Anello Alpe della Luna:Colle Quarantelle,PoggioAppione,Monte Maggiore,Ripa della Luna,Monte dei Frati,Rio Auro da Parchiule (PU)
near Parchiule, Marche (Italia)
Viewed 155 times, downloaded 0 times
Trail photos
Itinerary description
Anello escursionistico dal valore naturalistico e storico su una lunga catena montuosa che si trova a cavallo del confine tra Marche e Toscana, cui abbondano ampie aree costituite da boschi e particolare varietà di ambienti che passano per cascate, roccette, rii, ruderi e la storica Linea Gotica, nonostante attualmente siano visibili solo fossati, ma soprattutto il dirupo della Ripa della Luna.
Il lungo crinale che attraversa tutta la catena principale è interamente in Toscana, con le due cime maggiori fra cui si incunea la cosiddetta Ripa della Luna, uno strapiombo a forma di falce (da cui deriva la denominazione attribuita alla catena montuosa) con pareti quasi verticali dell'altezza di circa 200 metri, costituito da marne e pietre arenarie.
L'insieme degli ambienti crea un contesto unico che ha come svantaggio la necessità di lunghe percorrenze con fonti molto distanti fra loro e talora praticamente in secca, rendendo l'intero itinerario ostico nei periodi più caldi il cui peso principale dello zaino sarà ricoperto da una scorta di acqua personale di almeno 2 litri.
La traccia non comprende alcun tratto realmente esposto e nella registrazione mancano circa +/- 50 m, probabilmente persi nel conto preciso dei saliscendi che caratterizzano una dorsale cui si toccano varie cime, alcune neanche citate nel titolo per esigenza di brevità.
L'anello è costruito su 3 sentieri CAI, distinguibili in uno di mezza costa (90 - 390) che incrocia e costeggia il Rio della Villa in un ambiente di sottobosco e querceti, in scenari molto suggestivi, uno di cresta (90 bis - 390 D) che si conclude poco dopo aver attraversato un rudimentale capanno di ricovero, infine dalla di Sbocco Bucine, incrociando il sentiero Hinton-Brown, si intraprende il sentiero di alta cresta boschiva (CAI 00) che incrocia il punto di salita per Monte Maggiore (non panoramico), quindi passa per Monte dei Frati e quel che resta della Linea Gotica e la sua travagliata storia fatta di scarsa collaborazione delle popolazioni locali oppresse dal regime nazifascista che tentava una strenua resistenza agli Alleati ed al mantenimento dei territori della Repubblica di Salò.
La partenza avviene dal piccolo borgo rurale di Parchiule, frazione di Borgo Pace, il cui inizio di sentiero di innesta alla sponda del Rio Auro che andrà ad alimentare a SE il fiume Metauro. La possibilità di parcheggio sono limitate e non manca qualche attaccabrighe che avrà da commentare anche su soste in terreni non appartenenti a nessuno, senza che vi sia ostacolo alla circolazione.
Il primo tratto comune fra CAI 390 e 390 D è una semplice salita all'interno dell'abitato, al cui bivio è importante prendere nota di una fontana che potrebbe essere salvifica al termine dell'escursione. Scelta la direzione - noi abbiamo intrapreso la dx, il sentiero di cresta 390 D - ci si incammina fra ruderi guadagnando rapidamente circa 150 metri di dislivello, in un ambiente praticamente scoperto al sole, circondati da una sporadica vegetazione costituita da cespugli, soprattutto di ginestre ed altre fioriture che corroborano il tripudio di colori cui si assiste a bassa quota [pruni selvatici, lillà alberi di Giuda], fino a raggiungere una piccola sella, posta proprio ai piedi della Torre di Villa, risalente al XIII secolo come torre di guardia in epoca medievale, i cui ruderi sono ancora in apprezzabile condizione.
Tornando indietro, si imbocca la direzione di sx per Sbocco Bucine (CAI 390 D/90 bis), mentre a dx continua a decorrere il Sentiero Natura; si andranno a compiere una serie di svolte sul crinale di Monte Vallandia, prima cima ad essere raggiunta a poco più di 800 m, in un contesto di sottobosco che consta soprattutto di roverelle, tasso, ginepro e ginestre che ancora non son sbocciate in fiore. Poco prima del km 1,7 (riportato nel waypoint) è opportuno svoltare a destra e non a sx (come in questa traccia, in assenza di segni CAI, praticamente spariti in questo ingannevole passaggio in cui si incrociano 2 effettive vie percorribili) in quanto per ricongiungersi al sentiero sarà necessario attraversare un tratto impervio, distintamente franoso, compiendo prima una salita e poi una discesa la cui riduzione del baricentro e l'aiuto di almeno un bastone sarà fondamentale nella gestione del proprio movimento. Il sentiero prosegue l'ascesa senza mai avere tratti ripidi, restringendosi in alcuni punti che potrebbero risultare meno piacevoli per chi ha "ansia del vuoto", ma senza mai essere esposto, raggiungendo al km 2,4 Monte Vallandia che concede solo le inverdite cime S-SE Monte Finocchio, Colle Alto e Poggio del Sasso come unico punto panoramico. Si è ormai in località Bocca Trabaria e l'ambiente inizia gradualmente ad essere popolato da faggi che offrono un maggiore riparo alla radiazione solare e ad aversi un'impercettibile salita. L'interruzione del bosco avviene in una parte cui il costone si scopre, superati dalla parte del versante N Fosso delle Roncacce e Fosso della Cannuccia, lasciando spazio ad numerosi affioramenti di strati di roccia che appaiono talora come grossi speroni, talora distribuite in modo circolare, talora con inclinazione verso il cielo e al suolo come lastre simili a piastrelle, in alcuni punti. Nonostante il sentiero si vada ad insinuare in maniera netta nel bosco che ricompare nella parte nord di salita (la dx, in ascesa), accompagnato da evidenti segni CAI, si raccoglie la sfida di inerpicarsi in maniera diretta, esplorando le rocce e l'arido terreno, meno stabile in alcuni punti. In una salita di crinale totalmente improvvisata, guidata totalmente da istinto, orientamento e terreno, si giunge a Colle Quarantelle in circa 140 m in 400 m di movimento talvolta accompagnato dall'ausilio delle mani, raggiungendo al km 4,2 circa il sentiero di crinale: la soddisfazione è veder stagliarsi le verdi sagome delle cime meridionali del comprensorio (Monte Sodo Pulito e i vari "Poggi" che si aggiungono alle precedenti cime, lasciando gradualmente un luogo effettivamente dall'aspetto lunare per proseguire in cresta nella faggeta che si impossessa sempre più del panorama, offrendo riparo da un'atipica calura estiva di aprile. Il confine toscano è validato in tale passaggio, in cui alcune rocce accompagnano alcuni tornanti in faggeta ad alto fusto, portando a Poggio dell'Appione che non è di passaggio sul sentiero, ma si scova guadagnando i metri più alto del bosco che resta padrone anche delle vedute.
Si prosegue, incrociando sulla sx il CAI 90 (390) detto sentiero del Lupo che scenderà sino a Parchiule, poco più avanti è posto un capanno di fortuna dove su un tavolo si trova una griglia in condizioni non ottimali... Attraverso una serie di saliscendi boschivi, si raggiunge al km 6 il cosiddetto valico di Sbocco Bucine, la cui impressione è effettivamente di passare nel punto di congiunzione fra 2 valloni (Fosso della Mandraccia a SE, mentre a SO Fosso del Bucine), ove si lascia definitivamente il CAI 90 bis per intraprende un tratto dell'ex CAI 00 (ora 300, molto lungo nella sua complessiva estensione) cui ricade un tratto di sentiero storico risalente alla pastorizia locale medievale (antica via di valico dell’Alpe della Luna), poi denominato Hinton Brown per il fortunoso salvataggio del pilota britannico che nel '44, il cui aereo fu colpito dai nazifascisti nel corso della logorante battaglia per la presa della Repubblica di Salò: il filone di storia non termina qui, in quanto negli anni '50 divenne "via dei contrabbandieri" che trasportavano clandestinamente il sale della Romagna e il tabacco della Valtiberina per evitare i dazi.
Si continua in modica salita in direzione del bivio per Monte Maggiore, con la possibilità di intravedere fra la serie di fusti più spogli, in direzione S (sx in senso di ascesa) il Lago di Montedoglio (situato nei pressi di Sansepolcro) che appare con la caratteristica sagoma simile a croce intorno al km di percorrenza 6,4-6,5.
Al km 7,1 si raggiunge il quadrivio che offre una bell'ampiamento orizzontale del bosco, con il sentiero 5 che porta in cima alla non panoramica cima di Monte Maggiore mentre in direzione SO si procede sul crinale per Monte Cucco che perde quota. Si prosegue verso O-NO per incamminarsi verso lo scenario più suggestivo dell'Alpe della Luna, ove convivono il Fosso omonimo ed il Torrente Presalino, in cui prima una sorta di arco dato da un albero spezzato con segno CAI e poi tappeti balsamici di aglio orsino che riluce con il suo verde brillante ai lati del decorso di sentiero, un accompagnamento che permette una prima anteprima fra fusti semispogli della Ripa della Luna, strapiombante a forma di falce o di spicchio di luna (da cui trae origine la denominazione attribuita alla catena montuosa) con pareti quasi verticali dell'altezza di circa 200 metri, costituito da marne e pietre arenarie, meglio concesso dal punto panoramico con sentiero delimitato da una staccionata inclinata verso il vuoto (da ritenersi altamente instabile e quindi non appoggiarsi per evitare tragici incidenti), ma superabile per avere maggiore appoggio su un enorme masso inclinato verso l'alto e un tratto di sentiero che avvicina allo strapiombo: fra i vari Poggi della Romagna, si staglia il largo tronco di cono del Monte Carpegna che da sfondo ai cilindri di Sasso Simoncello (a sx) e Sasso Simone (a dx). Goduta tale visuale, si sale sino a Monte dei Frati (con alcuni tratti più ripidi), la vetta più alta del comprensorio, riconoscibile da un cartello su un cumulo di sassi che pur non essendo panoramica a causa della "chiusura" da parte dei faggi ad alto fusto, resta pur sempre il costone che offre la bellezza della Ripa e poco più avanti quel che rimane della Linea Gotica (prevalentemente fossati), il cui velleitario progetto nazista ideato da Albert Kesselring era di costruire una poderosa linea difensiva per non solo per arginare l'avanzata degli Alleati, ma anche per riprendere possesso del Centro-Sud: si punta soprattutto a sfruttare il terreno montuoso e gli ostacoli naturali (dirupi, fiumi, torrenti, scarsa viabilità), oltre al fattore di assaltare in maniera non sistematica gli angloamericani, tuttavia le strutture in cemento armato e in acciaio furono esigue, prevalendo le barriere costruite con terra, legno e pietre, nonostante il successo della strategia degli attacchi improvvisati, oltre ad abbattere ogni tipo di via di comunicazione. Nonostante rastrellamenti di italiani del posto e sloveni, non fu mai stabilita una linea consistente della quale non resta ormai più nulla, se non i ricordi e le buche nella zona.
Si compie a ritroso tutta la parte di sentiero che conduce sino al bivio con il CAI 90, per effettuare una ripida discesa su fondo dissestato e a tratti irregolare che in 1 km si regolarizza divenendo molto più dolce da scendere, con le caratteristiche di una carrareccia: nel suo decorso, si incontrano ben 2 fontane munite di vasche di raccolta ma purtroppo in secca; tuttavia, si apprezza la colonizzazione da parte di salamandre e tritoni nella seconda, che maggiormente riparata dal sole offre una migliore accoglienza. Si compie una repentina svolta a sx al km 14, abbandonando la carrareccia ed impegnando un sentiero di sottobosco che consta di roverelle e compie varie svolte in località Casa Sarza, ove si incontra anche un rudere.
Il punto più interessante è suggestivo è al km 15,2 e poi al 15,6 quando in località Casa Cornialetti si incrocia il guado sul sentiero: il primo passaggio è più semplice, in quanto l'attraversamento è limitato a poco meno di 1 m, compiendo poi una breve risalita che evolve in una discesa con 2 serpentine, sino a passare letteralmente nel decorso di Rio della Villa: in questo caso sarà necessario passare all'altra sponda, sfruttando con cautela alcuni sassi più o meno stabili. Si resta rapidi dai gentili vortici e dai salti compiuti dal fiume che si costeggia guardandolo in più passaggi dall'alto nel suo decorso, sino ad incrociare nuovamente nella località Castellonchio.
Il sentiero decorre poi come una più ampia carrareccia, senza mai più avere punti ripidi, per raggiungere nuovamente il borgo con la sua fontana per dissetarsi.
Nonostante l'intera escursione sia stata classificata come moderata, nonostante un'importante lunghezza, non mancano punti di maggiore impegno, fra cui sicuramente uno dei passaggi del fiume, la salita su rocce e grossi sassi per Colle Quarantelle e qualche tratto leggermente esposto: la vera sfida è razionalizzare la propria riserva di acqua, vista la prolungata assenza di fonti, fatta eccezione per il paese o qualora ci si volesse allungare oltre Monte dei Frati.
L'escursione si affronta adeguatamente con calzature da trekking, bastoncini e tutti gli accorgimenti necessari a seconda di temperatura, vento e stagione.
I panorami e la storia di questo comprensorio particolarmente esteso in termini di lunghezza sapranno ricompensare i km macinati.
Il lungo crinale che attraversa tutta la catena principale è interamente in Toscana, con le due cime maggiori fra cui si incunea la cosiddetta Ripa della Luna, uno strapiombo a forma di falce (da cui deriva la denominazione attribuita alla catena montuosa) con pareti quasi verticali dell'altezza di circa 200 metri, costituito da marne e pietre arenarie.
L'insieme degli ambienti crea un contesto unico che ha come svantaggio la necessità di lunghe percorrenze con fonti molto distanti fra loro e talora praticamente in secca, rendendo l'intero itinerario ostico nei periodi più caldi il cui peso principale dello zaino sarà ricoperto da una scorta di acqua personale di almeno 2 litri.
La traccia non comprende alcun tratto realmente esposto e nella registrazione mancano circa +/- 50 m, probabilmente persi nel conto preciso dei saliscendi che caratterizzano una dorsale cui si toccano varie cime, alcune neanche citate nel titolo per esigenza di brevità.
L'anello è costruito su 3 sentieri CAI, distinguibili in uno di mezza costa (90 - 390) che incrocia e costeggia il Rio della Villa in un ambiente di sottobosco e querceti, in scenari molto suggestivi, uno di cresta (90 bis - 390 D) che si conclude poco dopo aver attraversato un rudimentale capanno di ricovero, infine dalla di Sbocco Bucine, incrociando il sentiero Hinton-Brown, si intraprende il sentiero di alta cresta boschiva (CAI 00) che incrocia il punto di salita per Monte Maggiore (non panoramico), quindi passa per Monte dei Frati e quel che resta della Linea Gotica e la sua travagliata storia fatta di scarsa collaborazione delle popolazioni locali oppresse dal regime nazifascista che tentava una strenua resistenza agli Alleati ed al mantenimento dei territori della Repubblica di Salò.
La partenza avviene dal piccolo borgo rurale di Parchiule, frazione di Borgo Pace, il cui inizio di sentiero di innesta alla sponda del Rio Auro che andrà ad alimentare a SE il fiume Metauro. La possibilità di parcheggio sono limitate e non manca qualche attaccabrighe che avrà da commentare anche su soste in terreni non appartenenti a nessuno, senza che vi sia ostacolo alla circolazione.
Il primo tratto comune fra CAI 390 e 390 D è una semplice salita all'interno dell'abitato, al cui bivio è importante prendere nota di una fontana che potrebbe essere salvifica al termine dell'escursione. Scelta la direzione - noi abbiamo intrapreso la dx, il sentiero di cresta 390 D - ci si incammina fra ruderi guadagnando rapidamente circa 150 metri di dislivello, in un ambiente praticamente scoperto al sole, circondati da una sporadica vegetazione costituita da cespugli, soprattutto di ginestre ed altre fioriture che corroborano il tripudio di colori cui si assiste a bassa quota [pruni selvatici, lillà alberi di Giuda], fino a raggiungere una piccola sella, posta proprio ai piedi della Torre di Villa, risalente al XIII secolo come torre di guardia in epoca medievale, i cui ruderi sono ancora in apprezzabile condizione.
Tornando indietro, si imbocca la direzione di sx per Sbocco Bucine (CAI 390 D/90 bis), mentre a dx continua a decorrere il Sentiero Natura; si andranno a compiere una serie di svolte sul crinale di Monte Vallandia, prima cima ad essere raggiunta a poco più di 800 m, in un contesto di sottobosco che consta soprattutto di roverelle, tasso, ginepro e ginestre che ancora non son sbocciate in fiore. Poco prima del km 1,7 (riportato nel waypoint) è opportuno svoltare a destra e non a sx (come in questa traccia, in assenza di segni CAI, praticamente spariti in questo ingannevole passaggio in cui si incrociano 2 effettive vie percorribili) in quanto per ricongiungersi al sentiero sarà necessario attraversare un tratto impervio, distintamente franoso, compiendo prima una salita e poi una discesa la cui riduzione del baricentro e l'aiuto di almeno un bastone sarà fondamentale nella gestione del proprio movimento. Il sentiero prosegue l'ascesa senza mai avere tratti ripidi, restringendosi in alcuni punti che potrebbero risultare meno piacevoli per chi ha "ansia del vuoto", ma senza mai essere esposto, raggiungendo al km 2,4 Monte Vallandia che concede solo le inverdite cime S-SE Monte Finocchio, Colle Alto e Poggio del Sasso come unico punto panoramico. Si è ormai in località Bocca Trabaria e l'ambiente inizia gradualmente ad essere popolato da faggi che offrono un maggiore riparo alla radiazione solare e ad aversi un'impercettibile salita. L'interruzione del bosco avviene in una parte cui il costone si scopre, superati dalla parte del versante N Fosso delle Roncacce e Fosso della Cannuccia, lasciando spazio ad numerosi affioramenti di strati di roccia che appaiono talora come grossi speroni, talora distribuite in modo circolare, talora con inclinazione verso il cielo e al suolo come lastre simili a piastrelle, in alcuni punti. Nonostante il sentiero si vada ad insinuare in maniera netta nel bosco che ricompare nella parte nord di salita (la dx, in ascesa), accompagnato da evidenti segni CAI, si raccoglie la sfida di inerpicarsi in maniera diretta, esplorando le rocce e l'arido terreno, meno stabile in alcuni punti. In una salita di crinale totalmente improvvisata, guidata totalmente da istinto, orientamento e terreno, si giunge a Colle Quarantelle in circa 140 m in 400 m di movimento talvolta accompagnato dall'ausilio delle mani, raggiungendo al km 4,2 circa il sentiero di crinale: la soddisfazione è veder stagliarsi le verdi sagome delle cime meridionali del comprensorio (Monte Sodo Pulito e i vari "Poggi" che si aggiungono alle precedenti cime, lasciando gradualmente un luogo effettivamente dall'aspetto lunare per proseguire in cresta nella faggeta che si impossessa sempre più del panorama, offrendo riparo da un'atipica calura estiva di aprile. Il confine toscano è validato in tale passaggio, in cui alcune rocce accompagnano alcuni tornanti in faggeta ad alto fusto, portando a Poggio dell'Appione che non è di passaggio sul sentiero, ma si scova guadagnando i metri più alto del bosco che resta padrone anche delle vedute.
Si prosegue, incrociando sulla sx il CAI 90 (390) detto sentiero del Lupo che scenderà sino a Parchiule, poco più avanti è posto un capanno di fortuna dove su un tavolo si trova una griglia in condizioni non ottimali... Attraverso una serie di saliscendi boschivi, si raggiunge al km 6 il cosiddetto valico di Sbocco Bucine, la cui impressione è effettivamente di passare nel punto di congiunzione fra 2 valloni (Fosso della Mandraccia a SE, mentre a SO Fosso del Bucine), ove si lascia definitivamente il CAI 90 bis per intraprende un tratto dell'ex CAI 00 (ora 300, molto lungo nella sua complessiva estensione) cui ricade un tratto di sentiero storico risalente alla pastorizia locale medievale (antica via di valico dell’Alpe della Luna), poi denominato Hinton Brown per il fortunoso salvataggio del pilota britannico che nel '44, il cui aereo fu colpito dai nazifascisti nel corso della logorante battaglia per la presa della Repubblica di Salò: il filone di storia non termina qui, in quanto negli anni '50 divenne "via dei contrabbandieri" che trasportavano clandestinamente il sale della Romagna e il tabacco della Valtiberina per evitare i dazi.
Si continua in modica salita in direzione del bivio per Monte Maggiore, con la possibilità di intravedere fra la serie di fusti più spogli, in direzione S (sx in senso di ascesa) il Lago di Montedoglio (situato nei pressi di Sansepolcro) che appare con la caratteristica sagoma simile a croce intorno al km di percorrenza 6,4-6,5.
Al km 7,1 si raggiunge il quadrivio che offre una bell'ampiamento orizzontale del bosco, con il sentiero 5 che porta in cima alla non panoramica cima di Monte Maggiore mentre in direzione SO si procede sul crinale per Monte Cucco che perde quota. Si prosegue verso O-NO per incamminarsi verso lo scenario più suggestivo dell'Alpe della Luna, ove convivono il Fosso omonimo ed il Torrente Presalino, in cui prima una sorta di arco dato da un albero spezzato con segno CAI e poi tappeti balsamici di aglio orsino che riluce con il suo verde brillante ai lati del decorso di sentiero, un accompagnamento che permette una prima anteprima fra fusti semispogli della Ripa della Luna, strapiombante a forma di falce o di spicchio di luna (da cui trae origine la denominazione attribuita alla catena montuosa) con pareti quasi verticali dell'altezza di circa 200 metri, costituito da marne e pietre arenarie, meglio concesso dal punto panoramico con sentiero delimitato da una staccionata inclinata verso il vuoto (da ritenersi altamente instabile e quindi non appoggiarsi per evitare tragici incidenti), ma superabile per avere maggiore appoggio su un enorme masso inclinato verso l'alto e un tratto di sentiero che avvicina allo strapiombo: fra i vari Poggi della Romagna, si staglia il largo tronco di cono del Monte Carpegna che da sfondo ai cilindri di Sasso Simoncello (a sx) e Sasso Simone (a dx). Goduta tale visuale, si sale sino a Monte dei Frati (con alcuni tratti più ripidi), la vetta più alta del comprensorio, riconoscibile da un cartello su un cumulo di sassi che pur non essendo panoramica a causa della "chiusura" da parte dei faggi ad alto fusto, resta pur sempre il costone che offre la bellezza della Ripa e poco più avanti quel che rimane della Linea Gotica (prevalentemente fossati), il cui velleitario progetto nazista ideato da Albert Kesselring era di costruire una poderosa linea difensiva per non solo per arginare l'avanzata degli Alleati, ma anche per riprendere possesso del Centro-Sud: si punta soprattutto a sfruttare il terreno montuoso e gli ostacoli naturali (dirupi, fiumi, torrenti, scarsa viabilità), oltre al fattore di assaltare in maniera non sistematica gli angloamericani, tuttavia le strutture in cemento armato e in acciaio furono esigue, prevalendo le barriere costruite con terra, legno e pietre, nonostante il successo della strategia degli attacchi improvvisati, oltre ad abbattere ogni tipo di via di comunicazione. Nonostante rastrellamenti di italiani del posto e sloveni, non fu mai stabilita una linea consistente della quale non resta ormai più nulla, se non i ricordi e le buche nella zona.
Si compie a ritroso tutta la parte di sentiero che conduce sino al bivio con il CAI 90, per effettuare una ripida discesa su fondo dissestato e a tratti irregolare che in 1 km si regolarizza divenendo molto più dolce da scendere, con le caratteristiche di una carrareccia: nel suo decorso, si incontrano ben 2 fontane munite di vasche di raccolta ma purtroppo in secca; tuttavia, si apprezza la colonizzazione da parte di salamandre e tritoni nella seconda, che maggiormente riparata dal sole offre una migliore accoglienza. Si compie una repentina svolta a sx al km 14, abbandonando la carrareccia ed impegnando un sentiero di sottobosco che consta di roverelle e compie varie svolte in località Casa Sarza, ove si incontra anche un rudere.
Il punto più interessante è suggestivo è al km 15,2 e poi al 15,6 quando in località Casa Cornialetti si incrocia il guado sul sentiero: il primo passaggio è più semplice, in quanto l'attraversamento è limitato a poco meno di 1 m, compiendo poi una breve risalita che evolve in una discesa con 2 serpentine, sino a passare letteralmente nel decorso di Rio della Villa: in questo caso sarà necessario passare all'altra sponda, sfruttando con cautela alcuni sassi più o meno stabili. Si resta rapidi dai gentili vortici e dai salti compiuti dal fiume che si costeggia guardandolo in più passaggi dall'alto nel suo decorso, sino ad incrociare nuovamente nella località Castellonchio.
Il sentiero decorre poi come una più ampia carrareccia, senza mai più avere punti ripidi, per raggiungere nuovamente il borgo con la sua fontana per dissetarsi.
Nonostante l'intera escursione sia stata classificata come moderata, nonostante un'importante lunghezza, non mancano punti di maggiore impegno, fra cui sicuramente uno dei passaggi del fiume, la salita su rocce e grossi sassi per Colle Quarantelle e qualche tratto leggermente esposto: la vera sfida è razionalizzare la propria riserva di acqua, vista la prolungata assenza di fonti, fatta eccezione per il paese o qualora ci si volesse allungare oltre Monte dei Frati.
L'escursione si affronta adeguatamente con calzature da trekking, bastoncini e tutti gli accorgimenti necessari a seconda di temperatura, vento e stagione.
I panorami e la storia di questo comprensorio particolarmente esteso in termini di lunghezza sapranno ricompensare i km macinati.
Waypoints
Risk
2,480 ft
Punto impervio da non imboccare, nel sottobosco procedere a dx anche in assenza di segni CAI (corretto sentiero)
Comments (20)
You can add a comment or review this trail
Hermosa ruta circular disfrutando de magníficos parajes y bellos rincones.
Muy buena foto.
Felicidades y gracias por compartir Amigo.
Muchas gracias California, un abrazo
Paesaggio ricco e variegato, particolarissima la salamandra (probabilmente una rarità) in un ambiente montano dalle mille sfaccettature.
Grazie mille per la valutazione, un itinerario lungo che regala angoli e creaturi in una "terra di mezzo".
magnífica ruta con preciosos paisajes gracias por compartirla un abrazo 🤗
Muchas gracias por su agradecimiento Mpuet, un abrazo
Bel giro tanti punti con il fiume!
Qué buena ruta! Buen desnivel que te has manejado aquí. Felicitaciones por realizarla!
Grazie mille Alfredo e Franchetiello, è stata lunga ed impegnativa per il caldo, ma c'è tanta di quella varietà che ti fa tornare a casa felice.
Bonita y exigente ruta con bastante desnivel para disfrutar de buenas vistas. Un abrazo
Se me olvidaba valorar. Un abrazo
Muchas gracias Emilio, no te preocupes por el olvido 😁. Estoy agradecido por la evaluación, un abrazo
Ruta espectacular, como nos tienes acostumbrados!!!
Muchas Gracias por compartir y enseñarnos esta zona!!!
1Abrazo!!!
Muchas gracias, Tolly! Hacía mucho tiempo que planeaba una excursión a esta zona, el bosque es realmente hermoso y también tiene elementos muy característicos. Un abrazo!
Questo è un percorso con una buona distanza e relativa elevazione. Anche le immagini e le descrizioni sono fantastiche. I fiumi e gli alberi in fiore sono bellissimi. Grazie per la condivisione. Distinti saluti.
Grazie mille per l'intero apprezzamento, Mohammad, è un'area molto particolare e almeno una volta consiglio di esplorarla. Distinti saluti.
Excelente percurso, com um detalhe descritivo perfeito!
Obrigado pela partilha,
Um Abraço
Grazie mille Miguel per la valutazione ed il giudizio! Un abbraccio!
Una ruta preciosa y muy completa .
Enhorabuena por haberla realizado .
Una abrazo
Grazie Sara, un abbraccio