Anello di Monte Piselli e Monte Girella da San Giacomo - Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga
near San Giacomo, Abruzzo (Italia)
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Itinerary description
Anello escursionistico naturalistico che si svolge a cavallo tra Marche ed Abruzzo, su 2 vette che rappresentano il limite più settentrionale del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Il percorso non ha particolari peculiarità tecniche, la prova più dura è rappresentata dal dislivello concentrato e dalla frequente presenza di greggi controllati da cani da pastore che potrebbero diventare un rischio.
Il punto di partenza maggiormente comodo è nei pressi dell'hotel Remigio, a San Giacomo, ove è posto anche un cippo di confine fra Stato della Chiesa e Regno Borbonico. La scelta di partire dalla ex area attrezzata delle "Tre Caciare" comporta che la percorrenza degli ultimi 2,4 km della SP76 San Marco sia da effettuare su un asfalto dissestato in alcuni punti che poi diviene una sterrata distribuita fra le curve che giungono sino al dismesso Centro Servizi Tre Caciare.
I primi passi compiuti testimoniano lo stato di abbandono locale, ad eccezione della predetta struttura ricettiva, ogni edificio o bar presenta condizione di impolveramento o serranda chiusa. Un segnavia mal ridotto conduce su un sentiero i cui primi 700 metri si svolgono su pietraia che si inerpica con alcune svolte ed omini di pietra nel boschetto di faggete, quindi i successivi 1,3 km che occorrono per raggiungere le "Tre Caciare" si inerpicano (è la salita più impegnativa dell'intero percorso, ma il fondo è prevalentemente erboso con qualche sasso e piccolo masso semi-nascosto dai ciuffi di erba) su ampi prati ingialliti dall'estate cui sono ancora riconoscibili cardi, carline e sporadici rosati colchici d'autunno fioriti, con molti punti di ombra pomeridiana concessa dalla chioma delle schiere di faggi, sovrastate dai piloni di quella che fu una funivia, attuale ecomostro dell'area che perde parte della sua bellezza proprio a causa di queste istallazioni: fortunatamente, alle proprie spalle, la veduta di Monte dell'Ascensione con un'ampia zona di calanchi e della vallata che ospita Ascoli Piceno e altre località sferza la sensazione di disagio che si prova. Alle Tre Caciare il senso di desolazione aumenta ancora più: le strutture di accoglienza, le panchine ed altre "vestigie" sordamente silenti e dismesse fra parti di piazzale ormai sfasciume, portano a dirigere il proprio sguardo verso sud, in direzione del crinale cui ancora emergono in fila i piloni dell'ex funivia... L'attenzione è finalmente catturata da un elemento edilizio correlato alla storia della pastorizia a cavallo fra Abruzzo e Marche, le caciare, edifici realizzati con una successione di pietre a secco disposte a mo' di igloo, il cui limitato spazio interno costituiva un rifugio per i pastori durante il periodo estivo, ma erano anche luoghi destinati alla raccolta di alcuni attrezzi e deputati alla stagionatura delle caciotte (secondo alcuni racconti), da cui potrebbe derivare il nome di queste rudimentali casette, le cui mura son tanto spesse quanto precarie alle intemperie.
Si individua un segnavia i cui cartelli son stati recentemente ripristinati, con il 404 che porta a belvedere, Casali e Sorgente Girella, mentre il 405 verso Vallone e Lago (da non confondersi con il cosiddetto laghetto del tritone crestato (raggiungibile mediante il CAI 403), specie da ammirare e non toccare, in considerazione della vulnerabilità), tuttavia si segue un sentiero che va verso la sinistra, in direzione S-SE che sarà diretto su Monte Piselli. Dopo aver passato un'altra pietraia cui ancora giacciono i resti delle infrastrutture e le attrezzature che erano deputate al periodo sciistico, si entra nel bosco attraverso una carrareccia, sino ad individuare un cartello che indica sulla sinistra un sentiero escursionistico che inerpica con modica pendenza nel bosco di faggi: i tornanti su fondo terroso con qualche roccia coperta da muschio che nella penombra pomeridiana conferisce fulgore all'intero attraversamento, in breve si esce su un crinale aperto a 360° convergendo su sentiero che su sassi porta ad una sorta di "falsopiano a più terrazzamenti naturali" che ospita antenne e i ruderi di un rifugio edificato assieme alla cabinovia da Walter Pizi, affinché il popolo Piceno si avvicinasse alla montagna. Una casetta canadese resta l'opera artificiale che meno disturba in un contesto cui il panorama è inficiato da tale desolazione: un cane pastore vagante e uno stormo di cornacchie è l'unica presenza a spingere la ricerca di altre vedute andando a salire sulla cima di Monte Piselli, affrontando con le mani anche qualche roccetta.
Monte Piselli spiana nella prateria e non resta che raggiungere l'apice situato in un punto verso sud ammirando le sinuosità del crinale che presenta due alture che in salita e discesa portano sino a Monte Girella e poco più lontano, verso sud il Foltrone con i rilievi più interessanti, raggruppati nel cosiddetto "sentiero del Centenario" (Brancastello, Prena, Camicia), a S-SO si notano le sagome di Pizzo di Moscio, Pizzo di Sevo, Monte Gorzano e Lepri (quando la foschia non è eccessiva), a N i calanchi di Monte Ascensione, a NO I Sibillini (Vettore, Redentore e Pizzo del Diavolo, in particolare). Si circumnaviga la cima di Monte Piselli, scendendola verso S, volgendo il passo sull'ingiallito falsopiano erboso del crinale (ove solo i cardi e le carline resisto o e si sentono talvolta sugli stinchi), giungendo ad un'altra caciara e un promontorio che può essere percorso a mezza costa dirigendo il cammino verso ovest (la propria sinistra), osservando balze e balzette frastagliate che rendono la percorrenza con un passaggio caratteristico, cui vale la pena osservare il panorama che si delinea. In basso, nel versante orientale, si sente il latrare dei cani e lo scampanellio del gregge di ovini che popola l'area, ma si continua, stavolta affrontando la salita erbosa contornata da sassi e qualche roccetta in pochi metri: si osserva la croce, una grossa antenna e un altro rifugio, in un campo cui emergono ometti di pietra, il monte Girella è a circa 600 m, ma a causa un impegno assunto un serata, essendo una pomeridiana improvvisata, si rinvia il facile raggiungimento di vetta, a guadagno di tempo per il ritorno, cui si bada a tagliare il sentiero con discese più ripide, badando a non inciampare su rocce occulte o altri passaggi con depressioni del terreno. Le Tre Caciare si raggiungono scendendo il crinale costeggiando i piloni dell'ex funivia, con maggiore pendenza, il resto del percorso è un ordinario rientro.
Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, può essere effettuato anche da famiglie con figli almeno adolescenti, se tutti allenati.
Non esistono rifornimenti di acqua, quindi è opportuna una scorta personale a seconda della stagione, mentre è facoltativo l'uso di bastoncini.
Consigliato l'uso di protezione solare, occhiali e cappellino essendo il 75% del percorso esposto al sole.
Il percorso non ha particolari peculiarità tecniche, la prova più dura è rappresentata dal dislivello concentrato e dalla frequente presenza di greggi controllati da cani da pastore che potrebbero diventare un rischio.
Il punto di partenza maggiormente comodo è nei pressi dell'hotel Remigio, a San Giacomo, ove è posto anche un cippo di confine fra Stato della Chiesa e Regno Borbonico. La scelta di partire dalla ex area attrezzata delle "Tre Caciare" comporta che la percorrenza degli ultimi 2,4 km della SP76 San Marco sia da effettuare su un asfalto dissestato in alcuni punti che poi diviene una sterrata distribuita fra le curve che giungono sino al dismesso Centro Servizi Tre Caciare.
I primi passi compiuti testimoniano lo stato di abbandono locale, ad eccezione della predetta struttura ricettiva, ogni edificio o bar presenta condizione di impolveramento o serranda chiusa. Un segnavia mal ridotto conduce su un sentiero i cui primi 700 metri si svolgono su pietraia che si inerpica con alcune svolte ed omini di pietra nel boschetto di faggete, quindi i successivi 1,3 km che occorrono per raggiungere le "Tre Caciare" si inerpicano (è la salita più impegnativa dell'intero percorso, ma il fondo è prevalentemente erboso con qualche sasso e piccolo masso semi-nascosto dai ciuffi di erba) su ampi prati ingialliti dall'estate cui sono ancora riconoscibili cardi, carline e sporadici rosati colchici d'autunno fioriti, con molti punti di ombra pomeridiana concessa dalla chioma delle schiere di faggi, sovrastate dai piloni di quella che fu una funivia, attuale ecomostro dell'area che perde parte della sua bellezza proprio a causa di queste istallazioni: fortunatamente, alle proprie spalle, la veduta di Monte dell'Ascensione con un'ampia zona di calanchi e della vallata che ospita Ascoli Piceno e altre località sferza la sensazione di disagio che si prova. Alle Tre Caciare il senso di desolazione aumenta ancora più: le strutture di accoglienza, le panchine ed altre "vestigie" sordamente silenti e dismesse fra parti di piazzale ormai sfasciume, portano a dirigere il proprio sguardo verso sud, in direzione del crinale cui ancora emergono in fila i piloni dell'ex funivia... L'attenzione è finalmente catturata da un elemento edilizio correlato alla storia della pastorizia a cavallo fra Abruzzo e Marche, le caciare, edifici realizzati con una successione di pietre a secco disposte a mo' di igloo, il cui limitato spazio interno costituiva un rifugio per i pastori durante il periodo estivo, ma erano anche luoghi destinati alla raccolta di alcuni attrezzi e deputati alla stagionatura delle caciotte (secondo alcuni racconti), da cui potrebbe derivare il nome di queste rudimentali casette, le cui mura son tanto spesse quanto precarie alle intemperie.
Si individua un segnavia i cui cartelli son stati recentemente ripristinati, con il 404 che porta a belvedere, Casali e Sorgente Girella, mentre il 405 verso Vallone e Lago (da non confondersi con il cosiddetto laghetto del tritone crestato (raggiungibile mediante il CAI 403), specie da ammirare e non toccare, in considerazione della vulnerabilità), tuttavia si segue un sentiero che va verso la sinistra, in direzione S-SE che sarà diretto su Monte Piselli. Dopo aver passato un'altra pietraia cui ancora giacciono i resti delle infrastrutture e le attrezzature che erano deputate al periodo sciistico, si entra nel bosco attraverso una carrareccia, sino ad individuare un cartello che indica sulla sinistra un sentiero escursionistico che inerpica con modica pendenza nel bosco di faggi: i tornanti su fondo terroso con qualche roccia coperta da muschio che nella penombra pomeridiana conferisce fulgore all'intero attraversamento, in breve si esce su un crinale aperto a 360° convergendo su sentiero che su sassi porta ad una sorta di "falsopiano a più terrazzamenti naturali" che ospita antenne e i ruderi di un rifugio edificato assieme alla cabinovia da Walter Pizi, affinché il popolo Piceno si avvicinasse alla montagna. Una casetta canadese resta l'opera artificiale che meno disturba in un contesto cui il panorama è inficiato da tale desolazione: un cane pastore vagante e uno stormo di cornacchie è l'unica presenza a spingere la ricerca di altre vedute andando a salire sulla cima di Monte Piselli, affrontando con le mani anche qualche roccetta.
Monte Piselli spiana nella prateria e non resta che raggiungere l'apice situato in un punto verso sud ammirando le sinuosità del crinale che presenta due alture che in salita e discesa portano sino a Monte Girella e poco più lontano, verso sud il Foltrone con i rilievi più interessanti, raggruppati nel cosiddetto "sentiero del Centenario" (Brancastello, Prena, Camicia), a S-SO si notano le sagome di Pizzo di Moscio, Pizzo di Sevo, Monte Gorzano e Lepri (quando la foschia non è eccessiva), a N i calanchi di Monte Ascensione, a NO I Sibillini (Vettore, Redentore e Pizzo del Diavolo, in particolare). Si circumnaviga la cima di Monte Piselli, scendendola verso S, volgendo il passo sull'ingiallito falsopiano erboso del crinale (ove solo i cardi e le carline resisto o e si sentono talvolta sugli stinchi), giungendo ad un'altra caciara e un promontorio che può essere percorso a mezza costa dirigendo il cammino verso ovest (la propria sinistra), osservando balze e balzette frastagliate che rendono la percorrenza con un passaggio caratteristico, cui vale la pena osservare il panorama che si delinea. In basso, nel versante orientale, si sente il latrare dei cani e lo scampanellio del gregge di ovini che popola l'area, ma si continua, stavolta affrontando la salita erbosa contornata da sassi e qualche roccetta in pochi metri: si osserva la croce, una grossa antenna e un altro rifugio, in un campo cui emergono ometti di pietra, il monte Girella è a circa 600 m, ma a causa un impegno assunto un serata, essendo una pomeridiana improvvisata, si rinvia il facile raggiungimento di vetta, a guadagno di tempo per il ritorno, cui si bada a tagliare il sentiero con discese più ripide, badando a non inciampare su rocce occulte o altri passaggi con depressioni del terreno. Le Tre Caciare si raggiungono scendendo il crinale costeggiando i piloni dell'ex funivia, con maggiore pendenza, il resto del percorso è un ordinario rientro.
Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, può essere effettuato anche da famiglie con figli almeno adolescenti, se tutti allenati.
Non esistono rifornimenti di acqua, quindi è opportuna una scorta personale a seconda della stagione, mentre è facoltativo l'uso di bastoncini.
Consigliato l'uso di protezione solare, occhiali e cappellino essendo il 75% del percorso esposto al sole.
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Comments (5)
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Bonita ruta con bonitas vistas y bonitos senderos. Un abrazo
Grazie mille per la tua valutazione, un abbraccio anche a te
Fantástica ruta por un hermosísimo Parque Nacional. Excelentes fotografías compañero.
Felicidades y gracias por el recorrido.
Muchas gracias Muchas gracias, California, en primavera esta zona se llama Montaña de las Flores y la atmósfera es seguramente más sugestiva, a pesar de las barrancos de la zona del Monte de la Ascensión sean ya un elemento de valor. Un abrazo virtual!
Lleno de flores se tiene que ver precioso… 😍😍😍