Alpi Feltrine: Col Dosé, Viado della Condotta, Pala del Lenzuolo (Lenzuòl) e Pala del Lenzuoletto (Lenzuolèt) dalla Val Canzoi
near Montagne, Veneto (Italia)
Viewed 288 times, downloaded 5 times
Trail photos
Itinerary description
Salita a tre vette che dominano la Val Casole dal lato destro idrografico, con il Monte Tre Pietre di fronte dall’altro lato.
Tutte e tre sono ben visibili dalla diga del Lago della Stua guardando verso il ramo est, e alla diga c’è una tabella con foto che ne aiuta l’identificazione.
Al Col Dosé si può arrivare con sentiero dal basso che probabilmente era al servizio di una costruzione che sta circa a quota 1.200, oppure per il Viado della Condotta che si stacca da più in alto dalla stradetta che conduce al Passo Covolada.
Pala del Lenzuolo e Pala del Lenzuoletto, invece, si possono raggiungere in “fuoripista” su pendii non difficili se si seguono le linee giuste, ma in tutti e due i casi c’è l’ostacolo dei mughi nella parte finale.
Il Col Dosé è chiuso nella vegetazione e bisogna spostarsi un po’ sotto verso sud per godere di una discreta vista.
Pala del Lenzuolo e Pala del Lenzuoletto sono molto panoramiche e bisogna andarci quando si è sicuri di una buona visibilità per poter essere ricompensati della fatica necessaria per raggiungere le vette.
La guida di riferimento per il Col Dosé è: “Sentieri e Viaz riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis - 61 itinerari” di Aldo de Zordi, Paolo Lovat, Ivan De Zordi e Renato Sperandio.
******************************
Salita al Col Dosé dal Lago della Stua in Val Canzoi
Dal parcheggio di fine Val Canzoi si passa il Lago della Stua e si svolta per il solito CAI 802 che conduce ai Piani di Erèra.
Si sale per la stradetta-mulattiera fino a quota 930 circa, e bisogna uscire in corrispondenza di una curva sinistra con fondo pavimentato che attraversa un facile canale.
C’è anche un segno rosso dipinto su una roccetta, ma non so se è indicativo proprio del tracciato verso il Col Dosé.
Comunque si sale inizialmente a fianco del canale dal lato destro direzione salita senza tracce evidenti, e dopo una cinquantina di metri lineari compare un labile camminamento: oggi c’era subito un albero abbattuto da aggirare.
Il camminamento prosegue con traverso verso destra in direzione di un altro paio di alberi abbattuti con un taglio che aiuta a passarli piegando la schiena.
Dopo gli alberi abbattuti il sentierino diventa più evidente e inizia a risalire in direzione sud-est con varie svolte che addolciscono la massima pendenza.
Qui ci sono anche tracce secondarie che possono ingannare in tratti meno marcati, ma ci si ritrova.
Oggi ho notato i primi rami tagliati di segnalazione in corrispondenza di una svolta verso sud-ovest per la lunga diagonale finale.
Anche in questa diagonale ci sono tracce secondarie, ma i rami tagliati aiutano a mantenere la linea corretta e probabilmente meno faticosa.
Intorno a quota 1.200 si entra in una radura prativa dove è segnalata la presenza del basamento di una vecchia costruzione.
Non ho visto subito questo basamento per l’erba molto alta presente al 4 Giugno, e ho attraversato il prato senza fare ricerche per non bagnarmi troppo vista la rugiada notturna ancora presente.
Da qui in pochi passi si arriva sulla facile cresta boschiva del Col Dosé, e svoltando a destra si raggiunge l’elevazione di dorsale segnalata come punto vetta dove si trova un mucchietto di pietre.
Per il panorama bisogna scendere per la stessa dorsale in direzione sud per circa 150 metri lineari e 55/60 di dislivello, e si trova un pulpito libero da vegetazione.
Dal Col Dosé alla stradetta del Passo Covolada per il Viado della Condotta
Dal Col Dosé si torna indietro sulla facile dorsale-cresta per circa 250 metri lineari incontrando un paio di rami tagliati quasi in mezzo al camminamento.
Pochi metri dopo – e poco prima di una impennata in salita della dorsale – si piega a sinistra per intercettare l’inizio di un vero sentierino.
Il sentierino prosegue evidente e facile fino all’attraversamento di un avvallamento che anticipa un paio di bassi saltini rocciosi ravvicinati.
Da qui in poi bisogna alzare il livello di attenzione per “rimanere attaccati” al Viado della Condotta.
Dopo il secondo saltino i rami tagliati guidano su un breve traverso esposto, e poi all’attraversamento di un paio di canali.
Si arriva sotto una fascia rocciosa con un paio di evidenti pinnacoli, e poi ci si allontana un po’ da questa fascia sempre su sentierino.
Il sentierino ora varia di evidenza con punti dove serve attenzione ai rami tagliati (non sempre ravvicinati) per mantenere le linee giuste e soprattutto per superare un canale roccioso alzandosi in un punto sicuro.
Poi con altre variazioni di evidenza si giunge, verso la fine, in un tratto con alcuni alberi abbattuti sulla traccia: gli aggiramenti sono tutti facili con un occhio al successivo ramo tagliato per la corretta prosecuzione.
Alla fine, con una breve svolta verso la massima pendenza si arriva all’immissione nella stradetta che conduce al Passo Covolada: se si seguono i rami tagliati fino alla fine, si incontrerà un grande ometto 7/8 metri prima di uscire sulla stradetta.
Salita alla Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Bisogna proseguire in salita sulla stradetta fino all’inizio del ben noto e lungo curvone-tornantone verso sinistra che si sviluppa a cavallo di quota 1.600.
È una salita fuoripista e non ci sono segnalazioni per il punto di uscita e tantomeno dopo.
Bisogna cercare di percorrere almeno la prima parte evitando i mughi.
Dall’inizio del curvone la vetta della Pala del Lenzuolo si trova in direzione sud-ovest.
Ci sono un paio di corridoi iniziali tra la vegetazione, e forse è meglio quello che ho seguito in discesa quando avevo una visuale migliore sul terreno.
In ogni caso, dopo i primi facili corridoi, si continua spostando pochi rami con le mani avvicinandosi (ma mantenendo sempre una direzione sud-ovest) verso la fascia rocciosa.
Qui seguendo quelli che mi sono sembrati gli ultimi camminamenti dei camosci (calpestio e … tracce organiche) sono arrivato con un breve tratto di traccia a terra stretta e marcata a superare una mini-selletta (ripeto: “mini-selletta”) delimitata all’esterno da un piccolo spuntone roccioso.
Questo passaggio porta sopra una fascia rocciosa alquanto dirupata, però su un fianco abbastanza largo e dove non ho più visto segni di passaggio di animali.
Qui i mughi si infittiscono progressivamente e si comincia a “ravanare”.
Si vede anche la vetta della Pala del Lenzuolo e si può pianificare una “linea di ravanata” che tenga conto dei gruppetti di larici (e altri alberi di alto fusto) che emergono dai mughi, sotto i quali generalmente si aprono dei tratti liberi (e in effetti ci sono).
Di sicuro non conviene andare avanti a caso lottando contro i mughi, perché con un po’ di osservazione si individuano dei passaggi appena allargati, e i passaggi di forza rimangono pochi.
Piano-piano mi sono portato verso la quasi piatta cresta che conduce in vetta, perché di solito vicino alla cresta si trova qualche passaggio migliore.
Un po’ prima dell’anticima e poco sotto la cresta (lato destro direzione salita) c’è una “quasi apertura” che aiuta.
Dall’anticima alla cima si sta sulla cresta con qualche passo iniziale spostato leggermente a sinistra per evitare un saltino nascosto dai mughi.
Al rientro non bisogna “lasciarsi ingolosire” dai corridoi che si notano sotto la linea seguita in salita: chissà dove finiscono e su questi terreni è sempre meglio ripercorrere le tracce appena fatte.
Salita alla Pala del Lenzuoletto o Pala del Lenzuolèt
Questa è decisamente più facile della Pala del Lenzuolo perché ci sono molti meno mughi.
Ho scelto un punto di uscita dalla stradetta che permettesse una diagonale quasi rettilinea fino in vetta.
In realtà avevo qualche dubbio sul punto vetta, perché la cartina Tabacco ne indica uno e OpenStreetMap (su cui si basano tutte le mappe GPS) ne indica un altro.
Quindi ho iniziato con l’idea di trovare una doppia vetta e di andare prima alla “vetta Tabacco”.
Tutta la prima metà della diagonale è in rado bosco tipo “andar per funghi” e non ci sono problemi.
Poi compare qualche mugo isolato e c’è un po’ di ramaglia a terra ma si procede sempre usando solo i piedi senza spostamenti con le mani.
Quando sono arrivato più o meno sotto la verticale della “vetta Tabacco” ho visto un buon corridoio naturale (forse 30 metri in tutto) tra i fitti mughi che stavano alla mia destra, e l’ho salito fino agli ultimi 7/8 metri più fitti.
Breve sforzo e si arriva in cresta con la vetta che sta 25/30 metri sulla destra, e senza grosse difficoltà (nella … media dei mughi) ci si arriva.
Da qui ci si rende conto che questo punto vetta è appena più alto dell’altro di OpenStreetMap, e che la seconda parte di cresta che li unisce probabilmente è ostica da percorrere.
Si può terminare qui il giro alla Pala del Lenzuoletto, ma ho voluto andare anche sull’altro punto vetta.
Ho deciso di evitare la cresta che mi sembrava rognosa, sono sceso un po’ per le tracce di arrivo e ho traversato sotto per una salita finale diretta.
Qui c’è qualche mugo in più con cui litigare rispetto alla “vetta Tabacco”, ma sempre assai di meno rispetto alla Pala del Lenzuolo.
Considerazioni finali sui mughi
Per chi non vuole avere a che fare con i mughi, l’anello con salita al Col Dosé e uscita per il Viado della Condotta può essere una breve escursione di mezza giornata a sé – eventualmente si può prolungare sul facile andando verso il Passo Covolada e i Piani di Erèra.
Per l’anticima della Pala del Lenzuolo – prima salita senza conoscere il percorso – ho impiegato 10 minuti su terreno quasi libero e poi 30 minuti tra i mughi con qualche breve tratto libero sotto alberi di alto fusto.
Poi, dopo uno stop di 15 minuti per le foto, altri 5 minuti di cammino per la vetta.
Per la Pala del Lenzuoletto il fuoripista di salita è durato in tutto appena più di mezz’ora compresa qualche breve pausa foto, e i mughi fitti sono pochi metri alla fine.
Dalla Pala del Lenzuoletto all’altra cima secondaria tra discesetta, traverso e risalita sono quasi 20 minuti sempre con pochi metri alla fine di mughi fitti.
Naturalmente bisogna considerare che in discesa tra i fitti mughi i tempi sono di poco più brevi … se non si fanno errori.
Con questi numeri ognuno può capire … se ha voglia di «fare l’esploratore tra i mughi». 😉
Tutte e tre sono ben visibili dalla diga del Lago della Stua guardando verso il ramo est, e alla diga c’è una tabella con foto che ne aiuta l’identificazione.
Al Col Dosé si può arrivare con sentiero dal basso che probabilmente era al servizio di una costruzione che sta circa a quota 1.200, oppure per il Viado della Condotta che si stacca da più in alto dalla stradetta che conduce al Passo Covolada.
Pala del Lenzuolo e Pala del Lenzuoletto, invece, si possono raggiungere in “fuoripista” su pendii non difficili se si seguono le linee giuste, ma in tutti e due i casi c’è l’ostacolo dei mughi nella parte finale.
Il Col Dosé è chiuso nella vegetazione e bisogna spostarsi un po’ sotto verso sud per godere di una discreta vista.
Pala del Lenzuolo e Pala del Lenzuoletto sono molto panoramiche e bisogna andarci quando si è sicuri di una buona visibilità per poter essere ricompensati della fatica necessaria per raggiungere le vette.
La guida di riferimento per il Col Dosé è: “Sentieri e Viaz riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis - 61 itinerari” di Aldo de Zordi, Paolo Lovat, Ivan De Zordi e Renato Sperandio.
******************************
Salita al Col Dosé dal Lago della Stua in Val Canzoi
Dal parcheggio di fine Val Canzoi si passa il Lago della Stua e si svolta per il solito CAI 802 che conduce ai Piani di Erèra.
Si sale per la stradetta-mulattiera fino a quota 930 circa, e bisogna uscire in corrispondenza di una curva sinistra con fondo pavimentato che attraversa un facile canale.
C’è anche un segno rosso dipinto su una roccetta, ma non so se è indicativo proprio del tracciato verso il Col Dosé.
Comunque si sale inizialmente a fianco del canale dal lato destro direzione salita senza tracce evidenti, e dopo una cinquantina di metri lineari compare un labile camminamento: oggi c’era subito un albero abbattuto da aggirare.
Il camminamento prosegue con traverso verso destra in direzione di un altro paio di alberi abbattuti con un taglio che aiuta a passarli piegando la schiena.
Dopo gli alberi abbattuti il sentierino diventa più evidente e inizia a risalire in direzione sud-est con varie svolte che addolciscono la massima pendenza.
Qui ci sono anche tracce secondarie che possono ingannare in tratti meno marcati, ma ci si ritrova.
Oggi ho notato i primi rami tagliati di segnalazione in corrispondenza di una svolta verso sud-ovest per la lunga diagonale finale.
Anche in questa diagonale ci sono tracce secondarie, ma i rami tagliati aiutano a mantenere la linea corretta e probabilmente meno faticosa.
Intorno a quota 1.200 si entra in una radura prativa dove è segnalata la presenza del basamento di una vecchia costruzione.
Non ho visto subito questo basamento per l’erba molto alta presente al 4 Giugno, e ho attraversato il prato senza fare ricerche per non bagnarmi troppo vista la rugiada notturna ancora presente.
Da qui in pochi passi si arriva sulla facile cresta boschiva del Col Dosé, e svoltando a destra si raggiunge l’elevazione di dorsale segnalata come punto vetta dove si trova un mucchietto di pietre.
Per il panorama bisogna scendere per la stessa dorsale in direzione sud per circa 150 metri lineari e 55/60 di dislivello, e si trova un pulpito libero da vegetazione.
Dal Col Dosé alla stradetta del Passo Covolada per il Viado della Condotta
Dal Col Dosé si torna indietro sulla facile dorsale-cresta per circa 250 metri lineari incontrando un paio di rami tagliati quasi in mezzo al camminamento.
Pochi metri dopo – e poco prima di una impennata in salita della dorsale – si piega a sinistra per intercettare l’inizio di un vero sentierino.
Il sentierino prosegue evidente e facile fino all’attraversamento di un avvallamento che anticipa un paio di bassi saltini rocciosi ravvicinati.
Da qui in poi bisogna alzare il livello di attenzione per “rimanere attaccati” al Viado della Condotta.
Dopo il secondo saltino i rami tagliati guidano su un breve traverso esposto, e poi all’attraversamento di un paio di canali.
Si arriva sotto una fascia rocciosa con un paio di evidenti pinnacoli, e poi ci si allontana un po’ da questa fascia sempre su sentierino.
Il sentierino ora varia di evidenza con punti dove serve attenzione ai rami tagliati (non sempre ravvicinati) per mantenere le linee giuste e soprattutto per superare un canale roccioso alzandosi in un punto sicuro.
Poi con altre variazioni di evidenza si giunge, verso la fine, in un tratto con alcuni alberi abbattuti sulla traccia: gli aggiramenti sono tutti facili con un occhio al successivo ramo tagliato per la corretta prosecuzione.
Alla fine, con una breve svolta verso la massima pendenza si arriva all’immissione nella stradetta che conduce al Passo Covolada: se si seguono i rami tagliati fino alla fine, si incontrerà un grande ometto 7/8 metri prima di uscire sulla stradetta.
Salita alla Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Bisogna proseguire in salita sulla stradetta fino all’inizio del ben noto e lungo curvone-tornantone verso sinistra che si sviluppa a cavallo di quota 1.600.
È una salita fuoripista e non ci sono segnalazioni per il punto di uscita e tantomeno dopo.
Bisogna cercare di percorrere almeno la prima parte evitando i mughi.
Dall’inizio del curvone la vetta della Pala del Lenzuolo si trova in direzione sud-ovest.
Ci sono un paio di corridoi iniziali tra la vegetazione, e forse è meglio quello che ho seguito in discesa quando avevo una visuale migliore sul terreno.
In ogni caso, dopo i primi facili corridoi, si continua spostando pochi rami con le mani avvicinandosi (ma mantenendo sempre una direzione sud-ovest) verso la fascia rocciosa.
Qui seguendo quelli che mi sono sembrati gli ultimi camminamenti dei camosci (calpestio e … tracce organiche) sono arrivato con un breve tratto di traccia a terra stretta e marcata a superare una mini-selletta (ripeto: “mini-selletta”) delimitata all’esterno da un piccolo spuntone roccioso.
Questo passaggio porta sopra una fascia rocciosa alquanto dirupata, però su un fianco abbastanza largo e dove non ho più visto segni di passaggio di animali.
Qui i mughi si infittiscono progressivamente e si comincia a “ravanare”.
Si vede anche la vetta della Pala del Lenzuolo e si può pianificare una “linea di ravanata” che tenga conto dei gruppetti di larici (e altri alberi di alto fusto) che emergono dai mughi, sotto i quali generalmente si aprono dei tratti liberi (e in effetti ci sono).
Di sicuro non conviene andare avanti a caso lottando contro i mughi, perché con un po’ di osservazione si individuano dei passaggi appena allargati, e i passaggi di forza rimangono pochi.
Piano-piano mi sono portato verso la quasi piatta cresta che conduce in vetta, perché di solito vicino alla cresta si trova qualche passaggio migliore.
Un po’ prima dell’anticima e poco sotto la cresta (lato destro direzione salita) c’è una “quasi apertura” che aiuta.
Dall’anticima alla cima si sta sulla cresta con qualche passo iniziale spostato leggermente a sinistra per evitare un saltino nascosto dai mughi.
Al rientro non bisogna “lasciarsi ingolosire” dai corridoi che si notano sotto la linea seguita in salita: chissà dove finiscono e su questi terreni è sempre meglio ripercorrere le tracce appena fatte.
Salita alla Pala del Lenzuoletto o Pala del Lenzuolèt
Questa è decisamente più facile della Pala del Lenzuolo perché ci sono molti meno mughi.
Ho scelto un punto di uscita dalla stradetta che permettesse una diagonale quasi rettilinea fino in vetta.
In realtà avevo qualche dubbio sul punto vetta, perché la cartina Tabacco ne indica uno e OpenStreetMap (su cui si basano tutte le mappe GPS) ne indica un altro.
Quindi ho iniziato con l’idea di trovare una doppia vetta e di andare prima alla “vetta Tabacco”.
Tutta la prima metà della diagonale è in rado bosco tipo “andar per funghi” e non ci sono problemi.
Poi compare qualche mugo isolato e c’è un po’ di ramaglia a terra ma si procede sempre usando solo i piedi senza spostamenti con le mani.
Quando sono arrivato più o meno sotto la verticale della “vetta Tabacco” ho visto un buon corridoio naturale (forse 30 metri in tutto) tra i fitti mughi che stavano alla mia destra, e l’ho salito fino agli ultimi 7/8 metri più fitti.
Breve sforzo e si arriva in cresta con la vetta che sta 25/30 metri sulla destra, e senza grosse difficoltà (nella … media dei mughi) ci si arriva.
Da qui ci si rende conto che questo punto vetta è appena più alto dell’altro di OpenStreetMap, e che la seconda parte di cresta che li unisce probabilmente è ostica da percorrere.
Si può terminare qui il giro alla Pala del Lenzuoletto, ma ho voluto andare anche sull’altro punto vetta.
Ho deciso di evitare la cresta che mi sembrava rognosa, sono sceso un po’ per le tracce di arrivo e ho traversato sotto per una salita finale diretta.
Qui c’è qualche mugo in più con cui litigare rispetto alla “vetta Tabacco”, ma sempre assai di meno rispetto alla Pala del Lenzuolo.
Considerazioni finali sui mughi
Per chi non vuole avere a che fare con i mughi, l’anello con salita al Col Dosé e uscita per il Viado della Condotta può essere una breve escursione di mezza giornata a sé – eventualmente si può prolungare sul facile andando verso il Passo Covolada e i Piani di Erèra.
Per l’anticima della Pala del Lenzuolo – prima salita senza conoscere il percorso – ho impiegato 10 minuti su terreno quasi libero e poi 30 minuti tra i mughi con qualche breve tratto libero sotto alberi di alto fusto.
Poi, dopo uno stop di 15 minuti per le foto, altri 5 minuti di cammino per la vetta.
Per la Pala del Lenzuoletto il fuoripista di salita è durato in tutto appena più di mezz’ora compresa qualche breve pausa foto, e i mughi fitti sono pochi metri alla fine.
Dalla Pala del Lenzuoletto all’altra cima secondaria tra discesetta, traverso e risalita sono quasi 20 minuti sempre con pochi metri alla fine di mughi fitti.
Naturalmente bisogna considerare che in discesa tra i fitti mughi i tempi sono di poco più brevi … se non si fanno errori.
Con questi numeri ognuno può capire … se ha voglia di «fare l’esploratore tra i mughi». 😉
Waypoints
Waypoint
2,111 ft
01 - Parcheggio di fine Val Canzoi
Waypoint
4,214 ft
08 - Doppio saltino roccioso seguito da breve traverso esposto lungo il Viado della Condotta
Waypoint
4,504 ft
10 - Foto dal Viado della Condotta verso il Gruppo del Cimonega poco prima di un rialzo di livello per attraversare un canale
Waypoint
4,844 ft
11 - Fine nord (con ometto) del Viado della Condotta all'immissione nella stradetta per il Passo Covolada
Waypoint
5,212 ft
12 - Uscita da stradetta del Passo Covolada in direzione della Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Waypoint
5,254 ft
13 - Spuntone roccioso di riferimento per il finale di salita alla Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Waypoint
5,286 ft
14 - Foto al Gruppo del Cimonega salendo tra i mughi verso la Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Waypoint
5,305 ft
15 - Foto in un tratto libero da mughi salendo verso la Pala del Lenzuolo o Pala del Lenzuòl
Waypoint
5,275 ft
19 - Uscita da stradetta del Passo Covolada in direzione della Pala del Lenzuoletto o Pala del Lenzuolèt
Waypoint
5,788 ft
20 - Ultimo corridoio nei mughi nel finale di salita alla Pala del Lenzuoletto o Pala del Lenzuolèt
You can add a comment or review this trail
Comments