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793 MALGHE ZOCCHI E PRALONGO

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Trail stats

Distance
9.04 mi
Elevation gain
2,156 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,156 ft
Max elevation
4,227 ft
TrailRank 
80 5
Min elevation
2,251 ft
Trail type
Loop
Time
5 hours 55 minutes
Coordinates
1266
Uploaded
May 6, 2024
Recorded
May 2024
  • Rating

  •   5 1 review
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near Lumini, Veneto (Italia)

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Itinerary description

Percorso ad anello da Lumini. Teniamo verso nord la strada asfaltata per circa 1,5 km e prendiamo poi a destra in salita il sentiero cai 52, direzione malga Zocchi. La salita si presenta a volte ripida ed è sassosa, il che la rende un po' impegnativa. In prossimità della prima malga (Zilone, chiusa al pubblico) è presente la segnaletica del sentiero 51 biancorosso che a destra riporta giù a Lumini, noi invece teniamo la sinistra e saliamo verso malga Zocchi. Sempre su sentiero 51 andiamo oltre ci immettiamo su bella strada bianca che a sinistra verso nord porta alla malga Pralongo dove si pranza. Al rientro torniamo sui nostri passi fino a quando, anziché scendere a destra sul sentiero 52, andiamo a sinistra e col 51 scendiamo a Lumini. Il percorso è mediamente impegnativo in caso di recenti piogge, risulta scivoloso in alcuni tratti. Ma non ci sono tratti esposti.
estratto da wikipedia
La malga Pralongo è un rifugio montano situato all’interno del Comune di San Zeno, ma di proprietà del Comune di Brenzone sul Garda (provincia di Verona).
Indice

1 Storia
2 Descrizione
3 Note
4 Voci correlate
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni

Storia

L'attuale struttura dei pascoli del Monte Baldo risale al XVIII secolo d.C.. In quel periodo gli investimenti capitalistici portarono a un grande sviluppo dell'allevamento bovino con l'utilizzo di nuove tecnologie e al declino di quello ovino, fino ad allora dominante. Nel XVI secolo furono attuate le prime riforme strutturali da parte della Repubblica di Venezia e la casara, in seguito utilizzata come deposito di formaggi, mostra i segni più significativi del cambiamento, un ingresso ad arco con portico[1].
Descrizione

Tra le caratteristiche della malga settecentesca:

un fitto boschetto di abeti per proteggere il bestiame;
un pozzo in fondo a una grotta carsica naturale (dolina) o una pozza d'acqua scavata dall'uomo;
orti circondati da muretti in pietra, dove si coltivano ortaggi per integrare la magra alimentazione del personale alpino, e muretti che segnano i confini della proprietà.

Il seminterrato è costituito da un locale per la protezione degli animali malati e delle mucche in fase di parto. Il piano superiore è diviso in due vani, quello che si affaccia sulla valle (“logo del late“) può ancora essere utilizzato per depositare il latte in vaschette poco profonde adatte all'estrazione del grasso (mastele). Il rischio di irrancidimento richiede poca illuminazione e ventilazione, che si ottengono arrotando la parte del vano esposto verso il pendio e utilizzando finestre trasformate in feritoie mediante lastre di calcare. Il vano a monte è caratterizzato da un camino semicircolare, considerato come elemento indipendente dall'edificio (aggettato) e noto come “logo del fogo“. Sono presenti un letto per il personale (binele), il "bui“, zangola a mano per la produzione di burro e un focolare con la mussa, simile a un'impastatrice rotante con un grande calderone di rame contenente il latte da riscaldare per la lavorazione del formaggio. Alcune malghe, come la Malga Pralongo, costruita nel secolo scorso, sono caratterizzate dalla combinazione di più funzioni in un edificio a due piani, con il caseificio e le stalle al piano interrato e il deposito e la lavorazione del latte e la sala del personale al piano superiore[1].

Il territorio comunale di San Zeno occupa una parte della catena del Monte Baldo, che separa il lago di Garda dalla Vallagarina e dal fiume Adige. Sorge in una posizione panoramica sovrastante l'alta costa veronese del Garda.

Confina con i seguenti comuni: a nord con Brenzone sul Garda, a nord-est con Ferrara di Monte Baldo, a sud-est con Caprino Veronese, a sud con Costermano e ad ovest con Torri del Benaco.

È facilmente raggiungibile grazie al casello sull'Autostrada A22 di Affi-Lago di Garda sud, situato a circa 13 km da San Zeno.
Inquadramento geomorfologico

Il territorio del comune di San Zeno di Montagna si inserisce lungo il versante occidentale del Monte Baldo, caratterizzato da una serie di piccole valli che confluiscono, quasi tutte nel Lago di Garda o vengono intercettate dalla Val dei Lumini che le convoglia verso la piana di Caprino.[6] Analizzando la morfologia del territorio è possibile osservare come esso derivi dall’azione di un insieme di agenti morfogenetici cioè fenomeni fisico/chimici che possono modificare o generare le forme e le caratteristiche dei depositi ed in particolare[7]:

i corsi d'acqua che comportano la formazione di solchi torrentizi vicini e paralleli che scorrono lungo canyon terminanti a forma di cuneo nella parte centrale del versante;
il carsismo di superficie (fenomeni epigei) e di profondità (fenomeni ipogei) che ha prodotto varie morfologie, creando dei caratteristici paesaggi glacio-carsici;
il ghiacciaio del Garda che durante il Quaternario ha interessato l’area con movimenti delle lingue glaciali caratterizzate da più fasi di espansione alternate a fasi interglaciali di ritiro con fenomeni erosivo - deposizionali estesi ed incisivi.[8]

Inquadramento geologico-stratigrafico

Il territorio del comune di San Zeno di Montagna è posto sul versante occidentale della dorsale del Monte Baldo e si sviluppa parallelamente al ramo stretto del lago di Garda. Il Monte Baldo è costituito principalmente da una piega anticlinale asimmetrica (con asse a direzione NNE-SSO) con la convessità disposta verso l'alto.[6] La sua origine è legata alle intense spinte compressive del Miocene, generatesi in seguito alla collisione tra la placca africana e la placca euroasiatica, avvenuta nel Cretacico superiore e, secondariamente, ai movimenti connessi all'intrusione del plutone dell'Adamello che determinò lo scollamento dal basamento delle Prealpi Bresciane (verso S-E).[6]
Inquadramento Idrografico

Nell’area del Monte Baldo, sia le sorgenti, sia la circolazione idrica superficiale sono condizionati dalla piovosità stagionale e dalle precipitazioni meteoriche; il regime dei corsi d’acqua è, infatti, prevalentemente di tipo torrentizio: le incisioni delle valli raccolgono ingenti quantità d’acqua durante gli eventi piovosi ma ritornano rapidamente asciutti poco dopo il termine delle precipitazioni.[6]
Inquadramento Idro-geologico

Lo sviluppo della circolazione idrica sotterranea è legata alle caratteristiche di permeabilità di ciascuna delle litologie presenti. Infatti nel caso del territorio del comune di San Zeno di Montagna si possono distinguere due ambiti idrogeologici distinti: quello degli acquiferi rocciosi e quello degli acquiferi porosi dei depositi sciolti.[6]

Depositi di Conoide: in corrispondenza di questi depositi la falda è libera e la trasmissività è da molto elevata a buona;
Accumuli morenici miste a detrito: questi depositi, dotati di buona permeabilità, possono ospitare delle falde idriche talora di relativo interesse benché a carattere stagionale.[6]

Fattori climatici

Il territorio del comunale, dal punto di vista climatico, si colloca in un’area compresa tra il clima sub-continentale della pianura ed il clima temperato–fresco della zona alpina. Le condizioni sono variabili e complesse grazie alla grande differenza di altitudine, alla diversa esposizione dei versanti ed alla ventilazione. Il clima di tipo mediterraneo, (come ci indica la presenza dell'olivo) è presente nella parte meno elevata ed è caratterizzato da estati secche, inverni non troppo rigidi e precipitazioni concentrate nelle stagioni intermedie. La temperatura media annua è stabile sui 13 °C (circa 3 °C in gennaio e 23 in luglio) mentre le precipitazioni piovose sono comprese tra i 900 ed i 950 mm/anno.[9]Salendo di quota le temperature diventano più rigide, tra gli 800 ed i 900 m la media oscilla tra i 9 ed i 10 °C e le precipitazioni annue si aggirano sui 1.300 mm con un’umidità relativa media del 60-65%. Intorno ai 1.000 m di quota le medie annuali variano tra gli 8 e i 9 °C (1-2 °C in gennaio e tra i 17 e i 19 °C in luglio). In prossimità delle creste più elevate la temperatura media del mese di gennaio è di -4 °C e di circa 14 °C quella di luglio.[9]Sono più abbondanti nel mese di febbraio le precipitazioni nevose, più consistenti oltre i 900 m, dove la durata dell’innevamento supera la durata di 30 gg. Mediamente, i giorni di cielo sereno o poco nuvoloso variano tra i 190 ed i 260, mentre, sono circa 100 quelli con precipitazioni. L'intera zona è caratterizzata dalla presenza di micro-correnti e brezze che spirano soprattutto dal lago verso l’alto.[9] Queste sono responsabili delle condensazioni e delle nuvole estive che si notano sulle cime del Baldo e delle condizioni di clima mediterraneo che caratterizzano alcune strette e ripide valli fino ad alta quota.[9]
Flora e fauna

La superficie del comune di San Zeno di Montagna è di 2.825,75Ha , composta dal:

62% di superficie boscata;
28% con prati/pascoli;
5% da castagneti da frutto;
0,14% da oliveti e parte della superficie urbanizzata.[9]

Nel comune sono presenti 40 aziende agricole ad indirizzo zootecnico (vacche da latte) e 10 allevamenti ovini/caprini ciò è stato rilevato in base ai dati del censimento ISTAT agricoltura 2000[10]. L'attività zootecnica ha grande valenza insieme alla coltivazione di alberi da frutto (circa 135, dal censimento ISTAT agricoltura 2000) composti per la maggior parte da castagni, le cui zone si mescolano con la superficie investita dal bosco. I castagneti da frutto, infatti, risultano essere uno dei prodotti agricoli tra più pregiati nel territorio comunale di San Zeno.[10]

Per quanto riguarda la fauna, il Monte Baldo[11] possiede una grande ricchezza e varietà di specie presenti con numerosi endemismi soprattutto tra gli invertebrati. Tra gli anfibi troviamo la presenza dell'ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) specie sempre più rara nel contesto alpino. I volatili sono forse la specie che più rappresenta la componente di ricchezza quantitativa e qualitativa. Il loro numero è direttamente correlato alla fascia dell'altitudine e all’habitat relativo con una numerosa presenza di specie diverse soprattutto nell’ambito boscato delle fasce più alte.[12] Una citazione particolare deve essere riservata ai tetraonidi rappresentati dal francolino di monte, la pernice bianca, il fagiano di monte, il gallo cedrone e la coturnice ovunque in regresso nell’arco alpino che qui trovano ancora condizioni ottimali di vita soprattutto nelle pendici meridionali del Monte Baldo.[12]
Biodiversità

Due pozze: si tratta di un pianoro a 1295 metri d’altezza, punto di partenza e arrivo di molti itinerari del Baldo. Qui è possibile trovare una pozza d'alpeggio circondata da praterie e splendidi boschi di faggio, ricca di anfibi che qui vengono a riprodursi durante la stagione primaverile-estiva. In origine le pozze erano due, ma ne è rimasta solo una.
La faggeta: la faggeta tra Ortigara e Pralungo è un'area vasta del Monte Baldo con alberi secolari dall’aspetto imponente. In questo luogo suggestivo si possono ancora osservare piccoli pianori e tracce della fabbricazione dei carbone da legna, attività che i carbonai svolgevano nel periodo estivo fino all’inizio dello scorso secolo.[13]
La coltivazione dei Marroni D.O.P.: la coltivazione del castagno nell’area baldense risale al 1285 circa, successivamente, in un documento del 1352, vi è la testimonianza di castagni coltivati nei terreni di Lubiara e di Caprino Veronese. Il castagno inizialmente veniva coltivato sulla fascia tra i 600 e i 900 metri, in seguito, nell’Ottocento, la loro diffusione interessò sia il versante orientale sia quello occidentale del Baldo e in modo particolare San Zeno e le sue contrade. Con l'obiettivo di preservazione, l'Associazione Castagnicoltori nasce nel 1997 e grazia anche al suo contributo, nel 2003 il marrone di San Zeno di Montagna è stato riconosciuto come prodotto a denominazione di origine protetta (DOP).[14][15]
Castagno di Fintanorbole: situato lungo la carreccia che conduce da Lumini a Fintanorbole, con circonferenza del tronco di 7,45 metri e altezza di 15 metri, si tratta del più grande esempio di castagno a San Zeno di Montagna. Si stima che abbia oltre 300 anni.
Paesaggio San Zeno di Montagna
Castagno della Vergine dei Lumini: questo enorme castagno è dedicato alla Vergine Maria, al suo interno è possibile notare ricavata una nicchia dove è stata posta una statuetta della Madonna del Castagnar. In onore della Assunzione della Beata Vergine Maria, il 15 di agosto si celebra la santa messa ai suoi piedi e dopo si pranza tutti in compagnia nello splendido castagneto circostante. Questo castagno ha circonferenza di 5,67 metri, altezza di 24 metri ed età stimata di oltre 200 anni.[16][17]

Aree protette

Il territorio comunale di San Zeno di Montagna è interessato dalla presenza di due siti Natura 2000:

Monte Baldo Ovest;
Monte Luppia e Punta San Vigilio.[18]

Storia

La presenza di gruppi di cacciatori nomadi nella zona di San Zeno risale al paleolitico, ma i primi insediamenti stabili sono del neolitico. Successivamente i Romani giunsero nella zona nel I secolo a.C.: la loro permanenza è testimoniata da tombe, urne funerarie e tegole.

Una delle prime fonti scritte su San Zeno è l'atto con cui il regno longobardo[senza fonte] cedeva al comune di Verona il distretto del Garda (1193). In questo periodo si presume che la famiglia "proprietaria" della zona erano i Dal Verme[19].

Intorno alla metà del '200, il feudo di San Zeno di Montagna, assieme ad altri possedimenti, viene assegnato a Nicola Dal Verme, uomo d'arme e giurista, politico e diplomatico degli Scaligeri. Proprietà che verranno concesse l dall'abate del monastero di San Zeno che le aveva in vicariato. A lui succederanno i figli Pietro e Giacomo, già signore di Bagnolo e di Nogarole Rocca. Dopo il bando a Pietro ed ai figli i feudi verranno trasmessi agli eredi diretti di Giacomo fino ad Ugolino.

Un diploma del 1351 conferma ai Dal Verme il vicariato di Montagna, con Pesina e Ceredello (Caprino Veronese) e Albisano (Torri del Benaco), mentre un diploma del 1354 assegna molte terre e pascoli sul Monte Baldo. In aggiunta, in questo periodo venne costruito un castello sui resti di una villa romana.

Nel 1377, dopo il perdono dal bando del 1354, rientrarono come co-eredi anche i cugini Taddeo Dal Verme e soprattutto Jacopo Dal Verme, grande condottiero, signore di Sanguinetto, Asparetto, Caprino Veronese, Isola della Scala, Bobbio e Val Tidone ed altri feudi nel pavese e nel piacentino. Alla sua morte però, avvenuta nel 1409, subentra totalmente il figlio Luigi Dal Verme (o Alvise), conte imperiale di Sanguinetto (feudo e titolo che assommerà tutti i feudi veronesi), e conte di Bobbio e Voghera, Castel San Giovanni e val Tidone e signore di altri feudi, che erediterà totalmente come unico proprietario dai cugini, ma nel 1437 verranno confiscati tutti i feudi veneti per la definitiva alleanza con Milano, rimanendo in eredità trasmissibile solo titolo nobiliare di conti di Sanguinetto.

Periodo favorevole per il paese di San Zeno è quello che combacia con l'inizio della dominazione veneziana: portò infatti grandi benefici e, in generale, ripercussioni positive per l'economia locale. Successivamente però, tra il 1797 ed il 1814, entra a far parte dei domini napoleonici, ma dopo la sconfitta francese il territorio passa all'Austria fino al 1866 (terza guerra di indipendenza).

Resterà un paese di confine fino all'annessione del Trentino al termine della prima guerra mondiale.
Patrimonio archeologico

Risalgono al Paleolitico Medio i reperti più antichi ritrovati nel territorio del comune di San Zeno di Montagna, si tratta di manufatti di selce del Musteriano caratteristici del tipo umano neanderthaliano. Il reperto più antico, fu trovato in superficie a San Bartolomeo di Prada, una punta di pietra scheggiata da innestare su legno.[20]Negli anni '80 un paio di selci alterate da processi chimici di color biancastro furono ritrovate nei pressi della località di Lumini. Diversi utensili litici, risalenti al mesolitico, furono rinvenuti a Sperane di Lumini e sul monte Risare.[20] A Costabella si segnala uno sporadico ritrovamento in superficie di un piccolo nucleo fusiforme di selce scheggiata di cultura Campignana risalente al neolitico superiore. I rilievi montuosi più sud-occidentali del territorio comunale sono interessati da alcune incisioni rupestri risalenti all'età del bronzo. Allo stesso periodo si possono far risalire l’origine del toponimo Borno, in italiano assume il significato di "scheggia" o "parte di una roccia".[20]
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Waypoints

PictographWaypoint Altitude 0 ft
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Via Lumini

PictographWaypoint Altitude 2,920 ft
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083

PictographWaypoint Altitude 3,410 ft
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PictographReligious site Altitude 3,682 ft
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PictographWilderness hut Altitude 4,194 ft
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Malga Zocchi

PictographCar park Altitude 4,157 ft
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087

PictographMountain hut Altitude 4,151 ft
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malga Pralongo

PictographWaypoint Altitude 4,123 ft
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089

PictographWaypoint Altitude 3,585 ft
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090

PictographWaypoint Altitude 3,425 ft
Photo of091 Photo of091

091

PictographWaypoint Altitude 2,486 ft
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092

Comments  (1)

  • Photo of leogas
    leogas May 11, 2024

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    Bei panorami sul basso Garda bresciano

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