Alpi Feltrine: Bus del Gat e Viàz L'Introvabile — tra Val di Cesure, Val Lunga, Val del Bosco Lungo e Val di Saladen
near Montagne, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Percorso «riportato alla luce» su Wikiloc dall’amico bafiet che, con altri compagni di escursione, è riuscito ad individuarlo nella sua interezza ricavando le info necessarie anche da chi l’ha materialmente tracciato con un GRAN LAVORO ma non l’ha poi reso di dominio pubblico.
Consiglio di visionare pure le sue relazione e traccia GPS al link → Val Canzoi: Val delle Cesure, Bus del Gat e attraversata dalla val Longa alla Val di Saladen lungo il viaz 'L'introvabile'.
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Itinerario che si basa in gran parte sul “lavoro fisico” di Aldo De Zordi & compagni, autori delle note guide “Sentieri e Viaz dimenticati delle Alpi Feltrine” e “Sentieri e Viaz riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis - 61 itinerari” – tuttavia l’itinerario non è inserito in queste guide.
Si può dire che è ben segnalato «per la media di questo tipo di itinerari» nei tratti più selvaggi e solitari, ma … bisogna arrivarci ben conoscendo i brevi avvicinamenti per nulla intuitivi.
Siccome è “tagliato in due” dal sentiero CAI 819 in Val Lunga si può dividere in due uscite separate più corte finalizzate solo al Bus del Gat o al Viàz L’Introvabile.
Anche se si sviluppa in pochi km, questo itinerario nel suo complesso sintetizza una gran varietà di situazioni e piccole sfide tecniche e di orientamento: da non perdere per gli amanti dei tracciati selvaggi e solitari.
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Premessa
Questo itinerario è stato percorso il giorno 25 novembre 2023, e tutte le osservazioni e considerazioni successive possono valere in pieno solo per quel giorno.
Dal parcheggio in Val Canzoi (imbocco della Val Fraina) al Bus del Gat per la Val di Cesure e uscita in Val Lunga sul CAI 819
Dal parcheggio appena prima del ponte che anticipa la stradetta per la Val Fraina, si torna indietro per poche decine di metri per entrare nell’area dell’Agriturismo Orsera.
Pochi metri dopo il fabbricato principale si stacca sulla destra un evidente sentiero con frecce «BELVEDERE 1».
Si segue questo sentiero accompagnati (almeno oggi, in futuro non si sa) da una serie di “dischi in legno dipinti in rosa” con l’iscrizione a puntate della favola di un piccolo orso della Val Canzoi.
In breve si sale fino a una radura con fabbricato privato, si entra su stradetta a fondo naturale sotto il fabbricato e si prosegue in leggera discesa.
La stradetta arriva al passaggio di un canaletto superficiale con numerosi ometti, e subito dopo si infila in dolce salita un’altra stradetta sulla destra con fondo parzialmente inerbato.
Questa seconda stradetta si restringe e il piano di camminamento diventa parzialmente “scavato”, ma senza alcuna difficoltà si arriva ad incrociare un sentiero che sale da sinistra a destra: la quota è circa 640 ed è il sentiero che porta a risalire la Val di Cesure.
Si svolta a destra e si continua a lungo per l’evidente traccia rimanendo vicini alla sponda al bordo del canale della Val di Cesure tenendo la destra a un paio di bivi secondari, e alla fine si arriva dolcemente nell’alveo del canale.
Pochi metri più avanti si nota un bollo rosso al punto di attraversamento, e si riprende sulla destra direzione salita dell’alveo o sinistra idrografica.
Il sentiero è ancora evidente per un tratto con varie svolte, si allontana verso destra rispetto al fondo del canale, raggiunge uno spiazzo boschivo con ometto e continua ancora per un po’ fino a perdersi in corrispondenza di un grosso ramo tagliato (comunque sono numerosi i rami tagliati fino a qui).
Ora si è dentro un largo vallone poco svasato dove le tracce sono multiple, labili e discontinue: continuano però i rami tagliati un po’ più distanziati ma sempre di dimensioni sufficienti per essere individuati sulla media distanza.
È un “piccolo sforzo di concentrazione” doverli individuare tutti, ma in realtà non è neanche necessario perché il pendio non è ripidissimo e basterebbe assecondarlo leggermente verso destra in modo naturale per puntare a una dolce forcella-sella.
Io mi sono fissato di seguire i rami tagliati, ho dovuto piegare verso destra per passare sotto un gran gobbone-roccione in mezzo all’avvallamento boschivo e sono arrivato in vista della dolce forcella-sella: appena prima del valico c’è un gruppetto di rami tagliati dipinti in rosso brillante che fa svoltare a sinistra su un nuovo breve tratto di evidente sentiero, che con altri bolli porta su un forcellino giusto a nord sotto il Monte Simonèt (qui si può salire sulla gobba esterna che delimita il forcellino per avere una bella vista).
Si scende oltre per pochi metri e si risale a un secondo forcellino sempre a nord del Monte Simonèt: da qui ho visto i primi cartelli gialli con “DIVIETO DI CACCIA PESCA E PASCOLO” – diciamo che … rispettare il divieto di pesca qui sopra non è difficile … 😊
Ora inizia lo spettacolo scenografico.
Si costeggia un’alta fascia rocciosa che sta a sinistra punteggiata di vari covoli, si passa un covolo veramente grande, poi un canaletto-fossato secondario e un altro covolo di dimensioni importanti.
Pochi metri dopo, il fianco inclinato boschivo si immette sull’inizio di una cornicetta che aggira uno spigolo, e bisogna salire una roccetta con passo esposto ma non preoccupante se asciutto come oggi.
Aggirato lo spigolo, subito a sinistra c’è il Bus del Gat, una vera curiosità naturalistica.
Intanto non è un semplice passaggio facoltativo di bellezza, ma bisogna proprio passarci dentro per proseguire con difficoltà entro l’escursionismo.
È un covolo profondo dal profilo quasi “conoidale” con un buco sulla punta che fa entrare in un altro covolo dall’altro lato della costa della montagna.
Il buco di attraversamento (nella direzione di arrivo odierna) è “ovoidale e adagiato sul lato sinistro”, più o meno delle dimensioni di uno zaino grande (vedi foto pubblicate in raffronto al mio zainetto).
Bisogna togliere lo zaino e avanzare al “passo del verme” più che al “passo del gatto”.
Dall’altro lato, come già detto, si sbuca in un altro covolo più grande con mega ometto appoggiato alla parete.
Si riprende ancora in discesa ai bordi della fascia rocciosa punteggiata di altri covoli-anfratti, e poi si entra in un traverso su un fianco con vari mini-canali o fossati secondari: seguendo i rami tagliati il primo attraversamento presenta in uscita un paio di passi delicati per la ristrettezza e dubbia consistenza degli appoggi.
Si attraversa l’alveo di fondo della Val Lunga e con breve risalita ci si immette nel CAI 819.
Tutta la parte che segue i due forcellini a nord della vetta del Monte Simonèt è assimilabile a un “viàz light” più che a un sentiero.
Dall’immissione nel CAI 819 in Val Lunga all’inizio e successiva percorrenza del Viàz L’Introvabile fino alla Val di Saladen
Intanto percorrendo il CAI 819 non c’è alcuna evidenza che indirizzi verso l’inizio del Viàz L’Introvabile.
Dal punto di immissione odierno – credo abbastanza “univoco” visto che si arriva con rami tagliati fino all’ultimo metro – si sale e c’è quasi subito una curva a sinistra.
Poi due traversi sempre in salita un po’ più lunghi con relative curve prima a destra e poi a sinistra.
Quest’ultima curva a sinistra sta quasi sul bordo arrotondato di un gran canale che sta a destra, e basterebbe già salire nel bosco sul bordo del canale per intercettare l’inizio del Viàz L’Introvabile.
Tuttavia, così facendo, si aumenta il dislivello fuoripista e conviene continuare a seguire il CAI 819 per un tratto e poi uscire piegando verso destra e riportarsi sul bordo del canale.
Io sono uscito credo all’ultimo metro disponibile quando il CAI 819 spiana, ho fatto un po’ più di metri lineari ma meno in fuoripista come dislivello.
L’inizio del Viàz L’Introvabile è in pieno pendio boschivo ancora ben lontano dall’alta fascia rocciosa che si nota e che lo delimita in alto.
L’inizio è segnato da un bel bollo rosso brillante su roccia a terra contornata di muschio, e con un grosso ramo tagliato nelle vicinanze.
Trovato il bollo rosso si segue la traccia che va a destra sul bordo del largo canale e si scende nell’alveo con traccia nel ripido ben segnalata da rami tagliati.
Dall’altro lato dell’alveo (ramificazione secondaria che confluisce sempre in Val Lunga) c’è un largo pendio boschivo che si traversa-risale in pendenza generalmente dolce: nel largo le tracce non sono mai marcate, e serve attenzione ai rami tagliati, e ai pochi ometti e bolli rossi.
Si arriva all’aggiramento di una piccola costa-spigolo, e si prosegue in discesa inizialmente a fianco di una fascia rocciosa su traccia più evidente e più segnalata.
Questa traccia porta all’attraversamento di un doppio canalino, poco più in alto della sua riunificazione (ultimo canale nella direzione di oggi che confluisce in Val Lunga).
Nella prima ramificazione si entra con stretti passi ben segnalati nei mughi, si attraversa subito e si arriva alla seconda ramificazione.
Qui non si attraversa subito, ma si sale alcuni metri su traccia a sinistra direzione salita o destra idrografica dell’alveo, e si attraversa in corrispondenza di due bolli rossi dipinti su roccia e della ripresa dei rami tagliati.
Il viàz continua in … stile viàz con qualche saliscendi e ristrettezza non troppo difficile fino a passare sotto una conca boschiva con valico-colle in alto a sinistra.
Si risale la ripida conca (i rami tagliati qui fanno seguire una curva con iniziale “pancia a destra”) fino a una piccola forcella incassata nell’area di valico sul lato sinistro: qui il “segnavia di giusta via” è una bottiglia appesa a un albero.
Ora c’è un tratto di attenzione: il passaggio di tre canali in successione con discese e risalite intervallate da due piccole forcelle.
La prima discesa è la discesa più difficile dell’escursione, lunghetta e molto ripida, un “quasi” I° grado continuo su roccette coperte di erbe: tuttavia il tutto è abbastanza consistente e con calma e prudenza si fa.
Risalita normale e poi seconda discesa più corta, più facile tecnicamente ma più esposta all’esterno in basso sul canale da attraversare.
Altra risalitina no-problem e discesa quasi piatta, però con l’aggiramento di una roccia sporgente che richiede un buon I° grado o I°+ orizzontale.
Il terzo alveo di canale che rimane si raggiunge e supera ancora con un paio di passi instabili ma gestibili.
Poi di nuovo un largo fianco boschivo per il quale si raggiunge una sella-valico (con faggeta) di aggiramento di una costa, e si continua a traversare con dolci ondulazioni e attenzione ai rami tagliati, fino ad arrivare al bordo di un largo canale di rocce bianche: è l’impluvio della Val del Bosco Lungo.
Arrivando al bordo di ingresso, si nota un grande ometto posto qualche metro più in basso sopra un gran roccione che sta dentro il canale.
Si raggiunge il roccione e lo si passa sul lato sinistro arrivando sotto un altro roccione più grande con super bollo rosso in bella vista.
Qui si completa l’attraversamento del canale e si rimonta sull’evidente bancatina-cornice erbosa (quasi una vera cengia) dall’altro lato con vari mini ometti all’inizio.
Questa evidente cengetta porta verso l’aggiramento di una costa arrotondata e in un breve tratto confuso.
Forse è un tratto dove mediamente batte di più il sole, perché gli arbusti di base nel rado sottobosco sono ben ricresciuti e nascondono il camminamento.
Inoltre il bordo della fascia rocciosa di sinistra diventa molto irregolare e non camminabile, e di conseguenza i rami tagliati indirizzano pochi metri più in basso nella confusione degli arbusti.
Seguendo i tagli bisogna affrontare un saltino (forse un metro e mezzo circa) in discesa aggrappandosi … al ramo tagliato e alle erbe, e poi si cammina per poco pestando arbusti fino ad aggirare una nuova piccola costa dove la traccia si normalizza in corrispondenza di un bollo rosso dipinto sulla fascia rocciosa di sinistra.
Da qui si traversa a lungo nel sottobosco sempre con attenzione ai rami tagliati nei brevi tratti di traccia poco visibile in corrispondenza di erbe ricresciute alla base, si passano varie coste e successivi valloncelli secondari, fino ad arrivare su una costa più marcata da dove si nota più avanti una forcella con faggio scenografico in mezzo.
Per raggiungere la forcella si asseconda una profonda ansa del pendio, si passa il relativo canale e si arriva tra tagli nei mughi.
Ora ancora avanti in stile viàz tra gobbe e valloncelli vari in un saliscendi tendenza discesa fino a un altro canale molto marcato con bollo rosso nel facile attraversamento poco più in alto del punto di arrivo.
Si entra ancora in un largo fianco boschivo che in breve porta in un punto caratteristico come scenografia ma niente affatto banale come superamento.
Oggi – in stagione autunnale senza foglie – era ben visibile già dalla media distanza uno spettacolare torrione che si stacca dalla fascia rocciosa: una vera torre simile a quelle del “gioco (o sport❓🤔) degli scacchi”, quasi con una “cintura sommitale di merletti”.
Sotto la fascia rocciosa prima del torrione c’è un evidente covolo con grande bollo rosso dipinto all’interno.
Per finire il Viàz L’Introvabile non bisogna raggiungere «la torre scaccchistica» che sta alla destra del covolo, ma bisogna risalire una ripida traccia che va in diagonale a sinistra.
Il problema è il bordo di uscita di questa traccia sul dolce piano inclinato boschivo che sta sopra la fascia rocciosa del covolo.
È un saltino verticale (o “muretto vegetale”) poco consistente che oggi ho visto con segni di piccoli franamenti recenti, che hanno lasciato scoperte alcune “piccole fresche radici” dei giovani arbusti sovrastanti.
Insomma, manca un pianetto continuo di risalita e bisogna aggrapparsi in qualche modo, ma non ho trovato nulla di sicurissimo e veramente stabile: non è semplice, a mio giudizio è il singolo passaggio più complicato e “probabilistico” di tutta l’escursione.
Ci sono pure delle roccette ESPOSTE sul lato destro del bordo di uscita, ma oggi erano molto sporche di terra franata e sicuramente umide nell’ombra del pomeriggio autunnale.
In un’eventuale percorrenza in senso inverso del Viàz L’Introvabile (forse poco logica, ma certamente possibile) qui consiglio senz’altro uno spezzone di corda per una mini calata (non mancano gli alberi di ancoraggio).
Ora sono finite le vere difficoltà.
Arrivati sul dolce piano inclinato che sta più in alto del covolo con bollo rosso, si seguono i rami tagliati verso destra in diagonale, e con un successivo strappetto su erbe si raggiunge una coppia di bolli rossi dipinta sulla base della bianca fascia rocciosa che sta sopra.
Qui si aggira uno spigolo che immette sulla discesa finale in Val di Saladen.
Si inizia con un ben fatto taglio di mughi a bordo fascia rocciosa e poi su una netta, facile e breve cornice di cengia.
A fine cornice, dove ci si immette nel largo fianco boschivo finale, c’è ancora un gran bollo rosso dipinto sulla fascia rocciosa, che si può considerare la fine della percorrenza stile viàz, o l’inizio per chi deve percorrere il Viàz L’Introvabile in senso inverso.
Nel successivo fianco boschivo ancora attenzione ai rami tagliati nelle brevi discontinuità di traccia, e si arriva all’immissione nel sentiero che scende dal ForzelÍn dei Gai, quello che è indicato semplicemente come “Forcelletta” nell’attuale versione della cartina Tabacco.
Rientro al parcheggio di partenza dall’immissione nel sentiero che scende dal ForzelÍn dei Gai
Questo sentiero fa parte di un bel giro del Monte San Mauro – vedi itinerario → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi.
Nel punto di immissione odierno si è nella parte alta dove la traccia a terra è mediamente larga ma poco marcata a terra, e oggi con il tappeto autunnale di foglie e l’ombra pomeridiana era ben poco visibile.
Comunque ci si deve e ci si può arrangiare per poco con qualche bollo rosso e ramo tagliato, fino all’evidente passaggio dell’impluvio di valle da destra a sinistra direzione discesa e anche idrografica.
Passati sulla sinistra idrografica della Val di Saladen il sentiero diventa e rimane più marcato, e si può continuare quasi in «modalità pilota automatico».
Si arriva a un bivio con indicazioni “SALADEN” a sinistra e “FRAINA - COGOL DE LE SEGALE” a destra.
Si va a destra fino a un altro bivio con indicazione “COGOL DE LE SEGALE” a destra, e qui si continua a sinistra.
Tutto intuitivo fino all’uscita negli ampi prati di Fraina Alta, da cui ci si collega alle stradette finali del CAI 819 per Fraina Bassa e alla strada di fondo della Val Canzoi a pochi metri dal parcheggio.
Considerazioni finali
La valutazione di difficoltà tecnica nella “scala Wikiloc” è “difficile”, ma ci sono un paio di brevi passaggi che possono essere considerati molto difficili.
I pochi km totali sono quasi tutti selvaggi, e la parte selvaggia è più lunga di vari altri percorsi con un chilometraggio totale maggiore.
Servono abitudine ed esperienza nel seguire tracce di evidenza variabile orientandosi per lo più con rami tagliati.
Servono costanza e concentrazione per l’orientamento: una volta capiti gli accessi facili da raggiungere come tempo e fatica, non bisogna infilarsi tanto per provare, ma per “provare seriamente” con tutte le cautele del caso anche se nella “scala viàz” non è un percorso dei più estremi.
Ovviamente evitare con neve, bagnato o gelo diffuso.
Come sempre in questo tipo di ambienti, il GPS ha “sofferto molto” e si è resettato un paio di volte per la perdita di segnale: ovviamente ha “fischiato in continuo” per la mancanza di segnale attraversando il Bus del Gat.
Pertanto ho dovuto fare qualche “raddrizzamento manuale di linee” e bisogna considerare la traccia GPS come un’indicazione generale di possibili svolte in una data area, ma non è da seguire acriticamente (e poi dipende anche dal terminale GPS di chi la sta seguendo).
Il miglior sistema è sempre seguire i segnali del territorio, e non perderli mai.
Consiglio di visionare pure le sue relazione e traccia GPS al link → Val Canzoi: Val delle Cesure, Bus del Gat e attraversata dalla val Longa alla Val di Saladen lungo il viaz 'L'introvabile'.
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Itinerario che si basa in gran parte sul “lavoro fisico” di Aldo De Zordi & compagni, autori delle note guide “Sentieri e Viaz dimenticati delle Alpi Feltrine” e “Sentieri e Viaz riscoperti delle Alpi Feltrine e Val del Mis - 61 itinerari” – tuttavia l’itinerario non è inserito in queste guide.
Si può dire che è ben segnalato «per la media di questo tipo di itinerari» nei tratti più selvaggi e solitari, ma … bisogna arrivarci ben conoscendo i brevi avvicinamenti per nulla intuitivi.
Siccome è “tagliato in due” dal sentiero CAI 819 in Val Lunga si può dividere in due uscite separate più corte finalizzate solo al Bus del Gat o al Viàz L’Introvabile.
Anche se si sviluppa in pochi km, questo itinerario nel suo complesso sintetizza una gran varietà di situazioni e piccole sfide tecniche e di orientamento: da non perdere per gli amanti dei tracciati selvaggi e solitari.
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Premessa
Questo itinerario è stato percorso il giorno 25 novembre 2023, e tutte le osservazioni e considerazioni successive possono valere in pieno solo per quel giorno.
Dal parcheggio in Val Canzoi (imbocco della Val Fraina) al Bus del Gat per la Val di Cesure e uscita in Val Lunga sul CAI 819
Dal parcheggio appena prima del ponte che anticipa la stradetta per la Val Fraina, si torna indietro per poche decine di metri per entrare nell’area dell’Agriturismo Orsera.
Pochi metri dopo il fabbricato principale si stacca sulla destra un evidente sentiero con frecce «BELVEDERE 1».
Si segue questo sentiero accompagnati (almeno oggi, in futuro non si sa) da una serie di “dischi in legno dipinti in rosa” con l’iscrizione a puntate della favola di un piccolo orso della Val Canzoi.
In breve si sale fino a una radura con fabbricato privato, si entra su stradetta a fondo naturale sotto il fabbricato e si prosegue in leggera discesa.
La stradetta arriva al passaggio di un canaletto superficiale con numerosi ometti, e subito dopo si infila in dolce salita un’altra stradetta sulla destra con fondo parzialmente inerbato.
Questa seconda stradetta si restringe e il piano di camminamento diventa parzialmente “scavato”, ma senza alcuna difficoltà si arriva ad incrociare un sentiero che sale da sinistra a destra: la quota è circa 640 ed è il sentiero che porta a risalire la Val di Cesure.
Si svolta a destra e si continua a lungo per l’evidente traccia rimanendo vicini alla sponda al bordo del canale della Val di Cesure tenendo la destra a un paio di bivi secondari, e alla fine si arriva dolcemente nell’alveo del canale.
Pochi metri più avanti si nota un bollo rosso al punto di attraversamento, e si riprende sulla destra direzione salita dell’alveo o sinistra idrografica.
Il sentiero è ancora evidente per un tratto con varie svolte, si allontana verso destra rispetto al fondo del canale, raggiunge uno spiazzo boschivo con ometto e continua ancora per un po’ fino a perdersi in corrispondenza di un grosso ramo tagliato (comunque sono numerosi i rami tagliati fino a qui).
Ora si è dentro un largo vallone poco svasato dove le tracce sono multiple, labili e discontinue: continuano però i rami tagliati un po’ più distanziati ma sempre di dimensioni sufficienti per essere individuati sulla media distanza.
È un “piccolo sforzo di concentrazione” doverli individuare tutti, ma in realtà non è neanche necessario perché il pendio non è ripidissimo e basterebbe assecondarlo leggermente verso destra in modo naturale per puntare a una dolce forcella-sella.
Io mi sono fissato di seguire i rami tagliati, ho dovuto piegare verso destra per passare sotto un gran gobbone-roccione in mezzo all’avvallamento boschivo e sono arrivato in vista della dolce forcella-sella: appena prima del valico c’è un gruppetto di rami tagliati dipinti in rosso brillante che fa svoltare a sinistra su un nuovo breve tratto di evidente sentiero, che con altri bolli porta su un forcellino giusto a nord sotto il Monte Simonèt (qui si può salire sulla gobba esterna che delimita il forcellino per avere una bella vista).
Si scende oltre per pochi metri e si risale a un secondo forcellino sempre a nord del Monte Simonèt: da qui ho visto i primi cartelli gialli con “DIVIETO DI CACCIA PESCA E PASCOLO” – diciamo che … rispettare il divieto di pesca qui sopra non è difficile … 😊
Ora inizia lo spettacolo scenografico.
Si costeggia un’alta fascia rocciosa che sta a sinistra punteggiata di vari covoli, si passa un covolo veramente grande, poi un canaletto-fossato secondario e un altro covolo di dimensioni importanti.
Pochi metri dopo, il fianco inclinato boschivo si immette sull’inizio di una cornicetta che aggira uno spigolo, e bisogna salire una roccetta con passo esposto ma non preoccupante se asciutto come oggi.
Aggirato lo spigolo, subito a sinistra c’è il Bus del Gat, una vera curiosità naturalistica.
Intanto non è un semplice passaggio facoltativo di bellezza, ma bisogna proprio passarci dentro per proseguire con difficoltà entro l’escursionismo.
È un covolo profondo dal profilo quasi “conoidale” con un buco sulla punta che fa entrare in un altro covolo dall’altro lato della costa della montagna.
Il buco di attraversamento (nella direzione di arrivo odierna) è “ovoidale e adagiato sul lato sinistro”, più o meno delle dimensioni di uno zaino grande (vedi foto pubblicate in raffronto al mio zainetto).
Bisogna togliere lo zaino e avanzare al “passo del verme” più che al “passo del gatto”.
Dall’altro lato, come già detto, si sbuca in un altro covolo più grande con mega ometto appoggiato alla parete.
Si riprende ancora in discesa ai bordi della fascia rocciosa punteggiata di altri covoli-anfratti, e poi si entra in un traverso su un fianco con vari mini-canali o fossati secondari: seguendo i rami tagliati il primo attraversamento presenta in uscita un paio di passi delicati per la ristrettezza e dubbia consistenza degli appoggi.
Si attraversa l’alveo di fondo della Val Lunga e con breve risalita ci si immette nel CAI 819.
Tutta la parte che segue i due forcellini a nord della vetta del Monte Simonèt è assimilabile a un “viàz light” più che a un sentiero.
Dall’immissione nel CAI 819 in Val Lunga all’inizio e successiva percorrenza del Viàz L’Introvabile fino alla Val di Saladen
Intanto percorrendo il CAI 819 non c’è alcuna evidenza che indirizzi verso l’inizio del Viàz L’Introvabile.
Dal punto di immissione odierno – credo abbastanza “univoco” visto che si arriva con rami tagliati fino all’ultimo metro – si sale e c’è quasi subito una curva a sinistra.
Poi due traversi sempre in salita un po’ più lunghi con relative curve prima a destra e poi a sinistra.
Quest’ultima curva a sinistra sta quasi sul bordo arrotondato di un gran canale che sta a destra, e basterebbe già salire nel bosco sul bordo del canale per intercettare l’inizio del Viàz L’Introvabile.
Tuttavia, così facendo, si aumenta il dislivello fuoripista e conviene continuare a seguire il CAI 819 per un tratto e poi uscire piegando verso destra e riportarsi sul bordo del canale.
Io sono uscito credo all’ultimo metro disponibile quando il CAI 819 spiana, ho fatto un po’ più di metri lineari ma meno in fuoripista come dislivello.
L’inizio del Viàz L’Introvabile è in pieno pendio boschivo ancora ben lontano dall’alta fascia rocciosa che si nota e che lo delimita in alto.
L’inizio è segnato da un bel bollo rosso brillante su roccia a terra contornata di muschio, e con un grosso ramo tagliato nelle vicinanze.
Trovato il bollo rosso si segue la traccia che va a destra sul bordo del largo canale e si scende nell’alveo con traccia nel ripido ben segnalata da rami tagliati.
Dall’altro lato dell’alveo (ramificazione secondaria che confluisce sempre in Val Lunga) c’è un largo pendio boschivo che si traversa-risale in pendenza generalmente dolce: nel largo le tracce non sono mai marcate, e serve attenzione ai rami tagliati, e ai pochi ometti e bolli rossi.
Si arriva all’aggiramento di una piccola costa-spigolo, e si prosegue in discesa inizialmente a fianco di una fascia rocciosa su traccia più evidente e più segnalata.
Questa traccia porta all’attraversamento di un doppio canalino, poco più in alto della sua riunificazione (ultimo canale nella direzione di oggi che confluisce in Val Lunga).
Nella prima ramificazione si entra con stretti passi ben segnalati nei mughi, si attraversa subito e si arriva alla seconda ramificazione.
Qui non si attraversa subito, ma si sale alcuni metri su traccia a sinistra direzione salita o destra idrografica dell’alveo, e si attraversa in corrispondenza di due bolli rossi dipinti su roccia e della ripresa dei rami tagliati.
Il viàz continua in … stile viàz con qualche saliscendi e ristrettezza non troppo difficile fino a passare sotto una conca boschiva con valico-colle in alto a sinistra.
Si risale la ripida conca (i rami tagliati qui fanno seguire una curva con iniziale “pancia a destra”) fino a una piccola forcella incassata nell’area di valico sul lato sinistro: qui il “segnavia di giusta via” è una bottiglia appesa a un albero.
Ora c’è un tratto di attenzione: il passaggio di tre canali in successione con discese e risalite intervallate da due piccole forcelle.
La prima discesa è la discesa più difficile dell’escursione, lunghetta e molto ripida, un “quasi” I° grado continuo su roccette coperte di erbe: tuttavia il tutto è abbastanza consistente e con calma e prudenza si fa.
Risalita normale e poi seconda discesa più corta, più facile tecnicamente ma più esposta all’esterno in basso sul canale da attraversare.
Altra risalitina no-problem e discesa quasi piatta, però con l’aggiramento di una roccia sporgente che richiede un buon I° grado o I°+ orizzontale.
Il terzo alveo di canale che rimane si raggiunge e supera ancora con un paio di passi instabili ma gestibili.
Poi di nuovo un largo fianco boschivo per il quale si raggiunge una sella-valico (con faggeta) di aggiramento di una costa, e si continua a traversare con dolci ondulazioni e attenzione ai rami tagliati, fino ad arrivare al bordo di un largo canale di rocce bianche: è l’impluvio della Val del Bosco Lungo.
Arrivando al bordo di ingresso, si nota un grande ometto posto qualche metro più in basso sopra un gran roccione che sta dentro il canale.
Si raggiunge il roccione e lo si passa sul lato sinistro arrivando sotto un altro roccione più grande con super bollo rosso in bella vista.
Qui si completa l’attraversamento del canale e si rimonta sull’evidente bancatina-cornice erbosa (quasi una vera cengia) dall’altro lato con vari mini ometti all’inizio.
Questa evidente cengetta porta verso l’aggiramento di una costa arrotondata e in un breve tratto confuso.
Forse è un tratto dove mediamente batte di più il sole, perché gli arbusti di base nel rado sottobosco sono ben ricresciuti e nascondono il camminamento.
Inoltre il bordo della fascia rocciosa di sinistra diventa molto irregolare e non camminabile, e di conseguenza i rami tagliati indirizzano pochi metri più in basso nella confusione degli arbusti.
Seguendo i tagli bisogna affrontare un saltino (forse un metro e mezzo circa) in discesa aggrappandosi … al ramo tagliato e alle erbe, e poi si cammina per poco pestando arbusti fino ad aggirare una nuova piccola costa dove la traccia si normalizza in corrispondenza di un bollo rosso dipinto sulla fascia rocciosa di sinistra.
Da qui si traversa a lungo nel sottobosco sempre con attenzione ai rami tagliati nei brevi tratti di traccia poco visibile in corrispondenza di erbe ricresciute alla base, si passano varie coste e successivi valloncelli secondari, fino ad arrivare su una costa più marcata da dove si nota più avanti una forcella con faggio scenografico in mezzo.
Per raggiungere la forcella si asseconda una profonda ansa del pendio, si passa il relativo canale e si arriva tra tagli nei mughi.
Ora ancora avanti in stile viàz tra gobbe e valloncelli vari in un saliscendi tendenza discesa fino a un altro canale molto marcato con bollo rosso nel facile attraversamento poco più in alto del punto di arrivo.
Si entra ancora in un largo fianco boschivo che in breve porta in un punto caratteristico come scenografia ma niente affatto banale come superamento.
Oggi – in stagione autunnale senza foglie – era ben visibile già dalla media distanza uno spettacolare torrione che si stacca dalla fascia rocciosa: una vera torre simile a quelle del “gioco (o sport❓🤔) degli scacchi”, quasi con una “cintura sommitale di merletti”.
Sotto la fascia rocciosa prima del torrione c’è un evidente covolo con grande bollo rosso dipinto all’interno.
Per finire il Viàz L’Introvabile non bisogna raggiungere «la torre scaccchistica» che sta alla destra del covolo, ma bisogna risalire una ripida traccia che va in diagonale a sinistra.
Il problema è il bordo di uscita di questa traccia sul dolce piano inclinato boschivo che sta sopra la fascia rocciosa del covolo.
È un saltino verticale (o “muretto vegetale”) poco consistente che oggi ho visto con segni di piccoli franamenti recenti, che hanno lasciato scoperte alcune “piccole fresche radici” dei giovani arbusti sovrastanti.
Insomma, manca un pianetto continuo di risalita e bisogna aggrapparsi in qualche modo, ma non ho trovato nulla di sicurissimo e veramente stabile: non è semplice, a mio giudizio è il singolo passaggio più complicato e “probabilistico” di tutta l’escursione.
Ci sono pure delle roccette ESPOSTE sul lato destro del bordo di uscita, ma oggi erano molto sporche di terra franata e sicuramente umide nell’ombra del pomeriggio autunnale.
In un’eventuale percorrenza in senso inverso del Viàz L’Introvabile (forse poco logica, ma certamente possibile) qui consiglio senz’altro uno spezzone di corda per una mini calata (non mancano gli alberi di ancoraggio).
Ora sono finite le vere difficoltà.
Arrivati sul dolce piano inclinato che sta più in alto del covolo con bollo rosso, si seguono i rami tagliati verso destra in diagonale, e con un successivo strappetto su erbe si raggiunge una coppia di bolli rossi dipinta sulla base della bianca fascia rocciosa che sta sopra.
Qui si aggira uno spigolo che immette sulla discesa finale in Val di Saladen.
Si inizia con un ben fatto taglio di mughi a bordo fascia rocciosa e poi su una netta, facile e breve cornice di cengia.
A fine cornice, dove ci si immette nel largo fianco boschivo finale, c’è ancora un gran bollo rosso dipinto sulla fascia rocciosa, che si può considerare la fine della percorrenza stile viàz, o l’inizio per chi deve percorrere il Viàz L’Introvabile in senso inverso.
Nel successivo fianco boschivo ancora attenzione ai rami tagliati nelle brevi discontinuità di traccia, e si arriva all’immissione nel sentiero che scende dal ForzelÍn dei Gai, quello che è indicato semplicemente come “Forcelletta” nell’attuale versione della cartina Tabacco.
Rientro al parcheggio di partenza dall’immissione nel sentiero che scende dal ForzelÍn dei Gai
Questo sentiero fa parte di un bel giro del Monte San Mauro – vedi itinerario → Alpi Feltrine: Giro Orario del Monte San Mauro e Giazzèra (o Giazèra) di Ramezza partendo dall’imbocco Val Fraina in Val Canzoi.
Nel punto di immissione odierno si è nella parte alta dove la traccia a terra è mediamente larga ma poco marcata a terra, e oggi con il tappeto autunnale di foglie e l’ombra pomeridiana era ben poco visibile.
Comunque ci si deve e ci si può arrangiare per poco con qualche bollo rosso e ramo tagliato, fino all’evidente passaggio dell’impluvio di valle da destra a sinistra direzione discesa e anche idrografica.
Passati sulla sinistra idrografica della Val di Saladen il sentiero diventa e rimane più marcato, e si può continuare quasi in «modalità pilota automatico».
Si arriva a un bivio con indicazioni “SALADEN” a sinistra e “FRAINA - COGOL DE LE SEGALE” a destra.
Si va a destra fino a un altro bivio con indicazione “COGOL DE LE SEGALE” a destra, e qui si continua a sinistra.
Tutto intuitivo fino all’uscita negli ampi prati di Fraina Alta, da cui ci si collega alle stradette finali del CAI 819 per Fraina Bassa e alla strada di fondo della Val Canzoi a pochi metri dal parcheggio.
Considerazioni finali
La valutazione di difficoltà tecnica nella “scala Wikiloc” è “difficile”, ma ci sono un paio di brevi passaggi che possono essere considerati molto difficili.
I pochi km totali sono quasi tutti selvaggi, e la parte selvaggia è più lunga di vari altri percorsi con un chilometraggio totale maggiore.
Servono abitudine ed esperienza nel seguire tracce di evidenza variabile orientandosi per lo più con rami tagliati.
Servono costanza e concentrazione per l’orientamento: una volta capiti gli accessi facili da raggiungere come tempo e fatica, non bisogna infilarsi tanto per provare, ma per “provare seriamente” con tutte le cautele del caso anche se nella “scala viàz” non è un percorso dei più estremi.
Ovviamente evitare con neve, bagnato o gelo diffuso.
Come sempre in questo tipo di ambienti, il GPS ha “sofferto molto” e si è resettato un paio di volte per la perdita di segnale: ovviamente ha “fischiato in continuo” per la mancanza di segnale attraversando il Bus del Gat.
Pertanto ho dovuto fare qualche “raddrizzamento manuale di linee” e bisogna considerare la traccia GPS come un’indicazione generale di possibili svolte in una data area, ma non è da seguire acriticamente (e poi dipende anche dal terminale GPS di chi la sta seguendo).
Il miglior sistema è sempre seguire i segnali del territorio, e non perderli mai.
Waypoints
Waypoint
1,890 ft
01 - Parcheggio in Val Canzoi all'imbocco della Val Fraina e del CAI 819
Waypoint
1,903 ft
02 - Inizio sentiero nell'area Orsera Val Canzoi con posto di ristoro, ristorante, bar
Waypoint
2,030 ft
03 - Svolta a destra su altra stradetta dopo incrocio canaletto superficiale con molti ometti
Waypoint
3,758 ft
07 - Prima forcelletta a nord del Monte Simonèt con «gobba-belvedere» che la delimita all'esterno
Waypoint
3,593 ft
15 - Foto a un canaletto secondario con «uscita delicata» in discesa dopo il Bus del Gat
Waypoint
3,576 ft
16 - Attraversamento canale di fondo della Val Lunga
Waypoint
3,619 ft
17 - Immissione nel sentiero CAI 819 che sale alla Forcella di San Mauro
Waypoint
3,802 ft
18 - Uscita (non l'unica possibile) dal sentiero CAI 819 che sale alla Forcella di San Mauro
Waypoint
3,771 ft
20 - Attraversamento del fondo di un primo canale affluente della Val Lunga lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,805 ft
21 - Foto dopo l'aggiramento di una costa boschiva nella prima parte del Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,834 ft
22 - Foto all'arrivo nel primo ramo di un doppio canalino lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,866 ft
23 - Foto entrando nel secondo ramo di un doppio canalino lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,892 ft
24 - Foto in uscita dal secondo ramo di un doppio canalino lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,957 ft
25 - Foto dal Viàz L'Introvabile traversando dalla Val Lunga alla Val del Bosco Lungo
Waypoint
4,005 ft
26 - Colle-valico di accesso verso la Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,940 ft
27 - Foto nei primi ripidi saliscendi dopo il valico verso la Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,960 ft
28 - Foto nei primi ripidi saliscendi dopo il valico verso la Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,955 ft
29 - Foto nei primi ripidi saliscendi dopo il valico verso la Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,047 ft
30 - Sella-valico con faggeta di aggiramento di una costa verso la Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,096 ft
31 - Arrivo al canale di fondo della Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,074 ft
32 - Foto in uscita dal canale di fondo della Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,061 ft
33 - Foto a un saltino in un breve tratto con arbusti ed erbe di fondo ricresciuti lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,023 ft
34 - Foto traversando nel bosco di sinistra idrografica della Val del Bosco Lungo percorrendo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,113 ft
35 - Foto (dall'altro lato dell'ansa di un canalino) a una sella con faggio lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,160 ft
36 - Sella con faggio lungo il Viàz L'Introvabile dopo aver attraversato un canalino
Waypoint
4,175 ft
37 - Attraversamento di un canale secondario affluente della Val di Saladen lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,236 ft
39 - Covolo con bollo rosso anticipato a sinistra da ripida risalita lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,294 ft
40 - Inizio facile traverso nel bosco dopo ripida risalita nel finale del Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,334 ft
41 - Aggiramento spigolo per ingresso finale in Val di Saladen lungo il Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,331 ft
42 - Foto in discesa verso il fianco boschivo della Val di Saladen nel finale del Viàz L'Introvabile
Waypoint
4,301 ft
43 - Bollo rosso a fine cengia di discesa nel fianco boschivo della Val di Saladen nel finale del Viàz L'Introvabile
Waypoint
3,680 ft
46 - Bivio in discesa per «SALADEN» a sinistra e «FRAINA - COGOL DE LE SEGALE» a destra
Waypoint
3,053 ft
47 - Bivio in discesa con diramazione segnalata per «COGOL DE LE SEGALE» verso destra
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