Alpi Feltrine: Viàz Alto Sopra le Fontanìe dalla Pendana di Ramezza al Passo di Ramezza, e Scalon del Piètena
near Lasen, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
La particolarità di questo viàz, a mio giudizio, sta nell’essere un “itinerario naturale”, senza opere di adattamento o segnalazione, come tagli di mughi strutturati, sentieri costanti, ometti o segnavia vari.
È una combinazione molto varia – e non semplice da seguire – di bancatine, cengette e canalini per cambi di livello.
A tratti si può avere il dubbio di poterne uscire in “modalità escursionistica” da qualche parte, ma la combinazione giusta c’è e bisogna partire con lo spirito di affrontare un percorso difficile, vario, solitario e selvaggio.
Nelle prime due parti con esposizione prevalente a sud-est e sud-ovest, si fatica ad avere una visione generale di dove andare, mentre il finale tutto ovest è “una liberazione” per la vista e per la consapevolezza di poter chiudere il giro.
I tratti difficili non sono mai lunghissimi, ma sono numerosi, e nei tratti relativamente facili serve sempre concentrazione per “rimanere attaccati alle tracce”.
È un vero viàz nel senso che è sicuramente, in tutto il suo sviluppo, terreno di passaggio di animali di cui non mancano le tracce a terra.
**********
Questo viàz va inquadrato nel territorio con il Viàz delle Fontanìe – vedi → Alpi Feltrine: Viàz delle Fontanìe dalla Pendana di Ramezza, Giazzèra di Ramezza e Sorgente Torrente Stien.
Salta subito all’occhio che si potrebbe fare un’andata e ritorno tutta su viàz – sicuramente possibile (iniziano e finiscono praticamente negli stessi punti) ma, a mio giudizio, diventa un po’ troppo lunga, ci vuol tempo per andare in sicurezza su questi terreni.
Meglio due escursioni separate con due finali diversi per differenziarle del tutto.
I due viàz sono collegabili nel vallone-canalino erboso che si trova appena prima (nel senso di percorrenza est→ovest) della Pala delle Fontanìe e che sta sotto il waypoint 12 di questo itinerario.
AVVICINAMENTO AL VIÀZ ALTO SOPRA LE FONTANÌE
Dal ponte di fine tratto transitabile della Val di San Martino, si segue semplicemente il sentiero CAI 803 in direzione di Malga Ramezza Alta.
Cinque minuti prima di arrivare alla malga, e poco sotto i 1.500 metri di quota, si nota a sinistra un ampio prato con grande muro a secco che è quel che resta di una vecchia “pendana”, ovvero il ricovero all'aperto con solo tettoia che fungeva da stalla per le vacche: questo è il punto di uscita dal sentiero.
Si attraversa il prato fiancheggiando la pendana e si entra nel bosco con i primi metri senza tracce precise.
Salendo, quasi subito la traccia compare e si dovrebbero individuare almeno un grosso ometto bianco e un paio di bolli rossi: sono segnavia del sentiero che porta al Passo di Ramezza passando per la valle della Giazzera di Ramezza (vedi → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi).
Si segue il sentierino fino a sotto una fascia rocciosa e, quando poi comincia a piegare in su per entrare nella valle, si attraversa invece il canale da destra a sinistra (direzione salita) per portarsi sotto un evidente covolo che sta incassato nella fascia rocciosa dall’altro lato: qui inizia il Viàz Alto Sopra le Fontanìe, e non bisogna più far conto di ometti o bolli rossi come fin qui trovato.
PERCORRENZA VIÀZ ALTO SOPRA LE FONTANÌE
La prima parte è su bancatina erbosa in leggera discesa che divide il bosco dalle rocce, e velocemente si arriva su una “pala erbosa” alquanto ripida.
Attraversando questa pala, si nota in su una grande fascia rocciosa gialla nella parte centrale più alta: bisogna raggiungerla, ma non esattamente “sotto il giallo” perché ci si alzerebbe troppo rispetto al punto di uscita che sta a sinistra guardando le rocce – si può anche andare sotto il giallo, non è sbagliato, è solo uno spreco di dislivello.
Raggiunto quasi lo spigolo sinistro della fascia, si va a sinistra su buona traccia per doppiare lo spigolo; si entra in un valloncello e in pochi metri si raggiunge “il gomito” di fondo; qui bisogna scendere per una decina circa di metri lineari fino a individuare un piccolo corridoio fra i mughi di destra, e conviene stare sulla placca rocciosa che delimita a destra (direzione discesa) questo valloncello.
Infilato il corridoio giusto, per un lungo tratto è tutto facile come orientamento seguendo prima una vera traccia e poi bancatine o corridoi fra mughi e roccia: alcuni passaggi di questo settore su strette e inclinate bancate sono MOLTO esposti.
Si arriva alla base di un canale a fondo misto erba e pietre-roccette da risalire parzialmente; più o meno dovrebbero essere 30/35 metri di dislivello fino all’altezza di un evidente covolo sulla sinistra: si passa su traccia a fianco del covolo a doppiare la costola successiva su forcelletta.
Ora si va verso una successiva forcelletta su tracce più labili e veramente MOLTO esposte verso la fine (questo traverso dovrebbe essere di 50/60 metri misurati in linea retta).
Appena prima della forcelletta, per salirci sopra bisogna superare una roccia in esposizione totale, forse 3/4 metri di dislivello: ho trovato conveniente non affrontarla da sotto, ma salire in diagonale dall’inizio del blocco roccioso dove ho visto dei buoni appigli-appoggi – buoni ma sempre espostissimi.
La forcelletta per definizione aggira una piccola costola e si vede, a più di 100 metri di distanza in linea retta, un torrione bianco con larga bancata erbosa alla base: è il prossimo obiettivo.
Avvicinandosi per le solite tracce-corridoi si nota ben presto che c’è un grande covolo alla base, e da qui c’è il tratto che ho trovato meno intuitivo di tutto il percorso.
Subito dopo aver doppiato la larga dorsale prativa alla base del torrione, bisogna lasciar perdere la facile bancata che prosegue (per poco), e individuare (più in basso della bancata) una selletta-forcella sotto uno spigolo roccioso un po’ “annegato” fra la vegetazione.
Doppiato lo spigolo fra la vegetazione c’è un passaggio ASSAI DELICATO: discesa di probabili 5/6 metri di II° grado sicuro su base mista erba-terra-roccette; molta attenzione anche se appigli e appoggi non mancano.
Rimessi i piedi per terra su una buona base, si riprende in leggera salita sotto una fascia rocciosa aggettante a forma di mezzaluna.
Avanti a lungo fino a che, sulla destra, si apre un ripido corridoio prativo fra i mughi con qualche roccia affiorante: si sale per qualche metro di dislivello (probabilmente per 7/8) fino a ritrovare una traccia superiore.
In basso, seppur labile, la traccia prosegue anche in piano, e distrattamente sono andato diritto per poi dover tornare indietro.
Da sopra ancora avanti fino al tratto più selvaggio, dove c’è veramente da “ravanare”.
Si arriva sotto un costone-cresta che bisogna risalire sul filo fino alla base di due grandi torrioni divisi da un vallone pietroso.
Secondo il GPS, dovrebbero essere circa 80 metri di dislivello, divisi fra 20/25 su RIPIDE ROCCETTE e 55/60 su pendenze tranquille ma in una selva di mughi con qualche abete.
Nel tratto “mugoso” ho preferito togliere i bastoncini ripiegati che avevo appeso allo zaino e portarmeli su a mano perché erano d’impaccio.
Stando sempre vicinissimi al filo di cresta e osservando bene il posizionamento degli abeti, si trova qualche breve listarella libera nella giungla; a tratti i mughi sono molto grandi e conviene gattonarci sotto.
Per farla breve, ci ho messo poco più di 20 minuti per passare i mughi, osservando bene e cercando (con successo) di preservare l’integrità della T-Shirt.
Arrivati sotto il gran torrione di destra-est, ci si dirige verso la base dell’altro attraversando il canale che li divide.
Ora si passa la bancata alla base del torrione di sinistra e si entra in sud-ovest pieno su tratti MOLTO ESPOSTI, arrivando di fronte a un altro canale per lo più a base di pietrisco che bisogna risalire parzialmente: circa 30/35 metri di dislivello.
Poco sotto l’uscita corretta a sinistra c’è una lista rocciosa che sembra buona e prosegue per un bel po’ e muore su uno strapiombo con vista spettacolare (provata per errore e tornato indietro).
L’uscita giusta ha l’aspetto di un normale sentierino in mezzo agli alberi a base un po’ erba, un po’ terra e un po’ pietra.
Ancora via di traverso e poi ci si alza di una decina di metri su fondo prativo fino a sotto l’ennesima (bassa questa volta) fascia rocciosa con corridoio delimitato dai mughi.
Si arriva al doppiaggio di una costola su terrazzino, dove FINALMENTE c’è una visione complessiva del gran finale ovest e dove si intuisce che sono finiti i problemi di orientamento.
La vista è spettacolare sulla larga valle e si vede una buona traccia che, inizialmente in discesa, dovrebbe portare fino in fondo.
In effetti porta fino in fondo con poche incertezze.
Il punto di riferimento è l’inizio di una larghissima bancata erbosa sospesa circa 200 metri in avanti in linea d’aria.
Si arriva nei pressi del canale che sta subito prima dell’inizio bancata e, per entrarci e attraversarlo, bisogna affrontare l’ultimo tratto difficile: un traverso tendenza discesa su roccette MOLTO esposte sul I° grado; forse non è il passaggio più difficile ma qui conta anche la stanchezza.
Fatto il traverso, breve risalita nel canale e ci si immette nella rilassante bancata che porta alla fine del Viàz Alto Sopra le Fontanìe nei pressi del Passo di Ramezza.
RIENTRO PER LO SCALON DEL PIÈTENA O SCALONE DI PIÈTENA
Dall’uscita del viàz si va in direzione nord fino a immettersi nel sentiero CAI 801 e Alta Via n.2: c’è un sentierino ma non l’ho seguito fedelmente perché c’era qualche macchia di neve.
Dall’immissione si può girare a destra e rientrare più velocemente al parcheggio passando per Forcella Scarnia.
Ho preferito, girando a sinistra, un “anello largo” tutto sul CAI 801 fino all’ingresso nella Busa di Piètena, poi taglio in giù fino ai resti di Malga Piètena dove ho ripreso il sentiero CAI 816 per scendere per lo Scalon del Piètena.
POSSIBILE RIENTRO “SELVAGGIO” IN VAL DI SAN MARTINO IN DUE GIORNI CON PERNOTTAMENTO AL RIFUGIO DAL PIÀZ
Dall’ingresso nella Busa di Piètena si continua in quota per il sentiero CAI 801 e Alta Via n.2 fino al Rifugio dal Piàz passando per il Passo di Piètena: molto semplice da seguire.
Il secondo giorno si può percorrere il Cordín delle Vette che finisce proprio sul sentiero CAI 816 (fra Malga Piètena e Malga Pietenetta) che scende al parcheggio iniziale della Val di San Martino, ovvero la stessa discesa per lo Scalon del Piètena del Viàz Alto Sopra le Fontanìe.
Dal Rifugio Dal Piàz all’immissione del sentiero CAI 816 per la discesa finale sono meno di 5 km di percorrenza lineare, con circa 300 metri di dislivello in salita e 400 in discesa; è chiaro che in mezzo c’è il Cordín delle Vette e non ci si mette un’ora: procedendo con calma questo tratto si dovrebbe coprire comunque in meno di 4 ore.
Per la traccia GPS del Cordín delle Vette vedi → Alpi Feltrine: Cordín delle Vette, Forcella Valon, I Piadòch, Passo del Pavione e Monte Pavione dal Passo Croce d’Aune.
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Il dislivello reale dell’escursione è circa 200 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
È una combinazione molto varia – e non semplice da seguire – di bancatine, cengette e canalini per cambi di livello.
A tratti si può avere il dubbio di poterne uscire in “modalità escursionistica” da qualche parte, ma la combinazione giusta c’è e bisogna partire con lo spirito di affrontare un percorso difficile, vario, solitario e selvaggio.
Nelle prime due parti con esposizione prevalente a sud-est e sud-ovest, si fatica ad avere una visione generale di dove andare, mentre il finale tutto ovest è “una liberazione” per la vista e per la consapevolezza di poter chiudere il giro.
I tratti difficili non sono mai lunghissimi, ma sono numerosi, e nei tratti relativamente facili serve sempre concentrazione per “rimanere attaccati alle tracce”.
È un vero viàz nel senso che è sicuramente, in tutto il suo sviluppo, terreno di passaggio di animali di cui non mancano le tracce a terra.
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Questo viàz va inquadrato nel territorio con il Viàz delle Fontanìe – vedi → Alpi Feltrine: Viàz delle Fontanìe dalla Pendana di Ramezza, Giazzèra di Ramezza e Sorgente Torrente Stien.
Salta subito all’occhio che si potrebbe fare un’andata e ritorno tutta su viàz – sicuramente possibile (iniziano e finiscono praticamente negli stessi punti) ma, a mio giudizio, diventa un po’ troppo lunga, ci vuol tempo per andare in sicurezza su questi terreni.
Meglio due escursioni separate con due finali diversi per differenziarle del tutto.
I due viàz sono collegabili nel vallone-canalino erboso che si trova appena prima (nel senso di percorrenza est→ovest) della Pala delle Fontanìe e che sta sotto il waypoint 12 di questo itinerario.
AVVICINAMENTO AL VIÀZ ALTO SOPRA LE FONTANÌE
Dal ponte di fine tratto transitabile della Val di San Martino, si segue semplicemente il sentiero CAI 803 in direzione di Malga Ramezza Alta.
Cinque minuti prima di arrivare alla malga, e poco sotto i 1.500 metri di quota, si nota a sinistra un ampio prato con grande muro a secco che è quel che resta di una vecchia “pendana”, ovvero il ricovero all'aperto con solo tettoia che fungeva da stalla per le vacche: questo è il punto di uscita dal sentiero.
Si attraversa il prato fiancheggiando la pendana e si entra nel bosco con i primi metri senza tracce precise.
Salendo, quasi subito la traccia compare e si dovrebbero individuare almeno un grosso ometto bianco e un paio di bolli rossi: sono segnavia del sentiero che porta al Passo di Ramezza passando per la valle della Giazzera di Ramezza (vedi → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi).
Si segue il sentierino fino a sotto una fascia rocciosa e, quando poi comincia a piegare in su per entrare nella valle, si attraversa invece il canale da destra a sinistra (direzione salita) per portarsi sotto un evidente covolo che sta incassato nella fascia rocciosa dall’altro lato: qui inizia il Viàz Alto Sopra le Fontanìe, e non bisogna più far conto di ometti o bolli rossi come fin qui trovato.
PERCORRENZA VIÀZ ALTO SOPRA LE FONTANÌE
La prima parte è su bancatina erbosa in leggera discesa che divide il bosco dalle rocce, e velocemente si arriva su una “pala erbosa” alquanto ripida.
Attraversando questa pala, si nota in su una grande fascia rocciosa gialla nella parte centrale più alta: bisogna raggiungerla, ma non esattamente “sotto il giallo” perché ci si alzerebbe troppo rispetto al punto di uscita che sta a sinistra guardando le rocce – si può anche andare sotto il giallo, non è sbagliato, è solo uno spreco di dislivello.
Raggiunto quasi lo spigolo sinistro della fascia, si va a sinistra su buona traccia per doppiare lo spigolo; si entra in un valloncello e in pochi metri si raggiunge “il gomito” di fondo; qui bisogna scendere per una decina circa di metri lineari fino a individuare un piccolo corridoio fra i mughi di destra, e conviene stare sulla placca rocciosa che delimita a destra (direzione discesa) questo valloncello.
Infilato il corridoio giusto, per un lungo tratto è tutto facile come orientamento seguendo prima una vera traccia e poi bancatine o corridoi fra mughi e roccia: alcuni passaggi di questo settore su strette e inclinate bancate sono MOLTO esposti.
Si arriva alla base di un canale a fondo misto erba e pietre-roccette da risalire parzialmente; più o meno dovrebbero essere 30/35 metri di dislivello fino all’altezza di un evidente covolo sulla sinistra: si passa su traccia a fianco del covolo a doppiare la costola successiva su forcelletta.
Ora si va verso una successiva forcelletta su tracce più labili e veramente MOLTO esposte verso la fine (questo traverso dovrebbe essere di 50/60 metri misurati in linea retta).
Appena prima della forcelletta, per salirci sopra bisogna superare una roccia in esposizione totale, forse 3/4 metri di dislivello: ho trovato conveniente non affrontarla da sotto, ma salire in diagonale dall’inizio del blocco roccioso dove ho visto dei buoni appigli-appoggi – buoni ma sempre espostissimi.
La forcelletta per definizione aggira una piccola costola e si vede, a più di 100 metri di distanza in linea retta, un torrione bianco con larga bancata erbosa alla base: è il prossimo obiettivo.
Avvicinandosi per le solite tracce-corridoi si nota ben presto che c’è un grande covolo alla base, e da qui c’è il tratto che ho trovato meno intuitivo di tutto il percorso.
Subito dopo aver doppiato la larga dorsale prativa alla base del torrione, bisogna lasciar perdere la facile bancata che prosegue (per poco), e individuare (più in basso della bancata) una selletta-forcella sotto uno spigolo roccioso un po’ “annegato” fra la vegetazione.
Doppiato lo spigolo fra la vegetazione c’è un passaggio ASSAI DELICATO: discesa di probabili 5/6 metri di II° grado sicuro su base mista erba-terra-roccette; molta attenzione anche se appigli e appoggi non mancano.
Rimessi i piedi per terra su una buona base, si riprende in leggera salita sotto una fascia rocciosa aggettante a forma di mezzaluna.
Avanti a lungo fino a che, sulla destra, si apre un ripido corridoio prativo fra i mughi con qualche roccia affiorante: si sale per qualche metro di dislivello (probabilmente per 7/8) fino a ritrovare una traccia superiore.
In basso, seppur labile, la traccia prosegue anche in piano, e distrattamente sono andato diritto per poi dover tornare indietro.
Da sopra ancora avanti fino al tratto più selvaggio, dove c’è veramente da “ravanare”.
Si arriva sotto un costone-cresta che bisogna risalire sul filo fino alla base di due grandi torrioni divisi da un vallone pietroso.
Secondo il GPS, dovrebbero essere circa 80 metri di dislivello, divisi fra 20/25 su RIPIDE ROCCETTE e 55/60 su pendenze tranquille ma in una selva di mughi con qualche abete.
Nel tratto “mugoso” ho preferito togliere i bastoncini ripiegati che avevo appeso allo zaino e portarmeli su a mano perché erano d’impaccio.
Stando sempre vicinissimi al filo di cresta e osservando bene il posizionamento degli abeti, si trova qualche breve listarella libera nella giungla; a tratti i mughi sono molto grandi e conviene gattonarci sotto.
Per farla breve, ci ho messo poco più di 20 minuti per passare i mughi, osservando bene e cercando (con successo) di preservare l’integrità della T-Shirt.
Arrivati sotto il gran torrione di destra-est, ci si dirige verso la base dell’altro attraversando il canale che li divide.
Ora si passa la bancata alla base del torrione di sinistra e si entra in sud-ovest pieno su tratti MOLTO ESPOSTI, arrivando di fronte a un altro canale per lo più a base di pietrisco che bisogna risalire parzialmente: circa 30/35 metri di dislivello.
Poco sotto l’uscita corretta a sinistra c’è una lista rocciosa che sembra buona e prosegue per un bel po’ e muore su uno strapiombo con vista spettacolare (provata per errore e tornato indietro).
L’uscita giusta ha l’aspetto di un normale sentierino in mezzo agli alberi a base un po’ erba, un po’ terra e un po’ pietra.
Ancora via di traverso e poi ci si alza di una decina di metri su fondo prativo fino a sotto l’ennesima (bassa questa volta) fascia rocciosa con corridoio delimitato dai mughi.
Si arriva al doppiaggio di una costola su terrazzino, dove FINALMENTE c’è una visione complessiva del gran finale ovest e dove si intuisce che sono finiti i problemi di orientamento.
La vista è spettacolare sulla larga valle e si vede una buona traccia che, inizialmente in discesa, dovrebbe portare fino in fondo.
In effetti porta fino in fondo con poche incertezze.
Il punto di riferimento è l’inizio di una larghissima bancata erbosa sospesa circa 200 metri in avanti in linea d’aria.
Si arriva nei pressi del canale che sta subito prima dell’inizio bancata e, per entrarci e attraversarlo, bisogna affrontare l’ultimo tratto difficile: un traverso tendenza discesa su roccette MOLTO esposte sul I° grado; forse non è il passaggio più difficile ma qui conta anche la stanchezza.
Fatto il traverso, breve risalita nel canale e ci si immette nella rilassante bancata che porta alla fine del Viàz Alto Sopra le Fontanìe nei pressi del Passo di Ramezza.
RIENTRO PER LO SCALON DEL PIÈTENA O SCALONE DI PIÈTENA
Dall’uscita del viàz si va in direzione nord fino a immettersi nel sentiero CAI 801 e Alta Via n.2: c’è un sentierino ma non l’ho seguito fedelmente perché c’era qualche macchia di neve.
Dall’immissione si può girare a destra e rientrare più velocemente al parcheggio passando per Forcella Scarnia.
Ho preferito, girando a sinistra, un “anello largo” tutto sul CAI 801 fino all’ingresso nella Busa di Piètena, poi taglio in giù fino ai resti di Malga Piètena dove ho ripreso il sentiero CAI 816 per scendere per lo Scalon del Piètena.
POSSIBILE RIENTRO “SELVAGGIO” IN VAL DI SAN MARTINO IN DUE GIORNI CON PERNOTTAMENTO AL RIFUGIO DAL PIÀZ
Dall’ingresso nella Busa di Piètena si continua in quota per il sentiero CAI 801 e Alta Via n.2 fino al Rifugio dal Piàz passando per il Passo di Piètena: molto semplice da seguire.
Il secondo giorno si può percorrere il Cordín delle Vette che finisce proprio sul sentiero CAI 816 (fra Malga Piètena e Malga Pietenetta) che scende al parcheggio iniziale della Val di San Martino, ovvero la stessa discesa per lo Scalon del Piètena del Viàz Alto Sopra le Fontanìe.
Dal Rifugio Dal Piàz all’immissione del sentiero CAI 816 per la discesa finale sono meno di 5 km di percorrenza lineare, con circa 300 metri di dislivello in salita e 400 in discesa; è chiaro che in mezzo c’è il Cordín delle Vette e non ci si mette un’ora: procedendo con calma questo tratto si dovrebbe coprire comunque in meno di 4 ore.
Per la traccia GPS del Cordín delle Vette vedi → Alpi Feltrine: Cordín delle Vette, Forcella Valon, I Piadòch, Passo del Pavione e Monte Pavione dal Passo Croce d’Aune.
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Il dislivello reale dell’escursione è circa 200 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
Waypoints
Waypoint
2,087 ft
01 - Parcheggio al Ponte de la Grava Bianca in Val di San Martino
Waypoint
4,772 ft
03 - Grande muro a secco (resti della Pendana di Ramezza) riferimento per uscita dal sentiero CAI 803
Waypoint
5,158 ft
06 - Punto foto in uscita sotto fascia rocciosa in testata ripida pala erbosa lungo il Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,365 ft
11 - Grande covolo di riferimento su torrione chiaro prima di discesa con finale difficile
Waypoint
5,247 ft
12 - Base breve ripido in discesa con passaggi di I°/II°grado misto erba-terra-rocce nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,364 ft
13 - Ripido erboso con roccette affioranti nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,524 ft
14 - Inizio prima parte risalita cresta su roccette libere nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,613 ft
15 - Fine roccette libere e inizio tratto di cresta fra mughi e abeti nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,787 ft
16 - Arrivo sotto gran torrione dopo la cresta di mughi e abeti nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,830 ft
17 - Attraversamento primo canale ghiaioso e continuazione su bancata nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
5,890 ft
18 - Base secondo canale ghiaioso, con torrione nel mezzo, da risalire nel Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
6,119 ft
22 - Traverso esposto su roccette per arrivare alla bancata finale del Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
6,707 ft
26 - Immissione nel sentiero CAI 801 e Alta Via n.2 dopo l'uscita dal Viàz Alto Sopra le Fontanìe
Waypoint
6,257 ft
31 - Immissione nel sentiero CAI 816 ai ruderi di Malga Piètena
Waypoint
6,160 ft
32 - Punto foto verso La Rocchetta e l'immissione-uscita nord-est del Cordin delle Vette
Vedi itinerario Alpi Feltrine: Cordín delle Vette, Forcella Valon, I Piadòch, Passo del Pavione e Monte Pavione dal Passo Croce d’Aune.
Waypoint
6,106 ft
33 - Ruderi di Malga Pietenetta
Waypoint
2,937 ft
34 - Bivio sentieri CAI 816 812 al cartello di Pian dei Violini
Comments (1)
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Questo viaz delle fontanie e' spettacolare, almeno a giudicare dalle tue foto....chapeau!