Alpi Feltrine: Cordín delle Vette, Forcella Valon, I Piadòch, Passo del Pavione e Monte Pavione dal Passo Croce d’Aune
near Passo Croce d'Aune, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Escursione che ne riunisce due in una visto che l’obiettivo della prima (percorrenza completa del Cordín delle Vette) alla fine non è molto lontano dall’inizio del “nucleo” della seconda (I Piadòch).
Chiaramente si possono ben separare in due diverse giornate, ed è anche più opportuno se si vuole transitare nel Cordín delle Vette durante il periodo della fioritura, quando potrebbe esserci ancora qualche macchia di neve in alcuni tratti della parte nord dei Piadòch.
Il Passo di Piètena – raggiungibile molto facilmente dal Rifugio Dal Piaz – può essere il punto di uscita per il rientro dal Cordín delle Vette e il punto di ingresso per i Piadòch.
CORDÍN DELLE VETTE
È una bella e lunga cengia-bancata erbosa che inizia poco prima di arrivare al Rifugio dal Piaz e termina nei pressi della Rocchetta ai margini della Busa di Piètena.
È divisa in due tratti interrotti dall’attraversamento della Busa delle Vette.
In effetti due delle tre guide che conosco e che citano il Cordín delle Vette, lo propongono con fine dopo il termine del primo tratto e rientro anticipato verso il Rifugio dal Piaz.
Consiglio l’utilizzo dei ramponcini da prato o forestali o “Fèr da tàc”: non sono bancate estreme come strettezza e inclinazione, ma neanche tanto “docili”, e sono alquanto esposte in più punti.
In questo passaggio di fine Agosto c’era ancora l’erba abbastanza alta (più nella prima parte) che un po’ nascondeva i punti con tracce esistenti, ma il percorso – come in tutte le cenge di questo tipo – è quasi sempre obbligato.
Attenzione con i ramponcini quando, nell’erba, si calpesta qualche pietra isolata.
Ho provato con Garmin BaseCamp a misurare la lunghezza delle due parti sulle mie tracce di percorrenza: la prima parte è di circa 1 km, mentre la seconda è di poco più di 200 metri iniziali facili più circa 1,3 km tecnici al livello di quelli della prima parte.
ACCESSO AI PIADÒCH
Il “Circo dei Piadòch” fa parte del Sentiero i Circhi delle Vette che effettua un lungo giro attraverso una serie di circhi glaciali in ambiente spettacolare.
L’accesso più semplice è dalla zona del Passo di Piètena seguendo il sentiero normale.
Oggi ho seguito un “approccio selvaggio” come da guida “Dolomiti Il Grande Libro dei Sentieri Selvaggi” di Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin.
Fra il Passo di Piètena e Forcella Valon si può facilmente risalire sulla cresta delle vette e passare in versante nord dove “l’immancabile” cengia-bancata erbosa conduce pure al Circo dei Piadòch.
Io l’ho presa dalla Forcella Valon perché volevo farmi un pezzo della bella facile dorsale-cresta di quel settore, ma si può tagliare prima su tracce che salgono dal sentiero CAI 801.
Questa cengia-bancata (che non so se ha un nome definito) misurata con Garmin BaseCamp è lunga circa 950 metri sulle mie linee di percorrenza; all’inizio (nella direzione est-ovest) c’è una buona traccia a terra e si procede abbastanza velocemente, ma poi verso la fine diventa più o meno come il Cordín delle Vette.
Nella prima parte a un escursionista esperto difficilmente verrà in mente di calzare i ramponcini nonostante l’esposizione; poi, però, si arriva al punto dove qualche passaggio più delicato pone dei dubbi, e se si aspetta sempre di vedere cosa c’è dopo il prossimo passaggio delicato per decidere cosa fare … alla fine i ramponcini non si calzano mai e può essere un problema.
Chi volesse percorrere solo questa cengia senza il lungo giro verso il Monte Pavione, alla sua fine verso ovest può risalire facilmente verso il Passo di Piètena.
ALTRE NOTE DELL’ESCURSIONE
L’attraversamento della Busa delle Vette per collegare prima e seconda parte del Cordín delle Vette si fa un po’ a occhio su terreno facile: la mia traccia non è certo l’unica possibile e forse neanche la migliore.
La prima parte di attraversamento della Busa di Piètena per collegare la fine del Cordín delle Vette con i Piadòch si può fare in due modi: discesa diretta per la forcella a fianco della cima della Rocchetta e poi piega a sinistra per tracce, oppure piega a sinistra da sopra la forcella con discesa successiva; io ho scelto la seconda opzione ma, a mio giudizio, sono equivalenti.
Più che possibile la salita alla Rocchetta, ma con il programma di oggi ho preferito evitare per non andare in “debito di tempo”.
Il “Sentiero I Circhi delle Vette” dopo il Circo dei Piadoch è ben indicato da ometti e paletti; non è un sentiero “a base larga e costante” e per lunghi tratti è una traccia tra un paletto e l’altro; con buona visibilità si apprezzerà l’ambiente particolare ma può diventare molto difficile seguirlo con nebbia o nuvole basse.
In generale tutta l’escursione è da evitare con previsioni di scarsa visibilità.
Ovviamente i tre tratti di cengia sono da evitare con il bagnato.
IL DISLIVELLO REALE DELL’ESCURSIONE È DI CIRCA 250 METRI IN MENO DI QUANTO INDICATO NEI DATI DI RIEPILOGO WIKILOC.
PROPOSTA ALTERNATIVA
Un’interessante alternativa – che combina due tratti di cengia molto diversi fra loro come caratteristiche – può essere quella dell’itinerario → Alpi Feltrine: Viàz del Cóvol Strigà e prima parte del Cordín delle Vette dal Passo Croce d’Aune.
Chiaramente si possono ben separare in due diverse giornate, ed è anche più opportuno se si vuole transitare nel Cordín delle Vette durante il periodo della fioritura, quando potrebbe esserci ancora qualche macchia di neve in alcuni tratti della parte nord dei Piadòch.
Il Passo di Piètena – raggiungibile molto facilmente dal Rifugio Dal Piaz – può essere il punto di uscita per il rientro dal Cordín delle Vette e il punto di ingresso per i Piadòch.
CORDÍN DELLE VETTE
È una bella e lunga cengia-bancata erbosa che inizia poco prima di arrivare al Rifugio dal Piaz e termina nei pressi della Rocchetta ai margini della Busa di Piètena.
È divisa in due tratti interrotti dall’attraversamento della Busa delle Vette.
In effetti due delle tre guide che conosco e che citano il Cordín delle Vette, lo propongono con fine dopo il termine del primo tratto e rientro anticipato verso il Rifugio dal Piaz.
Consiglio l’utilizzo dei ramponcini da prato o forestali o “Fèr da tàc”: non sono bancate estreme come strettezza e inclinazione, ma neanche tanto “docili”, e sono alquanto esposte in più punti.
In questo passaggio di fine Agosto c’era ancora l’erba abbastanza alta (più nella prima parte) che un po’ nascondeva i punti con tracce esistenti, ma il percorso – come in tutte le cenge di questo tipo – è quasi sempre obbligato.
Attenzione con i ramponcini quando, nell’erba, si calpesta qualche pietra isolata.
Ho provato con Garmin BaseCamp a misurare la lunghezza delle due parti sulle mie tracce di percorrenza: la prima parte è di circa 1 km, mentre la seconda è di poco più di 200 metri iniziali facili più circa 1,3 km tecnici al livello di quelli della prima parte.
ACCESSO AI PIADÒCH
Il “Circo dei Piadòch” fa parte del Sentiero i Circhi delle Vette che effettua un lungo giro attraverso una serie di circhi glaciali in ambiente spettacolare.
L’accesso più semplice è dalla zona del Passo di Piètena seguendo il sentiero normale.
Oggi ho seguito un “approccio selvaggio” come da guida “Dolomiti Il Grande Libro dei Sentieri Selvaggi” di Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin.
Fra il Passo di Piètena e Forcella Valon si può facilmente risalire sulla cresta delle vette e passare in versante nord dove “l’immancabile” cengia-bancata erbosa conduce pure al Circo dei Piadòch.
Io l’ho presa dalla Forcella Valon perché volevo farmi un pezzo della bella facile dorsale-cresta di quel settore, ma si può tagliare prima su tracce che salgono dal sentiero CAI 801.
Questa cengia-bancata (che non so se ha un nome definito) misurata con Garmin BaseCamp è lunga circa 950 metri sulle mie linee di percorrenza; all’inizio (nella direzione est-ovest) c’è una buona traccia a terra e si procede abbastanza velocemente, ma poi verso la fine diventa più o meno come il Cordín delle Vette.
Nella prima parte a un escursionista esperto difficilmente verrà in mente di calzare i ramponcini nonostante l’esposizione; poi, però, si arriva al punto dove qualche passaggio più delicato pone dei dubbi, e se si aspetta sempre di vedere cosa c’è dopo il prossimo passaggio delicato per decidere cosa fare … alla fine i ramponcini non si calzano mai e può essere un problema.
Chi volesse percorrere solo questa cengia senza il lungo giro verso il Monte Pavione, alla sua fine verso ovest può risalire facilmente verso il Passo di Piètena.
ALTRE NOTE DELL’ESCURSIONE
L’attraversamento della Busa delle Vette per collegare prima e seconda parte del Cordín delle Vette si fa un po’ a occhio su terreno facile: la mia traccia non è certo l’unica possibile e forse neanche la migliore.
La prima parte di attraversamento della Busa di Piètena per collegare la fine del Cordín delle Vette con i Piadòch si può fare in due modi: discesa diretta per la forcella a fianco della cima della Rocchetta e poi piega a sinistra per tracce, oppure piega a sinistra da sopra la forcella con discesa successiva; io ho scelto la seconda opzione ma, a mio giudizio, sono equivalenti.
Più che possibile la salita alla Rocchetta, ma con il programma di oggi ho preferito evitare per non andare in “debito di tempo”.
Il “Sentiero I Circhi delle Vette” dopo il Circo dei Piadoch è ben indicato da ometti e paletti; non è un sentiero “a base larga e costante” e per lunghi tratti è una traccia tra un paletto e l’altro; con buona visibilità si apprezzerà l’ambiente particolare ma può diventare molto difficile seguirlo con nebbia o nuvole basse.
In generale tutta l’escursione è da evitare con previsioni di scarsa visibilità.
Ovviamente i tre tratti di cengia sono da evitare con il bagnato.
IL DISLIVELLO REALE DELL’ESCURSIONE È DI CIRCA 250 METRI IN MENO DI QUANTO INDICATO NEI DATI DI RIEPILOGO WIKILOC.
PROPOSTA ALTERNATIVA
Un’interessante alternativa – che combina due tratti di cengia molto diversi fra loro come caratteristiche – può essere quella dell’itinerario → Alpi Feltrine: Viàz del Cóvol Strigà e prima parte del Cordín delle Vette dal Passo Croce d’Aune.
Waypoints
Waypoint
3,351 ft
01 - Ampio parcheggio al Passo Croce d'Aune
Waypoint
3,450 ft
02 - Uscita da asfalto iniziale per CAI 801
Waypoint
6,202 ft
03 - Tornante di uscita da strada ciclabile per Cordín delle Vette
Waypoint
6,391 ft
08 - Fine prima parte Cordín delle Vette e inizio attraversamento Busa delle Vette
Waypoint
6,231 ft
09 - Inizio seconda parte Cordín delle Vette dopo aver attraversato la Busa delle Vette
Waypoint
6,394 ft
10 - Punto foto in percorrenza seconda parte Cordín delle Vette e inizio parte più tecnica
Waypoint
6,450 ft
16 - Fine Cordín delle Vette nei pressi della Forcella del Monte Rocchetta sulla Busa di Piètena
Waypoint
6,142 ft
17 - Immissione in CAI 816
Waypoint
6,896 ft
18 - Immissione in CAI 801 Alta Via Dolomiti n.2
Waypoint
6,718 ft
21 - Uscita da CAI 801 Alta Via Dolomiti n.2 per Forcella Valon
Waypoint
7,530 ft
37 - Col di Luna
Waypoint
6,759 ft
38 - Sella delle Cavalade
Waypoint
6,988 ft
39 - Vette Grandi
Waypoint
6,542 ft
40 - Passo delle Vette Grandi
Comments (2)
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Meglio dividerla in due gironi visto il dislivello e visto che il passaggio sul viaz del cordin delle vette non è proprio dei più semplici visto il pericolo di scivolare se non sia ha dei ramponi a 5 punte.
Forse meglio dire porre attenzione tratto per EE.
Non è sentiero Cai privo di segnaletica.
Saluti e buone camminate
Ciao Riccardo,
quello che scrivi è corretto – e mi trova pienamente d’accordo – dal punto di vista CAI, anche perché l’inizio del Cordín delle Vette è letteralmente a due passi da un sentiero-stradetta molto facile e frequentato.
Questa vicinanza permette, a chiunque sia di passaggio, di provarci tanto per vedere com’è, mentre un avvicinamento più lungo e faticoso “selezionerebbe” solo chi programma la giornata proprio per un itinerario di quella difficoltà.
La bibliografia di questo giro completo … parla da sé:
- “I sentieri del silenzio” di Mario Minute e Elvio Damin
- “Dolomiti Insolite” di Giuliano Dal Mas
- “Sentieri e Viaz dimenticati delle Alpi Feltrine” di Aldo De Zordi, Paolo Lovat e Ivan De Zordi
- “Dolomiti il grande libro dei sentieri selvaggi” di Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin
Con questi titoli è chiaro che serve attenzione.
Buon cammino anche a te. 😉