Alpi Feltrine: Bosc dei Boi (Bosco dei Buoi) per la Costa dei Tei dalla Val Canzoi alla Valle di Sant’Agapito
near Montagne, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Itinerario che sale dalla Val Canzoi verso il Monte Tre Pietre come → Alpi Feltrine: Bosc dei Boi (Bosco dei Buoi) sul Tre Pietre dalla Val Canzoi, e anello per la Chiesa di Sant’Agapito – ma è una variante ben diversa.
È chiaro che (per tutti e due gli itinerari) a colpo d’occhio si può pensare a una traversata del Monte Tre Pietre a partire dalla Val Canzoi – consiglio, però, di farsi prima l’anello della via normale del Monte Tre Pietre, poi una di queste due escursioni, e se rimane la voglia si può provare la gran traversata.
I due approcci al Bosc dei Boi da Ponte Umin, hanno diverse salite e diversi punti di superamento della cresta divisoria – poi c’è un tratto comune di discesa tra il Bivacco Casera Bosc dei Boi e la bella Chiesa di Sant’Agapito in Valle; e il finale si può fare in due modi con traversata fino a Valle di Cesiomaggiore (come in questo caso) oppure con chiusura ad anello passando per Cullogne (o Culogne).
La salita della Costa dei Tei mi è stata “caldeggiata” dall’amico bafiet che l’ha percorsa prima di me e mi ha pure inviato la sua registrazione GPS, dandomi così più tempo e tranquillità per trovare il passaggio del superamento di cresta.
Il punto in cui si supera la cresta divisoria regala qualche bella vista panoramica: oggi c’era un misto di foschia e nuvole sulla media distanza, e pertanto ho inserito qualche foto da altra escursione scattata sempre dai pressi dell’ometto che sta sul punto di scollinamento.
Salita da Ponte Umin in Val Canzoi alla testata della Costa dei Tei
Dal parcheggio si svolta a sinistra al grande Crocifisso che si trova quasi subito e si passa poi accanto alla restaurata Calchèra Patachìn.
Ora c’è una larga strada forestale al posto del sentiero-mulattiera che si trovava fino a inizio 2020.
In pochissimi minuti si arriva a un tornante sinistro di questa nuova forestale: qui bisogna abbandonarla e proseguire diritti per il sentiero con indicazione “CULLOGNE”.
Si attraversa quasi subito l’impluvio della Val Fosserla e con un tornantone destro si prosegue in dolce salita diagonale per circa 250-300 metri lineari fino a un bivio con un sentiero che si imbocca con secco tornante sinistro – appena all’interno di questo nuovo sentiero si notano un paio di bolli rossi, e poco dopo un cartello con scritto “TROI SELVAREGO”.
Da qui si trovano segnavia viola-blu e si prosegue per circa 15 minuti (calcolati ad andatura lenta) fino a un bivio con un’altra traccia “di pari importanza” che sale a destra: si tralascia questa traccia e si continua in piano a sinistra.
Ancora poche decine di metri lineari e si attraversa l’impluvio della Val Scura: a questo punto si è sulla Costa dei Tei, che separa la Val Scura dalla Val Fosserla, e la salita della Costa dei Tei avviene stando sotto cresta sul fianco della costa che si affaccia sulla Val Scura.
**********
Attenzione a non confondere questa “piccola” Val Scura affluente della Val Fosserla con la più grande e nota Val Scura che sale verso il Passo Forca, e divide più a est il Gruppo del Tre Pietre con il Gruppo del Pizzocco.
**********
La traccia di salita si stacca a destra SUBITO dopo l’impluvio: conviene fermarsi un attimo e guardarla bene per “far capire a occhio e cervello” cosa si troverà per un paio d’ore almeno.
Si è sempre su camminamenti assai esili che bisogna distinguere da “false tracce di animali” che li possono incrociare.
Poco dopo l’inizio bisogna aggirare gli unici due alberi schiantati a terra che ho trovato e che nascondono per bene la prosecuzione vera.
Tutto sommato si va meglio dove c’è più erba perché si notano con più evidenza lo schiacciamento e gli scavetti-gradini per i piedi.
C’è qualche tratto dove il camminamento è quasi indistinguibile, ma dura poco e si è all’interno di valloncelli o traversi boschivi dalla direzione abbastanza intuitiva.
Insomma è una salita selvaggia e di attenzione per chi gradisce i percorsi esplorativi.
Non ho quasi fatto foto in tutta questa prima parte perché le foto sembrerebbero tutte uguali negli spazi visivi ristretti dal bosco, ma dal vivo si notano le diversità e si riesce a proseguire.
Stranamente – e per fortuna – appena sopra quota 1.000 e dopo un tratto prativo con erba alta, compaiono dei segnavia in vernice rossa e dei rami tagliati che aiuteranno fino alla fine.
È strano perché di solito, per questo tipo di percorsi, i segni iniziano in basso e spariscono più in alto.
Dunque, sono poco più di 250 metri di dislivello da fare solo su osservazione del terreno, e poi si è un po’ guidati.
I segnavia in vernice rossa sono in genere molto sbiaditi, e si dividono tra piccoli bolli su roccette e bande sui tronchi degli alberi; i rami tagliati integrano bene “tra un rosso sbiadito e l’altro”.
Poco oltre i 1.250 metri di quota e dopo un regolare vallone sempre boschivo, si monta su una costa secondaria dove si trova una evidente freccia rossa dipinta a uso di chi deve scendere.
Si rientra nel bosco e dopo una quarantina di metri si trovano due piccoli bolli rossi ravvicinati che “invitano” a salire verso la massima pendenza (non eccessiva) fin sotto una fascia rocciosa trasversale che mette fine al pendio.
Qui si piega a sinistra e si trova un’ultima banda rossa su tronco d’albero.
Si prosegue ancora una ventina di metri verso sinistra fin dove il pendio quasi precipita: a quel punto la fascia rocciosa verticale lascia il posto a un ripido misto erba-roccette: bisogna usare un po’ le mani per salirlo con qualche movimento che può essere assimilabile al I° grado, ma sono salito diretto senza guardare bene tutte le eventuali possibilità di aggiramento.
Sulla destra – ma non ancora visibile – oltre la prima parte di questo ripido si trova un grande prato assai inclinato a forma di imbuto che è visibile, da certe angolazioni, fin quasi dal fondo della Val Canzoi.
Dopo aver risalito per circa 20/30 metri di dislivello, è abbastanza evidente che si può traversare verso destra su terreno non impegnativo, e si finisce dentro il grande prato.
Di fronte ci si trova un bel ripido erboso (qui ho usato i ramponcini per faticare meno) e un’alta fascia rocciosa verticale con un gran covolo alla base.
Bisogna andare tutto alla sinistra della sommità del prato per aggirare da quel lato lo spigolo della fascia rocciosa: io però inizialmente sono andato su diritto per vedermi il covolo da vicino, e poi ho traversato verso sinistra.
All’aggiramento dello spigolo della fascia rocciosa, c’è una traccia quasi-cengia di pochi metri e poi si entra in un boschetto fino a un ometto su una bassa roccia appiattita (con sbiaditissimo bollo rosso dall’altro lato): qui si può dire che è finita la Costa dei Tei e inizia la risalita per il superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi.
Dalla fine della Costa dei Tei al superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi
Dall’ometto nel boschetto non si vede la fascia rocciosa sovrastante, e sia a destra che a sinistra del boschetto ci sono due fasce rocciose verticali e non superabili in “assetto escursionistico”.
Qui però c’è una soluzione che quasi sorprende per facilità rispetto alle verticalità vicine, anche se non è banale in assoluto: si procede su una serie di balze e bancate erbose collegate da passaggi attraverso basse fasce di roccia, usando le mani per appoggi su ripidi erbosi ma MAI a livello di arrampicata su roccette.
Dall’ometto si sale sul pendio verso una labile traccia che porta quasi subito a un altro piccolo ometto dove l’impronta a terra si fa più evidente per pochi metri.
Poi l’impronta a terra quasi scompare per riapparire labile pochi metri dopo, ma basta salire in diagonale abbastanza accentuata verso destra per arrivare sotto una prima bassa fascia rocciosa alla cui base il camminamento è evidente.
Si fanno pochi metri verso destra e si arriva sotto un corridoio erboso (4/5/6 metri di larghezza circa) ripido e inclinato lateralmente, delimitato da mughi e arbusti vari.
Con un ultimo brevissimo “imbuto” ancor più ripido si arriva sotto un’altra bassa fascia rocciosa: qui sia a sinistra che a destra scorre una cengia assai stretta, e bisogna andare a destra.
La base fascia rocciosa presenta delle sporgenze varie che non permettono di stare sempre in piedi sulla cornice: o si va un po’ gattonando o ci si appoggia su una traccia appena più bassa ma molto esposta: io ho fatto un po’ l’uno e un po’ l’altro.
Dura poco: c’è subito uno spigoletto da aggirare e poi un traverso di pochi metri (forse un 25/30 metri in tutto in linea d’aria), fino a un altro spigolo dopo il quale si è meno esposti e su “quasi sentierino”.
Qui si entra in un boschetto dove la mancanza di erba a terra consente la comparsa di una traccia evidente fino a poco oltre un tornante sinistro.
Poi si esce dal boschetto su ripidi erbosi dove il breve sentiero scompare lasciando il posto ai soliti scavetti-gradini nell’erba alta.
Si va su con qualche svolta a occhio fin quasi sotto un’altra fascia rocciosa che è proprio quella finale della cresta divisoria con il Bosc dei Boi – qui ho ricalzato i ramponcini per faticare meno.
Bisogna arrivare fin quasi sotto la base fascia rocciosa, tralasciando un paio di invitanti bancate erbose che salgono prima verso sinistra.
Si prende la bancata sotto fascia rocciosa finale, sempre verso sinistra, che è ripida e a tratti ben inclinata lateralmente.
Si prosegue qualche decina di metri fino a una “quasi selletta” sopra una piccola dorsale trasversale, dove si nota sulla destra un gruppo di alberi che nasconde un’interruzione della fascia rocciosa.
Si entra in salita non troppo ripida, con traccia a terra, nel gruppo di alberi e si arriva a una fascia di radi mughi dove si trovano dei rami tagliati, e subito dopo c’è il grande ometto di arrivo sul filo della cresta divisoria.
Dal superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi al parcheggio di Valle di Cesiomaggiore
Se si è intenzionati, un giorno o l’altro, a salire al Monte Tre Pietre iniziando dalla Costa dei Tei, appena affacciati verso il Bosc dei Boi all’arrivo in cresta, conviene volgere lo sguardo verso sinistra e guardarsi la bella cresta da percorrere per ricongiungersi alla via normale di salita in vetta.
Per scendere, dall’ometto di arrivo si percorre il gran pendio prativo verso est-nord-est in direzione del Bivacco Casera Bosc dei Boi.
Non è necessario raggiungere il bivacco per rientrare a valle, si può tagliare un po’ prima verso il sentiero di discesa, ma al bivacco si sta più rilassati per l’immancabile merenda.
Dal bivacco alla Chiesa di Sant’Agapito si segue semplicemente il Sentiero Corrado De Bastiani nella diramazione verso destra-ovest.
È veramente un bel sentierino boschivo tutto segnato con bande giallo-rosse molto vivaci.
Ci sono svariati passaggi originali e un po’ tecnici per la categoria normali sentieri escursionistici.
Oggi c’erano degli avvisi sullo stato precario della ben nota passerella in legno e sul fatto che a breve è prevista adeguata manutenzione: in effetti ho notato in loco del materiale vario che dovrebbe trasformarla in una passerella metallica.
Dalla Chiesa di Sant’Agapito, se si è organizzati per il recupero, si scende in pochi minuti al parcheggio di Valle di Cesiomaggiore, altrimenti c’è ancora un bel po’ da camminare per rientrare a Ponte Umin passando per Cullogne.
È chiaro che (per tutti e due gli itinerari) a colpo d’occhio si può pensare a una traversata del Monte Tre Pietre a partire dalla Val Canzoi – consiglio, però, di farsi prima l’anello della via normale del Monte Tre Pietre, poi una di queste due escursioni, e se rimane la voglia si può provare la gran traversata.
I due approcci al Bosc dei Boi da Ponte Umin, hanno diverse salite e diversi punti di superamento della cresta divisoria – poi c’è un tratto comune di discesa tra il Bivacco Casera Bosc dei Boi e la bella Chiesa di Sant’Agapito in Valle; e il finale si può fare in due modi con traversata fino a Valle di Cesiomaggiore (come in questo caso) oppure con chiusura ad anello passando per Cullogne (o Culogne).
La salita della Costa dei Tei mi è stata “caldeggiata” dall’amico bafiet che l’ha percorsa prima di me e mi ha pure inviato la sua registrazione GPS, dandomi così più tempo e tranquillità per trovare il passaggio del superamento di cresta.
Il punto in cui si supera la cresta divisoria regala qualche bella vista panoramica: oggi c’era un misto di foschia e nuvole sulla media distanza, e pertanto ho inserito qualche foto da altra escursione scattata sempre dai pressi dell’ometto che sta sul punto di scollinamento.
Salita da Ponte Umin in Val Canzoi alla testata della Costa dei Tei
Dal parcheggio si svolta a sinistra al grande Crocifisso che si trova quasi subito e si passa poi accanto alla restaurata Calchèra Patachìn.
Ora c’è una larga strada forestale al posto del sentiero-mulattiera che si trovava fino a inizio 2020.
In pochissimi minuti si arriva a un tornante sinistro di questa nuova forestale: qui bisogna abbandonarla e proseguire diritti per il sentiero con indicazione “CULLOGNE”.
Si attraversa quasi subito l’impluvio della Val Fosserla e con un tornantone destro si prosegue in dolce salita diagonale per circa 250-300 metri lineari fino a un bivio con un sentiero che si imbocca con secco tornante sinistro – appena all’interno di questo nuovo sentiero si notano un paio di bolli rossi, e poco dopo un cartello con scritto “TROI SELVAREGO”.
Da qui si trovano segnavia viola-blu e si prosegue per circa 15 minuti (calcolati ad andatura lenta) fino a un bivio con un’altra traccia “di pari importanza” che sale a destra: si tralascia questa traccia e si continua in piano a sinistra.
Ancora poche decine di metri lineari e si attraversa l’impluvio della Val Scura: a questo punto si è sulla Costa dei Tei, che separa la Val Scura dalla Val Fosserla, e la salita della Costa dei Tei avviene stando sotto cresta sul fianco della costa che si affaccia sulla Val Scura.
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Attenzione a non confondere questa “piccola” Val Scura affluente della Val Fosserla con la più grande e nota Val Scura che sale verso il Passo Forca, e divide più a est il Gruppo del Tre Pietre con il Gruppo del Pizzocco.
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La traccia di salita si stacca a destra SUBITO dopo l’impluvio: conviene fermarsi un attimo e guardarla bene per “far capire a occhio e cervello” cosa si troverà per un paio d’ore almeno.
Si è sempre su camminamenti assai esili che bisogna distinguere da “false tracce di animali” che li possono incrociare.
Poco dopo l’inizio bisogna aggirare gli unici due alberi schiantati a terra che ho trovato e che nascondono per bene la prosecuzione vera.
Tutto sommato si va meglio dove c’è più erba perché si notano con più evidenza lo schiacciamento e gli scavetti-gradini per i piedi.
C’è qualche tratto dove il camminamento è quasi indistinguibile, ma dura poco e si è all’interno di valloncelli o traversi boschivi dalla direzione abbastanza intuitiva.
Insomma è una salita selvaggia e di attenzione per chi gradisce i percorsi esplorativi.
Non ho quasi fatto foto in tutta questa prima parte perché le foto sembrerebbero tutte uguali negli spazi visivi ristretti dal bosco, ma dal vivo si notano le diversità e si riesce a proseguire.
Stranamente – e per fortuna – appena sopra quota 1.000 e dopo un tratto prativo con erba alta, compaiono dei segnavia in vernice rossa e dei rami tagliati che aiuteranno fino alla fine.
È strano perché di solito, per questo tipo di percorsi, i segni iniziano in basso e spariscono più in alto.
Dunque, sono poco più di 250 metri di dislivello da fare solo su osservazione del terreno, e poi si è un po’ guidati.
I segnavia in vernice rossa sono in genere molto sbiaditi, e si dividono tra piccoli bolli su roccette e bande sui tronchi degli alberi; i rami tagliati integrano bene “tra un rosso sbiadito e l’altro”.
Poco oltre i 1.250 metri di quota e dopo un regolare vallone sempre boschivo, si monta su una costa secondaria dove si trova una evidente freccia rossa dipinta a uso di chi deve scendere.
Si rientra nel bosco e dopo una quarantina di metri si trovano due piccoli bolli rossi ravvicinati che “invitano” a salire verso la massima pendenza (non eccessiva) fin sotto una fascia rocciosa trasversale che mette fine al pendio.
Qui si piega a sinistra e si trova un’ultima banda rossa su tronco d’albero.
Si prosegue ancora una ventina di metri verso sinistra fin dove il pendio quasi precipita: a quel punto la fascia rocciosa verticale lascia il posto a un ripido misto erba-roccette: bisogna usare un po’ le mani per salirlo con qualche movimento che può essere assimilabile al I° grado, ma sono salito diretto senza guardare bene tutte le eventuali possibilità di aggiramento.
Sulla destra – ma non ancora visibile – oltre la prima parte di questo ripido si trova un grande prato assai inclinato a forma di imbuto che è visibile, da certe angolazioni, fin quasi dal fondo della Val Canzoi.
Dopo aver risalito per circa 20/30 metri di dislivello, è abbastanza evidente che si può traversare verso destra su terreno non impegnativo, e si finisce dentro il grande prato.
Di fronte ci si trova un bel ripido erboso (qui ho usato i ramponcini per faticare meno) e un’alta fascia rocciosa verticale con un gran covolo alla base.
Bisogna andare tutto alla sinistra della sommità del prato per aggirare da quel lato lo spigolo della fascia rocciosa: io però inizialmente sono andato su diritto per vedermi il covolo da vicino, e poi ho traversato verso sinistra.
All’aggiramento dello spigolo della fascia rocciosa, c’è una traccia quasi-cengia di pochi metri e poi si entra in un boschetto fino a un ometto su una bassa roccia appiattita (con sbiaditissimo bollo rosso dall’altro lato): qui si può dire che è finita la Costa dei Tei e inizia la risalita per il superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi.
Dalla fine della Costa dei Tei al superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi
Dall’ometto nel boschetto non si vede la fascia rocciosa sovrastante, e sia a destra che a sinistra del boschetto ci sono due fasce rocciose verticali e non superabili in “assetto escursionistico”.
Qui però c’è una soluzione che quasi sorprende per facilità rispetto alle verticalità vicine, anche se non è banale in assoluto: si procede su una serie di balze e bancate erbose collegate da passaggi attraverso basse fasce di roccia, usando le mani per appoggi su ripidi erbosi ma MAI a livello di arrampicata su roccette.
Dall’ometto si sale sul pendio verso una labile traccia che porta quasi subito a un altro piccolo ometto dove l’impronta a terra si fa più evidente per pochi metri.
Poi l’impronta a terra quasi scompare per riapparire labile pochi metri dopo, ma basta salire in diagonale abbastanza accentuata verso destra per arrivare sotto una prima bassa fascia rocciosa alla cui base il camminamento è evidente.
Si fanno pochi metri verso destra e si arriva sotto un corridoio erboso (4/5/6 metri di larghezza circa) ripido e inclinato lateralmente, delimitato da mughi e arbusti vari.
Con un ultimo brevissimo “imbuto” ancor più ripido si arriva sotto un’altra bassa fascia rocciosa: qui sia a sinistra che a destra scorre una cengia assai stretta, e bisogna andare a destra.
La base fascia rocciosa presenta delle sporgenze varie che non permettono di stare sempre in piedi sulla cornice: o si va un po’ gattonando o ci si appoggia su una traccia appena più bassa ma molto esposta: io ho fatto un po’ l’uno e un po’ l’altro.
Dura poco: c’è subito uno spigoletto da aggirare e poi un traverso di pochi metri (forse un 25/30 metri in tutto in linea d’aria), fino a un altro spigolo dopo il quale si è meno esposti e su “quasi sentierino”.
Qui si entra in un boschetto dove la mancanza di erba a terra consente la comparsa di una traccia evidente fino a poco oltre un tornante sinistro.
Poi si esce dal boschetto su ripidi erbosi dove il breve sentiero scompare lasciando il posto ai soliti scavetti-gradini nell’erba alta.
Si va su con qualche svolta a occhio fin quasi sotto un’altra fascia rocciosa che è proprio quella finale della cresta divisoria con il Bosc dei Boi – qui ho ricalzato i ramponcini per faticare meno.
Bisogna arrivare fin quasi sotto la base fascia rocciosa, tralasciando un paio di invitanti bancate erbose che salgono prima verso sinistra.
Si prende la bancata sotto fascia rocciosa finale, sempre verso sinistra, che è ripida e a tratti ben inclinata lateralmente.
Si prosegue qualche decina di metri fino a una “quasi selletta” sopra una piccola dorsale trasversale, dove si nota sulla destra un gruppo di alberi che nasconde un’interruzione della fascia rocciosa.
Si entra in salita non troppo ripida, con traccia a terra, nel gruppo di alberi e si arriva a una fascia di radi mughi dove si trovano dei rami tagliati, e subito dopo c’è il grande ometto di arrivo sul filo della cresta divisoria.
Dal superamento della cresta divisoria con il Bosc dei Boi al parcheggio di Valle di Cesiomaggiore
Se si è intenzionati, un giorno o l’altro, a salire al Monte Tre Pietre iniziando dalla Costa dei Tei, appena affacciati verso il Bosc dei Boi all’arrivo in cresta, conviene volgere lo sguardo verso sinistra e guardarsi la bella cresta da percorrere per ricongiungersi alla via normale di salita in vetta.
Per scendere, dall’ometto di arrivo si percorre il gran pendio prativo verso est-nord-est in direzione del Bivacco Casera Bosc dei Boi.
Non è necessario raggiungere il bivacco per rientrare a valle, si può tagliare un po’ prima verso il sentiero di discesa, ma al bivacco si sta più rilassati per l’immancabile merenda.
Dal bivacco alla Chiesa di Sant’Agapito si segue semplicemente il Sentiero Corrado De Bastiani nella diramazione verso destra-ovest.
È veramente un bel sentierino boschivo tutto segnato con bande giallo-rosse molto vivaci.
Ci sono svariati passaggi originali e un po’ tecnici per la categoria normali sentieri escursionistici.
Oggi c’erano degli avvisi sullo stato precario della ben nota passerella in legno e sul fatto che a breve è prevista adeguata manutenzione: in effetti ho notato in loco del materiale vario che dovrebbe trasformarla in una passerella metallica.
Dalla Chiesa di Sant’Agapito, se si è organizzati per il recupero, si scende in pochi minuti al parcheggio di Valle di Cesiomaggiore, altrimenti c’è ancora un bel po’ da camminare per rientrare a Ponte Umin passando per Cullogne.
Waypoints
Waypoint
1,658 ft
01 - Parcheggio partenza al Ponte Umin in Val Canzoi
Waypoint
4,334 ft
07 - Ultimo segnavia su albero pochi metri prima di ripido erboso con roccette nella Costa dei Tei
Waypoint
4,757 ft
10 - Aggiramento spigolo fascia rocciosa sopra il grande prato inclinato finale della Costa dei Tei
Waypoint
4,891 ft
11 - Ometto di riferimento per inizio risalita alla cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
4,908 ft
12 - Secondo piccolo ometto di riferimento salendo verso la cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,007 ft
13 - Punto foto in breve cengia salendo verso la cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,015 ft
14 - Punto foto in boschetto dopo breve cengia salendo verso la cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,117 ft
15 - Inizio bancata finale salendo verso la cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,204 ft
16 - Punto foto da inizio uscita verso la cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,259 ft
17 - Grande ometto all'uscita sulla cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
5,259 ft
18 - Foto da altra escursione nei pressi dell'ometto all'uscita sulla cresta divisoria tra Costa dei Tei e Bosc dei Boi
Waypoint
2,025 ft
21 - Parcheggio di arrivo in località Valle di Cesiomaggiore
Comments (1)
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What a beautiful route, your pictures wonderful, i like all of them