Alpi Feltrine: Pale del Ai (Ovest e Est) dalla Val Fratta con partenza dalla Val Canzoi e chiusura per Case Saladen
near Montagne, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Salita alle due vette delle Pale del Ai che si trovano quasi sulla linea che unisce il Monte San Mauro a Sasso di Scarnia.
Pur essendo più basse di tutte le vette circostanti, le Pale del Ai sono alla «giusta distanza» per poter offrire belle viste panoramiche.
La guida di riferimento è: “Sulle tracce di pionieri e camosci” di Vittorino Mason.
La guida lascia intendere che ci sono più varianti di salita dal lato Val Fratta, e nella prima parte probabilmente ne ho seguita una che non è tra quelle citate.
Per la discesa ad anello verso Case Saladen ho puntato verso il Monte di Saladen senza raggiungerlo, per poi improvvisare nel larghissimo, abbastanza ripido, ma mai troppo ripido pendio che cala verso il fondo della Val di Saladen.
******************************
Dalla Val Canzoi all’attacco della salita alle Pale del Ai scavalcando il Forzelín dei Gai
Dalla Val Canzoi bisogna andare esattamente all’immissione nel CAI 803 in Val Fratta tra Casera Ramezza Alta e Forcella Scarnia, rimanendo sempre nel Giro del San Mauro: vedi itinerario → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi.
Dunque, si imbocca il CAI 819 in Val Fraina, lo si abbandona al bivio per Forcella di San Mauro con Fraina Alta, e poco sopra la costruzione più in alto di Fraina Alta si prende il largo sentiero che va al Forzelín dei Gai.
Il sentiero è sempre largo fino al bivio di andata-ritorno di questa escursione tra Forzelín dei Gai e Case Saladen (nella segnaletica la direzione Forzelín dei Gai è indicata con Busa dei Gai e Forzeleta).
Poi si restringe ma senza problemi di individuazione, e dopo un lungo traverso con basse pendenze va ad attraversare l’impluvio della Val di Saladen.
Qui inizia lo strappo finale nel bosco: la traccia diventa meno marcata ma si segue stando attenti agli ometti e ai bolli rossi (tipo … rosso cupo).
Il Forzelín dei Gai è chiuso nella vegetazione, e pochi metri prima di arrivarci conviene dare uno sguardo al panorama alle spalle.
L’inizio discesa dall’altro lato è su pietraia in buona pendenza, e poi inizia una diagonale continua prima verso ovest e poi verso nord.
La traccia a terra è molto varia, tra sentiero bello, sentierino e qualche passo dove non ci stanno tutti e due i piedi affiancati.
Si arriva quasi al fondo della Val Fratta e si continua in direzione nord su tracce in saliscendi nel bosco fino all’immissione nel CAI 803.
L’immissione è anticipata da due grossi massi isolati in un’area prativa, e sul secondo sono dipinti due segnavia CAI biancorossi.
Appena arrivati nel CAI 803 … bisogna abbandonarlo.
Salita alle Pale del Ai dal punto di immissione nel CAI 803 in Val Fratta
Dal masso con i segnavia CAI si guarda verso est e si nota la gran forcella divisoria tra la vetta ovest delle Pale del Ai a sinistra e un’altra elevazione con caratteristico torrione a destra: nella guida è indicata come forcella obiettivo.
Ora nella guida è scritto di puntare direttamente nel bosco dal masso con i due segnavia, e individuare una betulla isolata e un evidente taglio di mughi.
Ho visto un gruppetto di mughi tagliati, ma non nel senso classico di tagli che indicano una via: piuttosto mi è sembrata un’area di «mughi estirpati».
Comunque ho continuato da qui salendo a fianco sulla sinistra di una fascia di mughi al limite con il bosco di alto fusto.
Senza difficoltà e con pochi spostamenti di rami sono arrivato sotto una prima fascia rocciosa, e qui ho piegato a destra su una stretta ma continua traccia di camosci.
Poco dopo, la traccia di camosci mi ha portato sotto un valloncello (o canale poco svasato) che definirei a base erbosa con varie roccette in mezzo.
L’ho salito direttamente con qualche non difficile isolato I° grado, sempre con mughi abbastanza aperti da non creare problemi e ad indicare una linea continua.
Sono arrivato così sotto un’altra fascia rocciosa più alta della prima, alla cui base scorreva (sia a sinistra che a destra) un camminamento che si può definire quasi comodo nella “categoria sentieri selvaggi”.
Sono andato a destra in direzione della forcella obiettivo: dopo pochi metri si passa sopra la testata di uno stretto canalino, e l’evidente traccia prosegue oltre tra i mughi con un ripido strappo (ancora I° grado … vegetale) che va a scavalcare una costa del pendio.
Dopo questo scavalcamento si arriva in testata di un altro canale più bello del precedente e qui ho trovato delle “segnalazioni umane” con ometti e rami tagliati.
Proseguendo in direzione della forcella obiettivo il mini-viàz che segue passa tra la parete e uno spettacolare pinnacolo-gendarme, e poco dopo si immette sulla cresta sud delle Pale del Ai vari metri più in alto della forcella obiettivo iniziale.
Dal punto di arrivo in cresta, ometti e rami tagliati continuano per guidare poco sotto il filo di cresta sul lato est.
Senza passi veramente difficili (chiaramente sempre con un occhio all’esposizione) si arriva alla vetta ovest (o sud-ovest) delle Pale del Ai, quella più alta e con ometto.
Nel finale il corridoio più evidente tra i mughi scorre sotto la vetta senza raggiungerla e va in direzione della forcella divisoria con l’altra vetta più bassa.
Oggi “dentro l’ometto” della vetta più alta c’era un barattolo in vetro con penna e un foglietto per le firme.
Il tappo era arrugginito e bloccato, e non sono riuscito ad aprirlo: l’ultima firma visibile era di Aprile 2023 (oggi 18 Settembre 2024).
Poi dall’ometto si prosegue in cresta con attenzione ai primissimi metri dove qualche mugo esterno copre il gran salto verticale verso ovest: guardare bene per terra.
A seguire si arriva alla forcella divisoria tra le due vette e si sale sulla vetta est su traccia evidente anche se non ci sono più ometti e rami tagliati di segnalazione.
Discesa dalle Pale del Ai a Case Saladen
Il gran pendio est che sta sotto le Pale del Ai è formato da una serie di bancate non difficili su vari livelli divisi da salti: bisogna trovare i canalini giusti di collegamento tra queste bancate-traversi.
Si torna alla forcella divisoria tra le due vette dove si imbocca un ripido canalino erboso in direzione Val di Saladen: avevo i ramponcini da prato nello zaino, ma non li ho usati perché l’erba era ok, né umida né troppo secca.
Qui la guida scrive di uscire dal canalino dopo 50 metri per imboccare una cengia a sinistra.
Ho visto una stretta ma percorribile cengia prima dei 50 metri, e ho continuato in discesa su base che da erba è diventata duro-pietra.
Dopo poco più di 50 metri (tra 60 e 70 dati GPS) sulla sinistra si apre una facile bancata erbosa, che potrebbe essere la cengia citata, perché la distinzione di significato tra bancata e cengia non è sempre chiara.
Comunque ho seguito la bancata che arriva su una costa dirupata, e sono salito per pochi metri fino alle roccette sovrastanti per passare sulla testata del canale-dirupo in corrispondenza di un ottimo covolo utile come riparo di emergenza (ne ho visti 3 in tutto in questa prima parte di discesa).
Si continua a traversare fino ad arrivare su un’altra costa dopo la quale c’è nuovamente un dirupo, e qui si scende per il ripido canalino erboso che la anticipa.
Nella parte bassa c’è qualche roccetta isolata in mezzo, e prima che il canalino diventasse tutto a base roccette ho piegato a sinistra per altra bancatina erbosa, per poi scendere un ultimo più breve e meno ripido canalino erboso.
Alla base di questo si è fuori da tutta la serie di salti del gran pendio est che sta sotto le Pale del Ai.
In totale, quindi, ho imboccato tre canalini per i cambi di livello.
Ora, per seguire la direzione del Monte di Saladen, si sale per poco in diagonale su fianco erboso fino a un evidente cucuzzolo di cresta con radi mughi sulle roccette.
Da questo cucuzzolo si continua in discesa sulla facile cresta fino a un rilievo allungato coperto da grandi faggi; poi ancora avanti fino a un pulpito che segna il termine del tratto veramente facile di cresta poco sopra la cima del Monte di Saladen, che la prima volta si vede un po’ staccato pochi metri di quota più in basso.
Non ho raggiunto il Monte di Saladen e da questo pulpito ho iniziato la discesa finale verso Case Saladen.
In lontananza si vedono le radure di Case Saladen, e la guida scrive semplicemente di seguire vecchi tagli e tracce.
Il pendio è larghissimo, c’è qualche salto in mezzo e ho visto un’enormità di tracce tra l’erba alta.
Visto che i pochi salti sono individuabili in anticipo con un po’ di osservazione, ho deciso semplicemente di andare a occhio tenendo solo presente dove sono le Case Saladen.
Saltando tra una traccia di animali e l’altra sono entrato nel bosco per cercare di intercettare un “ipotetico sentierino” indicato nella cartina Tabacco per il finale verso Case Saladen.
L’ho trovato, ma sicuramente è completamente abbandonato da decenni tanto che definirei la traccia “intermittente” ma comunque utile per camminare in modo un po’ più comodo nel finale.
Da Case Saladen si traversa la radura inferiore e si trova il comodissimo sentiero che in breve porta al bivio di andata-ritorno di questa escursione.
Pur essendo più basse di tutte le vette circostanti, le Pale del Ai sono alla «giusta distanza» per poter offrire belle viste panoramiche.
La guida di riferimento è: “Sulle tracce di pionieri e camosci” di Vittorino Mason.
La guida lascia intendere che ci sono più varianti di salita dal lato Val Fratta, e nella prima parte probabilmente ne ho seguita una che non è tra quelle citate.
Per la discesa ad anello verso Case Saladen ho puntato verso il Monte di Saladen senza raggiungerlo, per poi improvvisare nel larghissimo, abbastanza ripido, ma mai troppo ripido pendio che cala verso il fondo della Val di Saladen.
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Dalla Val Canzoi all’attacco della salita alle Pale del Ai scavalcando il Forzelín dei Gai
Dalla Val Canzoi bisogna andare esattamente all’immissione nel CAI 803 in Val Fratta tra Casera Ramezza Alta e Forcella Scarnia, rimanendo sempre nel Giro del San Mauro: vedi itinerario → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi.
Dunque, si imbocca il CAI 819 in Val Fraina, lo si abbandona al bivio per Forcella di San Mauro con Fraina Alta, e poco sopra la costruzione più in alto di Fraina Alta si prende il largo sentiero che va al Forzelín dei Gai.
Il sentiero è sempre largo fino al bivio di andata-ritorno di questa escursione tra Forzelín dei Gai e Case Saladen (nella segnaletica la direzione Forzelín dei Gai è indicata con Busa dei Gai e Forzeleta).
Poi si restringe ma senza problemi di individuazione, e dopo un lungo traverso con basse pendenze va ad attraversare l’impluvio della Val di Saladen.
Qui inizia lo strappo finale nel bosco: la traccia diventa meno marcata ma si segue stando attenti agli ometti e ai bolli rossi (tipo … rosso cupo).
Il Forzelín dei Gai è chiuso nella vegetazione, e pochi metri prima di arrivarci conviene dare uno sguardo al panorama alle spalle.
L’inizio discesa dall’altro lato è su pietraia in buona pendenza, e poi inizia una diagonale continua prima verso ovest e poi verso nord.
La traccia a terra è molto varia, tra sentiero bello, sentierino e qualche passo dove non ci stanno tutti e due i piedi affiancati.
Si arriva quasi al fondo della Val Fratta e si continua in direzione nord su tracce in saliscendi nel bosco fino all’immissione nel CAI 803.
L’immissione è anticipata da due grossi massi isolati in un’area prativa, e sul secondo sono dipinti due segnavia CAI biancorossi.
Appena arrivati nel CAI 803 … bisogna abbandonarlo.
Salita alle Pale del Ai dal punto di immissione nel CAI 803 in Val Fratta
Dal masso con i segnavia CAI si guarda verso est e si nota la gran forcella divisoria tra la vetta ovest delle Pale del Ai a sinistra e un’altra elevazione con caratteristico torrione a destra: nella guida è indicata come forcella obiettivo.
Ora nella guida è scritto di puntare direttamente nel bosco dal masso con i due segnavia, e individuare una betulla isolata e un evidente taglio di mughi.
Ho visto un gruppetto di mughi tagliati, ma non nel senso classico di tagli che indicano una via: piuttosto mi è sembrata un’area di «mughi estirpati».
Comunque ho continuato da qui salendo a fianco sulla sinistra di una fascia di mughi al limite con il bosco di alto fusto.
Senza difficoltà e con pochi spostamenti di rami sono arrivato sotto una prima fascia rocciosa, e qui ho piegato a destra su una stretta ma continua traccia di camosci.
Poco dopo, la traccia di camosci mi ha portato sotto un valloncello (o canale poco svasato) che definirei a base erbosa con varie roccette in mezzo.
L’ho salito direttamente con qualche non difficile isolato I° grado, sempre con mughi abbastanza aperti da non creare problemi e ad indicare una linea continua.
Sono arrivato così sotto un’altra fascia rocciosa più alta della prima, alla cui base scorreva (sia a sinistra che a destra) un camminamento che si può definire quasi comodo nella “categoria sentieri selvaggi”.
Sono andato a destra in direzione della forcella obiettivo: dopo pochi metri si passa sopra la testata di uno stretto canalino, e l’evidente traccia prosegue oltre tra i mughi con un ripido strappo (ancora I° grado … vegetale) che va a scavalcare una costa del pendio.
Dopo questo scavalcamento si arriva in testata di un altro canale più bello del precedente e qui ho trovato delle “segnalazioni umane” con ometti e rami tagliati.
Proseguendo in direzione della forcella obiettivo il mini-viàz che segue passa tra la parete e uno spettacolare pinnacolo-gendarme, e poco dopo si immette sulla cresta sud delle Pale del Ai vari metri più in alto della forcella obiettivo iniziale.
Dal punto di arrivo in cresta, ometti e rami tagliati continuano per guidare poco sotto il filo di cresta sul lato est.
Senza passi veramente difficili (chiaramente sempre con un occhio all’esposizione) si arriva alla vetta ovest (o sud-ovest) delle Pale del Ai, quella più alta e con ometto.
Nel finale il corridoio più evidente tra i mughi scorre sotto la vetta senza raggiungerla e va in direzione della forcella divisoria con l’altra vetta più bassa.
Oggi “dentro l’ometto” della vetta più alta c’era un barattolo in vetro con penna e un foglietto per le firme.
Il tappo era arrugginito e bloccato, e non sono riuscito ad aprirlo: l’ultima firma visibile era di Aprile 2023 (oggi 18 Settembre 2024).
Poi dall’ometto si prosegue in cresta con attenzione ai primissimi metri dove qualche mugo esterno copre il gran salto verticale verso ovest: guardare bene per terra.
A seguire si arriva alla forcella divisoria tra le due vette e si sale sulla vetta est su traccia evidente anche se non ci sono più ometti e rami tagliati di segnalazione.
Discesa dalle Pale del Ai a Case Saladen
Il gran pendio est che sta sotto le Pale del Ai è formato da una serie di bancate non difficili su vari livelli divisi da salti: bisogna trovare i canalini giusti di collegamento tra queste bancate-traversi.
Si torna alla forcella divisoria tra le due vette dove si imbocca un ripido canalino erboso in direzione Val di Saladen: avevo i ramponcini da prato nello zaino, ma non li ho usati perché l’erba era ok, né umida né troppo secca.
Qui la guida scrive di uscire dal canalino dopo 50 metri per imboccare una cengia a sinistra.
Ho visto una stretta ma percorribile cengia prima dei 50 metri, e ho continuato in discesa su base che da erba è diventata duro-pietra.
Dopo poco più di 50 metri (tra 60 e 70 dati GPS) sulla sinistra si apre una facile bancata erbosa, che potrebbe essere la cengia citata, perché la distinzione di significato tra bancata e cengia non è sempre chiara.
Comunque ho seguito la bancata che arriva su una costa dirupata, e sono salito per pochi metri fino alle roccette sovrastanti per passare sulla testata del canale-dirupo in corrispondenza di un ottimo covolo utile come riparo di emergenza (ne ho visti 3 in tutto in questa prima parte di discesa).
Si continua a traversare fino ad arrivare su un’altra costa dopo la quale c’è nuovamente un dirupo, e qui si scende per il ripido canalino erboso che la anticipa.
Nella parte bassa c’è qualche roccetta isolata in mezzo, e prima che il canalino diventasse tutto a base roccette ho piegato a sinistra per altra bancatina erbosa, per poi scendere un ultimo più breve e meno ripido canalino erboso.
Alla base di questo si è fuori da tutta la serie di salti del gran pendio est che sta sotto le Pale del Ai.
In totale, quindi, ho imboccato tre canalini per i cambi di livello.
Ora, per seguire la direzione del Monte di Saladen, si sale per poco in diagonale su fianco erboso fino a un evidente cucuzzolo di cresta con radi mughi sulle roccette.
Da questo cucuzzolo si continua in discesa sulla facile cresta fino a un rilievo allungato coperto da grandi faggi; poi ancora avanti fino a un pulpito che segna il termine del tratto veramente facile di cresta poco sopra la cima del Monte di Saladen, che la prima volta si vede un po’ staccato pochi metri di quota più in basso.
Non ho raggiunto il Monte di Saladen e da questo pulpito ho iniziato la discesa finale verso Case Saladen.
In lontananza si vedono le radure di Case Saladen, e la guida scrive semplicemente di seguire vecchi tagli e tracce.
Il pendio è larghissimo, c’è qualche salto in mezzo e ho visto un’enormità di tracce tra l’erba alta.
Visto che i pochi salti sono individuabili in anticipo con un po’ di osservazione, ho deciso semplicemente di andare a occhio tenendo solo presente dove sono le Case Saladen.
Saltando tra una traccia di animali e l’altra sono entrato nel bosco per cercare di intercettare un “ipotetico sentierino” indicato nella cartina Tabacco per il finale verso Case Saladen.
L’ho trovato, ma sicuramente è completamente abbandonato da decenni tanto che definirei la traccia “intermittente” ma comunque utile per camminare in modo un po’ più comodo nel finale.
Da Case Saladen si traversa la radura inferiore e si trova il comodissimo sentiero che in breve porta al bivio di andata-ritorno di questa escursione.
Waypoints
Waypoint
1,897 ft
01 - Parcheggio in Val Canzoi nei pressi dell'inizio CAI 819 all'imbocco della Val Fraina
Waypoint
5,487 ft
12 - Pinnacolo-gendarme poco prima di arrivare sulla dorsale-cresta sud delle Pale del Ai
Waypoint
5,685 ft
17 - Altro punto foto dai pressi dell'ometto di vetta della cima principale ovest delle Pale del Ai
Waypoint
5,472 ft
21 - Foto nelle bancate tra il primo e secondo canalino di discesa dalle Pale del Ai
Waypoint
5,464 ft
22 - Foto nelle bancate tra il primo e secondo canalino di discesa dalle Pale del Ai
Waypoint
5,054 ft
26 - Foto sulla diagonale erbosa che segue la discesa del terzo canalino dalle Pale del Ai
Waypoint
5,095 ft
28 - Foto procedendo sulla dorsale-cresta che va in direzione del Monte di Saladen
Waypoint
5,109 ft
29 - Foto procedendo sulla dorsale-cresta che va in direzione del Monte di Saladen
Comments (5)
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Sono qui leggendo la guida di Vittorino Mason. E' ancora più completa la tua descrizione. Mi chiedevo, avendo un cane abituato a sentieri impervi e da soccorso su macerie, se potrebbe farlo...
Ciao Fabio,
so che i cani da soccorso su macerie sono molto abili ma non credo sia prudente portare un cane su un percorso simile.
Qui ci sono due variabili – a cui il cane non è abituato tra le macerie – che possono creare problemi:
1 – la grande profondità di alcuni passaggi stretti, dove un gruppo (bipedi-quadrupedi non importa) deve muoversi in perfetta armonia, senza che nessuno possa creare pericoli agli altri con qualche azione non concordata.
2 – presenza di molti altri animali che possono attirare l’attenzione del cane, che invece dovrebbe essere concentrato solo sui passi da fare; nella mia uscita, dove non vedevo camosci ne sentivo continuamente l’odore, e questo per un cane è una grande distrazione.
E poi, a seconda delle condizioni di giornata, potrebbe essere prudente per un «umano» calzare i ramponcini in qualche tratto erboso, e a quel punto è prudente far avanzare anche il cane?
Anch’io (con la mia compagna) faccio qualche uscita col cane, ma evito i percorsi dove potrei trovare erbe scivolose.
Questa è la mia opinione, poi solo tu puoi sapere cos’è in grado di fare il tuo cane in montagna e come si rapporta con te nelle situazioni complicate.
Buona escursione❗😉
Grazie Mario, sempre esauriente la tua spiegazione. Conoscendo il cane e come si comporta con la selvaggina e con me, forse potrei tentare ma non conosco bene il percorso e non voglio rischiare di metterlo in difficoltà. Finora dal libro di Mason le ho azzeccate...Monte Pavione, Zimon del Terne e Pizzocco con cane (evitando il Pizzocchetto) mentre Peron senza cane...😅 quindi tengo buono il giro con le tue indicazioni per un'uscita senza quadrupede 😉
Ciao Fabio,
anch’io avrei portato il cane – sebbene la mia cagnolina non sia minimamente addestrata da macerie – nelle tre salite che hai citato.
Se invece facciamo un paragone con il Peron, avrei evitato per le creste dove ci sono i tre cavi di aiuto che creano problemi per un cane.
Se invece si sale al Peron dal sentiero più diretto da Fraina (che sbuca a poca distanza dalla Croce) non vedo problemi per un cane abituato in montagna, tranne nel punto dove c’è la breve scaletta a grappe metalliche: io lì avrei potuto eventualmente prendere in braccio la mia … che pesa poco, ma sono sempre manovre un po’ «borderline».
In ogni caso la Pale del Ai sono più difficiline anche rapportate alle Creste del Peron.
Buon week-end❗👍
Capisco! Allora le Pale del Ai le tengo solo per me 😅. Peron fatto in andata per la direttissima e ritorno per le creste, ho fatto bene a non portarlo. Oggi anello sul Baldo passando per il sentiero del Ventrar...questo nessun problema con il cane...buon weekend a te!