Anello Monte Monna da Castiglione del Genovesi - San Mango Piemonte (SA) Parco dei Monti Picentini

Anello escursionistico dal valore naturalistico su una cima che può essere definita un balcone sul Golfo di Salerno per la posizione quasi defilata dalle cime più alte dei Monti Picentini della parte occidentale del Parco, non rappresentando pertanto una barriera alla diretta visione sul mare: è opportuno ricordare che la frazione di San Mango Piemonte interessata dal versante S-SO-O di Monte Monna è denominata Castiglione del Genovesi per i natali del filosofo-economista Antonio Genovesi nel 1713; anche questo piccolo paese ha avuto origine dalla presa e la distruzione di Picentia da parte dei Romani nell'88 a.C., con relativa dispersione dei suoi abitanti.

Il punto di inizio è individuabile in qualunque punto cui possa essere effettuata la sosta sulla SP del Monte Monna (consigliato in letteratura uno spiazzo nei pressi di un fabbricato rosa), il cui anello è percorribile attraverso un sentiero CAI (il 124, classificato E) ed uno non ufficiale che si inerpica attraverso passaggi boschivi. Nessuno dei 2 presenta passaggi tecnici o punti esposti, unico passaggio che può richiedere qualche attenzione in più è la selletta che conduce all'anticima di Monte Monna, di pochi metri più bassa.
Si inizia a percorrere una strada dal fondo in asfalto che si lascia dopo 500 m per percorrere sulla sinistra una sterrata in pietraia che inizia a salire con maggiore decisione nel primo tratto, in un bosco misto di aceri, ippocastani, qualche faggio e castagni, con qualche fioritura gialla e qualche felce che popola soprattutto i passaggi che incrociano un vallone: sorprendentemente sono molto frequenti gli incontri con gigli rossi di San Giovanni in fiore. Al km 1,6 il cammino boschivo mostra un passaggio più aperto che proietta in un panorama la cui cornice è data dalle ultime ginestre in fiore, le fioriture di un giallo più tenue delle chiome dei castagni sui versanti orientali dei Monti Lattari, riconoscibili per la congiunzione delle due cime del Monte Finestra, sovrastato alle spalle da Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi, accanto Monte Sant'Angelo a Cava con le sue antenne ed il Golfo di Salerno: da questa mezza costa è possibile apprezzare solo una via panoramica occidentale. Si prosegue in maniera abbastanza evidente su una serie di tratturi boschivi che possono trarre in inganno in quanto si proiettano sulla costa settentrionale di Monte Monna che al km 1,9 rende necessario un brevissimo traverso nel bosco per spuntare sul crinale NE che ancora presenta fioriture di trifoglio, tarassaco, qualche sporadica ginestra, knautia transalpina, occasionali gigli rossi, iperico e cisto ormai destinato all'essiccamento alla radiazione solare.

Si individua una serie di sentierini, fra prati e roccette, che si insinuano fra erba mai eccessivamente alta ed un passaggio fra le felci sino a raggiungere in circa 2,7 km la cima di Monte Monna, riconoscibile da un'ampia croce metallica, un sasso con la scritta nera di monte ed altitudine, un'installazione di un pannello solare.
Il panorama è a 360° e a dir poco mozzafiato: a S-SO ci si affaccia sul Golfo di Salerno che termina sulla costa di Cetara, sormontata da Monte Falerio, con piena visibilità dei predetti Lattari che son preceduti dal vicino Monte Stella; la vista sul mare prosegue su Battipaglia e Pontecagnano (purtroppo riconoscibili dalle bianche serre), continuando sino a Paestum con i suoi Monti Polveracchio e Soprano; a N si apprezzano i profili meridionali di Pizzo San Michele (riconoscibile dall'eremo sommitale), Monte Mai e Faiostello; a NO si apprezza la catena del Partenio riconoscibile dalle antenne di Monte Vergine e la lunga cresta dei Monti di Avella; ad E si osserva la sella che porta all'anticima che si restringe in alcuni passaggi senza mai avere un'esposizione eccessiva ambo i lati, delimitata soprattutto da ginestre sulla parte settentrionale, mentre il fondo diviene sconnesso a causa di irregolari roccette che a causa di una visibilità ridotta rendono necessario l'ausilio di bastoni e mani per attraversarle: purtroppo la vegetazione che separa dall'anticima, oltre ad essere rigogliosa, presenta anche qualche pungente rovo e soprattutto cardi che impediscono di concludere un'altra veduta panoramica dal grande fascino che concede i voli di macaoni, neurotteri, api e galatee. Nonostante ciò, il passaggio di cresta offre comunque una piacevole veduta sui Picentini occidentali appena più settentrionali. Si scende mediante il CAI 124 che attraversa inizialmente la cresta SO che prosegue sui prati, sino ad incrociare ometti di pietra al km 3,33 che indirizzano la discesa in brevi tratti di bosco, ove compaiono segni CAI. Si continua su una traccia evidente nel bosco sino a raggiungere circa 11 vasche (5 sono maggiormente visibili e tutte con acqua putrida), imboccando la carrozzabile asfaltata che conduce sino al punto di partenza.
L'escursione può essere alla portata di tutti con opportune calzature da trekking e pantaloni lunghi nei periodi estivi per evitare abrasioni e/o punture legate alla lussureggiante vegetazione; oltre a ciò, l'intero percorso è nel 70% coperto dal bosco e in zona sembrerebbe essere praticato solo l'allevamento bovino.
I panorami ricompenseranno uno sforzo moderato, proporzionato alla distanza percorsa.