Anello Eremo San Marco, Colle San Marco, Monte Giammatura, Monte Vena Rossa, Ruderi di San Lorenzo da Borgo Cartaro (AP)
near Ascoli Piceno, Marche (Italia)
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Itinerary description
Un ringraziamento va ad Enzo che ha ispirato con la pubblicazione di più tratte la costruzione di questo anello che racchiude una parte delle bellezze di Ascoli.
Anello storico-religioso-naturalistico effettuato da Ascoli Piceno, in una lenta domenica di marzo, che racchiude tutto quello che si può apprezzare fra Colle San Marco, Monte Giammatura e Monte Vena Rossa che sormontano a sud la città, costruito riunendo sentieri CAI (401, 470, 471, 455 e 457) ad altri dedicati alle biciclette (ma a differenza di quello che si potrebbe pensare sono tratturini fangosi spesso irti) e alcuni passaggi fuori traccia. In elenco i vari punti di interesse:
- Cartiera Papale;
- Eremo San Marco;
- Cima di Monte Giammatura;
- Cima di Monte Vena Rossa, ove sono custodite le croci di 3 partigiani;
- Caciare;
- Convento di San Lorenzo;
- Dito del Diavolo;
- Grotta e Fonte del Beato Corrado;
- Chiesa di San Bartolomeo.
Il giudizio di difficile (cui si può ammettere in una scala da 1 a 10, una valutazione di 2 o 3) è legato non solo al numero di km ed al complessivo dislivello, ma anche a passaggi ripidi caratterizzati da terreno infido di tipo fangoso simile a creta che può essere causa di cadute dall'impatto differente ed ancor più imprevedibili i passi su roccetta liscia simile a lastricato; oltre a ciò, anche il percorso CAI 470 che porta sino al Dito del Diavolo presenta tratti occultamente esposti e caratteristiche di ripidità e terreno dissestato da renderlo una prova di concentrazione. Un discorso simile potrebbe essere fatto per alcuni punti che conducono a Monte Vena Rossa che presentano un'esposizione occulta, in alcuni passi più evidente, infatti sono presenti 2 o più vie che cadono a picco sul CAI 458 ed in alcuni casi anche a strapiombo.
La partenza avviene da via Mediterraneo, da Borgo Cartaro di Ascoli Piceno, punto in cui c'è disponibilità di parcheggio gratuita nei giorni festivi, altrimenti si potrebbe lasciare nel parcheggio dei Musei della Cartiera Papale, lì dove lo sciabordio e lo scroscio di Torrente Castellano promettono un avvicinamento di pregio ai colori freddi del rivo che compie anche 2 piccoli salti da questa posizione.
Occorre superare la rotonda ed iniziare quello che potrebbe essere definito un cammino catartico-spirituale imboccando il CAI 401 che è diretto prima alle Piagge e poi a Colle San Marco, con un primissimo tratto che si insinua con alcuni tornantini al di sotto delle rampe della tangenziale RA11, scavalcata attraverso una serie di scale.
Il prosieguo del percorso si sviluppa sostanzialmente come un tratturo su lastricato di roccia liscia misto a terreno che permette di guadagnare quota in un contesto che diviene sempre più rurale e di giardini in fiore con narcisi, mimose e ciliegi passando in maniera quasi furtiva in un boschetto che si amalgama al contesto urbano rendendo persino possibile il connubio e la simultanea presenza di rocce muschiate con fusti prevalentemente di roverelle, ontani e più sporadicamente aceri, cipressi e pini. Occorre attenzione al terreno che dopo una giornata di pioggia nasconde l'insidia di una precaria stabilità sul fondo e che raggiunti i 400m circa incrocia 3 volte la SP76 Colle San Marco sino a giungere a Piagge, ove è presente una fontana di acqua potabile di fondamentale importanza (a piazza delle Chiacchiere), in quanto unica incontrata nell'intero percorso. Le salite su scale ed asfalto saranno un sollazzo rispetto agli oltre 300 m guadagnati in 1,7 km, la cui serie di svolte sono comunque adeguatamente accompagnate da segni CAI. Dalla località Piagge si può puntare l'asfaltata che prosegue a destra per sbucare sino alla Chiesa di San Bartolomeo attraverso una serie di ampi gradoni che conducono al tempio: data un'occhiata, si completa la salita, passando alla sx dell'edificio, percorrendo ancora lastricato che porta all'interno del bosco Piagge, avviandosi ai 600 m di altitudine, una volta superato il cimitero (punto nel quale sembrerebbe esserci anche una fontana di acqua potabile [non individuata dal sottoscritto]) manca meno di mezzo km per giungere all'eremo San Marco, la cui loggia rocciosa si può definire il punto di maggiore fascino dell'intera escursione, secondo parere personale.
Prima di raggiungere il tempio rupestre, ci si prepara gradualmente con un'ulteriore salita su lastricato roccioso e terreno fangoso, accompagnati da un affascinante castagneto, il cui tempo ed atmosfera sembrano rimasti ad autunno con le tante foglie e ricci al suolo, separati dal 401 attraverso una rete e filo spinato. Giunti al segnavia, occorre seguire il CAI 471 (non annoverato sul cartello) per raggiungere il magnifico eremo incastonato nella falesia di Colle San Marco, la cui ripida scala (preceduta da staccionata posta ambo i lati dell'imbocco) per raggiungerne i cancelli sembra il varco che supera in scioltezza il dirupo che nella parte NE dell'omonimo Colle sembrerebbe essere stata interessata da un fenomeno franoso che ha comportato l'interruzione del sentiero sino al Dito del Diavolo, segnato da un cavo di acciaio che ne impedisce il passaggio.
La visita al suo interno è possibile tramite l'accoglienza dell'associazione dei Templari che narreranno le peripezie che coinvolsero il romitorio dai cistercensi alla ristrutturazione moderna, la cui fase di ostilità fra abate Nunzio da Fabriano che respinse la visita del vescovo Pietro III Torricella, interessato solo alla presunta ricchezza del cenobio che portò alla successiva rovina del luogo, dopo la gestione di 2 famiglie nobili ascolane.
Da notare il mantenimento di alcuni affreschi al piano inferiore (non è possibile più accedere al refettorio poiché il sentiero di collegamento fu coinvolto dai fenomeni franosi del luogo) e soprattutto il piano superiore ove son rimaste le Tombe ad arcosolio della famiglia Tibaldeschi: quella a doppio arco è probabilmente la più affascinante, direttamente sormontata dalla volta rocciosa della falesia che scende su di essa con copiose schiere di capelvenere. Assieme alla bellezza apprezzabile dalle bifore e da un'uscita (ove vi è una campana atta alla benedizione di Ascoli) da cui si osservano a 180°C gli imbiancati Sibillini sino al Monte Ascensione che fa da ombra alla città Picena si narra che le ossa dei monastici fossero state trafugate ed incendiate per l'esecuzione di strani rituali non lontani dal Dito del Diavolo...
Conclusa la fase di contemplazione e di istruzione storico-religiosa, si raggiunge il pianoro di Colle San Marco, sede di tanti sentieri che possono portare alla cima di Monte Giammatura: il tratto personalmente intrapreso dall'estrema propaggine della Montagna dei Fiori non lo consiglio, in quanto sarà uno stillicidio fra fango e rovi nel raggiungere nuovamente la carreggiata della SP76 Colle San Marco. Invece, è possibile superare i campi da tennis e proseguire verso la destra per riprendere la suddetta strada di montagna per intercettare il CAI 401 per compiere un'ascesa di maggiore tranquillità passando anche dal rifugio Mario Paci; altrimenti, in alternativa, dal monumento dei caduti (sul versante NE del Giammatura, ad altezza del Pianoro) si può intercettare il CAI 455 per effettuare l'ascesa in un suggestivo e folto bosco in cui pini, aceri, roverelle e lecci accompagnano ogni passo in colori stupendi in qualunque stagione. Ritornando alla traccia, dal km 5 al 5,5 sarà una totale esplorazione boschiva, dopo aver passato una rete divelta segnalata anche in un waypoint della traccia che invito a leggere.
Rimediata l'asfaltata, alla curva che va verso dx, al km 5,8, si imbocca un tratturino non ufficiale (probabilmente utilizzato da biciclette) che in 1,4 km fra punti di dolce salita, altri dal fondo maggiormente fangoso e la parte finale più frequentemente irta, ormai raggiunto una pineta nettamente dominante, superato un rudere sulla dx, si giunge sulla cima di Monte Giammatura, la cui unica finestrella panoramica è soltanto una visione di monte Piselli e Girella cui interferiscono i rami del bosco.
Si scende tornando indietro, intercettando il segnavia che indica il "sentiero di Mimì e Cocò" per sbucare sul CAI 455 che in falsopiano, in poco più di 800 m di cammino cui si individuano alcuni punti lievemente esposti solo dopo il segnavia, avvicinandosi alla montagna della Vena Rossa che commemora i partigiani caduti in guerra, raccontandone la storia su un cartello posto prima delle croci dedicate.
Il Monte della Vena Rossa offre anche un'opportunità di salita e discesa in falesie e alcune fenditure fra le rocce situate in prossimità se ne può individuare anche il salto: alla stessa maniera, con discesa ripida, si può visitare grotta Santa Margherita.
La discesa avviene dal CAI 455 che regala nel suo punto più alto le belle prospettive dei versanti SO di Monte Girella e Monte Piselli, nel bel mezzo degli arbusti, quindi si attraversa il bellissimo bosco di pini che altrettanto concede di viaggiare con le mente verso altri comprensori di natura e latitudini completamente differenti che mostrano le loro imponenti schiere di pini. Un discorso dedicato meritano i quasi 600 m percorsi dai 9,7 km in poi, cui si compiono due deviazioni a destra ravvicinati, la prima lievemente in salita, la seconda seguendo i segnavia delle biciclette, vivendo il passaggio da un terreno più secco della pineta ad un ambiente più montano fatto di balze di roccia, qualche sasso più grosso e l'incipiente castagneto con i suoi ricci ed un terreno tendente all'argilla fangosa: in 2 punti si incontrano degli importanti salti in discesa cui è facile cadere a causa del fondo (uno di essi è segnalato con un cartello di pericolo) e ci si può aarngiare aiutandosi anche con mani ed un bastone con fusti e roccettine (ove individuate) per compiere la discesa. I passaggi restituiscono alla fatica dei bei colori che risaltano il contrasto autunnale con quello primaverile delle fioriture giallo pallide delle primule comuni e quello indaco delle veroniche comuni.
Raggiunto il CAI 457, questo decorre in maniera abbastanza lineare con qualche saliscendi e soprattutto falsopiano: la ricerca delle caciare (manufatti a forma di igloo realizzati con pietre a secco per il ricovero dei pastori o la stagionatura dei formaggi) si conclude in poco tempo al primo "fuori pista", a causa del fango che crea quasi l'effetto delle "scarpe di cemento", oltre ad esserci scarsa aderenza di suola. Aiutandosi con la cartina su App o con il metodo classico, si individua un'altra via di discesa abbastanza evidente al km 11, ove al quadrivio si prosegue diritto per frequentare un tratto di bosco che ritorna ad essere fatto di roverelle, sottobosco e ontani, incrociando in serie ben 2 caciare non segnalate su app.
Si è nuovamente a Colle San Marco e si svolta a destra della strada, poco prima dell'imponente Sacrario Partigiano in un piazzale dedicato, in corrispondenza di una staccionata, al km 13,7: il CAI 470 non presenta segnavia, ma solo segni CAI, di cui uno su un grosso masso roccioso, presentando un scala con andamento a spirale, munita di staccionata e scalini rudimentali in legno invasi da terreno fangoso.
La discesa è molto ripida in alcuni passaggi che favorirebbero la caduta, pertanto occorre organizzarsi ponderando il piano di appoggio del piede di appoggio, dei bastoncini e se necessario della staccionata (in stato abbastanza adeguato) evitando di appoggiarsi per evitare quella che sembrerebbe una discesa nelle viscere di un vallone sormontato da una parete rocciosa che ne priva della luce.
In effetti si potrebbe interpretare in maniera allegorica tali passaggi, che conclusa la scala si prosegue su terreno con qualche tratto dissestato, qualche passaggio esposto occulto, sino ad arrivare al grosso monolite in travertino chiamato Dito del Diavolo (fu palestra di roccia addirittura di Walter Bonatti) cui si concentrano i riti esoterici; il sentiero CAI prosegue, tuttavia il burrone è il tratto che lo congiungerebbe con l'eremo di San Marco e sembra ci sia state delle frane che ne hanno interrotto il collegamento. Si torna indietro, volgendo verso la sx per imbattersi nei ruderi di Convento di San Lorenzo in Carpineto, dove acquisì l formazione religiosa l’ascolano papa Niccolò IV; in questo terreno sono molto presenti le fioriture spontanee, assieme ai ricci, quasi come se si volesse simboleggiare la convivenza e la lotta fra bene e male, sacro e profano. Proseguendo in avanti, verso la sx (in direzione sud), occorre risalire leggermente sui tratti rocciosi e svoltare sul camminamento a dx sulla falesia per trovare anche la Grotta del Beato Corrado Miliani dei Conti Saladini; l'omonima fonte (in realtà è acqua che sgorgando sulla parete rocciosa si accumula ai suoi piedi) si trova compiendo un movimento a U, dopo esser scesi dal punto della grotta.
Non resta che chiudere l'anello e la parte di maggiore concentrazione e dispendio fisico è la risalta breve, ma intensa, del CAI 470. Da Colle San Marco si ripete il 401 di andata sino a Borgo Cartaro, concedendosi un affaccio ravvicinato sul letto di Torrente Castellano.
Come premesso, l'intera escursione non è affatto banale e occorre conoscenza del territorio per sopperire ad una minore preparazione fisica, indispensabile se si pensa anche di tagliare i sentieri CAI con le vie "secondarie" o fuori traccia; si tratta pur sempre di un itinerario da cui si parte da una bassissima quota di un centro urbano, sino a raggiungere 2 cime, visitando dei notevoli punti di interesse storico, religioso e naturalistico, come se il cammino spirituale dovesse portare prima alle vicissitudini di un eremo, alla grande guerra, sino a scacciare riti esoterici passando per i ruderi di un convento, la fonte e la grotta di un beato. E' possibile frazionare il tutto per dedicare il proprio tempo solo a ciò che si è intenzionati a visitare.
E' indispensabile l'impiego di adeguate calzature di escursione e di bastoncini che saranno fondamentali per vari passaggi in discesa, ma anche per coadiuvare e stabilizzare alcune salite più sdrucciolevoli.
L'intero sentiero è abbastanza coperto dall'esposizione solare che può essere gestita con i soliti accorgimenti, soprattutto se si raggiunge la cima di Vena Rossa.
Mi scuso nell'essere stato prolisso, probabilmente avrò dimenticato qualche dettaglio, spero irrilevante.
Buona escursione, responsabilmente.
Anello storico-religioso-naturalistico effettuato da Ascoli Piceno, in una lenta domenica di marzo, che racchiude tutto quello che si può apprezzare fra Colle San Marco, Monte Giammatura e Monte Vena Rossa che sormontano a sud la città, costruito riunendo sentieri CAI (401, 470, 471, 455 e 457) ad altri dedicati alle biciclette (ma a differenza di quello che si potrebbe pensare sono tratturini fangosi spesso irti) e alcuni passaggi fuori traccia. In elenco i vari punti di interesse:
- Cartiera Papale;
- Eremo San Marco;
- Cima di Monte Giammatura;
- Cima di Monte Vena Rossa, ove sono custodite le croci di 3 partigiani;
- Caciare;
- Convento di San Lorenzo;
- Dito del Diavolo;
- Grotta e Fonte del Beato Corrado;
- Chiesa di San Bartolomeo.
Il giudizio di difficile (cui si può ammettere in una scala da 1 a 10, una valutazione di 2 o 3) è legato non solo al numero di km ed al complessivo dislivello, ma anche a passaggi ripidi caratterizzati da terreno infido di tipo fangoso simile a creta che può essere causa di cadute dall'impatto differente ed ancor più imprevedibili i passi su roccetta liscia simile a lastricato; oltre a ciò, anche il percorso CAI 470 che porta sino al Dito del Diavolo presenta tratti occultamente esposti e caratteristiche di ripidità e terreno dissestato da renderlo una prova di concentrazione. Un discorso simile potrebbe essere fatto per alcuni punti che conducono a Monte Vena Rossa che presentano un'esposizione occulta, in alcuni passi più evidente, infatti sono presenti 2 o più vie che cadono a picco sul CAI 458 ed in alcuni casi anche a strapiombo.
La partenza avviene da via Mediterraneo, da Borgo Cartaro di Ascoli Piceno, punto in cui c'è disponibilità di parcheggio gratuita nei giorni festivi, altrimenti si potrebbe lasciare nel parcheggio dei Musei della Cartiera Papale, lì dove lo sciabordio e lo scroscio di Torrente Castellano promettono un avvicinamento di pregio ai colori freddi del rivo che compie anche 2 piccoli salti da questa posizione.
Occorre superare la rotonda ed iniziare quello che potrebbe essere definito un cammino catartico-spirituale imboccando il CAI 401 che è diretto prima alle Piagge e poi a Colle San Marco, con un primissimo tratto che si insinua con alcuni tornantini al di sotto delle rampe della tangenziale RA11, scavalcata attraverso una serie di scale.
Il prosieguo del percorso si sviluppa sostanzialmente come un tratturo su lastricato di roccia liscia misto a terreno che permette di guadagnare quota in un contesto che diviene sempre più rurale e di giardini in fiore con narcisi, mimose e ciliegi passando in maniera quasi furtiva in un boschetto che si amalgama al contesto urbano rendendo persino possibile il connubio e la simultanea presenza di rocce muschiate con fusti prevalentemente di roverelle, ontani e più sporadicamente aceri, cipressi e pini. Occorre attenzione al terreno che dopo una giornata di pioggia nasconde l'insidia di una precaria stabilità sul fondo e che raggiunti i 400m circa incrocia 3 volte la SP76 Colle San Marco sino a giungere a Piagge, ove è presente una fontana di acqua potabile di fondamentale importanza (a piazza delle Chiacchiere), in quanto unica incontrata nell'intero percorso. Le salite su scale ed asfalto saranno un sollazzo rispetto agli oltre 300 m guadagnati in 1,7 km, la cui serie di svolte sono comunque adeguatamente accompagnate da segni CAI. Dalla località Piagge si può puntare l'asfaltata che prosegue a destra per sbucare sino alla Chiesa di San Bartolomeo attraverso una serie di ampi gradoni che conducono al tempio: data un'occhiata, si completa la salita, passando alla sx dell'edificio, percorrendo ancora lastricato che porta all'interno del bosco Piagge, avviandosi ai 600 m di altitudine, una volta superato il cimitero (punto nel quale sembrerebbe esserci anche una fontana di acqua potabile [non individuata dal sottoscritto]) manca meno di mezzo km per giungere all'eremo San Marco, la cui loggia rocciosa si può definire il punto di maggiore fascino dell'intera escursione, secondo parere personale.
Prima di raggiungere il tempio rupestre, ci si prepara gradualmente con un'ulteriore salita su lastricato roccioso e terreno fangoso, accompagnati da un affascinante castagneto, il cui tempo ed atmosfera sembrano rimasti ad autunno con le tante foglie e ricci al suolo, separati dal 401 attraverso una rete e filo spinato. Giunti al segnavia, occorre seguire il CAI 471 (non annoverato sul cartello) per raggiungere il magnifico eremo incastonato nella falesia di Colle San Marco, la cui ripida scala (preceduta da staccionata posta ambo i lati dell'imbocco) per raggiungerne i cancelli sembra il varco che supera in scioltezza il dirupo che nella parte NE dell'omonimo Colle sembrerebbe essere stata interessata da un fenomeno franoso che ha comportato l'interruzione del sentiero sino al Dito del Diavolo, segnato da un cavo di acciaio che ne impedisce il passaggio.
La visita al suo interno è possibile tramite l'accoglienza dell'associazione dei Templari che narreranno le peripezie che coinvolsero il romitorio dai cistercensi alla ristrutturazione moderna, la cui fase di ostilità fra abate Nunzio da Fabriano che respinse la visita del vescovo Pietro III Torricella, interessato solo alla presunta ricchezza del cenobio che portò alla successiva rovina del luogo, dopo la gestione di 2 famiglie nobili ascolane.
Da notare il mantenimento di alcuni affreschi al piano inferiore (non è possibile più accedere al refettorio poiché il sentiero di collegamento fu coinvolto dai fenomeni franosi del luogo) e soprattutto il piano superiore ove son rimaste le Tombe ad arcosolio della famiglia Tibaldeschi: quella a doppio arco è probabilmente la più affascinante, direttamente sormontata dalla volta rocciosa della falesia che scende su di essa con copiose schiere di capelvenere. Assieme alla bellezza apprezzabile dalle bifore e da un'uscita (ove vi è una campana atta alla benedizione di Ascoli) da cui si osservano a 180°C gli imbiancati Sibillini sino al Monte Ascensione che fa da ombra alla città Picena si narra che le ossa dei monastici fossero state trafugate ed incendiate per l'esecuzione di strani rituali non lontani dal Dito del Diavolo...
Conclusa la fase di contemplazione e di istruzione storico-religiosa, si raggiunge il pianoro di Colle San Marco, sede di tanti sentieri che possono portare alla cima di Monte Giammatura: il tratto personalmente intrapreso dall'estrema propaggine della Montagna dei Fiori non lo consiglio, in quanto sarà uno stillicidio fra fango e rovi nel raggiungere nuovamente la carreggiata della SP76 Colle San Marco. Invece, è possibile superare i campi da tennis e proseguire verso la destra per riprendere la suddetta strada di montagna per intercettare il CAI 401 per compiere un'ascesa di maggiore tranquillità passando anche dal rifugio Mario Paci; altrimenti, in alternativa, dal monumento dei caduti (sul versante NE del Giammatura, ad altezza del Pianoro) si può intercettare il CAI 455 per effettuare l'ascesa in un suggestivo e folto bosco in cui pini, aceri, roverelle e lecci accompagnano ogni passo in colori stupendi in qualunque stagione. Ritornando alla traccia, dal km 5 al 5,5 sarà una totale esplorazione boschiva, dopo aver passato una rete divelta segnalata anche in un waypoint della traccia che invito a leggere.
Rimediata l'asfaltata, alla curva che va verso dx, al km 5,8, si imbocca un tratturino non ufficiale (probabilmente utilizzato da biciclette) che in 1,4 km fra punti di dolce salita, altri dal fondo maggiormente fangoso e la parte finale più frequentemente irta, ormai raggiunto una pineta nettamente dominante, superato un rudere sulla dx, si giunge sulla cima di Monte Giammatura, la cui unica finestrella panoramica è soltanto una visione di monte Piselli e Girella cui interferiscono i rami del bosco.
Si scende tornando indietro, intercettando il segnavia che indica il "sentiero di Mimì e Cocò" per sbucare sul CAI 455 che in falsopiano, in poco più di 800 m di cammino cui si individuano alcuni punti lievemente esposti solo dopo il segnavia, avvicinandosi alla montagna della Vena Rossa che commemora i partigiani caduti in guerra, raccontandone la storia su un cartello posto prima delle croci dedicate.
Il Monte della Vena Rossa offre anche un'opportunità di salita e discesa in falesie e alcune fenditure fra le rocce situate in prossimità se ne può individuare anche il salto: alla stessa maniera, con discesa ripida, si può visitare grotta Santa Margherita.
La discesa avviene dal CAI 455 che regala nel suo punto più alto le belle prospettive dei versanti SO di Monte Girella e Monte Piselli, nel bel mezzo degli arbusti, quindi si attraversa il bellissimo bosco di pini che altrettanto concede di viaggiare con le mente verso altri comprensori di natura e latitudini completamente differenti che mostrano le loro imponenti schiere di pini. Un discorso dedicato meritano i quasi 600 m percorsi dai 9,7 km in poi, cui si compiono due deviazioni a destra ravvicinati, la prima lievemente in salita, la seconda seguendo i segnavia delle biciclette, vivendo il passaggio da un terreno più secco della pineta ad un ambiente più montano fatto di balze di roccia, qualche sasso più grosso e l'incipiente castagneto con i suoi ricci ed un terreno tendente all'argilla fangosa: in 2 punti si incontrano degli importanti salti in discesa cui è facile cadere a causa del fondo (uno di essi è segnalato con un cartello di pericolo) e ci si può aarngiare aiutandosi anche con mani ed un bastone con fusti e roccettine (ove individuate) per compiere la discesa. I passaggi restituiscono alla fatica dei bei colori che risaltano il contrasto autunnale con quello primaverile delle fioriture giallo pallide delle primule comuni e quello indaco delle veroniche comuni.
Raggiunto il CAI 457, questo decorre in maniera abbastanza lineare con qualche saliscendi e soprattutto falsopiano: la ricerca delle caciare (manufatti a forma di igloo realizzati con pietre a secco per il ricovero dei pastori o la stagionatura dei formaggi) si conclude in poco tempo al primo "fuori pista", a causa del fango che crea quasi l'effetto delle "scarpe di cemento", oltre ad esserci scarsa aderenza di suola. Aiutandosi con la cartina su App o con il metodo classico, si individua un'altra via di discesa abbastanza evidente al km 11, ove al quadrivio si prosegue diritto per frequentare un tratto di bosco che ritorna ad essere fatto di roverelle, sottobosco e ontani, incrociando in serie ben 2 caciare non segnalate su app.
Si è nuovamente a Colle San Marco e si svolta a destra della strada, poco prima dell'imponente Sacrario Partigiano in un piazzale dedicato, in corrispondenza di una staccionata, al km 13,7: il CAI 470 non presenta segnavia, ma solo segni CAI, di cui uno su un grosso masso roccioso, presentando un scala con andamento a spirale, munita di staccionata e scalini rudimentali in legno invasi da terreno fangoso.
La discesa è molto ripida in alcuni passaggi che favorirebbero la caduta, pertanto occorre organizzarsi ponderando il piano di appoggio del piede di appoggio, dei bastoncini e se necessario della staccionata (in stato abbastanza adeguato) evitando di appoggiarsi per evitare quella che sembrerebbe una discesa nelle viscere di un vallone sormontato da una parete rocciosa che ne priva della luce.
In effetti si potrebbe interpretare in maniera allegorica tali passaggi, che conclusa la scala si prosegue su terreno con qualche tratto dissestato, qualche passaggio esposto occulto, sino ad arrivare al grosso monolite in travertino chiamato Dito del Diavolo (fu palestra di roccia addirittura di Walter Bonatti) cui si concentrano i riti esoterici; il sentiero CAI prosegue, tuttavia il burrone è il tratto che lo congiungerebbe con l'eremo di San Marco e sembra ci sia state delle frane che ne hanno interrotto il collegamento. Si torna indietro, volgendo verso la sx per imbattersi nei ruderi di Convento di San Lorenzo in Carpineto, dove acquisì l formazione religiosa l’ascolano papa Niccolò IV; in questo terreno sono molto presenti le fioriture spontanee, assieme ai ricci, quasi come se si volesse simboleggiare la convivenza e la lotta fra bene e male, sacro e profano. Proseguendo in avanti, verso la sx (in direzione sud), occorre risalire leggermente sui tratti rocciosi e svoltare sul camminamento a dx sulla falesia per trovare anche la Grotta del Beato Corrado Miliani dei Conti Saladini; l'omonima fonte (in realtà è acqua che sgorgando sulla parete rocciosa si accumula ai suoi piedi) si trova compiendo un movimento a U, dopo esser scesi dal punto della grotta.
Non resta che chiudere l'anello e la parte di maggiore concentrazione e dispendio fisico è la risalta breve, ma intensa, del CAI 470. Da Colle San Marco si ripete il 401 di andata sino a Borgo Cartaro, concedendosi un affaccio ravvicinato sul letto di Torrente Castellano.
Come premesso, l'intera escursione non è affatto banale e occorre conoscenza del territorio per sopperire ad una minore preparazione fisica, indispensabile se si pensa anche di tagliare i sentieri CAI con le vie "secondarie" o fuori traccia; si tratta pur sempre di un itinerario da cui si parte da una bassissima quota di un centro urbano, sino a raggiungere 2 cime, visitando dei notevoli punti di interesse storico, religioso e naturalistico, come se il cammino spirituale dovesse portare prima alle vicissitudini di un eremo, alla grande guerra, sino a scacciare riti esoterici passando per i ruderi di un convento, la fonte e la grotta di un beato. E' possibile frazionare il tutto per dedicare il proprio tempo solo a ciò che si è intenzionati a visitare.
E' indispensabile l'impiego di adeguate calzature di escursione e di bastoncini che saranno fondamentali per vari passaggi in discesa, ma anche per coadiuvare e stabilizzare alcune salite più sdrucciolevoli.
L'intero sentiero è abbastanza coperto dall'esposizione solare che può essere gestita con i soliti accorgimenti, soprattutto se si raggiunge la cima di Vena Rossa.
Mi scuso nell'essere stato prolisso, probabilmente avrò dimenticato qualche dettaglio, spero irrilevante.
Buona escursione, responsabilmente.
Waypoints
Waypoint
2,374 ft
A sx, superata la rete per un evitabile 'fuori traccia'
Sconsiglio questo tratto poiché totalmente fatto di orientamento ed istinto su un fondo fangoso, irto e nel guadagnare nuovamente la SP76 Colle San Marco un incontro continuo con rovi e felci essiccate.
Comments (13)
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Estupenda ruta circular por el Anello Eremo san Marco. Paisajes preciosos en un muy buen recorrido.
Felicidades y gracias por compartir Amigo.
Percorso appagante con vari punti di interesse storico e religioso. Impeccabile descrizione come sempre
Grazie mille ad entrambi per aver apprezzato questo giro un po' diverso dai precedenti. Un abbraccio
Grazie mille per la menzione😊, giro bellissimo che racchiude le bellezze del posto, che molti non conoscono !
Un po' lunghetto per me, infatti l'
Infatti l'ho frazionato!😁
Buon cammino a tutti!
Avevo progettato un anello, ma ne ho fatto un altro, decidendo anche istintivamente, l'importante è che non abbia saltato una tappa XD Ti aggiorno (qualora non lo sapessi) che il sentiero di raccordo fra Eremo San Marco e Dito del diavolo è interdetto, c'è stata una frana importante e quei passaggi sono sul burrone.
Una ruta muy bonita, acompañada de un buen registro fotografico y una buena descripcion de la ruta. Un abrazo
Grazie delle info, dovrò andare a verificare, volevo fare con amici l'anello tra la grotta del beato Corrado il dito del Diavolo e l'eremo, forse tocca fare avanti e indietro
Muchas gracias por tu comentario, Emilio, un abrazo.
Preciosa circular y un gran desnivel!!!
Las fotos son un espectáculo!!!
1Abrazo!!!
Muchas gracias Tolly, un abrazo!
Bonita ruta. Un abrazo
Un abrazo and thank you again!