Alpi Feltrine - Val Canzoi - Salita in Erera per la Val delle Vacche e discesa per il Col Dosé e Val delle Taie
near Montagne, Veneto (Italia)
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Itinerary description
INTRODUZIONE
Quello di seguito proposto è un vecchio sentiero selvaggio da cacciatori, poco frequentato ma molto suggestivo, che permette di salire in Pinea e sull'altopiano di Erera-Brendol per un percorso alternativo senza eccessive difficoltà tecniche. La Val delle Vacche ha origine sotto le bastionate rocciose a sud della Pala del Lenzuolet ed è una laterale della Val Casole, un ampio vallone che termina al lago della Stua e si sviluppa in direzione est-ovest, racchiuso tra le Pale del Lenzuol e del Lenzuolet a Nord, il Pievidur a est e Tre Pietre e Piavon a sud.
Le difficoltà nella parte bassa del percorso sono dettate da possibili problemi di orientamento causati dalle piante cadute. Tuttavia non saranno un particolare ostacolo per il cammino.
La guida di riferimento è "Sentieri e viaz riscoperti della Alpi Feltrine e Val del Mis" di Aldo De Zordi, itinerario 28.
Il rientro qui proposto fino al Col Dosè è presente nella stessa guida (in direzione contraria, itinerario 26, "viado delle condotte") ma la discesa per la val delle Taie è un'ulteriore variante non presente sul libro. Ci sono anche altre possibilità di rientro, più ovvie e comode, ma in questo modo il giro ad anello rimarrà quasi sempre lontano dai sentieri più noti e frequentati e sarà una continua scoperta di luoghi e valli selvagge.
DESCRIZIONE
PARTE PRIMA - AVVICINAMENTO AL COL DEL MUS, PUNTO DI INIZIO DELL'ANELLO
Si parcheggia l'auto in fondo alla Val Canzoi, poche centinaia di metri prima del vecchio ristorante "Ai quattro pass". Proprio al parcheggio (640 m) si attraversa subito il torrente Caorame (sbarra e guado in cemento), si risale la stradina in direzione della diga per 200 metri circa fino ad un piccolo guado sempre in secca. Appena dopo una traccia di sentiero sale a destra per andare ad intercettare in pochi minuti l'anello naturalistico della Val Canzoi (presenza di un cartello di proprietà privata in prossimità della diga)
------ I DANNI DI VAIA
Qui si può capire bene i danni provocati dalla tempesta Vaia. La Val Canzoi ne è stata letteralmente devastata in tantissimi punti. Il lato est del lago è una distesa unica di alberi caduti. Anche la val Casole (che scende verso il lago da est) presenta molte zone di schianti. Il sentiero "anello naturalistico della Val Canzoi" è stato riaperto grazie ad un lavoro immane di motoseghe. In quelle ore di tempesta abbiamo perso non solo il patrimonio boschivo e naturalistico, ma anche storico. Sono andati cancellati infatti tutti i vecchi sentieri che collegavano le tante casere e i passaggi da cacciatori. E probabilmente li avremo persi per sempre.
---------
Si segue il sentiero naturalistico in discesa verso la punta est del lago della Stua fino a lambirne le acque (710m). Da qui per raggiungere la nostra meta, proprio a causa degli schianti bisogna dimenticare la descrizione di De Zordi e abbandonare il sentiero naturalistico per cercare un avvicinamento alla Val delle Vacche alternativo. L'idea è di raggiungere un pianoro detto Col del Mus che sta appena sopra una evidente parete franosa alta una quarantina di metri sulla destra idrografica all'inizio della val Casole (vedi foto). Il modo migliore è risalire l'ampio greto sassoso in secca che esce dalla val Casole per alcune centinaia di metri. Ad un certo punto il greto si restringe e fa una brusca curva a destra (direzione di salita): si può continuare al centro oppure uscire per un attimo a destra e rientrare sul greto stesso poco più avanti. Dopo altri 150 metri (ometto) l'argine in destra idrografica sembra più "affrontabile" e si può salire nel boschetto attiguo (dove passava il vecchio sentiero attualmente poco visibile). Ora si prosegue sempre in direzione est lungo la val Casole salendo pian piano di quota verso il pianoro visto prima da lontano. Vi sono numerose tracce di animali e qualche taglio. Si perviene ad un primo canale sassoso: è quello che scende dalla Val delle Taie sotto al Col Dosé, lo si attraversa e si segue l'esile traccia che con qualche tornante (in presenza di tagli) arriva senza grosse difficoltà sul fatidico pianoro del Col del Mus (820m). Purtroppo anch'esso è devastato dagli schianti. Nel caso in cui si decida di tentare la discesa per la Val delle Taie questo è il punto nel quale si chiuderà l'anello qui proposto.
PARTE SECONDA - SALITA LUNGO LA VALLE DELLE VACCHE FINO A CASERA VALLONETTO
Noi dobbiamo raggiungere il vallone successivo, quello all'estremo opposto del pianoro. Ovviamente gli alberi caduti rendono impossibile il suo attraversamento. Il modo migliore è girarci attorno in senso antiorario voltando a destra e costeggiando gli schianti rimanendo pochi metri più bassi rispetto al pianoro. Fortunatamente gli animali hanno aperto un'ottima traccia. Siamo proprio sopra la grande parete franosa avvistata prima da lontano. Si continua a girare attorno senza mai perdere quota fino ad immettersi in un altro canale sassoso (890-900m), quello che scende dalla "nostra" val delle Vacche. Bisogna risalirlo un poco: si sta in parte dentro al canale oppure in sinistra idrografica dove vi è pure una traccia che con minima pendenza rende più agevole il prosieguo.
Dopo circa 300-400 metri di camminata a quota 910 m si abbandona il canale andando a sinistra (ovest). Come punto di riferimento possiamo prendere la zona in cui vi sono:
- un piccolo avvallamento che scende da sinistra (direzione di marcia)
- una traccia di sentiero subito dopo all'avvallamento che sale sempre a sinistra
- alcuni vecchi tagli (da NON seguire!) che sembrano continuare a risalire il greto sassoso.
Noi seguiamo il sentierino per riportarci ancora verso il pianoro degli schianti (ovest). La traccia è interrotta subito dagli alberi caduti. Meglio abbandonarla per alzarsi di una ventina di metri di dislivello circa portandosi sopra una dorsale. Se abbiamo fatto tutto giusto intercettiamo finalmente il sentiero della Val delle Vacche (940m). Qui la presenza di numerosi tagli è piuttosto rassicurante.
Si risale il vallone inizialmente in destra idrografica con alcuni tornanti sempre in mezzo al bosco. La traccia è evidente benché poco battuta e i tagli sono abbondanti. Attenzione: sembra esserci un bivio in prossimità di un sasso poco più avanti: non proseguire dritti ma girare a sinistra (bollo) salendo verso la massima pendenza (tagli).
Più in alto (quota 1030m circa) sotto ad alcune roccette ulteriori alberi caduti rallentano la salita. In linea di massima bisogna superarli guadagnando quota da sinistra verso destra per poi ritrovare i tagli e la traccia che continuano sempre in salita dentro al vallone un po' più spostati in sinistra idrografica (ma non si deve uscire a destra!).
Solo raggiunta la quota di 1140m circa (bollo su sasso), sotto ad alcune rocce si devia per traccia sempre evidente a destra (est). Qui il sentiero si fa meno pendente raggiungendo dopo pochi metri una selletta. Ci si abbassa di qualche metro, si passa in prossimità di un covolo e si arriva ad un pianoro erboso (1150m) dentro ad un canale che andremo a risalire. Ora la vegetazione si fa più rada e permette una bellissima visione delle cime soprastanti. In alto sopra il canalone si vede una parete gialla: è verso quella che dobbiamo puntare. Dal pianoro alcuni tagli sembrano invitarci a stare più in prossimità del canale, meglio stare più a sinistra, dentro al boschetto quasi sotto le rocce ricercando la traccia che si ripresenterà 20 metri più in alto e da qui rimarrà sempre ben visibile. Comunque non ci sono grosse alternative, qui non ci si perde.
Il sentiero prosegue in salita e ad un certo punto (1240m) si porta in prossimità di un profondo canale. Sopra di noi la solita paretona gialla. Qui c'è un bivio: De Zordi nella sua guida ci avvisa che attraversando il canale si andrebbe in zona Pievidur. Il nostro percorso invece sale deciso a sinistra con un tornante prima del canale (tagli evidenti).
Il sentiero arriva in una sella a quota 1300 davanti ad un torrione roccioso. Da qui la parete gialla adocchiata da sotto è ad un tiro di schioppo. Tra noi e la parete appena oltre il canale c'è pure un bellissimo covolo.
Noi dobbiamo aggirare il torrione verso est, a sinistra (i tagli qui inducono a pensare di stare a destra ma il taglio da seguire è quello sull'albero a sinistra!). La traccia è ancora sempre evidente. Ora il terreno è più ripido e il sentiero sale deciso su terra e loppa fino ad una sella a 1340 m. Ci si avvicina un po' di più al fondo del canale perdendo qualche metro di quota, l'ambiente diventa più roccioso e il sentiero sale tra mughi e roccette stando sulla destra idrografica. Qui per un attimo non si vedono tagli: bisogna affrontare un canalino dal fondo perlopiù terroso (secondo me I grado) appena a sinistra (direzione di salita) del canale principale e cercare poi l'uscita versa destra. Un aiuto per l'orientamento è dato dalle tracce di animali, basta seguirle. Portandosi sempre a destra si esce sul canale principale. Lo si risale per pochi metri fino all'evidente biforcazione a 1430 m. Il ramo alla nostra sinistra finisce su un antro scuro sotto una roccia. Si prende invece il ramo di destra, un po' più umido, e lo si risale. Nella sua guida De Zordi accenna a un passaggio di II su placche lisce pericolose se bagnate: in tutta sincerità io non ho trovato placche di II né passaggi minimamente difficili. Probabilmente dipenderà molto dalle condizioni meteo e dalla stagione. Il terreno è comodo e c'è invece appena sopra un bel passaggio largo tra mughi. Si ritrova un taglio su un albero che fa un po' da spartiacque tra il canalino appena risalito e una frana.
Adesso il terreno si fa più prativo e meno impegnativo: si sale in direzione di una roccia che sembra dividere in due la valle. In alto sulla sinistra sono ben visibili due covoli.
Si passa a sinistra della roccia e appena si entra nel secondo vallone davanti a noi un'altra parete giallastra divide ulteriormente la valle. Si continua a sinistra sotto le rocce della pala del Lenzuolet. Siamo sulla Pala dei Lares, qui io mi sono tenuto tutto a sinistra sui prati sotto le pareti strapiombanti del Lenzuolet, ma credo si possa stare anche più centrali nel vallone: è chiaro che bisogna semplicemente salire per arrivare in forcella senza una precisa traccia di sentiero peraltro non necessaria. La forcella è a quota 1720m.
Dall'altra parte del passo si apre una distesa a perdita d'occhio di mughi. Ci sono alcuni tagli alla nostra sinistra. Ci sono anche dei bolli rossi ma sono visibili solo per chi procede in senso contrario al nostro. Qui si tratta di scendere al vallonetto, stando sempre a sinistra in direzione nord-nord-est cercando di non perdere d'occhio i tagli, bisogna farsi largo tra i mughi e mettere in preventivo di doverci pure camminare sopra. Quando si arriva sulla zona prativa si gira a sinistra (nord-ovest) e dopo 200 metri in piano si giunge ai ruderi di Casera Vallonetto (1680m) .
Da qui su terreno aperto insistendo nella stessa direzione (vecchi segni biancorossi) ci si abbassa ad intercettare la strada che sale verso Erera in zona Pinea (1630m).
PARTE TERZA - LA DISCESA
Si apre un ventaglio di possibilità diverse.
- Si può (secondo me si deve!) salire lungo la strada almeno a dare un'occhiata alla busa di Erera-Brendol per poi scendere per il sentiero CAI del Porzil
- Si può scendere subito lungo la strada e seguirla fino in fondo (entrambe le soluzioni sono facili e non mi soffermo a descriverle: una cartina è più che sufficiente per capire il giro che si andrà a fare)
- L'alternativa più avventurosa e solitaria qui proposta è quella per il Col Dosè. Il terreno non sarà mai troppo impegnativo ma la discesa in buona pendenza per la Val delle Taie benché relativamente breve non presenta segni di tracciatura e quindi può diventare impegnativa per l'orientamento.
Si segue la strada di Pinea in discesa in direzione sud. Con un ampio tornante essa devia verso nord presentando dei tratti piuttosto ripidi cementati. La seguiamo fino a quota 1480 m. Bisogna prestare particolare attenzione perché l'attacco del sentiero non è visibile ma è segnalato da un unico ometto posto tre metri oltre il ciglio della strada a sinistra. Questo è l'unico punto un po' problematico, appena sotto la traccia diventerà una passeggiata, sempre facile ed evidente, fino al Col Dosé.
Si abbandona la strada principale per scendere a sinistra nel boschetto per una ventina di metri ricercando alcuni tagli e continuando a tenere la sinistra in direzione sud (in pratica bisogna invertire il senso di marcia rispetto alla strada appena percorsa). I salti più in basso aiutano a limitare la zona di ricerca. Una volta individuata la traccia, essa sarà una lunga linea a moderata pendenza e senza tante curve che taglia il pendio sotto la Pala del Lenzuol in direzione sud. Il tracciato sarà ricco di tagli fino al Col Dosé. Solo pochi schianti all'inizio obbligano a leggere deviazioni non impegnative.
Dopo aver superato la zona con gli alberi caduti si attraversa un primo canalino un po' umido e subito dopo il sentiero si abbassa repentinamente di una decina di metri per riprendere a costeggiare il pendio boscoso. Si passa in prossimità di un covolo, poi un secondo canalino dal fondo pieno di foglie e infine un terzo canale. Subito dopo vi è un piccolo bivio. Si può scendere verso destra per sentiero facile e più pendente ma alla fine bisognerà risalire di una quarantina di metri per raggiungere la cresta dietro al Col Dosè. Oppure si può stare più alti su traccia un po' meno evidente che nel giro di una cinquantina di metri passa:
- un piccolo pianoro
- due passi in discesa su terreno un po' esposto (nulla di difficile)
- qualche metro sopra una piccola frana
- tre passi in discesa su roccia con passaggi di I
Si arriva così sulla cresta a nord del Col Dosè (1270m).
Prima di scendere si può continuare in direzione sud per raggiungere la cima (1280m) immersa nel bosco e scendendo ulteriormente si arriva ad un promontorio (1230m) libero da vegetazione con ampia vista sulla Val Canzoi e le sue cime.
Ritornati nel punto più a nord della cresta alla quota di 1270 m si aprono altre due possibilità di discesa:
- verso ovest scendendo a valle di un praticello e poi seguendo la traccia in direzione nord. Si tratta del sentiero descritto anche nel libro di De Zordi (ricordo in direzione contraria alla nostra). Tale sentiero va a collegarsi alla strada che scende da Erera alla quota di 930 m. Il sentiero è abbastanza evidente e sempre segnato con tagli. Il mio consiglio è comunque di farlo dal basso in un'altra occasione.
- verso est per la Val delle Taie. Qui bisogna fidarsi dell'intuito e dei camosci. La discesa sarà tutta in mezzo al bosco. Inutile cercare bolli o tagli, semplicemente non ce ne sono. Dalla punto più a nord della cresta una traccia di animali scende subito a sinistra in maniera decisa in mezzo al bosco. Si raggiunge un primo pulpito e si continua a scendere un po' verso sinistra per poi riportarsi a destra sotto le pareti verticali del Col Dosè. Si costeggiano tali pareti fino a giungere ad un altro piccolo promontorio. La traccia sempre evidente scende a sinistra verso alcune rocce. Sotto si individua una zona di schianti a m 1100 circa. Bisogna raggiungerla (qui la traccia è incerta) e scendere più a valle tenendo gli alberi caduti alla nostra sinistra. Ora sotto di noi inizia un canalino sassoso, noi deviamo appena sopra a questo per attraversare verso sinistra su traccia di nuovo evidente in direzione di una bastionata di rocce. Da lì si scende ancora in massima pendenza. Ora bisogna individuare un ennesimo canalino dal fondo terroso lungo una ventina di metri stretto tra due rocce: è il più frequentato dagli animali. Sotto di esso si vede sul piccolo pianoro un altro abete caduto. Si scende da lì. Siamo a quota 1000 metri circa. Il pianoro è sostenuto da un muretto a secco: finalmente un segno di civiltà. Da qui in giù la traccia diventa un po' più larga ed evidente, peccato che gli alberi caduti ci costringano a tante piccole deviazioni. Ora i problemi di orientamento dovrebbero essere tutti alle spalle: si scende paralleli al canale che rimane più basso alla nostra destra fino a raggiungere il pianoro del Col del Mus dove eravamo già passati stamattina chiudendo così l'anello della giornata. Ora per scendere in Val Casole e raggiungere prima il lago della Stua e poi il parcheggio basta ripercorrere a ritroso il percorso già effettuato all'andata (ammesso che ce lo ricordiamo).
Quello di seguito proposto è un vecchio sentiero selvaggio da cacciatori, poco frequentato ma molto suggestivo, che permette di salire in Pinea e sull'altopiano di Erera-Brendol per un percorso alternativo senza eccessive difficoltà tecniche. La Val delle Vacche ha origine sotto le bastionate rocciose a sud della Pala del Lenzuolet ed è una laterale della Val Casole, un ampio vallone che termina al lago della Stua e si sviluppa in direzione est-ovest, racchiuso tra le Pale del Lenzuol e del Lenzuolet a Nord, il Pievidur a est e Tre Pietre e Piavon a sud.
Le difficoltà nella parte bassa del percorso sono dettate da possibili problemi di orientamento causati dalle piante cadute. Tuttavia non saranno un particolare ostacolo per il cammino.
La guida di riferimento è "Sentieri e viaz riscoperti della Alpi Feltrine e Val del Mis" di Aldo De Zordi, itinerario 28.
Il rientro qui proposto fino al Col Dosè è presente nella stessa guida (in direzione contraria, itinerario 26, "viado delle condotte") ma la discesa per la val delle Taie è un'ulteriore variante non presente sul libro. Ci sono anche altre possibilità di rientro, più ovvie e comode, ma in questo modo il giro ad anello rimarrà quasi sempre lontano dai sentieri più noti e frequentati e sarà una continua scoperta di luoghi e valli selvagge.
DESCRIZIONE
PARTE PRIMA - AVVICINAMENTO AL COL DEL MUS, PUNTO DI INIZIO DELL'ANELLO
Si parcheggia l'auto in fondo alla Val Canzoi, poche centinaia di metri prima del vecchio ristorante "Ai quattro pass". Proprio al parcheggio (640 m) si attraversa subito il torrente Caorame (sbarra e guado in cemento), si risale la stradina in direzione della diga per 200 metri circa fino ad un piccolo guado sempre in secca. Appena dopo una traccia di sentiero sale a destra per andare ad intercettare in pochi minuti l'anello naturalistico della Val Canzoi (presenza di un cartello di proprietà privata in prossimità della diga)
------ I DANNI DI VAIA
Qui si può capire bene i danni provocati dalla tempesta Vaia. La Val Canzoi ne è stata letteralmente devastata in tantissimi punti. Il lato est del lago è una distesa unica di alberi caduti. Anche la val Casole (che scende verso il lago da est) presenta molte zone di schianti. Il sentiero "anello naturalistico della Val Canzoi" è stato riaperto grazie ad un lavoro immane di motoseghe. In quelle ore di tempesta abbiamo perso non solo il patrimonio boschivo e naturalistico, ma anche storico. Sono andati cancellati infatti tutti i vecchi sentieri che collegavano le tante casere e i passaggi da cacciatori. E probabilmente li avremo persi per sempre.
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Si segue il sentiero naturalistico in discesa verso la punta est del lago della Stua fino a lambirne le acque (710m). Da qui per raggiungere la nostra meta, proprio a causa degli schianti bisogna dimenticare la descrizione di De Zordi e abbandonare il sentiero naturalistico per cercare un avvicinamento alla Val delle Vacche alternativo. L'idea è di raggiungere un pianoro detto Col del Mus che sta appena sopra una evidente parete franosa alta una quarantina di metri sulla destra idrografica all'inizio della val Casole (vedi foto). Il modo migliore è risalire l'ampio greto sassoso in secca che esce dalla val Casole per alcune centinaia di metri. Ad un certo punto il greto si restringe e fa una brusca curva a destra (direzione di salita): si può continuare al centro oppure uscire per un attimo a destra e rientrare sul greto stesso poco più avanti. Dopo altri 150 metri (ometto) l'argine in destra idrografica sembra più "affrontabile" e si può salire nel boschetto attiguo (dove passava il vecchio sentiero attualmente poco visibile). Ora si prosegue sempre in direzione est lungo la val Casole salendo pian piano di quota verso il pianoro visto prima da lontano. Vi sono numerose tracce di animali e qualche taglio. Si perviene ad un primo canale sassoso: è quello che scende dalla Val delle Taie sotto al Col Dosé, lo si attraversa e si segue l'esile traccia che con qualche tornante (in presenza di tagli) arriva senza grosse difficoltà sul fatidico pianoro del Col del Mus (820m). Purtroppo anch'esso è devastato dagli schianti. Nel caso in cui si decida di tentare la discesa per la Val delle Taie questo è il punto nel quale si chiuderà l'anello qui proposto.
PARTE SECONDA - SALITA LUNGO LA VALLE DELLE VACCHE FINO A CASERA VALLONETTO
Noi dobbiamo raggiungere il vallone successivo, quello all'estremo opposto del pianoro. Ovviamente gli alberi caduti rendono impossibile il suo attraversamento. Il modo migliore è girarci attorno in senso antiorario voltando a destra e costeggiando gli schianti rimanendo pochi metri più bassi rispetto al pianoro. Fortunatamente gli animali hanno aperto un'ottima traccia. Siamo proprio sopra la grande parete franosa avvistata prima da lontano. Si continua a girare attorno senza mai perdere quota fino ad immettersi in un altro canale sassoso (890-900m), quello che scende dalla "nostra" val delle Vacche. Bisogna risalirlo un poco: si sta in parte dentro al canale oppure in sinistra idrografica dove vi è pure una traccia che con minima pendenza rende più agevole il prosieguo.
Dopo circa 300-400 metri di camminata a quota 910 m si abbandona il canale andando a sinistra (ovest). Come punto di riferimento possiamo prendere la zona in cui vi sono:
- un piccolo avvallamento che scende da sinistra (direzione di marcia)
- una traccia di sentiero subito dopo all'avvallamento che sale sempre a sinistra
- alcuni vecchi tagli (da NON seguire!) che sembrano continuare a risalire il greto sassoso.
Noi seguiamo il sentierino per riportarci ancora verso il pianoro degli schianti (ovest). La traccia è interrotta subito dagli alberi caduti. Meglio abbandonarla per alzarsi di una ventina di metri di dislivello circa portandosi sopra una dorsale. Se abbiamo fatto tutto giusto intercettiamo finalmente il sentiero della Val delle Vacche (940m). Qui la presenza di numerosi tagli è piuttosto rassicurante.
Si risale il vallone inizialmente in destra idrografica con alcuni tornanti sempre in mezzo al bosco. La traccia è evidente benché poco battuta e i tagli sono abbondanti. Attenzione: sembra esserci un bivio in prossimità di un sasso poco più avanti: non proseguire dritti ma girare a sinistra (bollo) salendo verso la massima pendenza (tagli).
Più in alto (quota 1030m circa) sotto ad alcune roccette ulteriori alberi caduti rallentano la salita. In linea di massima bisogna superarli guadagnando quota da sinistra verso destra per poi ritrovare i tagli e la traccia che continuano sempre in salita dentro al vallone un po' più spostati in sinistra idrografica (ma non si deve uscire a destra!).
Solo raggiunta la quota di 1140m circa (bollo su sasso), sotto ad alcune rocce si devia per traccia sempre evidente a destra (est). Qui il sentiero si fa meno pendente raggiungendo dopo pochi metri una selletta. Ci si abbassa di qualche metro, si passa in prossimità di un covolo e si arriva ad un pianoro erboso (1150m) dentro ad un canale che andremo a risalire. Ora la vegetazione si fa più rada e permette una bellissima visione delle cime soprastanti. In alto sopra il canalone si vede una parete gialla: è verso quella che dobbiamo puntare. Dal pianoro alcuni tagli sembrano invitarci a stare più in prossimità del canale, meglio stare più a sinistra, dentro al boschetto quasi sotto le rocce ricercando la traccia che si ripresenterà 20 metri più in alto e da qui rimarrà sempre ben visibile. Comunque non ci sono grosse alternative, qui non ci si perde.
Il sentiero prosegue in salita e ad un certo punto (1240m) si porta in prossimità di un profondo canale. Sopra di noi la solita paretona gialla. Qui c'è un bivio: De Zordi nella sua guida ci avvisa che attraversando il canale si andrebbe in zona Pievidur. Il nostro percorso invece sale deciso a sinistra con un tornante prima del canale (tagli evidenti).
Il sentiero arriva in una sella a quota 1300 davanti ad un torrione roccioso. Da qui la parete gialla adocchiata da sotto è ad un tiro di schioppo. Tra noi e la parete appena oltre il canale c'è pure un bellissimo covolo.
Noi dobbiamo aggirare il torrione verso est, a sinistra (i tagli qui inducono a pensare di stare a destra ma il taglio da seguire è quello sull'albero a sinistra!). La traccia è ancora sempre evidente. Ora il terreno è più ripido e il sentiero sale deciso su terra e loppa fino ad una sella a 1340 m. Ci si avvicina un po' di più al fondo del canale perdendo qualche metro di quota, l'ambiente diventa più roccioso e il sentiero sale tra mughi e roccette stando sulla destra idrografica. Qui per un attimo non si vedono tagli: bisogna affrontare un canalino dal fondo perlopiù terroso (secondo me I grado) appena a sinistra (direzione di salita) del canale principale e cercare poi l'uscita versa destra. Un aiuto per l'orientamento è dato dalle tracce di animali, basta seguirle. Portandosi sempre a destra si esce sul canale principale. Lo si risale per pochi metri fino all'evidente biforcazione a 1430 m. Il ramo alla nostra sinistra finisce su un antro scuro sotto una roccia. Si prende invece il ramo di destra, un po' più umido, e lo si risale. Nella sua guida De Zordi accenna a un passaggio di II su placche lisce pericolose se bagnate: in tutta sincerità io non ho trovato placche di II né passaggi minimamente difficili. Probabilmente dipenderà molto dalle condizioni meteo e dalla stagione. Il terreno è comodo e c'è invece appena sopra un bel passaggio largo tra mughi. Si ritrova un taglio su un albero che fa un po' da spartiacque tra il canalino appena risalito e una frana.
Adesso il terreno si fa più prativo e meno impegnativo: si sale in direzione di una roccia che sembra dividere in due la valle. In alto sulla sinistra sono ben visibili due covoli.
Si passa a sinistra della roccia e appena si entra nel secondo vallone davanti a noi un'altra parete giallastra divide ulteriormente la valle. Si continua a sinistra sotto le rocce della pala del Lenzuolet. Siamo sulla Pala dei Lares, qui io mi sono tenuto tutto a sinistra sui prati sotto le pareti strapiombanti del Lenzuolet, ma credo si possa stare anche più centrali nel vallone: è chiaro che bisogna semplicemente salire per arrivare in forcella senza una precisa traccia di sentiero peraltro non necessaria. La forcella è a quota 1720m.
Dall'altra parte del passo si apre una distesa a perdita d'occhio di mughi. Ci sono alcuni tagli alla nostra sinistra. Ci sono anche dei bolli rossi ma sono visibili solo per chi procede in senso contrario al nostro. Qui si tratta di scendere al vallonetto, stando sempre a sinistra in direzione nord-nord-est cercando di non perdere d'occhio i tagli, bisogna farsi largo tra i mughi e mettere in preventivo di doverci pure camminare sopra. Quando si arriva sulla zona prativa si gira a sinistra (nord-ovest) e dopo 200 metri in piano si giunge ai ruderi di Casera Vallonetto (1680m) .
Da qui su terreno aperto insistendo nella stessa direzione (vecchi segni biancorossi) ci si abbassa ad intercettare la strada che sale verso Erera in zona Pinea (1630m).
PARTE TERZA - LA DISCESA
Si apre un ventaglio di possibilità diverse.
- Si può (secondo me si deve!) salire lungo la strada almeno a dare un'occhiata alla busa di Erera-Brendol per poi scendere per il sentiero CAI del Porzil
- Si può scendere subito lungo la strada e seguirla fino in fondo (entrambe le soluzioni sono facili e non mi soffermo a descriverle: una cartina è più che sufficiente per capire il giro che si andrà a fare)
- L'alternativa più avventurosa e solitaria qui proposta è quella per il Col Dosè. Il terreno non sarà mai troppo impegnativo ma la discesa in buona pendenza per la Val delle Taie benché relativamente breve non presenta segni di tracciatura e quindi può diventare impegnativa per l'orientamento.
Si segue la strada di Pinea in discesa in direzione sud. Con un ampio tornante essa devia verso nord presentando dei tratti piuttosto ripidi cementati. La seguiamo fino a quota 1480 m. Bisogna prestare particolare attenzione perché l'attacco del sentiero non è visibile ma è segnalato da un unico ometto posto tre metri oltre il ciglio della strada a sinistra. Questo è l'unico punto un po' problematico, appena sotto la traccia diventerà una passeggiata, sempre facile ed evidente, fino al Col Dosé.
Si abbandona la strada principale per scendere a sinistra nel boschetto per una ventina di metri ricercando alcuni tagli e continuando a tenere la sinistra in direzione sud (in pratica bisogna invertire il senso di marcia rispetto alla strada appena percorsa). I salti più in basso aiutano a limitare la zona di ricerca. Una volta individuata la traccia, essa sarà una lunga linea a moderata pendenza e senza tante curve che taglia il pendio sotto la Pala del Lenzuol in direzione sud. Il tracciato sarà ricco di tagli fino al Col Dosé. Solo pochi schianti all'inizio obbligano a leggere deviazioni non impegnative.
Dopo aver superato la zona con gli alberi caduti si attraversa un primo canalino un po' umido e subito dopo il sentiero si abbassa repentinamente di una decina di metri per riprendere a costeggiare il pendio boscoso. Si passa in prossimità di un covolo, poi un secondo canalino dal fondo pieno di foglie e infine un terzo canale. Subito dopo vi è un piccolo bivio. Si può scendere verso destra per sentiero facile e più pendente ma alla fine bisognerà risalire di una quarantina di metri per raggiungere la cresta dietro al Col Dosè. Oppure si può stare più alti su traccia un po' meno evidente che nel giro di una cinquantina di metri passa:
- un piccolo pianoro
- due passi in discesa su terreno un po' esposto (nulla di difficile)
- qualche metro sopra una piccola frana
- tre passi in discesa su roccia con passaggi di I
Si arriva così sulla cresta a nord del Col Dosè (1270m).
Prima di scendere si può continuare in direzione sud per raggiungere la cima (1280m) immersa nel bosco e scendendo ulteriormente si arriva ad un promontorio (1230m) libero da vegetazione con ampia vista sulla Val Canzoi e le sue cime.
Ritornati nel punto più a nord della cresta alla quota di 1270 m si aprono altre due possibilità di discesa:
- verso ovest scendendo a valle di un praticello e poi seguendo la traccia in direzione nord. Si tratta del sentiero descritto anche nel libro di De Zordi (ricordo in direzione contraria alla nostra). Tale sentiero va a collegarsi alla strada che scende da Erera alla quota di 930 m. Il sentiero è abbastanza evidente e sempre segnato con tagli. Il mio consiglio è comunque di farlo dal basso in un'altra occasione.
- verso est per la Val delle Taie. Qui bisogna fidarsi dell'intuito e dei camosci. La discesa sarà tutta in mezzo al bosco. Inutile cercare bolli o tagli, semplicemente non ce ne sono. Dalla punto più a nord della cresta una traccia di animali scende subito a sinistra in maniera decisa in mezzo al bosco. Si raggiunge un primo pulpito e si continua a scendere un po' verso sinistra per poi riportarsi a destra sotto le pareti verticali del Col Dosè. Si costeggiano tali pareti fino a giungere ad un altro piccolo promontorio. La traccia sempre evidente scende a sinistra verso alcune rocce. Sotto si individua una zona di schianti a m 1100 circa. Bisogna raggiungerla (qui la traccia è incerta) e scendere più a valle tenendo gli alberi caduti alla nostra sinistra. Ora sotto di noi inizia un canalino sassoso, noi deviamo appena sopra a questo per attraversare verso sinistra su traccia di nuovo evidente in direzione di una bastionata di rocce. Da lì si scende ancora in massima pendenza. Ora bisogna individuare un ennesimo canalino dal fondo terroso lungo una ventina di metri stretto tra due rocce: è il più frequentato dagli animali. Sotto di esso si vede sul piccolo pianoro un altro abete caduto. Si scende da lì. Siamo a quota 1000 metri circa. Il pianoro è sostenuto da un muretto a secco: finalmente un segno di civiltà. Da qui in giù la traccia diventa un po' più larga ed evidente, peccato che gli alberi caduti ci costringano a tante piccole deviazioni. Ora i problemi di orientamento dovrebbero essere tutti alle spalle: si scende paralleli al canale che rimane più basso alla nostra destra fino a raggiungere il pianoro del Col del Mus dove eravamo già passati stamattina chiudendo così l'anello della giornata. Ora per scendere in Val Casole e raggiungere prima il lago della Stua e poi il parcheggio basta ripercorrere a ritroso il percorso già effettuato all'andata (ammesso che ce lo ricordiamo).
Waypoints
Waypoint
2,156 ft
Guado e inizio sentiero
Waypoint
2,372 ft
Uscita dal greto verso sinistra
Waypoint
3,648 ft
Bollo su sasso e uscita a destra
Waypoint
4,039 ft
Bivio. Si sale a sinistra (tornante)
Waypoint
4,577 ft
A meta canalino uscire stare a destra
Waypoint
4,350 ft
Terzo canalino
Waypoint
4,160 ft
Arrivo sulla cresta del Col Dosè
Waypoint
4,196 ft
Cima del Col Dosé
Waypoint
3,871 ft
Voltare a sinistra
Waypoint
5,623 ft
Forcella
Waypoint
0 ft
Promontorio
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