ANELLO VETTE UMBRE da Gualdo Tadino Fringuello Poggio Campanella Penna Poggio Airone Nero Purello Uomo di Sassi Serrasanta
near Roman catholic diocese of Gualdo Tadino, Umbria (Italia)
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Itinerary description
Anello escursionistico mirato alla visita ed alla visione di ben 8 vette raggiunte in parte con sentieri CAI e tratti su crinale senza avere a disposizione una traccia precisa; nessuna vetta presenta lapide, croce o libro di vetta, soltanto in 2 casi è possibile un elemento distintivo o comunque caratteristico. La partenza avviene da via Giorenghi, a partire dal segnavia che riporta il sentiero CAI 213 (via degli Antichi Umbri) raccordo alla pineta del Soldato, che passa con strada asfaltata fra alcune villette, per poi calpestare una sterrata petrosa con prevalenza di lastricato e sassi di colore rosaceo, ampia e sicuramente un assaggio dell'irto tratto che si dovrà percorrere sino al Passo della Sportola (2,5 km per circa 560 m di dislivello), senza peculiarità tecniche.
A 400 m dall'inizio si dovrà intraprendere il bivio di sx, che prosegue nella pineta con vari segni CAI. A 1,5 km, ove inizia a cambiare la sterrata con prevalenza di brecciato, fogliame e terreno, si dovrà imboccare il bivio di dx, ove ci sono anche segni CAI ed il tratto prosegue ancora più ripido in ascesa, nel bosco, cui prevale la pineta, a 1,6 km ancora a dx, a 1,7 a sx in direzione Passo della Sportola con prosieguo sul CAI 208, da segnavia (a dx conduce, invece, verso i Renacci, in entrambi i casi è classificato EE, probabilmente per la pendenza). Ancora svolta a dx, poi a sx accompagnata da segno CAI su roccia, intanto inizia a prevalere la faggeta con la macchia mediterranea, quindi una consistente quantità di foglie al suolo. Al km 2,4, superati i 1000 m di quota, inizia a variare il paesaggio, da fitto bosco (che limita la veduta del contiguo paese, celeberrimo per le maioliche e dei comuni limitrofi) ad un ambiente gradualmente sempre più montano con le comparsa prima sporadica di roccette, poi dei costoni di roccia di Monte Fringuello, rasentando la sua cima sino a Passo della Sportola, a 1078 m di altitudine e con apertura panoramica molto piacevole su Gualdo Tadino e la punta aguzza di Monte Penna che fa capolino. Non esiste alcuno stradello che porti in vetta al monte Fringuello, se si volesse provare, si dovrebbe provare su terreno umido, alcune roccette e soprattutto fra gli alberi, senza alcun riferimento specifico di ascesa.
Il prosieguo avviene in un'area boschiva che ha il pieno fascino autunnale, prevalgono foglie ingiallite e color ruggine sui rami e a terra, il cammino diviene più morbido; al km 3,1 si arriva ad un quadrivio cui vi sono le due direzioni del CAI 210, il CAI 214 in discesa ed il 202 in direzione valle del Pero. Si sterza a U, continuando sul 210, in un'ampia sterrata con fondo foliaceo rossastro che copre terreno e sbrecciato non particolarmente agevole per aderenza, anche a causa della pendenza di 200 m di dislivello in 100 m, per l'umidità che permane anche a causa dell'intera copertura di questo tratto cui non filtra fascinosamente la luce solare.
Si resterà costantemente al sole, invece, raggiunti i prati dei pendii che precedono le ravvicinate vette del comprensorio, in compagnia di muggiti e nitriti, incrociando nella salita docili cavalli e mucche.
In 750 m, si sale con strappetto di cosce sull'erboso pendio per poco più di 150 m, sino a rendersi conto con GPS di essere sulla prima cima, quella di Poggio di Campanella (cui appare una rada schiera di faggi ingialliti e "arrugginiti") che già offre i primi scorci dai propri prati sommitali, pregustando ciò che si godrà dal monte Penna, ossia: a E Monte Fringuello con i pendii, i prati sommitali, rifugio e Troscia monte Penna; a NO Salto del Prete, Colli di Mori (più distante), Monte Corbiello, distanti Monte Cucco, Monte Maggio e Le Senate e la vetta più alte, il Catria; a SO Monte Subasio, Civitelle e Sassopiano; a S appare con una cresta sinusoidale il Monte Penna.
Il cammino per la vetta del monte Penna avviene su stradello sbrecciato di cresta, mai particolarmente esposto, apprezzando sul pendio, quindi nei prati dei vari passi la distribuzione dell'irregolare schiera di faggi che conferisce al paesaggio i variegati colori autunnali, sino all'aguzza vetta (ma non troppo), cui è posto un masso di forma circolare con medaglia centrale e un panorama molto più ampio ed aperto, in particolare ad E Monte Treia, Pennino, Stinco, Igno, Cafaggio ed in lontananza, nella foschia, Monte Amandola.
In 1,1 km si raggiunge con cammino di saliscendi sino alla vetta sbrecciata ed ampia di Poggio dell'Airone, incrociando greggi di pecore e cavalli liberi. Si continua fuori sentiero, si intravede il sentiero di raccordo in Val di Pero e dopo 800 m di cammino in discesa, si incrocia una barriera di faggi che viene attraversata in punti comodi (a scelta dell'escursionista il movimento di serpentina fra essi), sino ad arrivare al segnavia per sentiero CAI 210.
Si è seguito sul crinale, fuori sentiero, con uno strappetto di intensità inferiore al precedente 70m in 300 m per arrivare su una cima che rientra nel comune di Fabriano, monte Nero; anche qui vista ampia ed assenza di segni di riconoscimento di vetta, per continuare, nella moderata brezza tipica di cresta e cima, verso il Purello, cui si giunge in 200 m morbidi.
Si scende uno sbrecciato con alcuni punti più petrosi e si recupera l'evidente stradello del Sentiero Italia, che emerge nei prati e ben visibile durante i passi di discesa che condurrà prima a Pian delle Vescole, con scenari panoramici costantemente proiettati sui profili montuosi lasciati alle spalle e il complesso montuoso di Pizzinetto di Mutali, Giuoco del Pallone, Monte Puro e altre cime meno imponenti, quindi la variabile distesa boscosa di faggi del Serrasanta, con l'eremo nello sfondo sempre più nitido. Al km 9,9, con paletti, rocce e omini di pietra, con segni CAI, si arriva all'Uomo di Sasso, con dolce salita ed in 1 km, fuori sentiero, sul Serrasanta, la cui cima è stata dedicata all'Assunta con una cappelletta eretta con sassi al cui interno è posta proprio la statua della Vergine.
Si scende verso l'Eremo di Serrasanta, fuori sentiero e poi ancora per la strada del sentiero Italia e ci si concede una visita all'interno (i dettagli sono nel mio percorso ANELLO MONTE SERRASANTA (GUALDO), compresa quelli sulla veduta). Si continua la discesa per lo sbrecciato CAI 224 e si intraprende la direzione del sentiero 208 che porta sino alla fonte (vecchia) della Rocchetta seguendo una serie di omini di pietra (tale sentiero, inizialmente poco visibile, è detto via Francescana) sino a rientrare nel bosco di faggi e macchia mediterranea, il cui percorso, nonostante si sviluppi in una discesa che solo in alcuni tratti si presenta lievemente irta, con punti in cui si incrociano alberi o rami spezzati, così come altre piante che invadono parzialmente il sentiero e un tratto fangoso poiché una parte di sterrata si protrae su un impluvio (nel fosso di Campitella). Arrivati ad un fontanile, si prosegue nella gola della rocchetta su sentiero ciottoloso, sino ad incrociare a Pian della Croce una grossa coppia di tubi che accompagnano l'irregolare sterrata poco prima di imboccare la strada di asfalto che conduce alla vecchia fonte della Rocchetta (durante il percorso vi è un punto chiamato "coda del diavolo", falesia per principianti e a sx salendo attraverso una ferrata, una falesia con passaggi sino al VI grado). Di qui, attraverso la dissestata via della Rocchetta, si entra nella parte periferica del paese, sino a risalire via della Pineta per chiudere l'anello.
Il giudizio di difficile (in assenza di un grado intermedio con moderato) deriva dalla lunghezza complessiva del percorso, il dislivello totale, quello concentrato in sequenza di 920 m in ascesa in 4,8 km, infine per i vari strappetti che portano ad alcune cime. Non sono presenti difficoltà tecniche, come in tutti questi tipi di percorso si consiglia l'uso di calzature idonee, di bastoncini telescopici, almeno 1,5 l di acqua (con possibilità di approvvigionamento alla Rocchetta) e crema solare nel periodo tardo primaverile-estivo. I panorami aperti e boschivi, quindi l'incontro con gli animali, fra cui anche i falchi che librano in cielo, arricchiscono l'intera traversata.
A 400 m dall'inizio si dovrà intraprendere il bivio di sx, che prosegue nella pineta con vari segni CAI. A 1,5 km, ove inizia a cambiare la sterrata con prevalenza di brecciato, fogliame e terreno, si dovrà imboccare il bivio di dx, ove ci sono anche segni CAI ed il tratto prosegue ancora più ripido in ascesa, nel bosco, cui prevale la pineta, a 1,6 km ancora a dx, a 1,7 a sx in direzione Passo della Sportola con prosieguo sul CAI 208, da segnavia (a dx conduce, invece, verso i Renacci, in entrambi i casi è classificato EE, probabilmente per la pendenza). Ancora svolta a dx, poi a sx accompagnata da segno CAI su roccia, intanto inizia a prevalere la faggeta con la macchia mediterranea, quindi una consistente quantità di foglie al suolo. Al km 2,4, superati i 1000 m di quota, inizia a variare il paesaggio, da fitto bosco (che limita la veduta del contiguo paese, celeberrimo per le maioliche e dei comuni limitrofi) ad un ambiente gradualmente sempre più montano con le comparsa prima sporadica di roccette, poi dei costoni di roccia di Monte Fringuello, rasentando la sua cima sino a Passo della Sportola, a 1078 m di altitudine e con apertura panoramica molto piacevole su Gualdo Tadino e la punta aguzza di Monte Penna che fa capolino. Non esiste alcuno stradello che porti in vetta al monte Fringuello, se si volesse provare, si dovrebbe provare su terreno umido, alcune roccette e soprattutto fra gli alberi, senza alcun riferimento specifico di ascesa.
Il prosieguo avviene in un'area boschiva che ha il pieno fascino autunnale, prevalgono foglie ingiallite e color ruggine sui rami e a terra, il cammino diviene più morbido; al km 3,1 si arriva ad un quadrivio cui vi sono le due direzioni del CAI 210, il CAI 214 in discesa ed il 202 in direzione valle del Pero. Si sterza a U, continuando sul 210, in un'ampia sterrata con fondo foliaceo rossastro che copre terreno e sbrecciato non particolarmente agevole per aderenza, anche a causa della pendenza di 200 m di dislivello in 100 m, per l'umidità che permane anche a causa dell'intera copertura di questo tratto cui non filtra fascinosamente la luce solare.
Si resterà costantemente al sole, invece, raggiunti i prati dei pendii che precedono le ravvicinate vette del comprensorio, in compagnia di muggiti e nitriti, incrociando nella salita docili cavalli e mucche.
In 750 m, si sale con strappetto di cosce sull'erboso pendio per poco più di 150 m, sino a rendersi conto con GPS di essere sulla prima cima, quella di Poggio di Campanella (cui appare una rada schiera di faggi ingialliti e "arrugginiti") che già offre i primi scorci dai propri prati sommitali, pregustando ciò che si godrà dal monte Penna, ossia: a E Monte Fringuello con i pendii, i prati sommitali, rifugio e Troscia monte Penna; a NO Salto del Prete, Colli di Mori (più distante), Monte Corbiello, distanti Monte Cucco, Monte Maggio e Le Senate e la vetta più alte, il Catria; a SO Monte Subasio, Civitelle e Sassopiano; a S appare con una cresta sinusoidale il Monte Penna.
Il cammino per la vetta del monte Penna avviene su stradello sbrecciato di cresta, mai particolarmente esposto, apprezzando sul pendio, quindi nei prati dei vari passi la distribuzione dell'irregolare schiera di faggi che conferisce al paesaggio i variegati colori autunnali, sino all'aguzza vetta (ma non troppo), cui è posto un masso di forma circolare con medaglia centrale e un panorama molto più ampio ed aperto, in particolare ad E Monte Treia, Pennino, Stinco, Igno, Cafaggio ed in lontananza, nella foschia, Monte Amandola.
In 1,1 km si raggiunge con cammino di saliscendi sino alla vetta sbrecciata ed ampia di Poggio dell'Airone, incrociando greggi di pecore e cavalli liberi. Si continua fuori sentiero, si intravede il sentiero di raccordo in Val di Pero e dopo 800 m di cammino in discesa, si incrocia una barriera di faggi che viene attraversata in punti comodi (a scelta dell'escursionista il movimento di serpentina fra essi), sino ad arrivare al segnavia per sentiero CAI 210.
Si è seguito sul crinale, fuori sentiero, con uno strappetto di intensità inferiore al precedente 70m in 300 m per arrivare su una cima che rientra nel comune di Fabriano, monte Nero; anche qui vista ampia ed assenza di segni di riconoscimento di vetta, per continuare, nella moderata brezza tipica di cresta e cima, verso il Purello, cui si giunge in 200 m morbidi.
Si scende uno sbrecciato con alcuni punti più petrosi e si recupera l'evidente stradello del Sentiero Italia, che emerge nei prati e ben visibile durante i passi di discesa che condurrà prima a Pian delle Vescole, con scenari panoramici costantemente proiettati sui profili montuosi lasciati alle spalle e il complesso montuoso di Pizzinetto di Mutali, Giuoco del Pallone, Monte Puro e altre cime meno imponenti, quindi la variabile distesa boscosa di faggi del Serrasanta, con l'eremo nello sfondo sempre più nitido. Al km 9,9, con paletti, rocce e omini di pietra, con segni CAI, si arriva all'Uomo di Sasso, con dolce salita ed in 1 km, fuori sentiero, sul Serrasanta, la cui cima è stata dedicata all'Assunta con una cappelletta eretta con sassi al cui interno è posta proprio la statua della Vergine.
Si scende verso l'Eremo di Serrasanta, fuori sentiero e poi ancora per la strada del sentiero Italia e ci si concede una visita all'interno (i dettagli sono nel mio percorso ANELLO MONTE SERRASANTA (GUALDO), compresa quelli sulla veduta). Si continua la discesa per lo sbrecciato CAI 224 e si intraprende la direzione del sentiero 208 che porta sino alla fonte (vecchia) della Rocchetta seguendo una serie di omini di pietra (tale sentiero, inizialmente poco visibile, è detto via Francescana) sino a rientrare nel bosco di faggi e macchia mediterranea, il cui percorso, nonostante si sviluppi in una discesa che solo in alcuni tratti si presenta lievemente irta, con punti in cui si incrociano alberi o rami spezzati, così come altre piante che invadono parzialmente il sentiero e un tratto fangoso poiché una parte di sterrata si protrae su un impluvio (nel fosso di Campitella). Arrivati ad un fontanile, si prosegue nella gola della rocchetta su sentiero ciottoloso, sino ad incrociare a Pian della Croce una grossa coppia di tubi che accompagnano l'irregolare sterrata poco prima di imboccare la strada di asfalto che conduce alla vecchia fonte della Rocchetta (durante il percorso vi è un punto chiamato "coda del diavolo", falesia per principianti e a sx salendo attraverso una ferrata, una falesia con passaggi sino al VI grado). Di qui, attraverso la dissestata via della Rocchetta, si entra nella parte periferica del paese, sino a risalire via della Pineta per chiudere l'anello.
Il giudizio di difficile (in assenza di un grado intermedio con moderato) deriva dalla lunghezza complessiva del percorso, il dislivello totale, quello concentrato in sequenza di 920 m in ascesa in 4,8 km, infine per i vari strappetti che portano ad alcune cime. Non sono presenti difficoltà tecniche, come in tutti questi tipi di percorso si consiglia l'uso di calzature idonee, di bastoncini telescopici, almeno 1,5 l di acqua (con possibilità di approvvigionamento alla Rocchetta) e crema solare nel periodo tardo primaverile-estivo. I panorami aperti e boschivi, quindi l'incontro con gli animali, fra cui anche i falchi che librano in cielo, arricchiscono l'intera traversata.
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Comments (3)
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Percorso impegnativo ma la veduta e i panorami mozzafiato vi ripagheranno di ogni fatica 😊
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Information
Easy to follow
Scenery
Difficult
Grazie per la dettagliatissima traccia, l’abbiamo presa a spunto con delle digressioni per funghi e per scorciatoie, in una impegnativa ma ripiante escursione autunnale
Grazie a te per il feedback, fa piacere anche che la traccia sia stata uno spunto per altri piacevoli momenti all'aperto.