Alpi Feltrine: Cengia Sassadora dal Lago della Stua in Val Canzoi
near Montagne, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
La Cengia Sassadora è descritta nel libro “Sentieri e Viaz Riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis” (di Aldo de Zordi, Paolo Lovat, Ivan de Zordi e Renato Sperandio).
Non è una cengia lineare e ben definita, assomiglia più a un “viàz” che segna il passaggio di animali, e mette in collegamento (sotto fascia rocciosa) una dorsale che sta a metà fra la Val d’Alvis e la Val Caorame con la stessa Val Caorame.
In pratica è una bancata, con brevi tratti anche molto inclinati, e quasi sempre compresa nel bosco – e dunque poco fotografabile.
Alla fine è un’escursione di mezza giornata dove non bisogna aspettarsi gran panorami, ma va bene per il piacere di chi cerca “passaggi insoliti di collegamento” fra punti già conosciuti.
Consiglio – visto anche quanto scrivo dopo – di portare i ramponcini forestali o ramponcini da prato o “Fer da Tac”: si aumenta un po’ la sicurezza e si diminuisce MOLTO la fatica.
Ho indicato difficoltà media perché l’escursione è abbastanza breve e c’è tutto il tempo di ragionare con calma, MA PUÒ DIVENTARE IMPEGNATIVA SE SI SBAGLIA QUALCHE SVOLTA FRA I LIVELLI DELLA BANCATA.
Dal parcheggio si va per il CAI 806 fino al bivio per Casa al Frassen che da qui si raggiunge in pochi metri.
Si sale per prato sul retro fino a un rudere nei pressi del quale compare una traccia detta Troi delle Musse.
In teoria, secondo la guida già citata, seguendo il Troi delle Musse (c’è anche qualche bollo rosso), e con attenzione a un paio di svolte su bivio, si arriva sotto fascia rocciosa all’attacco della Cengia Sassadora a circa 1.400 metri di quota.
In pratica, poco dopo i 1.000 metri c’è una fascia di bosco completamente schiantata dal maltempo di fine 2018.
In quel punto il sentiero proseguirebbe verso la sinistra (direzione salita) per poi fare un’ampia ansa e rientrare verso destra poco più di 200 metri più in alto: ho scelto di cercarmi una via libera da schianti nel bosco che, in quel punto, ha una pendenza medio/alta ma con fondo regolare.
Dopo aver attraversato verso destra un canalino (che si riattraverserà più in alto) ho calzato i ramponcini nel tratto più pendente e, con calma e poca fatica, mi sono ricollegato al sentiero (casualmente) proprio in corrispondenza di un segno rosso circa 250 metri più in alto del punto di deviazione.
Da qui fino alla base della fascia rocciosa dove inizia la cengia c’era ancora qualche schianto ma aggirabile senza grossi patemi.
In cengia, dopo pochi metri di bancata a cielo aperto, si entra nel bosco e si arriva a una piccola sella da cui si nota in avanti un grande sperone roccioso: qui c’è un’esile traccia di animali che punta a passare sopra lo sperone, ma bisogna scendere nel bosco (molto ripido: sempre utili i ramponcini) e aggirarlo da sotto.
Dal punto di aggiramento sperone si va di traverso più o meno a pari quota fino a un evidente buco nella roccia (quasi un piccolo covolo): in corrispondenza del buco bisogna fare un’altra ripida discesa nel bosco per aggirare l’angolo di un’altra fascia rocciosa.
Da quest’angolo ancora un traverso più lungo verso sinistra fino ad un’altra discesetta ripidina per un terzo aggiramento che porta in vista di una forcelletta dove compare una “vera” traccia a terra.
Dalla forcelletta tutto facile – con tendenza leggera discesa – fino all’immissione nel Sentiero dei Cacciatori che è molto ben segnato con ometti.
Nel punto in cui il Sentiero dei Cacciatori si avvicina all’alveo del Torrente Caorame con il CAI 806 dall’altro lato, l’ho abbandonato per traversare e ricollegarmi al CAI 806 e ritornare su questo molto facilmente fino al parcheggio.
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Sulla stessa parete e sopra la Cengia Sassadora scorre la Cengia Mengola (vedi → Alpi Feltrine: Cengia Mengola dal Lago della Stua in Val Canzoi), che forse non è molto frequentata dagli “umani” ma di sicuro è ben conosciuta dai camosci, e questi ultimi transitano per varie altre bancate intermedie fra le due cenge: tutto questo per dire che è meglio portarsi un caschetto – personalmente ho sentito due scariche di sassi mentre percorrevo la Cengia Sassadora.
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NOTE SULLA REGISTRAZIONE DELLE COORDINATE GPS
Il mio Garmin GPSMAP 64s è andato in crisi appena prima di arrivare all’attacco della Cengia Sassadora, probabilmente per un rimbalzo di segnale vicino all’alta parete rocciosa poco aggettante.
Ho atteso un po’ per vedere se riusciva a ritararsi su un margine di errore accettabile, ma non c’è stato verso finché non sono ripartito.
Pertanto ho dovuto raddrizzare manualmente le linee in quel tratto, ed il waypoint 09 potrebbe essere anche a una ventina di metri di distanza da dove è stato registrato: tuttavia la fascia rocciosa è ben visibile e l’attacco si trova nell’unico punto aperto del bosco di una certa dimensione.
Non è una cengia lineare e ben definita, assomiglia più a un “viàz” che segna il passaggio di animali, e mette in collegamento (sotto fascia rocciosa) una dorsale che sta a metà fra la Val d’Alvis e la Val Caorame con la stessa Val Caorame.
In pratica è una bancata, con brevi tratti anche molto inclinati, e quasi sempre compresa nel bosco – e dunque poco fotografabile.
Alla fine è un’escursione di mezza giornata dove non bisogna aspettarsi gran panorami, ma va bene per il piacere di chi cerca “passaggi insoliti di collegamento” fra punti già conosciuti.
Consiglio – visto anche quanto scrivo dopo – di portare i ramponcini forestali o ramponcini da prato o “Fer da Tac”: si aumenta un po’ la sicurezza e si diminuisce MOLTO la fatica.
Ho indicato difficoltà media perché l’escursione è abbastanza breve e c’è tutto il tempo di ragionare con calma, MA PUÒ DIVENTARE IMPEGNATIVA SE SI SBAGLIA QUALCHE SVOLTA FRA I LIVELLI DELLA BANCATA.
Dal parcheggio si va per il CAI 806 fino al bivio per Casa al Frassen che da qui si raggiunge in pochi metri.
Si sale per prato sul retro fino a un rudere nei pressi del quale compare una traccia detta Troi delle Musse.
In teoria, secondo la guida già citata, seguendo il Troi delle Musse (c’è anche qualche bollo rosso), e con attenzione a un paio di svolte su bivio, si arriva sotto fascia rocciosa all’attacco della Cengia Sassadora a circa 1.400 metri di quota.
In pratica, poco dopo i 1.000 metri c’è una fascia di bosco completamente schiantata dal maltempo di fine 2018.
In quel punto il sentiero proseguirebbe verso la sinistra (direzione salita) per poi fare un’ampia ansa e rientrare verso destra poco più di 200 metri più in alto: ho scelto di cercarmi una via libera da schianti nel bosco che, in quel punto, ha una pendenza medio/alta ma con fondo regolare.
Dopo aver attraversato verso destra un canalino (che si riattraverserà più in alto) ho calzato i ramponcini nel tratto più pendente e, con calma e poca fatica, mi sono ricollegato al sentiero (casualmente) proprio in corrispondenza di un segno rosso circa 250 metri più in alto del punto di deviazione.
Da qui fino alla base della fascia rocciosa dove inizia la cengia c’era ancora qualche schianto ma aggirabile senza grossi patemi.
In cengia, dopo pochi metri di bancata a cielo aperto, si entra nel bosco e si arriva a una piccola sella da cui si nota in avanti un grande sperone roccioso: qui c’è un’esile traccia di animali che punta a passare sopra lo sperone, ma bisogna scendere nel bosco (molto ripido: sempre utili i ramponcini) e aggirarlo da sotto.
Dal punto di aggiramento sperone si va di traverso più o meno a pari quota fino a un evidente buco nella roccia (quasi un piccolo covolo): in corrispondenza del buco bisogna fare un’altra ripida discesa nel bosco per aggirare l’angolo di un’altra fascia rocciosa.
Da quest’angolo ancora un traverso più lungo verso sinistra fino ad un’altra discesetta ripidina per un terzo aggiramento che porta in vista di una forcelletta dove compare una “vera” traccia a terra.
Dalla forcelletta tutto facile – con tendenza leggera discesa – fino all’immissione nel Sentiero dei Cacciatori che è molto ben segnato con ometti.
Nel punto in cui il Sentiero dei Cacciatori si avvicina all’alveo del Torrente Caorame con il CAI 806 dall’altro lato, l’ho abbandonato per traversare e ricollegarmi al CAI 806 e ritornare su questo molto facilmente fino al parcheggio.
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Sulla stessa parete e sopra la Cengia Sassadora scorre la Cengia Mengola (vedi → Alpi Feltrine: Cengia Mengola dal Lago della Stua in Val Canzoi), che forse non è molto frequentata dagli “umani” ma di sicuro è ben conosciuta dai camosci, e questi ultimi transitano per varie altre bancate intermedie fra le due cenge: tutto questo per dire che è meglio portarsi un caschetto – personalmente ho sentito due scariche di sassi mentre percorrevo la Cengia Sassadora.
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NOTE SULLA REGISTRAZIONE DELLE COORDINATE GPS
Il mio Garmin GPSMAP 64s è andato in crisi appena prima di arrivare all’attacco della Cengia Sassadora, probabilmente per un rimbalzo di segnale vicino all’alta parete rocciosa poco aggettante.
Ho atteso un po’ per vedere se riusciva a ritararsi su un margine di errore accettabile, ma non c’è stato verso finché non sono ripartito.
Pertanto ho dovuto raddrizzare manualmente le linee in quel tratto, ed il waypoint 09 potrebbe essere anche a una ventina di metri di distanza da dove è stato registrato: tuttavia la fascia rocciosa è ben visibile e l’attacco si trova nell’unico punto aperto del bosco di una certa dimensione.
Waypoints
Waypoint
2,119 ft
01 - Parcheggio a fine strada della Val Canzoi poco prima dell'Albergo Alpino Boz
Waypoint
2,877 ft
04 - Rudere di riferimento poco dopo Casa al Frassen
Waypoint
3,310 ft
05 - Punto deviazione dal Troi delle Musse dopo Casa al Frassen perchè ostruito da schianti
Waypoint
4,127 ft
08 - Rientro in corrispondenza di un segno rosso sul sentierino abbandonato al waypoint 05
Waypoint
4,232 ft
12 - Forcelletta di riferimento con comparsa traccia a terra nella Cengia Sassadora
Waypoint
4,116 ft
13 - Immissione nel Sentiero dei Cacciatori con vari ometti nelle vicinanze
Waypoint
3,671 ft
14 - Uscita da Sentiero dei Cacciatori verso il CAI 806
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