Appennino Perduto. Tallacano-S.Pietro-La Tassinara-Cascata-Grotta del Petrienno-Agore-Piandelloro-Rocchetta-Poggio Rocchetta
near Tallacano, Marche (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Questa escursione, meravigliosa e sorprendente, seppur lunga e faticosa, ha come obbiettivo quello di conoscere nei limiti del possibile il rapporto tra ambiente e uomo che per secoli (e in tutta la penisola) è andato avanti con sacrificio e affetto fino allo spopolamento del secolo XX, e nel caso specifico fino alla parziale distruzione dei contesti rurali con il quasi totale abbandono delle attività agricole e pastorali dopo il terremoto del 2016.
Si parte dal piccolo borgo di Tallacano lasciando l'auto all'altezza del cartello che avverte che stiamo entrando in zona rossa. Un edicola illustrativa alle porte del paese indica che ci troviamo nel Parco dei Monti Sibillini e ci mostra la rete sentieristica del Monte Ceresa con alcuni dei percorsi che faremo in questa escursione.
Il paese si presenta apparentemente deserto, vi abitano un paio di famiglie, una donna anziana che trascorre quasi tutto il giorno ad accudire i suoi gatti nella sua vecchia casa e una coppia che torna spesso da Roma a mantenere viva la sua casa. Per il resto, parte del paese è in rovina dopo il terremoto e anche l'acqua della fontana del paese è stata chiusa dalle autorità amministrative.
Costruito in epoca medievale su di uno sperone di roccia tufacea, si affaccia sulle gole del torrente Tallacano che va gettandosi più a valle nel fiume Tronto in corrispondenza della centrale idroelettrica realizzata sul finire degli anni '50.
Lasciata Tallacano si segue il sentiero 519 in direzione Chiesa di San Pietro. Edificata nel 1569, come attesta la scritta sul portale, risulta chiusa e non ci è dato vedere i suoi preziosi affreschi del XVII secolo. Due fonti d'acqua sono presenti in questa zona, una accanto alla chiesa e una poco più avanti seguendo la carrareccia in salita verso il Sasso Spaccato.
Ci troviamo immersi in un giovane castagneto, l'attività di raccolta delle castagne è ancora portata avanti da coloro che sono rimasti legati alle antiche tradizioni di questo territorio.
Il Sasso Spaccato, chiamato anche la Tassinara si presenta improvvisamente lungo la sterrata. Questa via cava naturale fu utilizzata in passato come cimitero, a testimonianza vi sono incise diverse croci e altri elementi decorativi alla base delle pareti rocciose. Abbandonata questa usanza, le ossa furono trasferite nella Chiesa sottostante così come il complesso cimiteriale. Purtroppo questa preziosa conformazione rocciosa non è scampata al vandalismo degli imbecilli che la frequentano negli ultimi anni.
Si torna indietro superando la Chiesa di San Pietro e si percorre la carrareccia in discesa fino al Fosso di Tallacano. Si incontreranno castagni monumentali sopravvissuti al taglio dei boschi e agli incendi, ultimo e devastante quello del 2007.
Risalendo un breve tratto della carrabile che conduce a Poggio Rocchetta, si incontra sulla sinistra la palina che indica il sentiero 530 che conduce alla Cascata dell'Agore e alla Grotta del Petrienno.
Il sentiero sale a tratti nel fitto della vegetazione e in alcuni punti diviene fortunatamente panoramico in corrispondenza dei passaggi su ripide lastre di roccia che se bagnate possono essere molto scivolose.
Si incontra un bivio, il sentiero ufficiale tira dritto facendo un ampio anello prima di arrivare alla Grotta, se si svolta a destra si riduce tempo e strada e si arriva sul greto del torrente, questo va attraversato con un piccolo e facile guado per poi raggiungere in breve tempo la Cascata dell'Agore. Più avanti risalendo il sentiero appaiono sotto l'enorme cengia rocciosa i primi resti dell'insediamento pastorale in uso fino a qualche decennio fa. Luogo fantastico e misterioso la Grotta del Petrienno spinge con cautela a curiosare all'interno delle strutture diroccate e ad immaginare come sarebbe stata la vita di coloro che vi dimoravano.
Si prosegue salendo ancora direzione Agore. Nel fitto della macchia di castagni, querce e faggi, si intravedono i vecchi terrazzamenti con pietre a secco che modellavano un tempo questo territorio evitando frane, smottamenti, incendi e l'oblio dei vecchi sentieri.
Proprio l'incuria ha reso un tratto del sentiero oscuro. Una fitta macchia di felci obbliga ad una breve deviazione prima di intercettare lo stradello che attraversa questa volta il Fosso Agore. Il ponte distrutto da anni obbliga a passare su dei tronchi instabili per raggiungere la sponda opposta.
Si entra in un castagneto curato da qualche abitante di Agore, il sentiero perso per qualche centinaio di metri è rintracciabile poco più avanti sotto la parete di roccia che conduce al borgo.
Anche Agore è abitata da una manciata di persone, si prendono cura delle loro case risistemate dopo il terremoto, della loro terra e dei loro animali. L'allevamento di api renderà complicato, se non impossibile rifornirsi di acqua al vascone che si incontra nel paese. Poco più in alto, accanto ai resti delle macerie di case abbattute dal terremoto una piccola fontanella offre refrigerio e spinta fino a Piandelloro. Non lasciatevi sfuggire la visita alla piccola chiesetta di San Donato e il punto panoramico ai piedi del centro abitato. Se siete fortunati riuscirete a scambiare due chiacchiere con gli abitanti del posto.
Si prende il 524 per Piandelloro. Attenzione, il sentiero passa alla destra del bel casale ristrutturato nel 2013 e lesionato dal sisma del 2016. Si sale sotto il sole su di un tracciolino a tratti panoramico fino al punto più alto di questa escursione, 972m. Poi si scende verticalmente fino al piccolo paese di Piandelloro dove ci aspetta acqua fresca ai vasconi alle porte del paese. Le case qui risultano maggiormente ristrutturate e vi è più movimento rispetto ad Agore, ma la storia è la stessa. Tutti coloro che si trovano qui il sabato con la domenica vengono a trascorrere qualche ora di relax o a sistemare il proprio orto prima di tornare a valle nelle case di residenza.
Avanti, o meglio si torna indietro. Si riprende a salire. Il sentiero da seguire è il 501 direzione Rocchetta. Attenzione ad un bivio non segnalato. Scendere sul tracciolino di sinistra. Il percorso si snoda prevalentemente lungo un tratto panoramico, in alcuni passaggi esposto ma reso spettacolare dalle caratteristiche rocce che dominano questo angolo di Appennino. Sotto alcune di queste cenge è possibile osservare resti di stazzi pastorali ormai in stato di abbandono. Attenzione al tratto breve e aggirabile dove è avvenuta una frana.
Sotto Colle dell'Icona, visitabile attraverso un fuori sentiero per chi ne ha voglia, si trovano i resti di Rocchetta. Gli edifici seppur in rovina mostrano come questo paese sia stato un centro importante della zona, alcuni di questi palazzi contavano più piani e dal racconto di un vecchio abitante di Agore, si tenevano belle feste a Rocchetta, e secondo il suo giudizio, le ragazze di Rocchetta erano belle e speciali!
Accanto alla carrareccia all'ingresso del paese un sentierino non segnato permette di prendere una scorciatoia per raggiungere Poggio Rocchetta. Il sentiero è leggermente investito da piante infestanti ma sempre facilmente percorribile, si supera il Fosso del Marchese in corrispondenza di un guado, un tempo con l'ausilio di un ponte, ora, essendo il ponte in rovina si spera non ci sia acqua nel fosso perché potrebbe essere difficile passare sulla liscia roccia bagnata. In estate comunque, di acqua neanche l'ombra.
Si arriva all'ultimo paese dell'itinerario dell'Appennino Perduto, Poggio Rocchetta. Quattro case, alcune ben tenute, tetti in a lastre di arenaria, una fonte d'acqua, non molto copiosa, e un discreto panorama sulla valle del Fosso Tallacano.
Ripresa la carrareccia ai piedi del piccolo borgo, si torna velocemente al punto di partenza, Tallacano, dove si conclude una giornata lunga e faticosa ma ricca di impressioni, originali elementi naturali ma soprattutto farcita delle piccole storie dei pochi abitanti che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, queste persone ci hanno dimostrato con la loro perseveranza di non voler abbandonare affatto le loro radici portando avanti con impegno quello che i loro avi hanno iniziato secoli addietro.
Si parte dal piccolo borgo di Tallacano lasciando l'auto all'altezza del cartello che avverte che stiamo entrando in zona rossa. Un edicola illustrativa alle porte del paese indica che ci troviamo nel Parco dei Monti Sibillini e ci mostra la rete sentieristica del Monte Ceresa con alcuni dei percorsi che faremo in questa escursione.
Il paese si presenta apparentemente deserto, vi abitano un paio di famiglie, una donna anziana che trascorre quasi tutto il giorno ad accudire i suoi gatti nella sua vecchia casa e una coppia che torna spesso da Roma a mantenere viva la sua casa. Per il resto, parte del paese è in rovina dopo il terremoto e anche l'acqua della fontana del paese è stata chiusa dalle autorità amministrative.
Costruito in epoca medievale su di uno sperone di roccia tufacea, si affaccia sulle gole del torrente Tallacano che va gettandosi più a valle nel fiume Tronto in corrispondenza della centrale idroelettrica realizzata sul finire degli anni '50.
Lasciata Tallacano si segue il sentiero 519 in direzione Chiesa di San Pietro. Edificata nel 1569, come attesta la scritta sul portale, risulta chiusa e non ci è dato vedere i suoi preziosi affreschi del XVII secolo. Due fonti d'acqua sono presenti in questa zona, una accanto alla chiesa e una poco più avanti seguendo la carrareccia in salita verso il Sasso Spaccato.
Ci troviamo immersi in un giovane castagneto, l'attività di raccolta delle castagne è ancora portata avanti da coloro che sono rimasti legati alle antiche tradizioni di questo territorio.
Il Sasso Spaccato, chiamato anche la Tassinara si presenta improvvisamente lungo la sterrata. Questa via cava naturale fu utilizzata in passato come cimitero, a testimonianza vi sono incise diverse croci e altri elementi decorativi alla base delle pareti rocciose. Abbandonata questa usanza, le ossa furono trasferite nella Chiesa sottostante così come il complesso cimiteriale. Purtroppo questa preziosa conformazione rocciosa non è scampata al vandalismo degli imbecilli che la frequentano negli ultimi anni.
Si torna indietro superando la Chiesa di San Pietro e si percorre la carrareccia in discesa fino al Fosso di Tallacano. Si incontreranno castagni monumentali sopravvissuti al taglio dei boschi e agli incendi, ultimo e devastante quello del 2007.
Risalendo un breve tratto della carrabile che conduce a Poggio Rocchetta, si incontra sulla sinistra la palina che indica il sentiero 530 che conduce alla Cascata dell'Agore e alla Grotta del Petrienno.
Il sentiero sale a tratti nel fitto della vegetazione e in alcuni punti diviene fortunatamente panoramico in corrispondenza dei passaggi su ripide lastre di roccia che se bagnate possono essere molto scivolose.
Si incontra un bivio, il sentiero ufficiale tira dritto facendo un ampio anello prima di arrivare alla Grotta, se si svolta a destra si riduce tempo e strada e si arriva sul greto del torrente, questo va attraversato con un piccolo e facile guado per poi raggiungere in breve tempo la Cascata dell'Agore. Più avanti risalendo il sentiero appaiono sotto l'enorme cengia rocciosa i primi resti dell'insediamento pastorale in uso fino a qualche decennio fa. Luogo fantastico e misterioso la Grotta del Petrienno spinge con cautela a curiosare all'interno delle strutture diroccate e ad immaginare come sarebbe stata la vita di coloro che vi dimoravano.
Si prosegue salendo ancora direzione Agore. Nel fitto della macchia di castagni, querce e faggi, si intravedono i vecchi terrazzamenti con pietre a secco che modellavano un tempo questo territorio evitando frane, smottamenti, incendi e l'oblio dei vecchi sentieri.
Proprio l'incuria ha reso un tratto del sentiero oscuro. Una fitta macchia di felci obbliga ad una breve deviazione prima di intercettare lo stradello che attraversa questa volta il Fosso Agore. Il ponte distrutto da anni obbliga a passare su dei tronchi instabili per raggiungere la sponda opposta.
Si entra in un castagneto curato da qualche abitante di Agore, il sentiero perso per qualche centinaio di metri è rintracciabile poco più avanti sotto la parete di roccia che conduce al borgo.
Anche Agore è abitata da una manciata di persone, si prendono cura delle loro case risistemate dopo il terremoto, della loro terra e dei loro animali. L'allevamento di api renderà complicato, se non impossibile rifornirsi di acqua al vascone che si incontra nel paese. Poco più in alto, accanto ai resti delle macerie di case abbattute dal terremoto una piccola fontanella offre refrigerio e spinta fino a Piandelloro. Non lasciatevi sfuggire la visita alla piccola chiesetta di San Donato e il punto panoramico ai piedi del centro abitato. Se siete fortunati riuscirete a scambiare due chiacchiere con gli abitanti del posto.
Si prende il 524 per Piandelloro. Attenzione, il sentiero passa alla destra del bel casale ristrutturato nel 2013 e lesionato dal sisma del 2016. Si sale sotto il sole su di un tracciolino a tratti panoramico fino al punto più alto di questa escursione, 972m. Poi si scende verticalmente fino al piccolo paese di Piandelloro dove ci aspetta acqua fresca ai vasconi alle porte del paese. Le case qui risultano maggiormente ristrutturate e vi è più movimento rispetto ad Agore, ma la storia è la stessa. Tutti coloro che si trovano qui il sabato con la domenica vengono a trascorrere qualche ora di relax o a sistemare il proprio orto prima di tornare a valle nelle case di residenza.
Avanti, o meglio si torna indietro. Si riprende a salire. Il sentiero da seguire è il 501 direzione Rocchetta. Attenzione ad un bivio non segnalato. Scendere sul tracciolino di sinistra. Il percorso si snoda prevalentemente lungo un tratto panoramico, in alcuni passaggi esposto ma reso spettacolare dalle caratteristiche rocce che dominano questo angolo di Appennino. Sotto alcune di queste cenge è possibile osservare resti di stazzi pastorali ormai in stato di abbandono. Attenzione al tratto breve e aggirabile dove è avvenuta una frana.
Sotto Colle dell'Icona, visitabile attraverso un fuori sentiero per chi ne ha voglia, si trovano i resti di Rocchetta. Gli edifici seppur in rovina mostrano come questo paese sia stato un centro importante della zona, alcuni di questi palazzi contavano più piani e dal racconto di un vecchio abitante di Agore, si tenevano belle feste a Rocchetta, e secondo il suo giudizio, le ragazze di Rocchetta erano belle e speciali!
Accanto alla carrareccia all'ingresso del paese un sentierino non segnato permette di prendere una scorciatoia per raggiungere Poggio Rocchetta. Il sentiero è leggermente investito da piante infestanti ma sempre facilmente percorribile, si supera il Fosso del Marchese in corrispondenza di un guado, un tempo con l'ausilio di un ponte, ora, essendo il ponte in rovina si spera non ci sia acqua nel fosso perché potrebbe essere difficile passare sulla liscia roccia bagnata. In estate comunque, di acqua neanche l'ombra.
Si arriva all'ultimo paese dell'itinerario dell'Appennino Perduto, Poggio Rocchetta. Quattro case, alcune ben tenute, tetti in a lastre di arenaria, una fonte d'acqua, non molto copiosa, e un discreto panorama sulla valle del Fosso Tallacano.
Ripresa la carrareccia ai piedi del piccolo borgo, si torna velocemente al punto di partenza, Tallacano, dove si conclude una giornata lunga e faticosa ma ricca di impressioni, originali elementi naturali ma soprattutto farcita delle piccole storie dei pochi abitanti che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, queste persone ci hanno dimostrato con la loro perseveranza di non voler abbandonare affatto le loro radici portando avanti con impegno quello che i loro avi hanno iniziato secoli addietro.
Waypoints
Comments (4)
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Ciao, grazie per la meravigliosa descrizione,mette voglia di partire
Il mio obiettivo è proprio questo, stimolare le persone a viaggiare, conoscere e raccontare agli altri senza scopi di lucro. Spero tu possa visitare questi luoghi molto presto. Un saluto 👋
Complimenti, spiegazione davvero accurata!
Zona fatta una dozzina di volte, tra vari sentieri, perché bellissima in tutte le stagioni!
Mi manca solo il tratto che da Agore e Rocchetta va a Piandelloro!
Proverò a usare la tua traccia😊
Buon trekking a tutti!
Grazie Enzo, buon trekking anche a te!