Alpi Feltrine: Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr o Val Cavaller per la Pala Fiòca da Roncoi di Fuori
near Roncoi, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Escursione che percorre una cengia molto varia e con qualche tratto assai impegnativo.
Questa cengia-viàz porta il nome di un noto cacciatore del luogo a cui sono “intestati” molti itinerari nel Gruppo del Pizzocco, tutti con caratteristiche di originalità e di una certa difficoltà di base.
Fra gli altri, c’è una omonima “Zéngia de Severino Pagnussat” che si trova sul lato est del Gruppo del Pizzocco (qui siamo a ovest) in destra Valle del Mis, e che scorre tra Porta Bassa e Porta Alta dal lato sud-est: attenzione a non confondere queste due “zénge” in fase di programmazione (vedi → Monti della Destra Mis: Cengia Anulare della Cima di Porta Bassa, Zéngia de Severino Pagnussat, Porta Alta e Spìgol Séch).
**********
L’avvicinamento di questo itinerario passa per la Pala Fioca dove incrocia quello per la Zéngia del Cógol di Col Selvino, e pertanto si possono programmare indifferentemente i due avvicinamenti per ognuna delle due cenge (vedi → Alpi Feltrine: Zéngia del Cógol di Col Selvino in Val Cavalèr o Val Cavaller per il Trói del Fontanón da Staolèt ).
Le due cenge, di fatto, scorrono parallele su due livelli di quota diversi sopra la Val Cavalèr o Val Cavaller.
**********
Chi vuole “avventurarsi” in un altro itinerario di Severino Pagnussat, può provare → Alpi Feltrine: anello tra la Val Càsole e la Val Fosserla salendo per la Via Severino Pagnussat a nord del Monte Tre Pietre.
**********
La guida di riferimento di questo itinerario è la solita “Agneléze Erèra Pizzòcco” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti, e a questa mi riferisco in descrizione con il termine “guida”.
La Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr è descritta anche nel libro “Sentieri e Viaz dimenticati delle Alpi Feltrine” di Aldo De Zordi, Paolo Lovat e Ivan De Zordi – stranamente l’itinerario (il num. 25) è denominato semplicemente “Pala Fioca”, ed è descritto in modo veramente troppo sommario al contrario di altri.
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Avvicinamento all’inizio della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Dal parcheggio si seguono la stradetta fino alla Chiesa di San Felice in Monte e poi il sentiero CAI 852 fino a Casera Pradel.
In “tempi normali”, subito dopo a fianco di Casera Pradel si salirebbe nel bosco a intercettare, dopo poche decine di metri lineari, un sentierino boschivo che sale in diagonale verso sinistra.
Ora c’è una fascia di alberi schiantati dalla Tempesta Vaia, e nell’unico corridoio in teoria libero è cresciuto un bel “muro di rovi”.
Conviene proseguire sul sentiero CAI 852 per poco più di 100 metri lineari, fin dove svolta a destra per attraversare poco dopo l’impluvio del vallone che scende dalla Pala Fioca.
In corrispondenza della curva a destra che anticipa il vallone, si può salire sulla dorsale che è liberissima da schianti, e intercettare il sentiero più in alto.
È un tratto boschivo in cui si cammina bene e ci sono pure delle labili tracce che, però, sono al servizio di qualche presa d’acqua.
Io sono salito diritto e ho ritrovato il sentierino circa 90 metri di dislivello più in alto, ma se si piega un po’ verso destra si intercetta prima.
Da qualsiasi punto di immissione nel sentierino, si prosegue in diagonale sinistra che si accentua sempre più fin sotto una bastionata di rocce (sempre dentro il bosco) dove ho trovato un ometto.
Dopo la bastionata si arriva ad attraversare l’impluvio del vallone, con un altro ometto subito dopo, e qui finisce l’impronta a terra del sentierino.
Ora si può dire di star dentro la Pala Fioca, con il bosco che si dirada e il fondo che diventa erboso.
Si sale senza una direzione “assegnata” dalle tracce, tenendo presente che bisognerà riportarsi verso destra per ritornare nel solco-impluvio del vallone.
Io sono tornato a destra quando ho trovato un tratto di sentierino emerso dalle erbe che traversa sotto delle basse rocce, e ho trovato un ultimo ometto e un ramo tagliato al fondo-impluvio del vallone.
Qui la guida scrive di continuare più o meno sul fondo del vallone: è senz’altro possibile, ed è pure la soluzione più “economica” che fa risparmiare strada.
Tuttavia mi sono alzato ancora verso destra direzione salita per andare a visitare il Covolo della Pala Fioca: veramente grande e bello, e oggi con uno stillicidio di “gocce grosse come ciliegie”.
Ora bisogna tener presente quota 1.360 con altimetro tarato a quota 905 a Casera Pradel.
Proseguendo dopo il Covolo della Pala Fioca – o provenendo dal centro del vallone – si arriva dove la Pala Fioca si chiude a imbuto rovesciato a circa 1.400 metri di quota, con altissime rocce sulla destra e una più bassa fascia rocciosa a sinistra su cui si nota qualche spaccatura dove sembra di poterla oltrepassare.
L’unica selletta-spaccatura buona è quella di quota 1.360, ed è ricoperta da qualche faggio, larghi mughi e un paio di abeti non evidentissimi da sotto – di fatto è quella meno evidente!
Provenendo dal Covolo della Pala Fioca, la mia traccia GPS a questo punto scende qualche metro e traversa tutto a sinistra, ma se si arriva dal centro del vallone si finisce sotto la selletta quasi in modo naturale.
Subito dopo questa selletta con boschetto inizia la Zéngia de Severino Pagnussat.
Percorrenza della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Dalla selletta si scende verso l’altro lato per pochi metri fino all’evidente traccia che in quel punto scorre sotto la cresta, e si va a destra.
C’è subito un breve passaggio di attenzione per aggirare uno spigoletto su una “quasi interruzione” della cornice, dove bisogna fare buon uso delle mani per mantenere l’equilibrio.
Da subito dopo lo spigoletto si nota il sentierino di cornice che prosegue sempre esposto fin sotto a una lunga e ripida bancata erbosa.
Prima di arrivare alla bancata, c’è un tratto con rocce spioventi che costringe a un passo del gatto, se la base è umida come oggi e non permette il passaggio esterno molto esposto con accettabile sicurezza.
Si risale la lunga e ripida (ma non troppo) bancata senza particolari problemi finché si arriva in testata, e “nel cuore” del grande anfiteatro che si sta percorrendo, dove c’è un canale di alcuni metri di larghezza da attraversare.
Da qui (ma anche da un po’ prima se si sta attenti) si nota a un livello più basso, verso la fine del circo dell’anfiteatro, una selletta-forcella con evidente traccia che la raggiunge, e proprio lì bisogna andare.
Oltre il canale c’è una serie di dirupi impercorribili, e per scendere a intercettare la traccia verso la forcelletta-obiettivo ho imboccato un canaletto secondario, che scende subito dopo quello di arrivo, oltrepassando una prima piccola costa erbosa.
**********
Ho fatto questa scelta per portarmi al sole dove avrei trovato tutto perfettamente asciutto.
Dopo due giorni senza pioggia – ma con piogge frequenti in precedenza – le parti all’ombra del mattino dell’anfiteatro “trasudavano” ancora acqua.
Visto il tutto poi da sotto, con l’asciutto perfetto si potrebbe scendere anche dentro il canale di arrivo (con passi più o meno di I° grado) e anche anticipandolo sui ripidi erbosi, ma con l’umido-bagnato è assai rischioso.
**********
Imboccato il canaletto secondario, sono sceso alcuni metri fin sopra un salto, e poi ho piegato sul pendio di mughi a destra.
Ho seguito un corridoio naturale verso destra per una decina di metri, per poi ritornare a sinistra vicino al bordo del canale.
Qui i mughi diventano ancora più radi lasciando aperta una visuale sufficiente per scegliere la linea di discesa che comporta qualche sporadico passo tra erba e mughi assimilabile al I° grado.
Alla fine ho ritrovato la traccia di sentierino che origina dal canale in basso e porta sulla forcelletta-obiettivo di uscita dall’anfiteatro.
In tutto si scende per 50/60 metri di dislivello, dipende da dove si gira in alto, e – ripeto – se è tutto perfettamente asciutto conviene anticipare come quota il punto di attraversamento del circo.
Dal ritrovamento del nuovo sentierino che origina dalla base del canale, c’è un breve traverso, poi qualche roccetta in discesa di pochi metri e infine la salitella finale per la forcelletta di uscita.
Ora cambiano scenario e … livello medio di difficoltà.
Dalla forcelletta di uscita ci si alza su buona traccia fino a una piccola costa con un evidente abete completamente rinsecchito in basso e … messo male in alto: è un punto panoramico che merita una pausa di osservazione.
Avanti 2/3 minuti sulla cornice e si arriva ai tratti chiave del percorso.
Per primo c’è un traverso in totale esposizione con cavetto di aiuto.
Senza cavo sarebbe veramente dura: sono tra i 20 e 25 metri in linea d’aria totalmente esposti con appoggi non sempre ripuliti dal ghiaino e un paio di piccoli mughi ad altezza petto che ti buttano in fuori.
Alla fine del cavo c’è una placchetta di cemento con incisa la scritta “PAGNUSSAT S. 1980”: nella placchetta sono cementati un bossolo e un’ogiva di proiettili.
Dalla fine del cavo ci sono un altro paio di passi esposti non banali, e poi in 2/3 minuti si raggiunge una selletta erbosa con qualche abete.
Dalla selletta si scende direttamente nel ripido e stretto canalino successivo, con primi passi a gradini alti e poi su pietrisco.
Fatti pochi metri si esce verso destra prima di un salto per immettersi nella buona traccia tra i mughi che si nota da inizio discesa.
QUESTO – A MIO GIUDIZIO – È IL PASSAGGIO PIÙ IMPEGNATIVO DI TUTTA LA ZÉNGIA DE SEVERINO PAGNUSSAT.
Qui la guida scrive: «… segue la discesa di un corto canalino che precede alcuni insidiosi passaggi in roccia».
A prima vista sembra un traverso di 4/5 metri molto esposto ma su solide basi, poi appena si mettono mani e piedi dentro cambia la percezione.
Gli appoggi per i piedi sono abbastanza numerosi anche se per lo più piccolini, del tipo 1/3 o 1/4 di piede – per le mani, però, c’è meno scelta.
Penso che il tutto sia assimilabile a un buon II° grado orizzontale, e il termine “insidioso” utilizzato dalla guida è più che appropriato: è un tratto ingannevole rispetto alla prima impressione.
Poi la guida scrive che si continua «… con percorso relativamente più agevole …»: agevole relativamente, appunto.
La traccia di cornice è sempre evidente, e alterna tratti ben camminabili con qualche insidioso breve cambio di livello dove bisogna resettare il livello di attenzione.
Si finisce così al bordo del ramo orientale della Val Cavalèr, sotto un tratto non ripido dell’impluvio punteggiato di massi.
Chiusura dell’escursione dalla fine della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Si può risalire senza problemi a fianco dell’impluvio del ramo sinistro della Val Cavalèr, per intercettare più sopra il sentierino che dal sentiero CAI di salita al Monte Pizzocco devia verso la gran bancata sud-ovest – vedi → Alpi Feltrine: Pulpito dei Camòrz o Pulpito dei Camosci per la bancata sud-ovest del Monte Pizzocco.
Oggi ho preferito ricollegarmi al sentiero CAI seguendo, in tendenza destra, le varie tracce di animali e umani che si trovano nel pendio con vegetazione non coprente che permette una salita libera.
Una di queste tracce porta a Cima Cavalèr (e infatti ho visto di passaggio anche un paio di bollini rossi) ma, ripeto, ho semplicemente seguito una direttrice “a occhio” con l’unica attenzione di trovare un buon punto per scattare una foto verso il Monte Pizzocco.
Poi dall’immissione nel sentiero CAI ho scelto di rientrare per il Bivacco Palia per “disegnare un anello perfetto”.
**********
Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.150 metri e non oltre 1.500 come indicato nei dai di riepilogo Wikiloc.
Questa cengia-viàz porta il nome di un noto cacciatore del luogo a cui sono “intestati” molti itinerari nel Gruppo del Pizzocco, tutti con caratteristiche di originalità e di una certa difficoltà di base.
Fra gli altri, c’è una omonima “Zéngia de Severino Pagnussat” che si trova sul lato est del Gruppo del Pizzocco (qui siamo a ovest) in destra Valle del Mis, e che scorre tra Porta Bassa e Porta Alta dal lato sud-est: attenzione a non confondere queste due “zénge” in fase di programmazione (vedi → Monti della Destra Mis: Cengia Anulare della Cima di Porta Bassa, Zéngia de Severino Pagnussat, Porta Alta e Spìgol Séch).
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L’avvicinamento di questo itinerario passa per la Pala Fioca dove incrocia quello per la Zéngia del Cógol di Col Selvino, e pertanto si possono programmare indifferentemente i due avvicinamenti per ognuna delle due cenge (vedi → Alpi Feltrine: Zéngia del Cógol di Col Selvino in Val Cavalèr o Val Cavaller per il Trói del Fontanón da Staolèt ).
Le due cenge, di fatto, scorrono parallele su due livelli di quota diversi sopra la Val Cavalèr o Val Cavaller.
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Chi vuole “avventurarsi” in un altro itinerario di Severino Pagnussat, può provare → Alpi Feltrine: anello tra la Val Càsole e la Val Fosserla salendo per la Via Severino Pagnussat a nord del Monte Tre Pietre.
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La guida di riferimento di questo itinerario è la solita “Agneléze Erèra Pizzòcco” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti, e a questa mi riferisco in descrizione con il termine “guida”.
La Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr è descritta anche nel libro “Sentieri e Viaz dimenticati delle Alpi Feltrine” di Aldo De Zordi, Paolo Lovat e Ivan De Zordi – stranamente l’itinerario (il num. 25) è denominato semplicemente “Pala Fioca”, ed è descritto in modo veramente troppo sommario al contrario di altri.
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Avvicinamento all’inizio della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Dal parcheggio si seguono la stradetta fino alla Chiesa di San Felice in Monte e poi il sentiero CAI 852 fino a Casera Pradel.
In “tempi normali”, subito dopo a fianco di Casera Pradel si salirebbe nel bosco a intercettare, dopo poche decine di metri lineari, un sentierino boschivo che sale in diagonale verso sinistra.
Ora c’è una fascia di alberi schiantati dalla Tempesta Vaia, e nell’unico corridoio in teoria libero è cresciuto un bel “muro di rovi”.
Conviene proseguire sul sentiero CAI 852 per poco più di 100 metri lineari, fin dove svolta a destra per attraversare poco dopo l’impluvio del vallone che scende dalla Pala Fioca.
In corrispondenza della curva a destra che anticipa il vallone, si può salire sulla dorsale che è liberissima da schianti, e intercettare il sentiero più in alto.
È un tratto boschivo in cui si cammina bene e ci sono pure delle labili tracce che, però, sono al servizio di qualche presa d’acqua.
Io sono salito diritto e ho ritrovato il sentierino circa 90 metri di dislivello più in alto, ma se si piega un po’ verso destra si intercetta prima.
Da qualsiasi punto di immissione nel sentierino, si prosegue in diagonale sinistra che si accentua sempre più fin sotto una bastionata di rocce (sempre dentro il bosco) dove ho trovato un ometto.
Dopo la bastionata si arriva ad attraversare l’impluvio del vallone, con un altro ometto subito dopo, e qui finisce l’impronta a terra del sentierino.
Ora si può dire di star dentro la Pala Fioca, con il bosco che si dirada e il fondo che diventa erboso.
Si sale senza una direzione “assegnata” dalle tracce, tenendo presente che bisognerà riportarsi verso destra per ritornare nel solco-impluvio del vallone.
Io sono tornato a destra quando ho trovato un tratto di sentierino emerso dalle erbe che traversa sotto delle basse rocce, e ho trovato un ultimo ometto e un ramo tagliato al fondo-impluvio del vallone.
Qui la guida scrive di continuare più o meno sul fondo del vallone: è senz’altro possibile, ed è pure la soluzione più “economica” che fa risparmiare strada.
Tuttavia mi sono alzato ancora verso destra direzione salita per andare a visitare il Covolo della Pala Fioca: veramente grande e bello, e oggi con uno stillicidio di “gocce grosse come ciliegie”.
Ora bisogna tener presente quota 1.360 con altimetro tarato a quota 905 a Casera Pradel.
Proseguendo dopo il Covolo della Pala Fioca – o provenendo dal centro del vallone – si arriva dove la Pala Fioca si chiude a imbuto rovesciato a circa 1.400 metri di quota, con altissime rocce sulla destra e una più bassa fascia rocciosa a sinistra su cui si nota qualche spaccatura dove sembra di poterla oltrepassare.
L’unica selletta-spaccatura buona è quella di quota 1.360, ed è ricoperta da qualche faggio, larghi mughi e un paio di abeti non evidentissimi da sotto – di fatto è quella meno evidente!
Provenendo dal Covolo della Pala Fioca, la mia traccia GPS a questo punto scende qualche metro e traversa tutto a sinistra, ma se si arriva dal centro del vallone si finisce sotto la selletta quasi in modo naturale.
Subito dopo questa selletta con boschetto inizia la Zéngia de Severino Pagnussat.
Percorrenza della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Dalla selletta si scende verso l’altro lato per pochi metri fino all’evidente traccia che in quel punto scorre sotto la cresta, e si va a destra.
C’è subito un breve passaggio di attenzione per aggirare uno spigoletto su una “quasi interruzione” della cornice, dove bisogna fare buon uso delle mani per mantenere l’equilibrio.
Da subito dopo lo spigoletto si nota il sentierino di cornice che prosegue sempre esposto fin sotto a una lunga e ripida bancata erbosa.
Prima di arrivare alla bancata, c’è un tratto con rocce spioventi che costringe a un passo del gatto, se la base è umida come oggi e non permette il passaggio esterno molto esposto con accettabile sicurezza.
Si risale la lunga e ripida (ma non troppo) bancata senza particolari problemi finché si arriva in testata, e “nel cuore” del grande anfiteatro che si sta percorrendo, dove c’è un canale di alcuni metri di larghezza da attraversare.
Da qui (ma anche da un po’ prima se si sta attenti) si nota a un livello più basso, verso la fine del circo dell’anfiteatro, una selletta-forcella con evidente traccia che la raggiunge, e proprio lì bisogna andare.
Oltre il canale c’è una serie di dirupi impercorribili, e per scendere a intercettare la traccia verso la forcelletta-obiettivo ho imboccato un canaletto secondario, che scende subito dopo quello di arrivo, oltrepassando una prima piccola costa erbosa.
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Ho fatto questa scelta per portarmi al sole dove avrei trovato tutto perfettamente asciutto.
Dopo due giorni senza pioggia – ma con piogge frequenti in precedenza – le parti all’ombra del mattino dell’anfiteatro “trasudavano” ancora acqua.
Visto il tutto poi da sotto, con l’asciutto perfetto si potrebbe scendere anche dentro il canale di arrivo (con passi più o meno di I° grado) e anche anticipandolo sui ripidi erbosi, ma con l’umido-bagnato è assai rischioso.
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Imboccato il canaletto secondario, sono sceso alcuni metri fin sopra un salto, e poi ho piegato sul pendio di mughi a destra.
Ho seguito un corridoio naturale verso destra per una decina di metri, per poi ritornare a sinistra vicino al bordo del canale.
Qui i mughi diventano ancora più radi lasciando aperta una visuale sufficiente per scegliere la linea di discesa che comporta qualche sporadico passo tra erba e mughi assimilabile al I° grado.
Alla fine ho ritrovato la traccia di sentierino che origina dal canale in basso e porta sulla forcelletta-obiettivo di uscita dall’anfiteatro.
In tutto si scende per 50/60 metri di dislivello, dipende da dove si gira in alto, e – ripeto – se è tutto perfettamente asciutto conviene anticipare come quota il punto di attraversamento del circo.
Dal ritrovamento del nuovo sentierino che origina dalla base del canale, c’è un breve traverso, poi qualche roccetta in discesa di pochi metri e infine la salitella finale per la forcelletta di uscita.
Ora cambiano scenario e … livello medio di difficoltà.
Dalla forcelletta di uscita ci si alza su buona traccia fino a una piccola costa con un evidente abete completamente rinsecchito in basso e … messo male in alto: è un punto panoramico che merita una pausa di osservazione.
Avanti 2/3 minuti sulla cornice e si arriva ai tratti chiave del percorso.
Per primo c’è un traverso in totale esposizione con cavetto di aiuto.
Senza cavo sarebbe veramente dura: sono tra i 20 e 25 metri in linea d’aria totalmente esposti con appoggi non sempre ripuliti dal ghiaino e un paio di piccoli mughi ad altezza petto che ti buttano in fuori.
Alla fine del cavo c’è una placchetta di cemento con incisa la scritta “PAGNUSSAT S. 1980”: nella placchetta sono cementati un bossolo e un’ogiva di proiettili.
Dalla fine del cavo ci sono un altro paio di passi esposti non banali, e poi in 2/3 minuti si raggiunge una selletta erbosa con qualche abete.
Dalla selletta si scende direttamente nel ripido e stretto canalino successivo, con primi passi a gradini alti e poi su pietrisco.
Fatti pochi metri si esce verso destra prima di un salto per immettersi nella buona traccia tra i mughi che si nota da inizio discesa.
QUESTO – A MIO GIUDIZIO – È IL PASSAGGIO PIÙ IMPEGNATIVO DI TUTTA LA ZÉNGIA DE SEVERINO PAGNUSSAT.
Qui la guida scrive: «… segue la discesa di un corto canalino che precede alcuni insidiosi passaggi in roccia».
A prima vista sembra un traverso di 4/5 metri molto esposto ma su solide basi, poi appena si mettono mani e piedi dentro cambia la percezione.
Gli appoggi per i piedi sono abbastanza numerosi anche se per lo più piccolini, del tipo 1/3 o 1/4 di piede – per le mani, però, c’è meno scelta.
Penso che il tutto sia assimilabile a un buon II° grado orizzontale, e il termine “insidioso” utilizzato dalla guida è più che appropriato: è un tratto ingannevole rispetto alla prima impressione.
Poi la guida scrive che si continua «… con percorso relativamente più agevole …»: agevole relativamente, appunto.
La traccia di cornice è sempre evidente, e alterna tratti ben camminabili con qualche insidioso breve cambio di livello dove bisogna resettare il livello di attenzione.
Si finisce così al bordo del ramo orientale della Val Cavalèr, sotto un tratto non ripido dell’impluvio punteggiato di massi.
Chiusura dell’escursione dalla fine della Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr
Si può risalire senza problemi a fianco dell’impluvio del ramo sinistro della Val Cavalèr, per intercettare più sopra il sentierino che dal sentiero CAI di salita al Monte Pizzocco devia verso la gran bancata sud-ovest – vedi → Alpi Feltrine: Pulpito dei Camòrz o Pulpito dei Camosci per la bancata sud-ovest del Monte Pizzocco.
Oggi ho preferito ricollegarmi al sentiero CAI seguendo, in tendenza destra, le varie tracce di animali e umani che si trovano nel pendio con vegetazione non coprente che permette una salita libera.
Una di queste tracce porta a Cima Cavalèr (e infatti ho visto di passaggio anche un paio di bollini rossi) ma, ripeto, ho semplicemente seguito una direttrice “a occhio” con l’unica attenzione di trovare un buon punto per scattare una foto verso il Monte Pizzocco.
Poi dall’immissione nel sentiero CAI ho scelto di rientrare per il Bivacco Palia per “disegnare un anello perfetto”.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.150 metri e non oltre 1.500 come indicato nei dai di riepilogo Wikiloc.
Waypoints
Waypoint
2,963 ft
03 - Casera Pradèl
Waypoint
2,925 ft
04 - Uscita dal sentiero CAI 852 in direzione della Pala Fiòca
Waypoint
3,216 ft
05 - Immissione nel sentierino boschivo che sale da Casera Pradèl
Waypoint
3,528 ft
07 - Attraversamento impluvio del vallone che scende dalla Pala Fiòca
Waypoint
4,452 ft
15 - Punto foto lungo la Zéngia de Severino Pagnussat verso il 'Passo del Gatto' iniziale
Waypoint
4,857 ft
17 - Punto foto lungo la Zéngia de Severino Pagnussat verso la forcella di uscita dall'anfiteatro iniziale
Waypoint
4,886 ft
18 - Punto foto lungo la Zéngia de Severino Pagnussat dopo testata canale dell'anfiteatro iniziale
Waypoint
4,885 ft
19 - Punto foto a inizio canaletto secondario di discesa lungo la Zéngia de Severino Pagnussat
Waypoint
4,733 ft
20 - Punto foto in discesa verso l'uscita dal primo anfiteatro della Zéngia de Severino Pagnussat
Waypoint
4,665 ft
21 - Punto foto a fine discesa verso l'uscita dal primo anfiteatro della Zéngia de Severino Pagnussat
Waypoint
4,785 ft
23 - Abete isolato e rinsecchito di riferimento lungo la Zéngia de Severino Pagnussat
Waypoint
4,862 ft
27 - Fine traverso espostissimo e impegnativo lungo la Zéngia de Severino Pagnussat
Waypoint
5,209 ft
32 - Fine della Zéngia de Severino Pagnussat presso l'impluvio del ramo est della Val Cavalèr
Waypoint
5,639 ft
34 - Immissione nel sentiero CAI di salita al Monte Pizzocco
Comments (5)
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Very nice trail and beautiful photos
Congratulations
Thanks Mehdi, sooner or later I hope to travel to Iran to climb the Mount Damavand.
yes i hope do it together as soon as
Grandissimo percorso, complimenti, anche per la relazione
Grazie Moreno, mi guardo sempre i tuoi percorsi.
Alla prossima. 😉