Alpi Feltrine: Via dello Schenèr e Pian del Tachìn per il Bosco Schenèr da Zorzoi di Sovramonte
near Zorzoi, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Escursione che ne unisce due che, altrimenti, fatte da sole sarebbero un po’ brevi.
La Via dello Schenèr è un tracciato “storico che più storico non si può”.
La versione originale univa il Feltrino al Primiero, e Matteo Melchiorre nel suo avvincente libro “La via di Schenèr” rende bene l’idea dell’importanza di questo itinerario.
Ora ne rimane una minima parte indicata, con partenza da Zorzoi, da segnavia bianco-azzurri – il resto è stato riassorbito dall’antropizzazione del territorio e dal lunghissimo Lago di Val Schenèr formatosi dopo la costruzione della diga.
La parte “a triangolo” dell’escursione che va verso Pian del Tachin scorre nel cuore del Bosco Schenèr ed è segnata in parte come sentiero di servizio ENEL.
Anche i collegamenti tra i due settori dell’escursione e verso il rientro sono su tracciati con segnavia ENEL.
A parte i soliti singoli alberi schiantati a terra che si trovano in qualsiasi sentiero boschivo non troppo frequentato e manutenuto, ci sono due punti con schianti multipli di derivazione Tempesta Vaia, ma tutti e due si aggirano facilmente senza acrobazie.
È un buon giro per chi apprezza i percorsi boschivi, e in autunno offre una bella tavolozza di colori.
Percorrenza del tratto ancora esistente della Via dello Schenèr
Dal parcheggio di Zorzoi si nota subito una freccia bianco-azzurra “LA VIA DELLO SCHENER” e si va in direzione Bettola su stradetta asfaltata, e poi su stradetta sterrata fino all’attraversamento del Torrente Rosna dove, verso destra, inizia il tracciato del Viàz del Tavernàz – vedi → Alpi Feltrine: Viàz del Tavernàz da Zorzoi di Sovramonte.
Si va a sinistra su buon sentiero dove, a tratti, si nota di essere ben alti e sulla verticale o quasi della SS 50 che scorre sotto.
Si arriva al Capitello Le Roe dove pochi metri prima c’è il bivio andata-ritorno di questa escursione.
Poco più di 100 metri dopo c’è un altro bivio dove, scendendo verso sinistra con secco tornante, ci si riporterebbe sulla pista ciclabile asfaltata che scorre sotto in quel punto.
Il sentiero della Via dello Schenèr prosegue diritto e inizia a restringersi, con qualche passo un po’ esposto nell’area dove svolta secco a destra di fronte al Monte Totoga.
Ora continua verso nord-est e in breve si raggiunge un altro bivio dove c’è una serie di tornantini in discesa verso sinistra che sono l’ultima possibilità di riportarsi in anticipo sulla pista ciclabile.
Proseguendo oltre – per fare la versione integrale di quanto rimasto della via – la traccia a terra diventa mediamente più stretta e con più erbacce, e si passa in vari punti a fianco di reti di contenimento per le scariche di sassi che potrebbero raggiungere la vicina stradetta sottostante.
Alla fine ci si immette – con un saltino roccioso – nella pista ciclabile circa 400 metri prima di arrivare al punto di attraversamento della SS 50 che si può considerare la fine della Via dello Schenèr.
I segnavia bianco-azzurri non sono presenti in quest’ultimo tratto più selvaggio che “stacca come apparenza” rispetto al resto: di solito i gruppi scendono prima sulla pista ciclabile, però su OpenStreetMap (versione OpenMTBMap) è riportata come Via dello Schenèr la versione lunga di questa registrazione GPS.
OpenStreetMap non è il Vangelo, però vuol dire che qualcuno ha mappato ufficialmente tutta l’ultima parte esistente.
Collegamento dalla fine della Via dello Schenèr ai sentieri che vanno in direzione del Pian del Tachin
Si arriva dalla fine della Via dello Schenèr all’imbocco nord della galleria Pontet-Cortella sulla SS 50 appena prima della Diga della Val Schenèr e relativo lago.
Si attraversa con attenzione la strada statale (forse è … il punto più pericoloso dell’escursione!) e si va al vicino inizio della Strada Vederna, ovvero la forestale (nonché sentiero CAI 741) che porta al Rifugio Vederna.
Dopo circa 250 metri si arriva al primo tornante, e dopo un altro tratto poco più lungo si stacca sulla destra una stradetta-mulattiera più stretta che bisogna imboccare (segnavia rossi ENEL all’imbocco).
In breve si arriva a un impluvio da cui, prima della Tempesta Vaia, continuava un bel sentiero in salita.
Ora il fianco boschivo devastato è stato ripulito (necessità ENEL di manutenzione) e la prima parte di sentiero è andata persa: sulla destra c’è una fascia libera anche dai ceppi degli alberi abbattuti, e ci sono dei nuovi bolli rossi su pietre a terra (non molti ma ci sono) che guidano in su verso una direzione comunque intuitiva.
Si sale così per circa 70 metri di dislivello e si rientra nella parte più alta e ancora integra del bosco dove si ritrova il buon sentiero originale.
Continuando si arriva ai tralicci ENEL (117 prima e 116 poi) e dopo altri 60/70 metri lineari ci si immette nel sentiero che dai pressi del sopra citato Capitello Le Roe porta verso l’area del Pian del Tachin.
Dall’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117 al Pian del Tachin e ritorno
Questa parte dell’escursione percorre due sentieri uniti da un tratto della Strada Vederna.
Finita la secca salita che porta fino a qui, si inizia a traversare verso sinistra con tendenza sud-est, si supera un piccolo franamento aggirandolo da sopra e si arriva a un “teorico” tornante sinistro che attraverserebbe un vallone-impluvio ma che è ricoperto da un gruppo di alberi schiantati a terra.
Qui si scende prima nel vallone-impluvio con pochi metri un po’ ripidi e si risale di fronte senza grossi problemi: in pratica si taglia fuori il tornante.
Il sentiero procede ora verso nord per un centinaio di metri e dovrebbe fare una doppia curva a destra per aggirare una dolce dorsale boschiva secondaria.
Dopo la prima curva a destra c’è una fascia boschiva completamente schiantata a terra.
Tuttavia la soluzione è semplice.
Proprio dall’angolo della prima curva a destra si risale sulla dolce dorsale, eseguendo di fatto un secco tornantino.
Dopo pochi metri si esce dalla dorsale verso destra sul fianco boschivo dove si nota un evidente e provvidenziale corridoio libero; si arriva a incrociare pure una traccia secondaria (probabilmente di animali) da cui si sale (intuitivamente perché qui è libero) a scavalcare la gobba della dolce dorsale e scendere dall’altro alto per ritrovare il buon sentiero in corrispondenza di una delle numerose tabelle gialle “AREA PROTETTA”.
Ora c’è un buon tratto di nuovo liberissimo fino all’attraversamento di un canaletto a fondo pietre dopo il quale ci si ricongiunge con il sentiero che arriva dall’area del Monte Tavernazzo – vedi → Alpi Feltrine: Malga Tavernazzo, Bosco Schenèr, Malga Agnerola, Monte Vallazza e Bivacco Le Prese da Moline in Val Cismon.
Da qui ci si immette nella Strada Vederna dopo un tratto centrale di bosco abbattuto, ma dove sono stati fatti dei lavori di taglio che permettono di camminare tranquillamente.
Per imboccare il sentiero di ritorno, bisogna scendere fino al quinto tornante successivo dal punto di immissione nella Strada Vederna.
La registrazione GPS di oggi arriva al terzo tornante successivo, e poi taglia nel bosco escludendo il quarto.
In ogni caso sono pochi minuti di strada forestale.
Circa 40 metri prima del quinto tornante di riferimento, a sinistra si stacca una traccia inizialmente poco marcata e con un poco evidente bollo rosso su piccola pietra a terra.
Si può anche andare fino al tornante e risalire per pochi metri liberamente sul filo di dorsale di sinistra, e si arriva con certezza al punto dove il sentiero diventa evidente e dove, poco dopo, iniziano i segnavia ENEL in serie.
Questo sentiero di ritorno inizia con un tratto simil-cengia e poi scorre dentro il bosco con un’impronta mediamente un po’ più stretta di quello dell’andata.
Con terreno morbido non ci sono problemi, ma se fosse indurito dal freddo (di ghiaccio neanche a parlarne) potrebbe essere delicato in qualche punto.
Infine ci si immette in un tratto comune con quello dell’andata e si ritorna all’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117.
Rientro a Zorzoi dall’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117
Arrivando dall’area del Pian del Tachin si va diritti e in breve si arriva a un bivio, dove tutte e due le varianti riportano a casa: ci sono segnavia ENEL in tutte e due le direzioni.
Ho scelto quella alta di sinistra perché passa sotto un tratto di fascia rocciosa molto alta e spettacolare con gocciolamento costante: l’ho sempre trovato anche nei periodi secchi.
Il sentiero è sempre “normale” tranne un tratto dov’è contorto perché ritracciato tra i tagli in un’area boschiva devastata dalla Tempesta Vaia.
Si ritorna così sulla Via dello Schenèr a pochi metri di distanza dal Capitello Le Roe, e poi a Zorzoi ripercorrendo a ritroso un tratto dell’andata.
**********
Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.050 metri e non oltre 1.200 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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La Via dello Schenèr è un tracciato “storico che più storico non si può”.
La versione originale univa il Feltrino al Primiero, e Matteo Melchiorre nel suo avvincente libro “La via di Schenèr” rende bene l’idea dell’importanza di questo itinerario.
Ora ne rimane una minima parte indicata, con partenza da Zorzoi, da segnavia bianco-azzurri – il resto è stato riassorbito dall’antropizzazione del territorio e dal lunghissimo Lago di Val Schenèr formatosi dopo la costruzione della diga.
La parte “a triangolo” dell’escursione che va verso Pian del Tachin scorre nel cuore del Bosco Schenèr ed è segnata in parte come sentiero di servizio ENEL.
Anche i collegamenti tra i due settori dell’escursione e verso il rientro sono su tracciati con segnavia ENEL.
A parte i soliti singoli alberi schiantati a terra che si trovano in qualsiasi sentiero boschivo non troppo frequentato e manutenuto, ci sono due punti con schianti multipli di derivazione Tempesta Vaia, ma tutti e due si aggirano facilmente senza acrobazie.
È un buon giro per chi apprezza i percorsi boschivi, e in autunno offre una bella tavolozza di colori.
Percorrenza del tratto ancora esistente della Via dello Schenèr
Dal parcheggio di Zorzoi si nota subito una freccia bianco-azzurra “LA VIA DELLO SCHENER” e si va in direzione Bettola su stradetta asfaltata, e poi su stradetta sterrata fino all’attraversamento del Torrente Rosna dove, verso destra, inizia il tracciato del Viàz del Tavernàz – vedi → Alpi Feltrine: Viàz del Tavernàz da Zorzoi di Sovramonte.
Si va a sinistra su buon sentiero dove, a tratti, si nota di essere ben alti e sulla verticale o quasi della SS 50 che scorre sotto.
Si arriva al Capitello Le Roe dove pochi metri prima c’è il bivio andata-ritorno di questa escursione.
Poco più di 100 metri dopo c’è un altro bivio dove, scendendo verso sinistra con secco tornante, ci si riporterebbe sulla pista ciclabile asfaltata che scorre sotto in quel punto.
Il sentiero della Via dello Schenèr prosegue diritto e inizia a restringersi, con qualche passo un po’ esposto nell’area dove svolta secco a destra di fronte al Monte Totoga.
Ora continua verso nord-est e in breve si raggiunge un altro bivio dove c’è una serie di tornantini in discesa verso sinistra che sono l’ultima possibilità di riportarsi in anticipo sulla pista ciclabile.
Proseguendo oltre – per fare la versione integrale di quanto rimasto della via – la traccia a terra diventa mediamente più stretta e con più erbacce, e si passa in vari punti a fianco di reti di contenimento per le scariche di sassi che potrebbero raggiungere la vicina stradetta sottostante.
Alla fine ci si immette – con un saltino roccioso – nella pista ciclabile circa 400 metri prima di arrivare al punto di attraversamento della SS 50 che si può considerare la fine della Via dello Schenèr.
I segnavia bianco-azzurri non sono presenti in quest’ultimo tratto più selvaggio che “stacca come apparenza” rispetto al resto: di solito i gruppi scendono prima sulla pista ciclabile, però su OpenStreetMap (versione OpenMTBMap) è riportata come Via dello Schenèr la versione lunga di questa registrazione GPS.
OpenStreetMap non è il Vangelo, però vuol dire che qualcuno ha mappato ufficialmente tutta l’ultima parte esistente.
Collegamento dalla fine della Via dello Schenèr ai sentieri che vanno in direzione del Pian del Tachin
Si arriva dalla fine della Via dello Schenèr all’imbocco nord della galleria Pontet-Cortella sulla SS 50 appena prima della Diga della Val Schenèr e relativo lago.
Si attraversa con attenzione la strada statale (forse è … il punto più pericoloso dell’escursione!) e si va al vicino inizio della Strada Vederna, ovvero la forestale (nonché sentiero CAI 741) che porta al Rifugio Vederna.
Dopo circa 250 metri si arriva al primo tornante, e dopo un altro tratto poco più lungo si stacca sulla destra una stradetta-mulattiera più stretta che bisogna imboccare (segnavia rossi ENEL all’imbocco).
In breve si arriva a un impluvio da cui, prima della Tempesta Vaia, continuava un bel sentiero in salita.
Ora il fianco boschivo devastato è stato ripulito (necessità ENEL di manutenzione) e la prima parte di sentiero è andata persa: sulla destra c’è una fascia libera anche dai ceppi degli alberi abbattuti, e ci sono dei nuovi bolli rossi su pietre a terra (non molti ma ci sono) che guidano in su verso una direzione comunque intuitiva.
Si sale così per circa 70 metri di dislivello e si rientra nella parte più alta e ancora integra del bosco dove si ritrova il buon sentiero originale.
Continuando si arriva ai tralicci ENEL (117 prima e 116 poi) e dopo altri 60/70 metri lineari ci si immette nel sentiero che dai pressi del sopra citato Capitello Le Roe porta verso l’area del Pian del Tachin.
Dall’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117 al Pian del Tachin e ritorno
Questa parte dell’escursione percorre due sentieri uniti da un tratto della Strada Vederna.
Finita la secca salita che porta fino a qui, si inizia a traversare verso sinistra con tendenza sud-est, si supera un piccolo franamento aggirandolo da sopra e si arriva a un “teorico” tornante sinistro che attraverserebbe un vallone-impluvio ma che è ricoperto da un gruppo di alberi schiantati a terra.
Qui si scende prima nel vallone-impluvio con pochi metri un po’ ripidi e si risale di fronte senza grossi problemi: in pratica si taglia fuori il tornante.
Il sentiero procede ora verso nord per un centinaio di metri e dovrebbe fare una doppia curva a destra per aggirare una dolce dorsale boschiva secondaria.
Dopo la prima curva a destra c’è una fascia boschiva completamente schiantata a terra.
Tuttavia la soluzione è semplice.
Proprio dall’angolo della prima curva a destra si risale sulla dolce dorsale, eseguendo di fatto un secco tornantino.
Dopo pochi metri si esce dalla dorsale verso destra sul fianco boschivo dove si nota un evidente e provvidenziale corridoio libero; si arriva a incrociare pure una traccia secondaria (probabilmente di animali) da cui si sale (intuitivamente perché qui è libero) a scavalcare la gobba della dolce dorsale e scendere dall’altro alto per ritrovare il buon sentiero in corrispondenza di una delle numerose tabelle gialle “AREA PROTETTA”.
Ora c’è un buon tratto di nuovo liberissimo fino all’attraversamento di un canaletto a fondo pietre dopo il quale ci si ricongiunge con il sentiero che arriva dall’area del Monte Tavernazzo – vedi → Alpi Feltrine: Malga Tavernazzo, Bosco Schenèr, Malga Agnerola, Monte Vallazza e Bivacco Le Prese da Moline in Val Cismon.
Da qui ci si immette nella Strada Vederna dopo un tratto centrale di bosco abbattuto, ma dove sono stati fatti dei lavori di taglio che permettono di camminare tranquillamente.
Per imboccare il sentiero di ritorno, bisogna scendere fino al quinto tornante successivo dal punto di immissione nella Strada Vederna.
La registrazione GPS di oggi arriva al terzo tornante successivo, e poi taglia nel bosco escludendo il quarto.
In ogni caso sono pochi minuti di strada forestale.
Circa 40 metri prima del quinto tornante di riferimento, a sinistra si stacca una traccia inizialmente poco marcata e con un poco evidente bollo rosso su piccola pietra a terra.
Si può anche andare fino al tornante e risalire per pochi metri liberamente sul filo di dorsale di sinistra, e si arriva con certezza al punto dove il sentiero diventa evidente e dove, poco dopo, iniziano i segnavia ENEL in serie.
Questo sentiero di ritorno inizia con un tratto simil-cengia e poi scorre dentro il bosco con un’impronta mediamente un po’ più stretta di quello dell’andata.
Con terreno morbido non ci sono problemi, ma se fosse indurito dal freddo (di ghiaccio neanche a parlarne) potrebbe essere delicato in qualche punto.
Infine ci si immette in un tratto comune con quello dell’andata e si ritorna all’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117.
Rientro a Zorzoi dall’uscita del sentiero ENEL dei tralicci 116 e 117
Arrivando dall’area del Pian del Tachin si va diritti e in breve si arriva a un bivio, dove tutte e due le varianti riportano a casa: ci sono segnavia ENEL in tutte e due le direzioni.
Ho scelto quella alta di sinistra perché passa sotto un tratto di fascia rocciosa molto alta e spettacolare con gocciolamento costante: l’ho sempre trovato anche nei periodi secchi.
Il sentiero è sempre “normale” tranne un tratto dov’è contorto perché ritracciato tra i tagli in un’area boschiva devastata dalla Tempesta Vaia.
Si ritorna così sulla Via dello Schenèr a pochi metri di distanza dal Capitello Le Roe, e poi a Zorzoi ripercorrendo a ritroso un tratto dell’andata.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.050 metri e non oltre 1.200 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
2,377 ft
03 - Area dove sorgeva il Castello di Schenèr
Waypoint
1,928 ft
11 - Fine della Via dello Schenèr all'imbocco nord della Galleria Pontet-Cortella della SS 50
Waypoint
1,928 ft
12 - Inizio Strada Vederna
Waypoint
3,021 ft
16 - Immissione nel sentiero che dal Capitello Le Roe conduce a Pian del Tachin
Waypoint
3,285 ft
17 - Piccolo franamento sul sentiero che conduce a Pian del Tachin
Waypoint
3,436 ft
18 - Breve taglio di percorso a tornante sinistro per evitare schianti boschivi verso Pian del Tachin
Waypoint
3,535 ft
19 - Inizio aggiramento fascia boschiva schiantata nel Bosco Schenèr verso Pian del Tachin
Waypoint
3,569 ft
20 - Rientro su buon sentiero verso Pian del Tachin dopo aggiramento schianti boschivi
Waypoint
3,524 ft
21 - Attraversamento canalino e immissione nel sentiero che giunge dal Monte Tavernazzo
Waypoint
3,520 ft
22 - Serie di schianti boschivi ben tagliati nel tratto finale del Bosco Schenèr verso Pian del Tachin
Waypoint
3,268 ft
23 - Immissione nella Strada Vederna e sentiero CAI 741 in zona Pian del Tachin
Waypoint
3,082 ft
24 - Inizio taglio di percorso nel bosco scendendo lungo la Strada Vederna
Waypoint
2,957 ft
25 - Uscita da Strada Vederna per sentiero ENEL di rientro dall'area di Pian del Tachin
Waypoint
2,947 ft
30 - Alta fascia rocciosa aggettante con forte stillicidio rientrando verso la Via dello Schenèr
Comments (1)
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fatto ieri con amici ma ci siamo completamente persi dopo il lago,pensavamo bisognasse salire per il rifugio Vederna ma la strada forestale era lunghissima ed avevamo gia fatto 20 kilometri cosi siamo tornati e alla fine ne abbiamo fatti 32 di km,penso il sentiero peggiore che abbia mai trovato per quanto riguarda la segnaletica,orrendo