Alpi Feltrine: Croce di Cesio e Cima Le Laste da Culogne o Cullogne con percorso ad anello e discesa diretta nel bosco
near Cullogne, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Buona escursione di mezza stagione quando non fa caldo e la neve poco più in alto è ancora presente oppure è arrivata prima del solito come in questo caso.
È un’interpretazione per la Croce di Cesio e Cima Le Laste per chi, come me, trova motivo di interesse e divertimento a vagare (con giudizio) nei boschi.
In questa zona ci sono molti sentieri e tracce varie che tagliano trasversalmente il pendio, e che a volte si collegano tra i vari livelli e a volte no, e nel secondo caso bisogna fare qualche breve tratto di “fuori pista” per crearsi un percorso di senso compiuto.
Questi sentieri-tracce a volte sono “attivi” perché tuttora al servizio di attività boschive, mentre altri sono discontinui – e in fase di “riassorbimento naturale” – perché erano al servizio di vecchie casere e insediamenti abbandonati ormai da decenni.
Ho valutato l’itinerario “difficile” per la prima parte di discesa che è ripida e necessita di attenzione nell’orientamento.
Salita da Culogne o Cullogne alla Croce di Cesio e a Cima Le Laste
La salita per la Croce di Cesio è dal lato ovest, mentre quella che si potrebbe considerare “normale” è dal lato est.
Da Culogne si va in direzione dei ruderi delle ex Casere Bandiera, o per stradette oppure (come in questa registrazione GPS) attraversando un prato a sinistra delle ultime case per poi imboccare un sentiero che arriva da sotto alle Casere Bandiera.
Dalle Casere Bandiera si prosegue su forestale e si va a destra a un bivio circa 200 metri dopo, e si continua fino alla fine della stradetta (con qualche tratto cementato nei punti più ripidi) in una piazzola con ometto molto evidente.
Dall’ometto, dopo 4 o 5 metri di erbacce, inizia un sentiero che sale evidente fino all’attraversamento di un canaletto-impluvio un po’ franato.
Qui la traccia evidente si ritrova qualche metro più in alto, riscende brevemente e riprende la diagonale di salita.
Dopo un centinaio di metri lineari c’è un importante bivio in corrispondenza della stazione a monte di una teleferica boschiva, e si segue il tornantino di destra del bivio: su un tronco d’albero c’è una freccia in legno con scritto “COL D. TOR” che indica Col della Torre.
Ora si prosegue più a lungo fino a poco sotto i 900 metri di quota dove, al momento, c’è un bivio poco evidente in un tratto con dei lavori forestali in corso.
Il sentiero che si sta percorrendo è rettilineo ed evidente e giungerebbe in breve al Col della Torre.
Sulla destra si dovrebbe individuare una traccia con qualche metro iniziale “confuso” che sale e si immette subito su una stradina che si può definire una via di mezzo tra una mulattiera e una vera forestale.
A primavera 2020 qui c’era un ometto e, sulla destra, si staccava un sentiero meno confuso che finiva in questa mulattiera-forestale che non era così vicina al sentiero del Col della Torre: dunque, i lavori sono in avanzamento e può essere che anche questa ultima decina di metri circa sarà sistemata.
La mulattiera-forestale sale comoda in mezzo a una serie di schianti boschivi ben tagliati fino ad immettersi in una forestale più larga al punto in cui finisce sotto una casa attualmente in ristrutturazione.
Sulla sinistra della casa c’è un largo prato – nella cartina Tabacco 1:25000 c’è un tratteggio nero di sentiero che sale: il sentiero non c’è ma si sale bene.
Si va su abbastanza diretti nel prato e poi nel bosco sempre abbastanza rado da permettere una progressione senza “pericoli per il vestiario”.
In tutto si sale per circa 65/70 metri di dislivello e si trova un buon sentiero al servizio di una ex casera: siccome arriva da destra e finisce al rudere della ex casera, non bisogna stare troppo a sinistra, altrimenti non si riesce ad intercettarlo (anche questo sentiero di servizio è indicato con tratteggio nero nella cartina Tabacco).
Seguendo verso destra quest’ultimo sentiero si arriva comodamente alla sella divisoria tra la Croce di Cesio e Cima Le Laste.
Qui, verso destra, in breve e quasi in piano si arriva a un colle boschivo poco marcato, dove c’è una piccola Croce con Madonnina che è indicata come Croce di Cesio nella cartina Tabacco – ma ce n’è un’altra ben più imponente sulla via di salita a Cima Le Laste.
Ritornati alla selletta divisoria, si imbocca un bel sentiero che sale la dorsale fino a un’elevazione quotata a 1.235 metri dove si trova una gran Croce metallica a traliccio in posizione decisamente panoramica verso la pianura.
Dopo questa “seconda Croce di Cesio”, si prosegue senza un sentiero regolare come fin qui, ma con tracce più che intuitive sul filo di dorsale fino a sotto il ripido strappo finale per Cima Le Laste.
Il camminamento è sempre sul filo prativo della dorsale-cresta, e si notano un paio di tagli che hanno eliminato degli alberelli che altrimenti avrebbero costretto a qualche contorsione per proseguire.
Si arriva a un breve tratto quasi piano dove c’è un paletto metallico, e poi – assai ripidamente – a una classica tabella gialla “AREA PROTETTA”.
Qui c’è una fascia di roccette più o meno di I° grado che si può evitare spostandosi qualche metro sulla destra per poi salire su un ripido erboso: la traccia GPS sale diretta per le roccette.
Alla tabella gialla “AREA PROTETTA” conviene godersi il bel panorama verso la pianura e scattare eventualmente qualche foto, perché poi si rientra nel bosco e da Cima Le Laste non si vede nulla.
In realtà non è neanche semplice identificare il vero punto vetta di Cima Le Laste: in arrivo dalla dorsale-cresta ce n’è uno accanto ad altre due tabelle gialle “AREA PROTETTA”, e un 30/40 metri più a destra ce n’è un altro che secondo il GPS è alla stessa quota (2 metri di differenza che di fatto non sono misurabili): secondo OpenStreetMap il punto vetta è in mezzo a questi due, ma in realtà la “vetta OpenStreetMap “ è un po’ più bassa.
Verso nord si intuisce una bella vista tra gli alberi, ma per goderne bisogna spostarsi verso la direzione di discesa odierna.
Discesa da Cima Le Laste con rientro ad anello verso Culogne o Cullogne
Se si vuol mantenere l’escursione entro il livello di difficoltà incontrato fin qui, conviene ritornare alla sella divisoria tra Croce di Cesio e Cima Le Laste, e poi scendere verso sinistra-est per le comode stradette e/o sentieri che riportano a Culogne.
Nel caso di oggi, si prosegue in discesa sul filo di cresta boschiva verso nord-est per circa 40/60 metri lineari, distanza che dipende da quale punto vetta si considera.
A sorpresa (almeno per me) in corrispondenza della testata di un vallone abbastanza regolare, compare una serie ravvicinata di rami tagliati: i rami tagliati stanno sulla sinistra e il vallone scende verso destra.
Oltre non ci sono più segnalazioni, e messa così sembra un invito a scendere per il vallone.
Io, invece, ho proseguito continuando in discesa su tracce in cresta (ma senza nessun altro segnavia) fino a trovare un punto fotografico verso nord: bella vista sul Sass de Mura, e tutta la conca della Val Fosserla, Val del Piavon, Costa dei Tei, ecc., con angolazione insolita verso il Gruppo del Tre Pietre.
Da quel punto ho tagliato in discesa con un arco verso sud-est per ritornare verso il vallone che aveva i rami tagliati in testata (questo vallone è indicato anche sulla cartina Tabacco).
Prima di intercettarlo, ho incrociato un buon sentiero di traverso che, con pochi metri verso sinistra, porta ai ruderi di una casera che sta veramente “in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini”: difficile immaginare come si potesse lavorare in un posto simile, anche prima che il bosco lo ricoprisse.
Visto il rudere, dove il sentiero finisce, sono ritornato nell’altra direzione dove il sentiero attraversa il vallone di riferimento, e dove ho trovato un evidente “ometto di architettura futuristica piramidale” sulla sponda opposta.
Difficile dire se è un ometto piazzato da qualche escursionista o boscaiolo o cacciatore o …
Il sentiero continua in discesa diagonale verso destra svanendo a poco a poco tra varie piccole discontinuità di livello, e muore (dopo un tratto sulla massima pendenza sopra una dorsale secondaria) dentro un ripido valloncello (sempre nel bosco) – il valloncello è appena prima di una costa rocciosa che non si può oltrepassare in “assetto escursionistico”.
Qui ci sono varie tracce di animali che scendono a sinistra sul ripido con in vista un bel salto poco più sotto: ho trovato un altro piccolo ometto sul lato sinistro del valloncello quasi subito a inizio discesa, che evidentemente “consigliava” di uscire per evitare il salto che stava sotto.
Ora inizia una lunga, ripida e oggettivamente scomoda diagonale sempre verso sinistra per ritornare verso il vallone principale di riferimento, quello con i rami tagliati in testata: ci sono solo tracce di animali a cui appoggiarsi per agevolare la camminata.
Si arriva così al bordo del vallone più grande in un punto in cui il fondo sembra più che camminabile, ma la sponda di discesa è quasi verticale e non si può entrare.
Si può continuare sul filo della sponda per roccette / piccoli balzi erbosi con qualche singolo passo assimilabile al I° grado, oppure un po’ fuori sulla destra su fondo più regolare ma non troppo stabile: ho preferito le roccette con piccoli balzi.
A QUOTA 1.080 CIRCA C’È IL PUNTO CHIAVE DI TUTTA LA DISCESA – DA NON MANCARE ASSOLUTAMENTE – MA BISOGNA ANCHE DIRE CHE È EVIDENTE.
Dopo aver fatto circa 70 metri di dislivello (ma dipende dal punto di arrivo) in discesa sulla sponda destra orografica del vallone di riferimento, a quota 1.080 metri circa emerge in uscita verso destra un vero sentiero, ben mantenuto, che è al servizio di attività di taglio boschivo.
C’è un ometto “monolitico” nella forma di una piccola lastra piantata verticalmente per terra.
I primi metri sono “belli solo relativamente a quanto percorso poco prima”, ma si arriva quasi subito alla stazione a monte di una teleferica boschiva con bivacco / deposito materiale a fianco.
Dal bivacco-deposito in poi il sentiero è davvero ben curato e va a lungo in direzione sud-ovest e poi sud, scorrendo parallelo e più in alto di quello che arriva dalla Chiesa di Sant’Agapito in Valle.
Infine ci si immette in quest’ultimo tracciato in un punto molto largo, e in corrispondenza di una presa d’acqua e un cartello-freccia bianco-azzurro “ANELLO DELLA MONTAGNA DI MEZZO”.
Da qui, per rientrare a Culogne si possono seguire semplicemente le indicazioni “ANELLO DELLA MONTAGNA DI MEZZO”.
Di fatto, rispetto a questa possibilità, ho fatto solo un taglio (sempre su buon sentiero) per una traccia che devia sulla sinistra di un grande prato (con ruderi a destra) che si attraversa poco dopo l’immissione.
Considerazioni finali sulla prima parte di discesa da Cima Le Laste
Fino al bivacco-deposito dei boscaioli è una discesa selvaggia e sempre sul ripido, dove le gambe non riposano di sicuro.
È chiaro che può essere fatta-interpretata anche in modo un po’ diverso da questa registrazione GPS.
Come scritto sopra, ho trovato tre ometti, ma si potrebbe anche non trovarli tutti e può essere (ed è pure probabile) che non siano gli unici in giro.
Per procedere – oltre a tener sempre presente la posizione del vallone principale di riferimento – mi sono basato più che altro sullo stato del fondo: oggi c’era una certa umidità sullo strato superiore della terra che, ricoperta di foglie, rendeva molti tratti assai scivolosi.
Ho provato a fare anche un paio di settori con i ramponcini forestali, ma sulle foglie si scivolava comunque e poi c’era il problema delle radici e varie pietre isolate nascoste.
Però, guardando bene le linee da seguire, piano piano si trovavano passaggi più stabili e sicuri – sono convinto che con il fondo della giusta consistenza (né troppo umido, né troppo secco) la progressione diventi “quasi” semplice.
In questi casi è sempre meglio avere con sé uno spezzone di corda per mini-calate di emergenza, sia per lo stato non sempre prevedibile del fondo che per recuperare eventuali errori: io avevo la corda da 20, non ho mai assolutamente avuto il dubbio di usarla, ma la riporterei in caso di nuova percorrenza.
Ho messo qualche foto per curiosità, ma non servono a nulla per capire la direzione del percorso.
È sicuramente strano come ci si possa trovare in una situazione di isolamento da tutto in un pendio tutto sommato di dimensioni contenute.
È un’interpretazione per la Croce di Cesio e Cima Le Laste per chi, come me, trova motivo di interesse e divertimento a vagare (con giudizio) nei boschi.
In questa zona ci sono molti sentieri e tracce varie che tagliano trasversalmente il pendio, e che a volte si collegano tra i vari livelli e a volte no, e nel secondo caso bisogna fare qualche breve tratto di “fuori pista” per crearsi un percorso di senso compiuto.
Questi sentieri-tracce a volte sono “attivi” perché tuttora al servizio di attività boschive, mentre altri sono discontinui – e in fase di “riassorbimento naturale” – perché erano al servizio di vecchie casere e insediamenti abbandonati ormai da decenni.
Ho valutato l’itinerario “difficile” per la prima parte di discesa che è ripida e necessita di attenzione nell’orientamento.
Salita da Culogne o Cullogne alla Croce di Cesio e a Cima Le Laste
La salita per la Croce di Cesio è dal lato ovest, mentre quella che si potrebbe considerare “normale” è dal lato est.
Da Culogne si va in direzione dei ruderi delle ex Casere Bandiera, o per stradette oppure (come in questa registrazione GPS) attraversando un prato a sinistra delle ultime case per poi imboccare un sentiero che arriva da sotto alle Casere Bandiera.
Dalle Casere Bandiera si prosegue su forestale e si va a destra a un bivio circa 200 metri dopo, e si continua fino alla fine della stradetta (con qualche tratto cementato nei punti più ripidi) in una piazzola con ometto molto evidente.
Dall’ometto, dopo 4 o 5 metri di erbacce, inizia un sentiero che sale evidente fino all’attraversamento di un canaletto-impluvio un po’ franato.
Qui la traccia evidente si ritrova qualche metro più in alto, riscende brevemente e riprende la diagonale di salita.
Dopo un centinaio di metri lineari c’è un importante bivio in corrispondenza della stazione a monte di una teleferica boschiva, e si segue il tornantino di destra del bivio: su un tronco d’albero c’è una freccia in legno con scritto “COL D. TOR” che indica Col della Torre.
Ora si prosegue più a lungo fino a poco sotto i 900 metri di quota dove, al momento, c’è un bivio poco evidente in un tratto con dei lavori forestali in corso.
Il sentiero che si sta percorrendo è rettilineo ed evidente e giungerebbe in breve al Col della Torre.
Sulla destra si dovrebbe individuare una traccia con qualche metro iniziale “confuso” che sale e si immette subito su una stradina che si può definire una via di mezzo tra una mulattiera e una vera forestale.
A primavera 2020 qui c’era un ometto e, sulla destra, si staccava un sentiero meno confuso che finiva in questa mulattiera-forestale che non era così vicina al sentiero del Col della Torre: dunque, i lavori sono in avanzamento e può essere che anche questa ultima decina di metri circa sarà sistemata.
La mulattiera-forestale sale comoda in mezzo a una serie di schianti boschivi ben tagliati fino ad immettersi in una forestale più larga al punto in cui finisce sotto una casa attualmente in ristrutturazione.
Sulla sinistra della casa c’è un largo prato – nella cartina Tabacco 1:25000 c’è un tratteggio nero di sentiero che sale: il sentiero non c’è ma si sale bene.
Si va su abbastanza diretti nel prato e poi nel bosco sempre abbastanza rado da permettere una progressione senza “pericoli per il vestiario”.
In tutto si sale per circa 65/70 metri di dislivello e si trova un buon sentiero al servizio di una ex casera: siccome arriva da destra e finisce al rudere della ex casera, non bisogna stare troppo a sinistra, altrimenti non si riesce ad intercettarlo (anche questo sentiero di servizio è indicato con tratteggio nero nella cartina Tabacco).
Seguendo verso destra quest’ultimo sentiero si arriva comodamente alla sella divisoria tra la Croce di Cesio e Cima Le Laste.
Qui, verso destra, in breve e quasi in piano si arriva a un colle boschivo poco marcato, dove c’è una piccola Croce con Madonnina che è indicata come Croce di Cesio nella cartina Tabacco – ma ce n’è un’altra ben più imponente sulla via di salita a Cima Le Laste.
Ritornati alla selletta divisoria, si imbocca un bel sentiero che sale la dorsale fino a un’elevazione quotata a 1.235 metri dove si trova una gran Croce metallica a traliccio in posizione decisamente panoramica verso la pianura.
Dopo questa “seconda Croce di Cesio”, si prosegue senza un sentiero regolare come fin qui, ma con tracce più che intuitive sul filo di dorsale fino a sotto il ripido strappo finale per Cima Le Laste.
Il camminamento è sempre sul filo prativo della dorsale-cresta, e si notano un paio di tagli che hanno eliminato degli alberelli che altrimenti avrebbero costretto a qualche contorsione per proseguire.
Si arriva a un breve tratto quasi piano dove c’è un paletto metallico, e poi – assai ripidamente – a una classica tabella gialla “AREA PROTETTA”.
Qui c’è una fascia di roccette più o meno di I° grado che si può evitare spostandosi qualche metro sulla destra per poi salire su un ripido erboso: la traccia GPS sale diretta per le roccette.
Alla tabella gialla “AREA PROTETTA” conviene godersi il bel panorama verso la pianura e scattare eventualmente qualche foto, perché poi si rientra nel bosco e da Cima Le Laste non si vede nulla.
In realtà non è neanche semplice identificare il vero punto vetta di Cima Le Laste: in arrivo dalla dorsale-cresta ce n’è uno accanto ad altre due tabelle gialle “AREA PROTETTA”, e un 30/40 metri più a destra ce n’è un altro che secondo il GPS è alla stessa quota (2 metri di differenza che di fatto non sono misurabili): secondo OpenStreetMap il punto vetta è in mezzo a questi due, ma in realtà la “vetta OpenStreetMap “ è un po’ più bassa.
Verso nord si intuisce una bella vista tra gli alberi, ma per goderne bisogna spostarsi verso la direzione di discesa odierna.
Discesa da Cima Le Laste con rientro ad anello verso Culogne o Cullogne
Se si vuol mantenere l’escursione entro il livello di difficoltà incontrato fin qui, conviene ritornare alla sella divisoria tra Croce di Cesio e Cima Le Laste, e poi scendere verso sinistra-est per le comode stradette e/o sentieri che riportano a Culogne.
Nel caso di oggi, si prosegue in discesa sul filo di cresta boschiva verso nord-est per circa 40/60 metri lineari, distanza che dipende da quale punto vetta si considera.
A sorpresa (almeno per me) in corrispondenza della testata di un vallone abbastanza regolare, compare una serie ravvicinata di rami tagliati: i rami tagliati stanno sulla sinistra e il vallone scende verso destra.
Oltre non ci sono più segnalazioni, e messa così sembra un invito a scendere per il vallone.
Io, invece, ho proseguito continuando in discesa su tracce in cresta (ma senza nessun altro segnavia) fino a trovare un punto fotografico verso nord: bella vista sul Sass de Mura, e tutta la conca della Val Fosserla, Val del Piavon, Costa dei Tei, ecc., con angolazione insolita verso il Gruppo del Tre Pietre.
Da quel punto ho tagliato in discesa con un arco verso sud-est per ritornare verso il vallone che aveva i rami tagliati in testata (questo vallone è indicato anche sulla cartina Tabacco).
Prima di intercettarlo, ho incrociato un buon sentiero di traverso che, con pochi metri verso sinistra, porta ai ruderi di una casera che sta veramente “in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini”: difficile immaginare come si potesse lavorare in un posto simile, anche prima che il bosco lo ricoprisse.
Visto il rudere, dove il sentiero finisce, sono ritornato nell’altra direzione dove il sentiero attraversa il vallone di riferimento, e dove ho trovato un evidente “ometto di architettura futuristica piramidale” sulla sponda opposta.
Difficile dire se è un ometto piazzato da qualche escursionista o boscaiolo o cacciatore o …
Il sentiero continua in discesa diagonale verso destra svanendo a poco a poco tra varie piccole discontinuità di livello, e muore (dopo un tratto sulla massima pendenza sopra una dorsale secondaria) dentro un ripido valloncello (sempre nel bosco) – il valloncello è appena prima di una costa rocciosa che non si può oltrepassare in “assetto escursionistico”.
Qui ci sono varie tracce di animali che scendono a sinistra sul ripido con in vista un bel salto poco più sotto: ho trovato un altro piccolo ometto sul lato sinistro del valloncello quasi subito a inizio discesa, che evidentemente “consigliava” di uscire per evitare il salto che stava sotto.
Ora inizia una lunga, ripida e oggettivamente scomoda diagonale sempre verso sinistra per ritornare verso il vallone principale di riferimento, quello con i rami tagliati in testata: ci sono solo tracce di animali a cui appoggiarsi per agevolare la camminata.
Si arriva così al bordo del vallone più grande in un punto in cui il fondo sembra più che camminabile, ma la sponda di discesa è quasi verticale e non si può entrare.
Si può continuare sul filo della sponda per roccette / piccoli balzi erbosi con qualche singolo passo assimilabile al I° grado, oppure un po’ fuori sulla destra su fondo più regolare ma non troppo stabile: ho preferito le roccette con piccoli balzi.
A QUOTA 1.080 CIRCA C’È IL PUNTO CHIAVE DI TUTTA LA DISCESA – DA NON MANCARE ASSOLUTAMENTE – MA BISOGNA ANCHE DIRE CHE È EVIDENTE.
Dopo aver fatto circa 70 metri di dislivello (ma dipende dal punto di arrivo) in discesa sulla sponda destra orografica del vallone di riferimento, a quota 1.080 metri circa emerge in uscita verso destra un vero sentiero, ben mantenuto, che è al servizio di attività di taglio boschivo.
C’è un ometto “monolitico” nella forma di una piccola lastra piantata verticalmente per terra.
I primi metri sono “belli solo relativamente a quanto percorso poco prima”, ma si arriva quasi subito alla stazione a monte di una teleferica boschiva con bivacco / deposito materiale a fianco.
Dal bivacco-deposito in poi il sentiero è davvero ben curato e va a lungo in direzione sud-ovest e poi sud, scorrendo parallelo e più in alto di quello che arriva dalla Chiesa di Sant’Agapito in Valle.
Infine ci si immette in quest’ultimo tracciato in un punto molto largo, e in corrispondenza di una presa d’acqua e un cartello-freccia bianco-azzurro “ANELLO DELLA MONTAGNA DI MEZZO”.
Da qui, per rientrare a Culogne si possono seguire semplicemente le indicazioni “ANELLO DELLA MONTAGNA DI MEZZO”.
Di fatto, rispetto a questa possibilità, ho fatto solo un taglio (sempre su buon sentiero) per una traccia che devia sulla sinistra di un grande prato (con ruderi a destra) che si attraversa poco dopo l’immissione.
Considerazioni finali sulla prima parte di discesa da Cima Le Laste
Fino al bivacco-deposito dei boscaioli è una discesa selvaggia e sempre sul ripido, dove le gambe non riposano di sicuro.
È chiaro che può essere fatta-interpretata anche in modo un po’ diverso da questa registrazione GPS.
Come scritto sopra, ho trovato tre ometti, ma si potrebbe anche non trovarli tutti e può essere (ed è pure probabile) che non siano gli unici in giro.
Per procedere – oltre a tener sempre presente la posizione del vallone principale di riferimento – mi sono basato più che altro sullo stato del fondo: oggi c’era una certa umidità sullo strato superiore della terra che, ricoperta di foglie, rendeva molti tratti assai scivolosi.
Ho provato a fare anche un paio di settori con i ramponcini forestali, ma sulle foglie si scivolava comunque e poi c’era il problema delle radici e varie pietre isolate nascoste.
Però, guardando bene le linee da seguire, piano piano si trovavano passaggi più stabili e sicuri – sono convinto che con il fondo della giusta consistenza (né troppo umido, né troppo secco) la progressione diventi “quasi” semplice.
In questi casi è sempre meglio avere con sé uno spezzone di corda per mini-calate di emergenza, sia per lo stato non sempre prevedibile del fondo che per recuperare eventuali errori: io avevo la corda da 20, non ho mai assolutamente avuto il dubbio di usarla, ma la riporterei in caso di nuova percorrenza.
Ho messo qualche foto per curiosità, ma non servono a nulla per capire la direzione del percorso.
È sicuramente strano come ci si possa trovare in una situazione di isolamento da tutto in un pendio tutto sommato di dimensioni contenute.
Waypoints
Waypoint
1,940 ft
02 - Ruderi Casere Bandiera
Waypoint
2,000 ft
03 - Bivio dopo Ruderi Casere Bandiera: seguire verso destra
Waypoint
2,395 ft
04 - Fine strada forestale con ometto e inizio sentiero per Col della Torre
Waypoint
2,504 ft
05 - Passaggio impluvio un po' franato salendo il sentiero del Col della Torre
Waypoint
4,872 ft
19 - Cima Le Laste - secondo possibile punto vetta nel bosco
Waypoint
4,319 ft
24 - Ometto 'di architettura futuristica' di riferimento scendendo da Cima Le Laste
Waypoint
4,134 ft
25 - Piccolo ometto di riferimento in valloncello secondario scendendo da Cima Le Laste
Waypoint
3,136 ft
28 - Immissione nel sentiero che proviene dalla Chiesa di Sant'Agapito in corrispondenza di una presa d'acqua
Waypoint
3,162 ft
29 - Deviazione momentanea dal tracciato con indicazioni 'ANELLO DELLA MONTAGNA DI MEZZO'
Comments (3)
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Buongiorno, volevo chiederle se è fattibile il percorso in senso antiorario.
Ciao Paolo,
a mio giudizio è fattibile anche in senso antiorario ma SICURAMENTE è molto più faticoso.
Dipende se si preferisce una discesa o una salita «selvaggia e ripida».
Il vantaggio di provare in senso antiorario – quindi con salita «selvaggia e ripida» più faticosa – è che in caso di problemi di orientamento o altro è più facile e breve ritornare sui propri passi.
In ogni caso evita in periodi di gelo con fondo duro o a breve distanza da una pioggia che può lasciare un fondo fangoso e scivoloso.
Se ce li hai, metti nello zaino i ramponcini forestali o da prato, detti anche “Fer da tac”.
Buon cammino❗😉
Grazie 👍