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Anello Val Giumentina - Eremo di San Bartolomeo in Legio

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Trail stats

Distance
8.96 mi
Elevation gain
1,919 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,919 ft
Max elevation
2,635 ft
TrailRank 
71 5
Min elevation
1,585 ft
Trail type
Loop
Time
4 hours 49 minutes
Coordinates
2264
Uploaded
July 15, 2020
Recorded
June 2020
  • Rating

  •   5 1 review

near Roccamorice, Abruzzo (Italia)

Viewed 3611 times, downloaded 112 times

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Itinerary description

Partenza: Roccamorice (PE)
Snodi:
1) ROCCAMORICE – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO
Roccamorice è un piccolo paese situato nella provincia di Pescara a cui il creatore ha assegnato il millenale compito di separare le valli dei fiumi Lavino e Avinello. Luogo incantevole, pacifico e caratteristico dal fascino tipicamente medioevale, che offre una molteplicità di attrazioni, sia dal punto di vista storico e religioso che paesaggistico. Il Trekking di oggi parte qui: incastonato fra silenti boschi, sprazzi di Medioevo e segni del passaggio del Giro d’Italia (una statua di Eddie Mercx campeggia nel viale del paese). Risaliamo la strada provinciale che da Roccamorice porta a Fonte Tettone-Blockhaus, e dopo qualche centinaio di metri imbocchiamo la carrareccia che sale sulla destra, parallelamente all’asfalto, e che in pochi minuti conduce dinanzi al Ristorante Macchie di Coco (è possibile far partire l’itinerario anche da qui!). Qui prestiamo attenzione, le indicazioni per l’Eremo sono del tutto assenti. Scendiamo alla sinistra del ristorante nella carrareccia che attraversa un piccolo boschetto e scendendo si addentra in maniera graduale nella valle sottostante. Come d’incanto il bosco si apre, lasciando spazio ad un’immensa radura costellata di ginestre e adonidi curvate, il caratteristico fiore abruzzese che sembra reclamare la superiorità del colore giallo su tutti gli altri. La fortuna è dalla nostra parte: incontriamo un pastore. Ci racconta di come questo sentiero lo percorra fin da bambino, e di come l’informazione di massa abbia spinto a canalizzare il turista verso l’Eremo, senza prestar attenzione a quello che, lui ci dice, ‘stà attorno’ e che definisce come il ‘sentiero delle Croci’. Incuriositi, chiediamo lumi; e Lui spiega come lungo il percorso per il monumento ci siano ben poste ai lati del sentiero, le quali dovrebbero indicare una sorta di avviso di avvicinamento all’Eremo. Ed aveva ragione, naturalmente. Quei pascoli sono la sua casa. Tre sono le croci che sanciscono l’avvicinamento all’Eremo di San Bartolomeo. Poste su altrettanti speroni rocciosi dominanti la valle, quasi ad indicare luoghi di riflessione dove poter curare l’anima prima di esser degni di intraprendere la vita eremitica. Superata l’ultima delle quali ci troviamo di fronte ad un bivio: ignoriamo il sentiero di destra e teniamo quello di sinistra. Una ripida discesa porta su una sporgenza a picco sul sottostante torrente. Le scarpe scorrono un altrettanto ripida scalinata rocciosa e poi, d’improvviso...nero. Un vero e proprio buco nella roccia che potrebbe condurre ovunque. Non si vede dall’altra parte. Ignoto. Tuttavia non è null’altro che l’entrata della terrazza prospiciente l’Eremo. Davanti ai nostri occhi, letteralmente scavato nel versante della montagna: l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. Il complesso è composito di due edifici perfettamente conservati (al punto che sulla porta d’ingresso è ancora ben visibile una parte di un affresco raffigurante Cristo e la Vergine Maria): nel primo locale, costituente la Chiesa, è presente un altare, con una nicchia che conserva la statuetta lignea di San Bartolomeo, per i devoti "Lu Sandarelle"; mentre nel secondo ammiriamo la piccola e spartana cella eremitica che fu luogo di silenzio e preghiera di Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V. Così nascosto, così mimetizzato con la roccia, con la natura circostante. Eppure così visibile, così capace di coinvolgere l’occhio del turista. Millenaria contraddizione del patto di non belligeranza firmato da uomo e natura.
2) EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO – ECOMUSEO VAL GIUMENTINA
Tramite i ripidi, scoscesi e senza protezione gradini della Scala Santa perdiamo rapidamente quota fino a ritrovarci sul fondo del vallone attraversabile mediante un enorme blocco di roccia al quale è stato affidato il compito di ponte. Un quanto inaspettato, tanto ripido, sentiero si inerpica tra felci ed arbusti sul pendio della valle dirimpettaia di quella dell’Eremo. Salita stronca-fiato. Come sempre, però, far fatica vale la pena: dal terrazzamento di vetta la veduta si apre sul vallone appena percorso e sulla compatta parete rocciosa nella quale è perfettamente mimetizzato il piccolo Eremo di San Bartolomeo.
Il paesaggio, come ormai abbiamo imparato a conoscere, ha l’abitudine di cambiare: gli occhi fotografano un paesaggio segnato dalla presenza di brulli pascoli, mucchi di sassi frutto dello spietramento dei campi, recinti confinari e terrazzamenti, vallecole un tempo coltivate. In questo paesaggio lunare, ben mimetizzati tra i cumuli di pietre di pietra, occhieggiano gli ingressi di alcune capanne di pietra isolate o integrate a recinti, abbandonate da tempo a causa dal progressivo rarefarsi delle attività pastorali. Il tutto protetto dalle alte vette circostanti: il Monte Amaro (cima principe della Majella), l’inconfondibile vegetazione ‘a macchie’ del Monte Rapina e la classica trapezoidale forma del Monte Morrone.
Qui la carrareccia trova la sua conclusione. D’ora in poi si proseguirà su strada sterrata e asfaltata. In pochi minuti giungiamo nei pressi del complesso agro-pastorale della Val Giumentina. Tra i diversi complessi agro-pastorali sparsi sulla Majella quello presente in loco è uno dei più caratteristici, in quanto contiene la capanna di pietra (‘Tholos’) a secco più grande mai costruita nell'intero Abruzzo: la struttura principale a pianta tonda, infatti, è costituita da una capanna a gradoni concentrici che si sviluppa su due piani, dando vita ad una costruzione che oltre ad essere la più imponente è anche l'unica ad avere più piani. Il complesso è visitabile grazie all’Ecomuseo del Paleolitico della Val Giumentina.
3) ECOMUSEO VAL GIUMENTINA – GROTTA DEL BRIGANTE
Con il ‘Tholos’ alle spalle, proseguiamo in quello che è a tutti gli effetti il rush finale del trekking. Incontriamo, dapprima, la Fonte Cugnoli (un abbeveratoio dal quale animali al pascolo e selvatici possono dissetarsi) e subito dopo l’incrocio che ci riporta sull’asfalto. ‘Stairway to Heaven’ cantavano i Led Zeppelin. Che abbiano tratto ispirazione da questa strada? No, non credo. Immaginate, però, una strada che sembra scendere direttamente verso il mare, che pur dista kilometri e kilometri, costellata di fiori gialli ai suoi lati, che sembrano diventare due grosse frecce direzionali. Potrebbe assomigliarci, non credete?
Sorvoliamo il piccolo excursus sull’etereo musicale, e torniamo a parlare del sentiero. Rimane da vedere l’ultimo checkpoint dell’escursione: la Grotta del Brigante. In prossimità della prima curva a destra, ben segnalata, troviamo l’indicazione per raggiungerla. Niente più che un vero e proprio buco nel terreno, si riteneva che essa fosse stata usata come nascondiglio da fuorilegge. La Majella, infatti, è stata, storicamente, un rifugio per i soldati dispersi dell'esercito borbonico, per fuorilegge, evasi e delinquenti comuni, impegnati a procurarsi bottini ed a compiere violenze. Lecito era aspettarsi qualcosa di meglio.
4) GROTTA DEL BRIGANTE – ROCCAMORICE
Raggiunto anche l’ultimo punto interesse del nostro sentiero, non rimane che rincasare al parcheggio nel centro di Roccamorice, laddove una birra fresca è pronta ad attenderci. Nulla di particolare da segnalare per quest’ultima parte: si segue la strada fino a destinazione.
Arrivo: Roccamorice (PE)

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Comments  (4)

  • Photo of Callico
    Callico Oct 2, 2020

    Per l'accesso alla valle dell'Orfento è richiesta l'autorizzazione gratuita (anche via email) presso il centro di visita di Caramanico Terme. Tel: 085922343, info@majambiente.it

  • Photo of Callico
    Callico Oct 2, 2020

     

    Ho visitato quest'eremo nel 2016, percorrendo il Sentiero dello Spirito, partito da Decontra e passando attraverso la valle Giumentina, l'Ecomuseo dei Tholos, l'eremo di San Bartolomeo, l'eremo di Santo Spirito a Majella e l'eremo di San Giovanni, chiudendo l'anello di nuovo a Decontra. Vicino al greto del torrente che passa sotto l'eremo di San Bartolomeo abbiamo trovato la carcassa di un lupo, molto grande e sopra l'eremo di San Giovanni vi erano tracce fresche (fatte) di lupi, i veri padroni di queste bellissime terre.

  • Photo of Max da Silvi
    Max da Silvi Jan 29, 2022

    La traccia qui condivisa porta verso la grotta dei briganti... ma non ci arriva. Abbiamo cercato oltre un'ora in zona, tra rovi e discese ripide, ma non l'abbiamo trovata.

  • Photo of DodoCiano
    DodoCiano Jul 15, 2023

    7 77 6 ⁶

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