3º tappa Alta Via del Monte Baldo dal Rif. Telegrafo a Caprino Veronese
near Novezzina, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Iniziamo questa terza ed ultima trappa dell'attraversata del Monte Baldo dal Rifugio Telegrafo.
Prologo personale.
Premesso che queste tappe sono state studiate con attenzione in una prima fase preparatoria. Non ho comunque esitato la sera prima della partenza di questa ultima tappa, nel confrontarmi con i ragazzi che gestiscono il rifugio. In quanto profondi conoscitore della sentieristica della zona, per capire se avessi scelto il percorso giusto per scendere alla destinazione che mi ero prefissato.
Il mio punto di arrivo doveva essere Garda dove avrei preso il pullman per rientrare nella provincia di Trento, e così decidemmo di fare qualche variante al mio percorso originale per un miglior svolgimento della tappa.
Purtroppo non è andato proprio tutto liscio come l'olio come avrei sperato, ma ci siamo difesi alla grande nel gestire questa improvvisazione.
Abbiamo sicuramente evitato il sentiero originale che scende a Caprino Veronese, che oltre a portarci fuori dalla traiettoria della meta, mi è stato indicato come una discesa impegnativa, e in una tappa con un meno due mila di dislivello, questo ha il suo peso. Una ulteriore premessa per dare un idea di cosa significhi, in questa discesa ho perso entrambe le unghie degli alluci.
Come sopra citato in fase conclusiva un altro imprevisto è stata la scarsa segnaletica su alcuni tratti del percorso, che mi hanno portato fuori strada e mi hanno costretto a dover ripiegare comunque su Caprino Veronese.
Premessa! Non è mia abitudine entrare in proprietà private durante lo svolgimento di queste escursioni, ma a volte può capitare fortuitamente quando non si conosce le zone e la segnaletica della sentierisctica non è molto puntuale. Quindi ho creato una variante appositamente per procedere senza questo tipo di problema. È sufficiente controllare uno degli ultimi waypoint.
Poco male, qui a Caprino Veronese ho comunque interrotto il mio itinerario gps di questi tre giorni dell'attraversata del Monte Baldo, e dopo una lauta pausa ristoratrice, con l'ausilio di un autobus mi sono avvicinato alla meta fino a Costermano per poi riprendere il cammino fino a Garda.
Conclusione finale.
Una serie di fattori, fra i quali non per ultimo il fatto di fare affidamento a mezzi publici per il rientro finale comporta delle variabili difficili da preventivare, comunque con qualche peripezia siamo riusciti a realizzare questa bellissima attraversata del Monte Baldo.
Raggiunto il sentiero principale a poche centinaia di metri dal Rifugio Telegrafo , il 658 bianco rosso del CAI, ci dirigiamo verso Sud. Questo tratto del percorso ci offre dei bellissimi panorami grazie all'altitudine e ad una bella giornata di sole. L'orario delle prime ore del mattino ci consente anche l'incontro con diversi abitanti della zona: camosci. Che del tutto indifferenti della nostra presenza continuano le loro attività di pascolo, e permettendoci anche degli occasionali e del tutto casuali avvicinamenti.
A circa un chilometro e cinquecento metri dal via il sentiero diventa una vecchia strada militare, e il dislivello ancora abbastanza significativo ci pone intorno ai duemila e cento metri di Altitudine.
È intorno ai due chilometri e seicento metri che dobbiamo prestare attenzione alla segnaletica per non sbagliare strada, quindi lasciando la strada militare per un altro sentiero tenendo la nostra sinistra.
Intorno hai tre chilometri e ottocento metri dal via raggiungiamo così il Rifugio Chierego a mille e novecento metri di altitudine.
Dopo anni di chiusura ha riaperto i battenti il rifugio Cai Giovanni Chierego completamente ricostruito e rinnovato. Il rifugio è situato in uno dei punti più suggestivi e panoramici della cresta del Monte Baldo. Collocato ai piedi di cima Costabella il Rifugio sorveglia dall’alto dei suoi 1911 metri d’altitudine sia la Val d’Adige, sia il Lago di Garda. Dalle sue finestre lo sguardo spazia su gran parte della Lessinia e sul monte Carega. A sud, dalle ampie vetrate, si può ammirare Verona e la pianura fino a scorgere,nei giorni migliori, gli Appennini. Più raramente si possono osservare il monte Rosa e il Monviso ad ovest, Venezia e la laguna veneta ad est. Molto spesso di notte lo spettacolo è affascinante: attorno brillano le luci di città, paesi, e contrade vicine e lontane, in alto brilla il firmamento come oramai raramente ci capita di vedere.
Il Rifugio offre una cucina casalinga, parzialmente biologica, volta a preservare la tradizione culinaria locale e baldense. Dispone per la notte di ventiquattro accoglienti posti letto. Il Rifugio, ideale per compagnie e gruppi, è aperto tutto l’anno, anche se è buona cosa accertarsene telefonando o inviando un sms.
Poco più sotto troviamo anche il Rifugio Fiori del Baldo.
Il rifugio Fiori del Baldo a quota di metri 1850 sopra il lago di Garda con una vista panoramica di 360°.
Si possono ammirare tutta la catena degli Appennini, delle prealpi bresciane e il Monte Rosa. Nelle giornate più limpide, o subito dopo un temporale, si può ammirare l’imponente piramide del Monviso ed a est la laguna di Venezia.
Circondato di verdi pascoli, ricchi di fiori dai colori più bizzarri.
Molte specie di fiori sono presenti solo sul Monte Baldo ed è per questo che hanno ricevuto l’appellativo di “baldensis”.
Oltre alla flora sono presenti molti animali. Il camoscio, che introdotto da alcuni anni, ora conta numerosi capi. Nel periodo di minore afflusso turistico (primavera, autunno) è facile incontrarlo sui sentieri. La marmotta, che vive in colonie numerose, con i caratteristici fischi che utilizzano per segnalare la presenza di estranei.
Proseguiamo svoltando a sinistra appena sotto quest'ultimo Rifugio e iniziamo a camminare su di un sentiero crinalesco che anche senza una grossa esposizione ci consente una discreta vista su entrambi i lati. Ovviamente la prediletta sarà spesso quella ad Est con vista sul Lago di Garda. Con un inversione a destra raggiungiamo la strada forestale che passa proprio poco più sotto, e continuiamo a camminare verso Sud.
Intorno al decimo chilometro entriamo in una valletta, dove tornando a riprendere la direzione Sud, seguiamo i cartelli del CAI che indicano Malga Zocchi, Malga Zilone, Lumini, con sentiero 51.
Raggiungiamo la piccola Cappella di San Eustacchio a mille e cento metri di altitudine e a dodici chilometri e seicentometri dal via. Da qui a poco le indicazioni bianco rosse del CAI cominceranno ad essere più rade, e per metterci ancor più in difficoltà si aggiungerà una segnaletica a cavallo che non rispetta esattamente il nostro itinerario.
Dopo un drastico fuori percorso di circa un chilometro e trecento metri riprendiamo il sentiero originale verso Est. Questo sentiero che non ha una gran segnaletica, ad un certo punto diventa una strada carraia. Come appena detto, l'avara segnaletica ci farà perdere il punto del bivio per Lumini.
Raggiunta la Strada Provinciale 29 e resici conto di essere di nuovo fuori percorso, ci si pone un dubbio esistenziale: risaliamo la Provinciale recuperando la direzione per Lumini, o scendiamo per la stessa in direzione Caprino Veronese?
Vista ormai l'ora raggiunta e gli appuntamenti con i mezzi publici che ci dovranno consentire il rientro, decidiamo di proseguire sulla SP29 e ripiegare su Caprino.
Oltrepassato la località di Peagne e raggiunti poco più di venti chilometri dal via, ci facciamo tentare ad intraprendere un sentiero che sembra andare nella nostra direzione. Errato! mai lasciare la strada vecchia per la nuova se non si conosce esattamente dove ci conduce.
Nell'ultimo waypoint ho lasciato indicazioni chiare di mantenere la SP29 per non allungare ulteriormente il percorso, ma soprattutto per evitare di entrare in zone senza uscita o peggio di dover entrare in proprietà private.
Proseguiamo per un tratto verso Est, prima di percorre un paio di lunghi tonanti che ci introducono nel centro abitato di Caprino Veronese. Abbiamo percorso così ventitré chilometri dal via ed un totale di quasi due mila metri di dislivello negativo, in un tempo parziale di cammino poco superiore alle cinque ore, ed un totale di poco superiore alle sette.
Caprino Veronese è un comune italiano di 8 506 abitanti della provincia di Verona in Veneto.
Posto ai piedi del Monte Baldo, si estende per un’area di 47,3 km2 e confina a nord con i comuni di Ferrara di Monte Baldo e di Brentino Belluno, a sud con Rivoli Veronese, ad ovest con Costermano sul Garda e San Zeno di Montagna.
L’area del comune porta testimonianze di frequentazione fin dal Neolitico. Maggiori attestazioni di popolamento si hanno nell’Età del Bronzo, con vari siti collinari tra cui il Castello di Pesina, di San Michele e La Motta. Successivamente, secondo i ritrovamenti archeologici, si può affermare che l’area subì una romanizzazione relativamente intensa. In epoca medievale doveva rientrare in una maglia di piccoli insediamenti. In epoca napoleonica, vi si svolse la battaglia in cui Napoleone sconfisse gli austriaci. Grande importanza assunse nel periodo post-unitario con la nomina a città e la sua posizione vicino al confine con l’impero Austro-Ungarico.
Caprino Veronese, situato a circa 36 km a nord-ovest di Verona, si colloca a 254 m sul livello del mare. Esso si trova ai piedi del Monte Baldo, verso la valle scavata dall’Adige. Le sue frazioni si sviluppano sulle pendici orientali di questo Monte e della sua propaggine più meridionale, il Monte Belpo. L’area del Monte Baldo è l’area a più alto rischio sismico dell’Italia settentrionale, data la sua posizione nel confine tra la placca europea e quella africana.
Quest’area geologica è caratterizzata da rocce sedimentarie calcaree ricche di ammoniti, tipiche delle Alpi Meridionali. Questo ambiente ha conosciuto una leggera attività vulcanica risalente a circa 30 milioni di anni fa, determinando la formazione di rocce basaltiche e di un terreno più acido.
A circa 20 mila anni fa risale l’ultima grande glaciazione: durante questa fase il Monte Baldo viene isolato, lasciando i suoi versanti liberi dai ghiacci. Questo ha determinato la creazione di un’isola biologica e la sopravvivenza di varie specie vegetali, non più presenti sulle altre montagne alpine. in particolare, le morene gardesane e quelle di Rivoli Veronese suggeriscono che tra i fronti glaciali sia rimasto quasi sempre uno spazio libero in corrispondenza della pianura di Caprino Veronese.
Il territorio comunale comprende il bacino superiore del torrente Tasso, dalle sorgenti alla piana di Camporengo; a nord è delimitato dallo spartiacque del Monte Baldo e, a sud, dall'anfiteatro morenico. I centri abitati sono quattordici: Boi, Caprino, Ceredello, Lubiara, Pazzon, Pesina, Vilmezzano; gli altri sono antiche frazioni: Boschi di Lubiara (Lubiara), Braga (Pazzon), Gaon (Caprino), Porcino (Pazzon), Rubiana (Caprino), San Martino (Pazzon), Spiazzi (Lubiara), San Michele (Pazzon). L'assetto amministrativo definitivo risale al 1814-1815.
Dal 1405 al 1797 fece parte della Repubblica di Venezia, che infeuderà varie nobili casate: Negrelli, Malaspina, Brenzoni, Nichesola, Carlotti, Gaiter, Zuccalmaglio. Nel 1630 sarà duramente provata dalla pestilenza (2053 morti su 3250 abitanti).
Un rinnovamento edilizio e fondiario si realizzò sul finire del XVIII secolo: Caprino, da semplice pieve, divenne borgo ed annetté progressivamente i comuni limitrofi; divenne sede di mercato (1786), venne riedificata la parrocchiale (1767-1786), furono eretti Villa Carlotti (1632) e Palazzo Zuccolmagno e fu edificato il centro sul sito dell'antico brolo. Sulle alture circostanti (tra Rivoli e Spiazzi) si svolse la celebre battaglia di Rivoli.
In epoca napoleonica divenne capoluogo di un cantone del dipartimento dell'Adige (Verona).
Durante il Regno d'Italia napoleonico i villaggi di Gaon e Rubiana insorsero contro le truppe francesi, in risposta alle provocazioni anticattoliche.
Dal 1815 al 1866 fu capoluogo di uno dei distretti della provincia di Verona (Regno Lombardo-Veneto).
Nel 1822 si costituì una società patriottica e nel 1848 la municipalità e la cittadinanza simpatizzarono per il movimento di Carlo Alberto. Per tale motivo, dopo la riunione al Regno d'Italia, Caprino otterrà per decreto di S.M. Vittorio Emanuele II il titolo di città (1873).
Il periodo post-unitario sarà il periodo più florido nella storia della città: Caprino era capoluogo distrettuale e mandamentale, centro logistico in prossimità del confine, centro commerciale che integrava le attività montane del Monte Baldo con quelle collinari-moreniche e delle attività lacustri con le vie commerciali della vallata dell'Adige (ad est). Notevole era anche l'attività estrattiva (nembro rosato, rosso verona) ed avvenne la costruzione di fortificazioni militari (Forte Cimo Grande 1913, Forte di Nàole, Forte San Marco, 1885) a monte di Verona.
Dopo la prima guerra mondiale risentì di un declino economico che durò fino agli anni ottanta.
Nel corso della seconda guerra mondiale si ebbe, nuovamente, l'insurrezione di Gaon e Rubiana contro le truppe di occupazione; nell'immediato dopoguerra la maggioranza dei cittadini optò per la repubblica (1946).
Per chi volesse concludere qui questa altavia del monte Baldo a Caprino può trovare mezzi pubblici che vanno in diverse direzioni: Garda, Costermano o Verona. Da Garda c'è poi la linea di Autobus che percorre tutta la Gardesana Orientale, permettendoci di ricongiungerci col punto di partenza.
Prologo personale.
Premesso che queste tappe sono state studiate con attenzione in una prima fase preparatoria. Non ho comunque esitato la sera prima della partenza di questa ultima tappa, nel confrontarmi con i ragazzi che gestiscono il rifugio. In quanto profondi conoscitore della sentieristica della zona, per capire se avessi scelto il percorso giusto per scendere alla destinazione che mi ero prefissato.
Il mio punto di arrivo doveva essere Garda dove avrei preso il pullman per rientrare nella provincia di Trento, e così decidemmo di fare qualche variante al mio percorso originale per un miglior svolgimento della tappa.
Purtroppo non è andato proprio tutto liscio come l'olio come avrei sperato, ma ci siamo difesi alla grande nel gestire questa improvvisazione.
Abbiamo sicuramente evitato il sentiero originale che scende a Caprino Veronese, che oltre a portarci fuori dalla traiettoria della meta, mi è stato indicato come una discesa impegnativa, e in una tappa con un meno due mila di dislivello, questo ha il suo peso. Una ulteriore premessa per dare un idea di cosa significhi, in questa discesa ho perso entrambe le unghie degli alluci.
Come sopra citato in fase conclusiva un altro imprevisto è stata la scarsa segnaletica su alcuni tratti del percorso, che mi hanno portato fuori strada e mi hanno costretto a dover ripiegare comunque su Caprino Veronese.
Premessa! Non è mia abitudine entrare in proprietà private durante lo svolgimento di queste escursioni, ma a volte può capitare fortuitamente quando non si conosce le zone e la segnaletica della sentierisctica non è molto puntuale. Quindi ho creato una variante appositamente per procedere senza questo tipo di problema. È sufficiente controllare uno degli ultimi waypoint.
Poco male, qui a Caprino Veronese ho comunque interrotto il mio itinerario gps di questi tre giorni dell'attraversata del Monte Baldo, e dopo una lauta pausa ristoratrice, con l'ausilio di un autobus mi sono avvicinato alla meta fino a Costermano per poi riprendere il cammino fino a Garda.
Conclusione finale.
Una serie di fattori, fra i quali non per ultimo il fatto di fare affidamento a mezzi publici per il rientro finale comporta delle variabili difficili da preventivare, comunque con qualche peripezia siamo riusciti a realizzare questa bellissima attraversata del Monte Baldo.
Raggiunto il sentiero principale a poche centinaia di metri dal Rifugio Telegrafo , il 658 bianco rosso del CAI, ci dirigiamo verso Sud. Questo tratto del percorso ci offre dei bellissimi panorami grazie all'altitudine e ad una bella giornata di sole. L'orario delle prime ore del mattino ci consente anche l'incontro con diversi abitanti della zona: camosci. Che del tutto indifferenti della nostra presenza continuano le loro attività di pascolo, e permettendoci anche degli occasionali e del tutto casuali avvicinamenti.
A circa un chilometro e cinquecento metri dal via il sentiero diventa una vecchia strada militare, e il dislivello ancora abbastanza significativo ci pone intorno ai duemila e cento metri di Altitudine.
È intorno ai due chilometri e seicento metri che dobbiamo prestare attenzione alla segnaletica per non sbagliare strada, quindi lasciando la strada militare per un altro sentiero tenendo la nostra sinistra.
Intorno hai tre chilometri e ottocento metri dal via raggiungiamo così il Rifugio Chierego a mille e novecento metri di altitudine.
Dopo anni di chiusura ha riaperto i battenti il rifugio Cai Giovanni Chierego completamente ricostruito e rinnovato. Il rifugio è situato in uno dei punti più suggestivi e panoramici della cresta del Monte Baldo. Collocato ai piedi di cima Costabella il Rifugio sorveglia dall’alto dei suoi 1911 metri d’altitudine sia la Val d’Adige, sia il Lago di Garda. Dalle sue finestre lo sguardo spazia su gran parte della Lessinia e sul monte Carega. A sud, dalle ampie vetrate, si può ammirare Verona e la pianura fino a scorgere,nei giorni migliori, gli Appennini. Più raramente si possono osservare il monte Rosa e il Monviso ad ovest, Venezia e la laguna veneta ad est. Molto spesso di notte lo spettacolo è affascinante: attorno brillano le luci di città, paesi, e contrade vicine e lontane, in alto brilla il firmamento come oramai raramente ci capita di vedere.
Il Rifugio offre una cucina casalinga, parzialmente biologica, volta a preservare la tradizione culinaria locale e baldense. Dispone per la notte di ventiquattro accoglienti posti letto. Il Rifugio, ideale per compagnie e gruppi, è aperto tutto l’anno, anche se è buona cosa accertarsene telefonando o inviando un sms.
Poco più sotto troviamo anche il Rifugio Fiori del Baldo.
Il rifugio Fiori del Baldo a quota di metri 1850 sopra il lago di Garda con una vista panoramica di 360°.
Si possono ammirare tutta la catena degli Appennini, delle prealpi bresciane e il Monte Rosa. Nelle giornate più limpide, o subito dopo un temporale, si può ammirare l’imponente piramide del Monviso ed a est la laguna di Venezia.
Circondato di verdi pascoli, ricchi di fiori dai colori più bizzarri.
Molte specie di fiori sono presenti solo sul Monte Baldo ed è per questo che hanno ricevuto l’appellativo di “baldensis”.
Oltre alla flora sono presenti molti animali. Il camoscio, che introdotto da alcuni anni, ora conta numerosi capi. Nel periodo di minore afflusso turistico (primavera, autunno) è facile incontrarlo sui sentieri. La marmotta, che vive in colonie numerose, con i caratteristici fischi che utilizzano per segnalare la presenza di estranei.
Proseguiamo svoltando a sinistra appena sotto quest'ultimo Rifugio e iniziamo a camminare su di un sentiero crinalesco che anche senza una grossa esposizione ci consente una discreta vista su entrambi i lati. Ovviamente la prediletta sarà spesso quella ad Est con vista sul Lago di Garda. Con un inversione a destra raggiungiamo la strada forestale che passa proprio poco più sotto, e continuiamo a camminare verso Sud.
Intorno al decimo chilometro entriamo in una valletta, dove tornando a riprendere la direzione Sud, seguiamo i cartelli del CAI che indicano Malga Zocchi, Malga Zilone, Lumini, con sentiero 51.
Raggiungiamo la piccola Cappella di San Eustacchio a mille e cento metri di altitudine e a dodici chilometri e seicentometri dal via. Da qui a poco le indicazioni bianco rosse del CAI cominceranno ad essere più rade, e per metterci ancor più in difficoltà si aggiungerà una segnaletica a cavallo che non rispetta esattamente il nostro itinerario.
Dopo un drastico fuori percorso di circa un chilometro e trecento metri riprendiamo il sentiero originale verso Est. Questo sentiero che non ha una gran segnaletica, ad un certo punto diventa una strada carraia. Come appena detto, l'avara segnaletica ci farà perdere il punto del bivio per Lumini.
Raggiunta la Strada Provinciale 29 e resici conto di essere di nuovo fuori percorso, ci si pone un dubbio esistenziale: risaliamo la Provinciale recuperando la direzione per Lumini, o scendiamo per la stessa in direzione Caprino Veronese?
Vista ormai l'ora raggiunta e gli appuntamenti con i mezzi publici che ci dovranno consentire il rientro, decidiamo di proseguire sulla SP29 e ripiegare su Caprino.
Oltrepassato la località di Peagne e raggiunti poco più di venti chilometri dal via, ci facciamo tentare ad intraprendere un sentiero che sembra andare nella nostra direzione. Errato! mai lasciare la strada vecchia per la nuova se non si conosce esattamente dove ci conduce.
Nell'ultimo waypoint ho lasciato indicazioni chiare di mantenere la SP29 per non allungare ulteriormente il percorso, ma soprattutto per evitare di entrare in zone senza uscita o peggio di dover entrare in proprietà private.
Proseguiamo per un tratto verso Est, prima di percorre un paio di lunghi tonanti che ci introducono nel centro abitato di Caprino Veronese. Abbiamo percorso così ventitré chilometri dal via ed un totale di quasi due mila metri di dislivello negativo, in un tempo parziale di cammino poco superiore alle cinque ore, ed un totale di poco superiore alle sette.
Caprino Veronese è un comune italiano di 8 506 abitanti della provincia di Verona in Veneto.
Posto ai piedi del Monte Baldo, si estende per un’area di 47,3 km2 e confina a nord con i comuni di Ferrara di Monte Baldo e di Brentino Belluno, a sud con Rivoli Veronese, ad ovest con Costermano sul Garda e San Zeno di Montagna.
L’area del comune porta testimonianze di frequentazione fin dal Neolitico. Maggiori attestazioni di popolamento si hanno nell’Età del Bronzo, con vari siti collinari tra cui il Castello di Pesina, di San Michele e La Motta. Successivamente, secondo i ritrovamenti archeologici, si può affermare che l’area subì una romanizzazione relativamente intensa. In epoca medievale doveva rientrare in una maglia di piccoli insediamenti. In epoca napoleonica, vi si svolse la battaglia in cui Napoleone sconfisse gli austriaci. Grande importanza assunse nel periodo post-unitario con la nomina a città e la sua posizione vicino al confine con l’impero Austro-Ungarico.
Caprino Veronese, situato a circa 36 km a nord-ovest di Verona, si colloca a 254 m sul livello del mare. Esso si trova ai piedi del Monte Baldo, verso la valle scavata dall’Adige. Le sue frazioni si sviluppano sulle pendici orientali di questo Monte e della sua propaggine più meridionale, il Monte Belpo. L’area del Monte Baldo è l’area a più alto rischio sismico dell’Italia settentrionale, data la sua posizione nel confine tra la placca europea e quella africana.
Quest’area geologica è caratterizzata da rocce sedimentarie calcaree ricche di ammoniti, tipiche delle Alpi Meridionali. Questo ambiente ha conosciuto una leggera attività vulcanica risalente a circa 30 milioni di anni fa, determinando la formazione di rocce basaltiche e di un terreno più acido.
A circa 20 mila anni fa risale l’ultima grande glaciazione: durante questa fase il Monte Baldo viene isolato, lasciando i suoi versanti liberi dai ghiacci. Questo ha determinato la creazione di un’isola biologica e la sopravvivenza di varie specie vegetali, non più presenti sulle altre montagne alpine. in particolare, le morene gardesane e quelle di Rivoli Veronese suggeriscono che tra i fronti glaciali sia rimasto quasi sempre uno spazio libero in corrispondenza della pianura di Caprino Veronese.
Il territorio comunale comprende il bacino superiore del torrente Tasso, dalle sorgenti alla piana di Camporengo; a nord è delimitato dallo spartiacque del Monte Baldo e, a sud, dall'anfiteatro morenico. I centri abitati sono quattordici: Boi, Caprino, Ceredello, Lubiara, Pazzon, Pesina, Vilmezzano; gli altri sono antiche frazioni: Boschi di Lubiara (Lubiara), Braga (Pazzon), Gaon (Caprino), Porcino (Pazzon), Rubiana (Caprino), San Martino (Pazzon), Spiazzi (Lubiara), San Michele (Pazzon). L'assetto amministrativo definitivo risale al 1814-1815.
Dal 1405 al 1797 fece parte della Repubblica di Venezia, che infeuderà varie nobili casate: Negrelli, Malaspina, Brenzoni, Nichesola, Carlotti, Gaiter, Zuccalmaglio. Nel 1630 sarà duramente provata dalla pestilenza (2053 morti su 3250 abitanti).
Un rinnovamento edilizio e fondiario si realizzò sul finire del XVIII secolo: Caprino, da semplice pieve, divenne borgo ed annetté progressivamente i comuni limitrofi; divenne sede di mercato (1786), venne riedificata la parrocchiale (1767-1786), furono eretti Villa Carlotti (1632) e Palazzo Zuccolmagno e fu edificato il centro sul sito dell'antico brolo. Sulle alture circostanti (tra Rivoli e Spiazzi) si svolse la celebre battaglia di Rivoli.
In epoca napoleonica divenne capoluogo di un cantone del dipartimento dell'Adige (Verona).
Durante il Regno d'Italia napoleonico i villaggi di Gaon e Rubiana insorsero contro le truppe francesi, in risposta alle provocazioni anticattoliche.
Dal 1815 al 1866 fu capoluogo di uno dei distretti della provincia di Verona (Regno Lombardo-Veneto).
Nel 1822 si costituì una società patriottica e nel 1848 la municipalità e la cittadinanza simpatizzarono per il movimento di Carlo Alberto. Per tale motivo, dopo la riunione al Regno d'Italia, Caprino otterrà per decreto di S.M. Vittorio Emanuele II il titolo di città (1873).
Il periodo post-unitario sarà il periodo più florido nella storia della città: Caprino era capoluogo distrettuale e mandamentale, centro logistico in prossimità del confine, centro commerciale che integrava le attività montane del Monte Baldo con quelle collinari-moreniche e delle attività lacustri con le vie commerciali della vallata dell'Adige (ad est). Notevole era anche l'attività estrattiva (nembro rosato, rosso verona) ed avvenne la costruzione di fortificazioni militari (Forte Cimo Grande 1913, Forte di Nàole, Forte San Marco, 1885) a monte di Verona.
Dopo la prima guerra mondiale risentì di un declino economico che durò fino agli anni ottanta.
Nel corso della seconda guerra mondiale si ebbe, nuovamente, l'insurrezione di Gaon e Rubiana contro le truppe di occupazione; nell'immediato dopoguerra la maggioranza dei cittadini optò per la repubblica (1946).
Per chi volesse concludere qui questa altavia del monte Baldo a Caprino può trovare mezzi pubblici che vanno in diverse direzioni: Garda, Costermano o Verona. Da Garda c'è poi la linea di Autobus che percorre tutta la Gardesana Orientale, permettendoci di ricongiungerci col punto di partenza.
Waypoints
Waypoint
1,421 ft
Evitare questo sentiero e rimanere sulla strada provinciale.
Nelle foto di questo waypoint è stata aggiunta una variante consigliata per evitare l’ingresso in proprietà private. Al sentiero é stato chiuso l’acceso alla strada con un cancello, quindi meglio evitare.
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