Anello Sepino - Terravecchia (Saepins Sannita) - Altilia
near Sepino, Molise (Italia)
Viewed 268 times, downloaded 8 times
Trail photos
Itinerary description
Percorso da provare. In parte fatto, da verificare i passaggi nella boscaglia e proprietà private. La zona archeologica di Terravecchia-Saipins (Sepino Sannita). La cinta muraria di Terravecchia, antica roccaforte sannita, sorge a 953 m slm, a nord-ovest della Sepino attuale e a sud-ovest di Altilia, su una altura compresa tra i valloni dei torrenti Magnaluno (a nord) e Saraceno (a sud). La posizione della struttura risponde alle particolari
esigenze di difesa dei Sanniti e di controllo dei traffici e dei passaggi tra l’Apulia, La Campania ed il Sannio Pentro. Il sito controllava anche l’unica via d’accesso che dalla pianura saliva verso i pascoli del Matese.
Le mura, costruite saldamente senza dislivelli e in alcuni tratti ancora in buono stato di conservazione, si sviluppano per circa 1500 metri e sono costituite da una doppia cortina terrapienata in opera poligonale, una esterna più bassa e una distante tre metri più alta, tra le quali corre un camminamento.
Lungo il percorso si incontrano tre porte: la “postierla del Matese” sul lato sud-ovest, che dava il percorso alla montagna; la “porta dell’Acropoli” a nord-ovest, sul percorso che conduceva verso Civitella di Campochiaro e Bovianum, dalla quale si usciva per l’approvvigionamento idrico; e la “porta del tratturo” ad est, la più importante
dal momento che apriva la strada all’insediamento di valle, che nel tratto finale s’identifica col cardo maximus della futura Saepinum romana.
Le mura risalgono al IV secolo a.C. Nonostante la posizione dominante, esse furono assediate ed espugnate dai Romani nel 293 a.C. durante la terza Guerra Sannitica. Con la romanizzazione del Sannio la popolazione preferì stabilirsi nella pianura sottostante, relegando all’oblio la vecchia roccaforte.
Il sito in epoca medioevale fu rioccupato nella parte più alta, come dimostrato dal ritrovamento di materiali in ceramica smaltata e monete del XIII secolo, da una struttura interna alla cinta a pianta quadrata, identificata come la torre di un palazzo. Sepino e la chiesa di Santa Cristina. In epoca medievale Sepino rientrò nel ducato di Benevento e nel 667 la piana venne concessa ad una colonia di Bulgari che riuscì a risollevare le sorti della città, portandola a godere di un certo splendore fino al IX secolo. In questo periodo le violente incursioni dei Saraceni spinsero il popolo a rifugiarsi nuovamente sulla montagna, dov’era più facile difendersi. Qui nacque Castellum Sepinii, l’attuale Sepino, che nel tempo ne conserverà il nome fino ai giorni nostri quale legittima erede dell’antico municipio romano. Racchiuso entro una possente cerchia di mura lungo le quali si distribuiscono alte torri cilindriche, il centro storico di Sepino è un piccolo gioiello di architettura medioevale in cui si inseriscono qua e là sobri ed eleganti edifici del Rinascimento.
Nel centro cittadino sorge la chiesa di Santa Cristina (prima denominata S. Salvatore), la principale del borgo, dedicata alla patrona con l’arrivo in paese dei resti mortali della Santa trafugati da ignoti pellegrini. Il Santuario Italico di San Pietro di Cantoni. L’area sacra del santuario italico di San Pietro di Cantoni, dedicata alle divinità sannitiche, si trova a metà strada (665 m slm) tra l’insediamento romano e le fortificazioni di
Terravecchia. È una collocazione felicissima non solo perché il santuario gode di un’esposizione aperta al continuo soleggiamento, ma anche, e soprattutto, perché questa ubicazione costituisce un sicuro punto di equilibrio, anche topografico, fra aree sommitali destinate alla difesa (Terravecchia) e aree di valle destinate al mercato ed alla
produzione (fasi repubblicane di Altilia).
Recintata da murature megalitiche in poligonale disegna un triangolo irregolare i cui lati si allungano sul terreno per qualche centinaio di metri. Lo spazio interno, come di consueto, è diviso in due parti, pronaos (l’atrio del tempio) e naos (cella interna), delle quali il primo è di dimensioni doppie rispetto al secondo. Il naos era delimitato da colonne
sormontate da capitelli dorici, la cui altezza è stimata intorno ai quattro metri. Il tempio ricalca una struttura più antica, della quale rimane il solo perimetro.
Come gli altri santuari, assolveva a numerose funzioni: luogo di culto, di mercato, di assemblee, banca per la custodia dei capitali comunitari, teatro per rappresentazioni in onore della divinità, luogo di sosta per viandanti e pellegrini.
Frequentata già dalla fine del IV sec. a.C., dopo un periodo di decadenza, l’area ritornò in auge alla fine del II sec. a.C. con la costruzione di un nuovo e più importante tempio.
esigenze di difesa dei Sanniti e di controllo dei traffici e dei passaggi tra l’Apulia, La Campania ed il Sannio Pentro. Il sito controllava anche l’unica via d’accesso che dalla pianura saliva verso i pascoli del Matese.
Le mura, costruite saldamente senza dislivelli e in alcuni tratti ancora in buono stato di conservazione, si sviluppano per circa 1500 metri e sono costituite da una doppia cortina terrapienata in opera poligonale, una esterna più bassa e una distante tre metri più alta, tra le quali corre un camminamento.
Lungo il percorso si incontrano tre porte: la “postierla del Matese” sul lato sud-ovest, che dava il percorso alla montagna; la “porta dell’Acropoli” a nord-ovest, sul percorso che conduceva verso Civitella di Campochiaro e Bovianum, dalla quale si usciva per l’approvvigionamento idrico; e la “porta del tratturo” ad est, la più importante
dal momento che apriva la strada all’insediamento di valle, che nel tratto finale s’identifica col cardo maximus della futura Saepinum romana.
Le mura risalgono al IV secolo a.C. Nonostante la posizione dominante, esse furono assediate ed espugnate dai Romani nel 293 a.C. durante la terza Guerra Sannitica. Con la romanizzazione del Sannio la popolazione preferì stabilirsi nella pianura sottostante, relegando all’oblio la vecchia roccaforte.
Il sito in epoca medioevale fu rioccupato nella parte più alta, come dimostrato dal ritrovamento di materiali in ceramica smaltata e monete del XIII secolo, da una struttura interna alla cinta a pianta quadrata, identificata come la torre di un palazzo. Sepino e la chiesa di Santa Cristina. In epoca medievale Sepino rientrò nel ducato di Benevento e nel 667 la piana venne concessa ad una colonia di Bulgari che riuscì a risollevare le sorti della città, portandola a godere di un certo splendore fino al IX secolo. In questo periodo le violente incursioni dei Saraceni spinsero il popolo a rifugiarsi nuovamente sulla montagna, dov’era più facile difendersi. Qui nacque Castellum Sepinii, l’attuale Sepino, che nel tempo ne conserverà il nome fino ai giorni nostri quale legittima erede dell’antico municipio romano. Racchiuso entro una possente cerchia di mura lungo le quali si distribuiscono alte torri cilindriche, il centro storico di Sepino è un piccolo gioiello di architettura medioevale in cui si inseriscono qua e là sobri ed eleganti edifici del Rinascimento.
Nel centro cittadino sorge la chiesa di Santa Cristina (prima denominata S. Salvatore), la principale del borgo, dedicata alla patrona con l’arrivo in paese dei resti mortali della Santa trafugati da ignoti pellegrini. Il Santuario Italico di San Pietro di Cantoni. L’area sacra del santuario italico di San Pietro di Cantoni, dedicata alle divinità sannitiche, si trova a metà strada (665 m slm) tra l’insediamento romano e le fortificazioni di
Terravecchia. È una collocazione felicissima non solo perché il santuario gode di un’esposizione aperta al continuo soleggiamento, ma anche, e soprattutto, perché questa ubicazione costituisce un sicuro punto di equilibrio, anche topografico, fra aree sommitali destinate alla difesa (Terravecchia) e aree di valle destinate al mercato ed alla
produzione (fasi repubblicane di Altilia).
Recintata da murature megalitiche in poligonale disegna un triangolo irregolare i cui lati si allungano sul terreno per qualche centinaio di metri. Lo spazio interno, come di consueto, è diviso in due parti, pronaos (l’atrio del tempio) e naos (cella interna), delle quali il primo è di dimensioni doppie rispetto al secondo. Il naos era delimitato da colonne
sormontate da capitelli dorici, la cui altezza è stimata intorno ai quattro metri. Il tempio ricalca una struttura più antica, della quale rimane il solo perimetro.
Come gli altri santuari, assolveva a numerose funzioni: luogo di culto, di mercato, di assemblee, banca per la custodia dei capitali comunitari, teatro per rappresentazioni in onore della divinità, luogo di sosta per viandanti e pellegrini.
Frequentata già dalla fine del IV sec. a.C., dopo un periodo di decadenza, l’area ritornò in auge alla fine del II sec. a.C. con la costruzione di un nuovo e più importante tempio.
Waypoints
Waypoint
2,074 ft
bivio a sn soc. agric. S. Camilla
Waypoint
2,069 ft
cascata San Felice
Waypoint
1,824 ft
molino
Waypoint
1,807 ft
Altilia da Porta Bovianum
Waypoint
1,873 ft
torrente saraceno
Waypoint
2,233 ft
convento ss Trinità
Waypoint
3,117 ft
Saipins sannitica
Waypoint
2,200 ft
area archeologica S Pietro dei cantoni
Waypoint
1,854 ft
tratturo Candela-Pescasseroli
You can add a comment or review this trail
Comments