Alpi Feltrine: Col di San Piero salendo per il Sass Bianch e rientro per Forcella Visola dalla Val di Lamen
near Lamen, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Escursione impegnativa con avvicinamento e uscita (dai tratti “selvaggi”) ridotti al minimo.
Bisogna sfruttare la brevità dell’itinerario non per tornare a casa presto, ma per fare le cose con calma.
In ogni caso, i km lineari di percorrenza e i metri di dislivello percepiti saranno superiori a quelli dei dati di riepilogo finali.
Il tratto chiave – per cui ho assegnato la valutazione molto impegnativo a tutto l’itinerario – è la risalita del caratteristico intaglio roccioso (quasi a forma di diedro) del Sass Bianch che è visibile fin dalla partenza.
Attenzione a non confondere “questo Col di San Piero” con il Col San Piero che si trova dall’altro lato a nord delle Vette Feltrine nel Gruppo del Cimonega a fianco del Monte Neva (vedi → Alpi Feltrine – Gruppo del Cimonega: Monte Neva e Col San Piero da località Buse (El Bèlo) in Val Nagaoni).
Un’altra possibile “escursione selvaggia” che prevede la salita del Sass Bianch è → Alpi Feltrine: Creste delle Pale Grigie salendo per il Sass Bianch e rientro per il Monte Pafagai dalla Val di Lamen.
AVVICINAMENTO AL SASS BIANCH
Si parte dal solito parcheggio all’area pic-nic in Val di Lamen dove inizia il sentiero CAI 815, e si svolta a destra al bivio con il Sentiero dei Covoli in Val di Lamen.
Dopo meno di 10 minuti – dove la traccia del sentiero dei covoli inizia a scendere – c’è un bivio con un’altra buona traccia che a sinistra conduce verso il Sass Bianch.
L’impronta a terra (inizialmente buona) più si va avanti e più ”va e viene”: tuttavia ci sono vari bolli rossi e pochi ometti nell’ultima parte dell’avvicinamento al Sass Bianch.
Il senso generale è che bisogna raggiungere una fascia rocciosa, piegare a destra per doppiare una costola che fa entrare nel vallone del Sass Bianch, e risalire questo vallone in costante diagonale (ovviamente con qualche svolta perché le pendenze lo richiedono).
RISALITA DEL SASS BIANCH
Confrontando le rilevazioni del mio GPS (che non possono essere precise in una gola rocciosa) con quelle dell’altimetro a pressione, la risalita del Sass Bianch dovrebbe essere sui 65/70 metri di dislivello.
Non sono salito lungo l’angolo del diedro.
Data un’occhiata alla placca rocciosa si nota subito che sulla sinistra c’è un fianco erboso MOLTO RIPIDO ma “frequentabile” con MOLTA CAUTELA; da sotto si nota anche qualche gradino e qualche breve accenno di traccia.
Calzando i ramponcini da prato si sale sempre con i piedi su fondo terra/erba e le mani che si appigliano alle piccole roccette che affiorano.
Ci sono svariati chiodi, sia con anello che con cordino, che consentono eventualmente di assicurarsi.
Appena prima dell’uscita ho tolto i ramponcini perché c’è una placca rocciosa di 4/5 metri che chiude il pendio: sulla sinistra c’è una fessura che aiuta molto e ho visto un altro chiodo con anello più un cordino agganciato a una sporgenza.
Fatta la placca bisogna saltare sopra l’impluvio del gran colatoio (che sta a fianco del Sass Bianch) che in quel punto casca perfettamente verticale molto più in basso: sono pochi movimenti (non li ho contati) su discreti appigli/appoggi; si va, ma è meglio non guardare giù, MOLTO ESPOSTO.
Mentre si traversa si nota un chiodo con cordino, e appena usciti si nota sulla destra una sosta con catena.
Ricapitolando, il tutto si può assimilare a un I° grado di base con vari spunti di II° grado, sia su base rocciosa che su base terra/erba (nella guida “Sentieri e Viàz dimenticati delle Alpi Feltrine di Aldo De Zordi - Paolo Lovat – Ivan De Zordi” si indica anche III° grado: può essere, ma ero concentrato ad andar su e non a valutare o … fotografare).
Viste le molte possibilità di assicurazione, un gruppetto ben affiatato può salire in sicurezza.
COL DI SAN PIERO E CHIUSURA DELL’ESCURSIONE
Breve pausa per rifiatare e poi salita per vallone erboso abbastanza ripido fino alla Forcella di San Piero, da cui piegando a sinistra si arriva sempre sul ripido al Col di San Piero.
In vari tratti fino al Col di San Piero – nonostante non fosse né umido né troppo secco – il fondo era scivoloso e non era chiaro se conveniva ricalzare i ramponcini.
Dal Col di San Piero si va giù verso ovest e si traversa a destra per un boschetto (tenendo d’occhio la fascia rocciosa a fianco) fino all’immissione nel sentiero CAI 820 ex 815B: da questo si può scendere direttamente al parcheggio, ma oggi ho seguito la chiusura proposta dalla guida sopra citata.
Si scende per il CAI 820 dolcemente per una quarantina di metri di dislivello fino a notare sulla sinistra una bancata “ondeggiante e contorta” che punta verso due torrioni sfalsati di quota fra i quali c’è la Forcella della Visola.
È una bancata-cengia, dunque esposta e da percorrere con attenzione; c’è qualche sporadico bollo rosso.
Dalla Forcella della Visola si nota benissimo in lontananza il Cóvol Strigà, che in realtà non si vede percorrendo l’omonimo viàz (vedi → Alpi Feltrine: Viàz del Cóvol Strigà e prima parte del Cordín delle Vette dal Passo Croce d’Aune) perché sta “sospeso” dall’altra parte del torrione che si sfila su forcella a inizio viàz.
In ripartenza dalla Forcella della Visola si scende dolcemente una cinquantina di metri lineari per crinale, e poi si piega a sinistra con tornante (visto un piccolo bollo rosso) ad attraversare il boschetto fino a portarsi (sempre tendenza discesa) quasi sotto roccia a una costola che immette sulla testata di un lungo vallone da scendere.
Oggi dalla testata (con il bosco senza foglie) si vedeva già la larga sella finale di uscita in basso.
In pratica lo stretto impluvio del largo vallone divide una parte stretta a sinistra sotto roccia e una parte larga boschiva sulla destra.
Sicuramente all’inizio conviene stare nel bosco, ma a un certo punto bisogna per forza passare dall’altra parte: dove ho deciso di passare oggi ho “casualmente incontrato” una piccola Croce metallica sotto la fascia rocciosa.
Il tutto è abbastanza “ripido e storto” e in certi punti c’è qualche traccia di animali che addolcisce il cammino.
Arrivati alla sella di uscita (che con il bosco “rifoliato” immagino sia visibile solo da vicino) si piega a sinistra per “labile ma rilevabile” sentierino che riporta ad incrociare quello della salita iniziale verso il Sass Bianch.
***
Mi piacerebbe ripassare il Sass Bianch con il sole (come l’ho fotografato dal parcheggio all’arrivo), ma bisognerà scegliere una giornata fresca per non cuocersi verso il Col di San Piero e poi in discesa.
IL DISLIVELLO REALE DELL’ESCURSIONE È DI CIRCA 150 METRI IN MENO DI QUANTO INDICATO NEI DATI DI RIEPILOGO WIKILOC.
Bisogna sfruttare la brevità dell’itinerario non per tornare a casa presto, ma per fare le cose con calma.
In ogni caso, i km lineari di percorrenza e i metri di dislivello percepiti saranno superiori a quelli dei dati di riepilogo finali.
Il tratto chiave – per cui ho assegnato la valutazione molto impegnativo a tutto l’itinerario – è la risalita del caratteristico intaglio roccioso (quasi a forma di diedro) del Sass Bianch che è visibile fin dalla partenza.
Attenzione a non confondere “questo Col di San Piero” con il Col San Piero che si trova dall’altro lato a nord delle Vette Feltrine nel Gruppo del Cimonega a fianco del Monte Neva (vedi → Alpi Feltrine – Gruppo del Cimonega: Monte Neva e Col San Piero da località Buse (El Bèlo) in Val Nagaoni).
Un’altra possibile “escursione selvaggia” che prevede la salita del Sass Bianch è → Alpi Feltrine: Creste delle Pale Grigie salendo per il Sass Bianch e rientro per il Monte Pafagai dalla Val di Lamen.
AVVICINAMENTO AL SASS BIANCH
Si parte dal solito parcheggio all’area pic-nic in Val di Lamen dove inizia il sentiero CAI 815, e si svolta a destra al bivio con il Sentiero dei Covoli in Val di Lamen.
Dopo meno di 10 minuti – dove la traccia del sentiero dei covoli inizia a scendere – c’è un bivio con un’altra buona traccia che a sinistra conduce verso il Sass Bianch.
L’impronta a terra (inizialmente buona) più si va avanti e più ”va e viene”: tuttavia ci sono vari bolli rossi e pochi ometti nell’ultima parte dell’avvicinamento al Sass Bianch.
Il senso generale è che bisogna raggiungere una fascia rocciosa, piegare a destra per doppiare una costola che fa entrare nel vallone del Sass Bianch, e risalire questo vallone in costante diagonale (ovviamente con qualche svolta perché le pendenze lo richiedono).
RISALITA DEL SASS BIANCH
Confrontando le rilevazioni del mio GPS (che non possono essere precise in una gola rocciosa) con quelle dell’altimetro a pressione, la risalita del Sass Bianch dovrebbe essere sui 65/70 metri di dislivello.
Non sono salito lungo l’angolo del diedro.
Data un’occhiata alla placca rocciosa si nota subito che sulla sinistra c’è un fianco erboso MOLTO RIPIDO ma “frequentabile” con MOLTA CAUTELA; da sotto si nota anche qualche gradino e qualche breve accenno di traccia.
Calzando i ramponcini da prato si sale sempre con i piedi su fondo terra/erba e le mani che si appigliano alle piccole roccette che affiorano.
Ci sono svariati chiodi, sia con anello che con cordino, che consentono eventualmente di assicurarsi.
Appena prima dell’uscita ho tolto i ramponcini perché c’è una placca rocciosa di 4/5 metri che chiude il pendio: sulla sinistra c’è una fessura che aiuta molto e ho visto un altro chiodo con anello più un cordino agganciato a una sporgenza.
Fatta la placca bisogna saltare sopra l’impluvio del gran colatoio (che sta a fianco del Sass Bianch) che in quel punto casca perfettamente verticale molto più in basso: sono pochi movimenti (non li ho contati) su discreti appigli/appoggi; si va, ma è meglio non guardare giù, MOLTO ESPOSTO.
Mentre si traversa si nota un chiodo con cordino, e appena usciti si nota sulla destra una sosta con catena.
Ricapitolando, il tutto si può assimilare a un I° grado di base con vari spunti di II° grado, sia su base rocciosa che su base terra/erba (nella guida “Sentieri e Viàz dimenticati delle Alpi Feltrine di Aldo De Zordi - Paolo Lovat – Ivan De Zordi” si indica anche III° grado: può essere, ma ero concentrato ad andar su e non a valutare o … fotografare).
Viste le molte possibilità di assicurazione, un gruppetto ben affiatato può salire in sicurezza.
COL DI SAN PIERO E CHIUSURA DELL’ESCURSIONE
Breve pausa per rifiatare e poi salita per vallone erboso abbastanza ripido fino alla Forcella di San Piero, da cui piegando a sinistra si arriva sempre sul ripido al Col di San Piero.
In vari tratti fino al Col di San Piero – nonostante non fosse né umido né troppo secco – il fondo era scivoloso e non era chiaro se conveniva ricalzare i ramponcini.
Dal Col di San Piero si va giù verso ovest e si traversa a destra per un boschetto (tenendo d’occhio la fascia rocciosa a fianco) fino all’immissione nel sentiero CAI 820 ex 815B: da questo si può scendere direttamente al parcheggio, ma oggi ho seguito la chiusura proposta dalla guida sopra citata.
Si scende per il CAI 820 dolcemente per una quarantina di metri di dislivello fino a notare sulla sinistra una bancata “ondeggiante e contorta” che punta verso due torrioni sfalsati di quota fra i quali c’è la Forcella della Visola.
È una bancata-cengia, dunque esposta e da percorrere con attenzione; c’è qualche sporadico bollo rosso.
Dalla Forcella della Visola si nota benissimo in lontananza il Cóvol Strigà, che in realtà non si vede percorrendo l’omonimo viàz (vedi → Alpi Feltrine: Viàz del Cóvol Strigà e prima parte del Cordín delle Vette dal Passo Croce d’Aune) perché sta “sospeso” dall’altra parte del torrione che si sfila su forcella a inizio viàz.
In ripartenza dalla Forcella della Visola si scende dolcemente una cinquantina di metri lineari per crinale, e poi si piega a sinistra con tornante (visto un piccolo bollo rosso) ad attraversare il boschetto fino a portarsi (sempre tendenza discesa) quasi sotto roccia a una costola che immette sulla testata di un lungo vallone da scendere.
Oggi dalla testata (con il bosco senza foglie) si vedeva già la larga sella finale di uscita in basso.
In pratica lo stretto impluvio del largo vallone divide una parte stretta a sinistra sotto roccia e una parte larga boschiva sulla destra.
Sicuramente all’inizio conviene stare nel bosco, ma a un certo punto bisogna per forza passare dall’altra parte: dove ho deciso di passare oggi ho “casualmente incontrato” una piccola Croce metallica sotto la fascia rocciosa.
Il tutto è abbastanza “ripido e storto” e in certi punti c’è qualche traccia di animali che addolcisce il cammino.
Arrivati alla sella di uscita (che con il bosco “rifoliato” immagino sia visibile solo da vicino) si piega a sinistra per “labile ma rilevabile” sentierino che riporta ad incrociare quello della salita iniziale verso il Sass Bianch.
***
Mi piacerebbe ripassare il Sass Bianch con il sole (come l’ho fotografato dal parcheggio all’arrivo), ma bisognerà scegliere una giornata fresca per non cuocersi verso il Col di San Piero e poi in discesa.
IL DISLIVELLO REALE DELL’ESCURSIONE È DI CIRCA 150 METRI IN MENO DI QUANTO INDICATO NEI DATI DI RIEPILOGO WIKILOC.
Waypoints
Waypoint
2,807 ft
02 - Uscita da sentiero CAI 815 per Sentiero Tematico Covoli in Val di Lamen
Waypoint
2,985 ft
03 - Uscita da Sentiero Tematico Covoli in Val di Lamen per sentiero verso il Sass Bianch
Waypoint
3,312 ft
04 - Aggiramento costola ed entrata nel vallone del Sass Bianch
Waypoint
4,727 ft
14 - Immissione nel sentiero CAI 820 ex 815B
Waypoint
3,992 ft
20 - Piccolo bollo rosso di riferimento a svolta nel bosco dopo la ripartenza da Forcella Visola
Waypoint
3,348 ft
23 - Sella a fine discesa vallone dopo Forcella Visola e svolta a sinistra per rientro su sentiero di salita
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