Alpi Feltrine: Collesei in Val Canzoi dal Ponte Umin
near Montagne, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Escursione in Val Canzoi (lato Monte Tre Pietre) che traversa da sud a nord scavalcando una dorsale con dei piccoli rilievi denominati Collesei.
Collesei (o Colesei) è un toponimo che si ritrova spesso nel bellunese e dintorni.
Nella descrizione ho indicato per comodità “Forcella Collesei” il punto di passaggio, anche se non esiste come toponimo ufficiale: d’altra parte è una forcella che sta sulla dorsale dei Collesei con sentieri che la raggiungono da tutti e due i versanti, e penso che ci si possa riferire in quel modo.
L’escursione rientra nella “categoria selvaggio” e bisogna affrontarla in “modalità esploratore”.
Si svolge lungo vecchi sentieri e tracce non difficili in assoluto (non c’è mai da arrampicare e i passi esposti sono pochi, brevi e ben gestibili), ma si può considerare impegnativa nel senso che bisogna impegnarsi a mantenere la concentrazione nel seguire i vari camminamenti: se si sbaglia qualcosa c’è da faticare per recuperare la retta via.
La guida di riferimento è “Sentieri e Viaz Riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis” (di Aldo de Zordi, Paolo Lovat, Ivan de Zordi e Renato Sperandio).
Devo dire che, in questo caso, la guida indica alcune quote intermedie abbastanza lontane da quelle che ho rilevato io con il GPS e l’altimetro a pressione: forse c’è qualche errore di stampa o trascrizione dati; io ho cominciato ad orientarmi bene nella parte centrale dell’escursione quando non ho più guardato le quote indicate.
**********
Dal parcheggio di arrivo a quello di partenza sono poco meno di 4 km di asfalto che (opzione doppia auto a parte) si possono fare anche a piedi: in questo caso, però, è preferibile sfruttare il Sentiero Natura Val Canzoi che elimina più o meno metà della percorrenza stradale.
Io ho scelto il rientro in bicicletta che ha fatto (quasi) tutto da sola visto che si va in discesa.
IDENTIFICAZIONE CASERA DI COL PÉDENA O CASERA COL DE PÉDENA
Nell’itinerario Alpi Feltrine: Bosc dei Boi (Bosco dei Buoi) sul Tre Pietre dalla Val Canzoi, e anello per la Chiesa di Sant’Agapito ho indicato come Casera Col de Pédena un’altra casera ben diversa nella stessa zona, com’è indicata anche nella cartina “CENSIMENTO CALCHÈRE IN VAL CANZOI” che si trova in bella mostra al parcheggio di Ponte Umin.
La Casera di Col Pédena di questo itinerario è quella indicata nella cartina Tabacco 023.
Probabilmente la Casera Col de Pedena (o di Col Pédena) giusta è quella dell’altro itinerario, ma è difficile avere certezze sulla toponomastica di dettaglio di questa zona.
Aldo De Zordi, nelle sue due belle guide a cui faccio spesso riferimento, identifica con lo stesso nome queste due casere ben diverse che stanno ai due lati contrapposti della Val Fosserla / Val del Piavon.
Comunque sia, l’importante è non far confusione di itinerari in fase di programmazione.
DAL PARCHEGGIO DI PONTE UMIN ALLA CASERA DI COL PÉDENA
Dal parcheggio si imbocca la stradetta che diventa subito sentiero sulla sinistra di un gran Capitello-Crocifisso, si passa una bella calchèra ristrutturata, un paio di ruderi e si arriva a una costruzione-casetta in fase di ristrutturazione con baraccamento a lato.
Qui il sentierino più evidente continua diritto lasciando la casetta sulla sinistra e si interna nella Val Fosserla, ma non è quello giusto.
Per raggiungere il rudere della Casera di Col Pédena bisogna rimontare la dorsale che sta dietro la casetta.
Una traccia c’è ma è nascosta all’inizio dal sottobosco un po’ troppo ricresciuto e da un paio di alberi caduti.
Come riferimento si può considerare un cavo sospeso (immagino per il trasporto legna): affiancandolo per qualche metro si trova la traccia che è di fatto un piccolo impluvio superficiale a base pietre gradinate.
Si sale un 30/40 metri di dislivello e si nota sulla destra un buon sentiero che esce da questo piccolo impluvio, si porta più verso la schiena della dorsale e conduce senza problemi al rudere della Casera di Col Pédena.
DALLA CASERA DI COL PÉDENA ALLA FORCELLA APPENA SOPRA CASERA PERAZZA
Intanto il rudere della Casera di Col Pédena è un 10/15 metri dopo il tornantino di svolta per la prosecuzione verso Casera Perazza, ed è ben poco visibile perché circondato dalla ricrescita del bosco; inoltre anche qui c’è una buona traccia che continua diritta per finire nel fondo della Val Fosserla; dunque, se si inizia a scendere vuol dire che non si è vista la casera e si è fuori via.
Fatto il tornantino, che indirizza verso nord-ovest, si arriva con unico traverso sotto una parete con cascata e grande covolo.
Dopo la cascata si inizia ad aggirare un costone della montagna e, prima di aver completato del tutto l’aggiramento, si stacca sulla destra una traccia in decisa salita, e da qui sarà tutta decisa salita fino a Casera Perazza, per circa 330 metri di dislivello secondo il mio GPS.
Dopo alcuni metri di discreta impronta a terra, il sentierino si perde in un breve tratto prativo per poi ricomparire fino a un piccolo riparo sotto roccia con due bolli rossi.
Qui si entra in un largo vallone-canale, ripido ma non ripidissimo, senza salti e quasi tutto con fondo morbido: a un certo punto ho calzato i ramponcini forestali per faticare meno.
Si arriva a una fascia rocciosa quasi trasversale dove il canale si biforca, si continua a sinistra e poco dopo si risale sulla dorsale divisoria centrale della biforcazione in mezzo a grandi mughi, dove basta spostare qualche ramo con le mani all’inizio per passare senza problemi (sono più di 200 metri di dislivello da fare nel vallone-canale).
Nella dorsale divisoria si sale fra comodi corridoi prativi sempre in buona pendenza – la traccia GPS, però, si infila in mezzo a qualche mugo perché ho voluto raggiungere uno spuntone roccioso panoramico.
Si arriva così al largo prato di Casera Perazza dove si notano dei grossi cumuli di pietre probabilmente creati da chi ci lavorava per ripulire il pascolo.
Il rudere di Casera Perazza è “minimo” e l’ho visto per caso appena sotto la forcella.
DALLA FORCELLA SOPRA CASERA PERAZZA ALLA FORCELLA COLLESEI
Dalla forcella – senza sorpassarla – si va verso destra direzione arrivo che corrisponde all’incirca a est o sud-est.
C’è un buon sentierino ma l’inizio è assolutamente nascosto da un paio di alberi schiantati.
Ho fatto l’aggiramento dal basso (se si sta sopra è proprio filo cresta e diventa difficile) e sono rientrato nella traccia che qui è marcata e “scavata”.
In pochi metri si aggira il costone e si continua su traccia meno evidente ma visibile in direzione più o meno nord-est: qui si vede già la forcella successiva da raggiungere che sta a meno di 150 metri in linea d’aria dall’aggiramento del costone.
Durante il traverso (sempre un po’ sotto cresta) c’è un altro albero caduto che nasconde la traccia in un punto dove inizia una brevissima discesa: si può aggirare senza saltarlo.
Raggiunta questa forcella, bisogna attraversarla cambiando versante, ma non ci sono dubbi perché la traccia si mantiene.
In breve si arriva a una frana (forse 5/6 metri) che ha fatto sparire un pezzo del sentiero sopra uno scivolo roccioso che fa spavento: il passaggio della frana non è molto inclinato lateralmente ma, a mio giudizio, rimane un azzardo assoluto.
Per fortuna che sopra il tratto franato è rimasta una fascia di mughi e si riesce a passare in sicurezza e pure velocemente con una piccola deviazione verso l’alto.
Subito dopo la frana si arriva al passaggio più caratteristico di tutto il giro: un arco di roccia naturale attraverso il quale si può fotografare anche il Sass de Mura.
L’arco è alto, il sentiero ci passa in mezzo e si sta in piedi.
Subito dopo l’arco il sentiero inizia a scendere e piega verso destra in un bosco di faggi: si arriva a due ometti (uno più grande a terra e uno più piccolo sopra un roccione) dove l’impronta del “sentiero umano” svanisce lasciando spazio solo a tracce di animali.
Qui bisogna scendere, con tendenza diagonale verso destra, fino al punto di attraversamento di un canalino roccioso a roccia bianchissima.
Il punto di attraversamento è circa 70 metri di dislivello più basso degli ometti.
Io ho fatto una prima discesa diagonale (cercando le linee più dolci del pendio) e ho casualmente trovato un bollo rosso al bordo del canale di roccia bianca; da lì ho costeggiato qualche metro il bordo canale ed è comparso dal nulla un buon sentiero che mi ha portato nel punto di attraversamento di fronte alla continuazione del sentiero fino a Forcella Collesei.
A mio giudizio non bisogna fissarsi di trovare il bollo rosso o chissà cos’altro, l’importante è arrivare a bordo del canale di roccia bianca senza perdere quota oltre i 70 metri, e poi il passaggio si trova.
Dal passaggio del canale si risale dolcemente (sempre su sentiero) per circa 20/25 metri di dislivello netto fino a Forcella Collesei.
DISCESA DALLA FORCELLA COLLESEI
Dalla Forcella Collesei il sentiero continua in discesa verso nord con iniziale traverso verso sinistra nord-ovest.
Alla prima svolta c’è un po’ di confusione di tracce ma si vede bene in basso la prosecuzione, e si continua a lungo senza problemi.
Si arriva al punto dove il sentiero gira a sinistra-ovest dentro un canalino; qui si può avanzare per un 40/50 metri fino a un punto panoramico sopra il Lago della Stua: attenzione perché la piccola piazzola fotografica è a FONDO POCO CONSISTENTE E INSTABILE sopra un gran salto verticale.
Nel canalino si sfilano, lasciandoli a destra, due grossi torrioni (qui ho visto qualche bollo rosso) e poi l’area si allarga su traccia più inselvatichita.
Dove si inizia ad andare con tendenza più verso destra c’è un piccolo gruppetto di alberi schiantati che si aggira da sopra; poi c’è un altro gruppo ben più grande che si aggira sempre da sopra mantenendo la quota sul fianco montuoso per scendere più avanti (quasi 100 metri fuori traccia).
Ripreso il buon sentiero si fa una larga svolta per ritornare indietro verso sinistra proprio sopra una impenetrabile fascia boschiva completamente abbattuta dalla Tempesta Vaia di fine 2018.
Da qui bisogna raggiungere il Sentiero Natura Val Canzoi, ma il sentiero che si sta percorrendo ben presto si infilerebbe in un tratto da incubo per il groviglio di tronchi.
Poco sopra gli 800 metri di quota, ho lasciato il sentiero principale e sono uscito sul fianco boschivo per tracce di animali: il fianco boschivo non è molto inclinato e si cammina abbastanza bene (chi è abituato … ad andar per funghi non ha problemi).
Ho continuato in questo modo (sempre in quasi piano) per circa 200 metri in linea d’aria sopra (di tanto o di poco) la fascia boschiva schiantata fino ad arrivare ad un largo vallone a fondo terra completamente libero da schianti.
Qui sono sceso per 65/70 metri di dislivello fino ad incrociare il Sentiero Natura Val Canzoi.
La discesa è abbastanza ripida, a fondo per lo più morbido e non ci sono salti.
Ritrovato il Sentiero Natura Val Canzoi senza alcuna acrobazia per superare gli schianti boschivi, ho proseguito verso sud fino a poco oltre “il parallelo” del parcheggio di arrivo, dove si stacca un sentierino che scende a destra verso l’alveo del Torrente Caorame (chi vuol rientrare alla partenza camminando deve continuare diritto).
Al bordo di sinistra idrografica del Torrente Caorame si trova una stradetta che in breve riporta al parcheggio di arrivo e … alla bicicletta!
Collesei (o Colesei) è un toponimo che si ritrova spesso nel bellunese e dintorni.
Nella descrizione ho indicato per comodità “Forcella Collesei” il punto di passaggio, anche se non esiste come toponimo ufficiale: d’altra parte è una forcella che sta sulla dorsale dei Collesei con sentieri che la raggiungono da tutti e due i versanti, e penso che ci si possa riferire in quel modo.
L’escursione rientra nella “categoria selvaggio” e bisogna affrontarla in “modalità esploratore”.
Si svolge lungo vecchi sentieri e tracce non difficili in assoluto (non c’è mai da arrampicare e i passi esposti sono pochi, brevi e ben gestibili), ma si può considerare impegnativa nel senso che bisogna impegnarsi a mantenere la concentrazione nel seguire i vari camminamenti: se si sbaglia qualcosa c’è da faticare per recuperare la retta via.
La guida di riferimento è “Sentieri e Viaz Riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis” (di Aldo de Zordi, Paolo Lovat, Ivan de Zordi e Renato Sperandio).
Devo dire che, in questo caso, la guida indica alcune quote intermedie abbastanza lontane da quelle che ho rilevato io con il GPS e l’altimetro a pressione: forse c’è qualche errore di stampa o trascrizione dati; io ho cominciato ad orientarmi bene nella parte centrale dell’escursione quando non ho più guardato le quote indicate.
**********
Dal parcheggio di arrivo a quello di partenza sono poco meno di 4 km di asfalto che (opzione doppia auto a parte) si possono fare anche a piedi: in questo caso, però, è preferibile sfruttare il Sentiero Natura Val Canzoi che elimina più o meno metà della percorrenza stradale.
Io ho scelto il rientro in bicicletta che ha fatto (quasi) tutto da sola visto che si va in discesa.
IDENTIFICAZIONE CASERA DI COL PÉDENA O CASERA COL DE PÉDENA
Nell’itinerario Alpi Feltrine: Bosc dei Boi (Bosco dei Buoi) sul Tre Pietre dalla Val Canzoi, e anello per la Chiesa di Sant’Agapito ho indicato come Casera Col de Pédena un’altra casera ben diversa nella stessa zona, com’è indicata anche nella cartina “CENSIMENTO CALCHÈRE IN VAL CANZOI” che si trova in bella mostra al parcheggio di Ponte Umin.
La Casera di Col Pédena di questo itinerario è quella indicata nella cartina Tabacco 023.
Probabilmente la Casera Col de Pedena (o di Col Pédena) giusta è quella dell’altro itinerario, ma è difficile avere certezze sulla toponomastica di dettaglio di questa zona.
Aldo De Zordi, nelle sue due belle guide a cui faccio spesso riferimento, identifica con lo stesso nome queste due casere ben diverse che stanno ai due lati contrapposti della Val Fosserla / Val del Piavon.
Comunque sia, l’importante è non far confusione di itinerari in fase di programmazione.
DAL PARCHEGGIO DI PONTE UMIN ALLA CASERA DI COL PÉDENA
Dal parcheggio si imbocca la stradetta che diventa subito sentiero sulla sinistra di un gran Capitello-Crocifisso, si passa una bella calchèra ristrutturata, un paio di ruderi e si arriva a una costruzione-casetta in fase di ristrutturazione con baraccamento a lato.
Qui il sentierino più evidente continua diritto lasciando la casetta sulla sinistra e si interna nella Val Fosserla, ma non è quello giusto.
Per raggiungere il rudere della Casera di Col Pédena bisogna rimontare la dorsale che sta dietro la casetta.
Una traccia c’è ma è nascosta all’inizio dal sottobosco un po’ troppo ricresciuto e da un paio di alberi caduti.
Come riferimento si può considerare un cavo sospeso (immagino per il trasporto legna): affiancandolo per qualche metro si trova la traccia che è di fatto un piccolo impluvio superficiale a base pietre gradinate.
Si sale un 30/40 metri di dislivello e si nota sulla destra un buon sentiero che esce da questo piccolo impluvio, si porta più verso la schiena della dorsale e conduce senza problemi al rudere della Casera di Col Pédena.
DALLA CASERA DI COL PÉDENA ALLA FORCELLA APPENA SOPRA CASERA PERAZZA
Intanto il rudere della Casera di Col Pédena è un 10/15 metri dopo il tornantino di svolta per la prosecuzione verso Casera Perazza, ed è ben poco visibile perché circondato dalla ricrescita del bosco; inoltre anche qui c’è una buona traccia che continua diritta per finire nel fondo della Val Fosserla; dunque, se si inizia a scendere vuol dire che non si è vista la casera e si è fuori via.
Fatto il tornantino, che indirizza verso nord-ovest, si arriva con unico traverso sotto una parete con cascata e grande covolo.
Dopo la cascata si inizia ad aggirare un costone della montagna e, prima di aver completato del tutto l’aggiramento, si stacca sulla destra una traccia in decisa salita, e da qui sarà tutta decisa salita fino a Casera Perazza, per circa 330 metri di dislivello secondo il mio GPS.
Dopo alcuni metri di discreta impronta a terra, il sentierino si perde in un breve tratto prativo per poi ricomparire fino a un piccolo riparo sotto roccia con due bolli rossi.
Qui si entra in un largo vallone-canale, ripido ma non ripidissimo, senza salti e quasi tutto con fondo morbido: a un certo punto ho calzato i ramponcini forestali per faticare meno.
Si arriva a una fascia rocciosa quasi trasversale dove il canale si biforca, si continua a sinistra e poco dopo si risale sulla dorsale divisoria centrale della biforcazione in mezzo a grandi mughi, dove basta spostare qualche ramo con le mani all’inizio per passare senza problemi (sono più di 200 metri di dislivello da fare nel vallone-canale).
Nella dorsale divisoria si sale fra comodi corridoi prativi sempre in buona pendenza – la traccia GPS, però, si infila in mezzo a qualche mugo perché ho voluto raggiungere uno spuntone roccioso panoramico.
Si arriva così al largo prato di Casera Perazza dove si notano dei grossi cumuli di pietre probabilmente creati da chi ci lavorava per ripulire il pascolo.
Il rudere di Casera Perazza è “minimo” e l’ho visto per caso appena sotto la forcella.
DALLA FORCELLA SOPRA CASERA PERAZZA ALLA FORCELLA COLLESEI
Dalla forcella – senza sorpassarla – si va verso destra direzione arrivo che corrisponde all’incirca a est o sud-est.
C’è un buon sentierino ma l’inizio è assolutamente nascosto da un paio di alberi schiantati.
Ho fatto l’aggiramento dal basso (se si sta sopra è proprio filo cresta e diventa difficile) e sono rientrato nella traccia che qui è marcata e “scavata”.
In pochi metri si aggira il costone e si continua su traccia meno evidente ma visibile in direzione più o meno nord-est: qui si vede già la forcella successiva da raggiungere che sta a meno di 150 metri in linea d’aria dall’aggiramento del costone.
Durante il traverso (sempre un po’ sotto cresta) c’è un altro albero caduto che nasconde la traccia in un punto dove inizia una brevissima discesa: si può aggirare senza saltarlo.
Raggiunta questa forcella, bisogna attraversarla cambiando versante, ma non ci sono dubbi perché la traccia si mantiene.
In breve si arriva a una frana (forse 5/6 metri) che ha fatto sparire un pezzo del sentiero sopra uno scivolo roccioso che fa spavento: il passaggio della frana non è molto inclinato lateralmente ma, a mio giudizio, rimane un azzardo assoluto.
Per fortuna che sopra il tratto franato è rimasta una fascia di mughi e si riesce a passare in sicurezza e pure velocemente con una piccola deviazione verso l’alto.
Subito dopo la frana si arriva al passaggio più caratteristico di tutto il giro: un arco di roccia naturale attraverso il quale si può fotografare anche il Sass de Mura.
L’arco è alto, il sentiero ci passa in mezzo e si sta in piedi.
Subito dopo l’arco il sentiero inizia a scendere e piega verso destra in un bosco di faggi: si arriva a due ometti (uno più grande a terra e uno più piccolo sopra un roccione) dove l’impronta del “sentiero umano” svanisce lasciando spazio solo a tracce di animali.
Qui bisogna scendere, con tendenza diagonale verso destra, fino al punto di attraversamento di un canalino roccioso a roccia bianchissima.
Il punto di attraversamento è circa 70 metri di dislivello più basso degli ometti.
Io ho fatto una prima discesa diagonale (cercando le linee più dolci del pendio) e ho casualmente trovato un bollo rosso al bordo del canale di roccia bianca; da lì ho costeggiato qualche metro il bordo canale ed è comparso dal nulla un buon sentiero che mi ha portato nel punto di attraversamento di fronte alla continuazione del sentiero fino a Forcella Collesei.
A mio giudizio non bisogna fissarsi di trovare il bollo rosso o chissà cos’altro, l’importante è arrivare a bordo del canale di roccia bianca senza perdere quota oltre i 70 metri, e poi il passaggio si trova.
Dal passaggio del canale si risale dolcemente (sempre su sentiero) per circa 20/25 metri di dislivello netto fino a Forcella Collesei.
DISCESA DALLA FORCELLA COLLESEI
Dalla Forcella Collesei il sentiero continua in discesa verso nord con iniziale traverso verso sinistra nord-ovest.
Alla prima svolta c’è un po’ di confusione di tracce ma si vede bene in basso la prosecuzione, e si continua a lungo senza problemi.
Si arriva al punto dove il sentiero gira a sinistra-ovest dentro un canalino; qui si può avanzare per un 40/50 metri fino a un punto panoramico sopra il Lago della Stua: attenzione perché la piccola piazzola fotografica è a FONDO POCO CONSISTENTE E INSTABILE sopra un gran salto verticale.
Nel canalino si sfilano, lasciandoli a destra, due grossi torrioni (qui ho visto qualche bollo rosso) e poi l’area si allarga su traccia più inselvatichita.
Dove si inizia ad andare con tendenza più verso destra c’è un piccolo gruppetto di alberi schiantati che si aggira da sopra; poi c’è un altro gruppo ben più grande che si aggira sempre da sopra mantenendo la quota sul fianco montuoso per scendere più avanti (quasi 100 metri fuori traccia).
Ripreso il buon sentiero si fa una larga svolta per ritornare indietro verso sinistra proprio sopra una impenetrabile fascia boschiva completamente abbattuta dalla Tempesta Vaia di fine 2018.
Da qui bisogna raggiungere il Sentiero Natura Val Canzoi, ma il sentiero che si sta percorrendo ben presto si infilerebbe in un tratto da incubo per il groviglio di tronchi.
Poco sopra gli 800 metri di quota, ho lasciato il sentiero principale e sono uscito sul fianco boschivo per tracce di animali: il fianco boschivo non è molto inclinato e si cammina abbastanza bene (chi è abituato … ad andar per funghi non ha problemi).
Ho continuato in questo modo (sempre in quasi piano) per circa 200 metri in linea d’aria sopra (di tanto o di poco) la fascia boschiva schiantata fino ad arrivare ad un largo vallone a fondo terra completamente libero da schianti.
Qui sono sceso per 65/70 metri di dislivello fino ad incrociare il Sentiero Natura Val Canzoi.
La discesa è abbastanza ripida, a fondo per lo più morbido e non ci sono salti.
Ritrovato il Sentiero Natura Val Canzoi senza alcuna acrobazia per superare gli schianti boschivi, ho proseguito verso sud fino a poco oltre “il parallelo” del parcheggio di arrivo, dove si stacca un sentierino che scende a destra verso l’alveo del Torrente Caorame (chi vuol rientrare alla partenza camminando deve continuare diritto).
Al bordo di sinistra idrografica del Torrente Caorame si trova una stradetta che in breve riporta al parcheggio di arrivo e … alla bicicletta!
Waypoints
Waypoint
1,716 ft
01 - Parcheggio al Ponte Umin in Val Canzoi
Waypoint
2,358 ft
03 - Costruzione di riferimento per uscita da sentiero che si addentra in Val Fosserla
Waypoint
2,475 ft
04 - Uscita da traccia in piccolo impluvio verso buon sentiero che appare sulla destra
Waypoint
3,155 ft
07 - Piccolo riparo sotto roccia con due bolli rossi a inizio canale verso Casera Perazza
Waypoint
4,488 ft
11 - Forcella e cambio versante da esposizione sud-est a ovest verso l'arco naturale di roccia
Waypoint
4,413 ft
14 - Due ometti ravvicinati di riferimento in bosco di faggi verso i Collesei
Waypoint
4,180 ft
16 - Attraversamento canalino al punto di risalita finale verso la Forcella Collesei
Waypoint
2,658 ft
19 - Uscita da sentiero per discrete tracce di animali per evitare schianti finali
Waypoint
2,617 ft
20 - Testata vallone di discesa verso il Sentiero Natura Val Canzoi
Waypoint
2,254 ft
22 - Uscita dal Sentiero Natura Val Canzoi per sentiero finale di collegamento al parcheggio di arrivo
Waypoint
2,102 ft
23 - Arrivo in stradetta sulla sinistra idrografica del Torrente Caorame
Comments (3)
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Grazie mille per la tua descrizione. Eseguito il giro senza problemi. Ciao
Ciao Roberta,
mi fa molto piacere che qualcuno apprezzi questi percorsi che “si perdono nella memoria” di chi li frequentava per procurarsi da mangiare.
Buon cammino! 😉
👋👋