi lo ingoiano interamente e viene successivamente defecato dall'uccello e così trasportato altrove.

PictographTree Altitude 3,192 ft
Photo ofPinus Lambertiana Photo ofPinus Lambertiana Photo ofPinus Lambertiana

Pinus Lambertiana

Altissimo esemplare di Pino di Lambert dalle pigne caratteristiche davvero molto grandi

PictographWaypoint Altitude 3,212 ft
Photo ofGiglio Martagone salendo il sentiero Photo ofGiglio Martagone salendo il sentiero Photo ofGiglio Martagone salendo il sentiero

Giglio Martagone salendo il sentiero

PictographTree Altitude 3,248 ft
Photo ofAbete bianco e abete rosso e la casetta Photo ofAbete bianco e abete rosso e la casetta Photo ofAbete bianco e abete rosso e la casetta

Abete bianco e abete rosso e la casetta

La pianta di abete rosso, si distingue da quella dell'abete bianco in quanto gli aghi hanno una struttura diversa, la corteccia è più scura, le pigne sono pendule e cadono al suolo intere (e non sfaldate) ed infine i rami sono orientati verso l'alto, mentre invece l'abete bianco ha rami esclusivamente orizzontali. La corteccia: quella dell’abete rosso è sottile e rossastra (da quest’ultima caratteristica deriva il nome comune dell’albero); con l’età diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari (di circa 1–2 cm). Nell’abete bianco è liscia negli esemplari più giovani, ha un colore bianco-grigio argenteo e presenta delle piccole sacche resinose che, se premute, diffondono odore di trementina; nelle piante più vecchie è invece di colore grigiastro, ruvida e si sfalda a piccole placche sottili. L’elemento distintivo più evidente tra le due specie sono però le foglie, ovvero gli aghi. Nell’abete rosso sono di colore verde scuro, duri e rigidi, con punta aguzza e lunghezza di 1-2,5 cm e sono inseriti tutt’intorno ai rametti. Nell’abete bianco sono piatti, lisci e con la punta stondata e infossata, di colore verde intenso nella pagina superiore mentre in quella inferiore presentano due linee biancastre e sono inseriti singolarmente sui rametti in posizione a doppio pettine. Per riconoscere una abete di douglas da un abete bianco potete vedere sempre gli aghi che ne bianco sono schiacciati, non bucano, con due linee cerose bianche nella pagina inferiore, inseriti tipo doppio pettine sul rametto, inoltre hanno un'aroma pungente resinosa. Ha corteccia chiara e pigne inserite sopra i rami, cioè rivolte verso l'alto (questa caratteristica non permette alle pigne di cadere intere, ma di scagliarsi dall'alto per cui a terra non le troviamo mai intere) L'Abete di Duglas ha aghi più appuntiti e stetti, inltre strofinandole hanno un inconfondibile aroma di limone. Ha corteccia più scura e sugherosa e le pigne sono inserite sotto i rami, cioè rivolte verso il basso (questa caratteristica permette il distacco completo dall'albero, per cui a terra le troviamo intere), inoltre queste pigne possiedono scaglie arrotondate tra le quali sono inserite simpatiche e inconfondibili scagliette tridentate.

PictographWaypoint Altitude 3,241 ft
Photo ofvecchie piante da salvare, il mappamondo, e il viburnum cotinifolium Photo ofvecchie piante da salvare, il mappamondo, e il viburnum cotinifolium Photo ofvecchie piante da salvare, il mappamondo, e il viburnum cotinifolium

vecchie piante da salvare, il mappamondo, e il viburnum cotinifolium

PictographTree Altitude 3,258 ft
Photo ofLa Metasequoia glyptostroboides verso la Sequoia Sempervirens Photo ofLa Metasequoia glyptostroboides verso la Sequoia Sempervirens Photo ofLa Metasequoia glyptostroboides verso la Sequoia Sempervirens

La Metasequoia glyptostroboides verso la Sequoia Sempervirens

La Metasequoia glyptostroboides, detta anche abete d'acqua[2], è una specie di conifera, unico rappresentante vivente del genere Metasequoia, appartenente alla famiglia delle Cupressaceae. Allo stato naturale, la sua sussistenza è limitata a una ristretta porzione della Cina. Sino al 1945 questa sequoia era nota agli studiosi soltanto per i resti fossili rinvenuti, ed era perciò considerata estinta dal pliocene, cioè da almeno 2 milioni di anni. Alla metà degli anni '40, un gruppo di botanici si avventurò in aree remote delle province cinesi del Sichuan e dello Hubei, dove vennero ritrovati circa 100 grossi esemplari di Metasequoia, sfuggiti all'attenzione dei botanici occidentali del XIX secolo. Grazie agli sforzi dell'Arnold Arboreum, i semi della Metasequoia furono raccolti e distribuiti ai botanici nordamericani ed europei, giungendo anche in Italia, dove i primi esemplari vennero fatti germinare nel Giardino Botanico Borromeo, nell'Isola Madre del Lago Maggiore e a Borghetto di Valeggio sul Mincio in provincia di Verona che sorge nella valle del fiume Mincio, ai piedi del Ponte Visconteo. Recentemente è stato scoperto che la pianta può essere anche riprodotta tramite talea. Poiché l'albero è di recente introduzione ed esistono pochi esemplari adulti, non si conoscono ancora le potenziali proprietà del legno. Un esemplare di questa pianta come si può vedere si trova anche qui nell'arboreto di vallombrosa, proprio vicino al fossato vicino alla strada. Scendendo poi più in basso ci troviamo davanti un esemplare di sequoia sempervirens. La più alta di europa si trova nel parco di Sammezzano a Leccio nel comune di Reggello e si tratta di una sequoia gemella.

PictographWaypoint Altitude 3,219 ft
Photo ofGrandi foglie di ippocastano e la Tuia gigante Photo ofGrandi foglie di ippocastano e la Tuia gigante Photo ofGrandi foglie di ippocastano e la Tuia gigante

Grandi foglie di ippocastano e la Tuia gigante

L’ippocastano è un albero originario di alcune parti dell’Europa sudorientale. È molto usato come ornamentale nei viali o come pianta isolata. Crea una zona d'ombra molto grande e fitta grazie alle enormi foglie e questo esemplare le ha grandissime. I suoi frutti contengono semi che ricordano in qualche modo le castagne, ma che tuttavia possiedono un sapore più spiccatamente amaro (vengono spesso indicate come “castagna matta”) e soprattutto contengono composti tossici. Viene anche indicato come castagno d’India, mentre il nome scientifico è Aesculus hippocastanum (il nome fa riferimento all’utilizzo dei frutti come alimento stimolante per i cavalli). In Italia trova diffusione in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali, dalla pianura fino a 1200 metri di altitudine; è presente sia in modo spontaneo che a fini di coltivazione. In alcune regioni è ancora tradizione portare in tasca una “castagna d’india” a prevenzione delle malattie da raffreddamento. Storicamente l’estratto di semi di ippocastano è stato utilizzato per dolori articolari, disturbi alla vescica e gastrointestinali, febbre, crampi alle gambe e altre condizioni; ad oggi è trova invece applicazione soprattutto nel contrasto all’insufficienza venosa cronica (e per estensione nel trattamento delle emorroidi infiammate), in minor misura per la sindrome dell’intestino irritabile ed infertilità maschile. La Tuia gigante (Thuja plicata) è una conifera sempreverde appartenente alla famiglia delle Cupressaceae. Raggiunge anche 60 metri di altezza con un tronco di 3-4 metri di diametro nei suoi luoghi di origine, da noi invece raramente arriva a 30 metri, fermandosi più spesso attorno ai 20. Il tronco ha una corteccia rossastra che tende a sfibrarsi molto ed è intensamente solcata soprattutto verso la base della pianta. La chioma che inizialmente è di forma conica si mantiene tale solo negli esemplari isolati, che possono avere fronde che toccano il terreno, mentre gli esemplari in bosco mantengono la chioma solo in alto, dove la luce tocca le foglie, mentre il resto del tronco appare nudo. Le foglie a forma di scaglie sono opposte e ruotate di 90° tra una coppia e l’altra, con un caratteristico aroma che si sprigiona quando vengono schiacciate e che ricorda l’odore dell’ananas o delle mele schiacciate. Sono verdi con bande stomatali biancastre, lunghe 1-4 mm, e hanno ghiandole resinifere. Tendono a cambiare colore in inverno diventando giallastre prima e brune poi, il che ha fatto sì che diverse cultivar venissero selezionate in modo da eliminare questa antiestetica caratteristica. La fioritura avviene in primavera con coni a sessi separati formati dai microsporofilli maschili rossi prima e gialli poi, o dai macrosporofilli femminili, verdi. I coni fecondati maturano nel giro di sei mesi dando vita a coni ovoidi e eretti con scaglie sottili, bruni, lunghi poco più di un centimetro, contenenti semi alati lunghi 4-5 mm. La tuia gigante è un albero longevo (se ne conosce un esemplare che è arrivato a più di 1400 anni) che cresce a velocità abbastanza elevata (60 cm in media ogni anno per i primi 40 anni).

PictographWaypoint Altitude 3,192 ft
Photo ofLa vecchia foto dell'arboreto, pianta rampicante e la vasca con il tritone Photo ofLa vecchia foto dell'arboreto, pianta rampicante e la vasca con il tritone Photo ofLa vecchia foto dell'arboreto, pianta rampicante e la vasca con il tritone

La vecchia foto dell'arboreto, pianta rampicante e la vasca con il tritone

Un pannello mostra la vecchia foto dell'arboreto, com'erano le strade e i sentieri che piano piano stanno cercando di ripulire e ritirare fuori. Da nuotare anche una pianta rampicante su un albero di ippocastano prima di recarsi alla vasca dei tritoni,

PictographWaypoint Altitude 3,202 ft
Photo ofLo stagno e le piante balsamiche Photo ofLo stagno e le piante balsamiche Photo ofLo stagno e le piante balsamiche

Lo stagno e le piante balsamiche

La guida ci porta nella zona delle piante balsamiche, vicino alla vasca per farci vedere uno stagno che stanno ripristinando come anche i vari sentieri, guardando vecchie foto e disegni di un tempo. Da qui la visita finisce e si ritorna al punto di partenza uscendo da dove siamo entrati.

Comments

    You can or this trail