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10 - Da Rionero in Vulture a Melfi passando per i Laghi di Monticchio

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Author

Trail stats

Distance
13.93 mi
Elevation gain
2,690 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,927 ft
Max elevation
3,382 ft
TrailRank 
31
Min elevation
1,630 ft
Trail type
One Way
Time
6 hours 46 minutes
Coordinates
612
Uploaded
March 4, 2024
Recorded
January 2023
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near Rionero in Vulture, Basilicata (Italia)

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Itinerary description

La serata a Rionero è trascorsa piacevolmente tra degustazioni varie in compagnia del re dei vini lucani: l’Aglianico del Vulture. Il “Barolo del sud” (così come ama definirlo qualcuno, forse impropriamente, non fosse altro che per la sua identità ben strutturata) è l’icona di questa cittadina, che sorge su due colline alle pendici sud-orientali del Monte Vulture. E tale particolare condizione pedoclimatica fa di questo territorio il fulcro di produzione di un vero e proprio gioiello enologico italiano. Ma, oltre al buon vino, Rionero è anche la città natale di Giustino Fortunato, giurista e politico lucano, colui che pose nella storia post-unitaria la questione meridionale. Da Palazzo Fortunato riprendiamo il cammino, lasciandoci alle spalle il centro urbano e dirigendoci sulla strada dei laghi di Monticchio. Iniziamo con una lunga e monotona carreggiata asfaltata, che lentamente sale verso il Vulture, alternandosi tra un bosco e l’altro. Per nostra fortuna, la bellezza degli scorci che il sito ci dona sono un vero e proprio toccasana nonostante il cammino sia a tratti pesante. Dopo circa 8 km sulla destra troviamo la segnaletica di un sentiero che ci indica Abbazia di San Michele. Lo imbocchiamo ed entriamo in un fitto bosco di faggi e abeti, aceri e pioppi, che in poco più di 30 minuti ci fanno sbucare in un luogo unico: i Laghi di Monticchio! I laghi, il Piccolo e il Grande, sono due crateri vulcanici formati milioni di anni fa, situati sul versante ovest del Vulture. Il sito è di straordinaria bellezza sia naturalistica, sia storica, e questa Storia maiuscola cogliamo gli echi guardandoci intorno, echi che si riflettono sullo specchio d’acqua. Emergono i ruderi del monastero di Sant’Ippolito, situato tra i due laghi; e l’abbazia benedettina di San Michele Arcangelo, che oggi ospita il Museo di Storia Naturale del Vulture, e che oggi svetta e domina il lago Piccolo, un vero e proprio baluardo che sembra proteggere questo paesaggio da sogno. Eppure questo luogo, connubio di armonia, fede, storia e bellezze naturalistiche, è stato anche luogo di storie più rudi ma non prive di fascino, come quelle dei briganti. Il nome di Carmine Crocco rimbomba un po’ ovunque, così come gli avvenimenti post-unitari. E, seguendo appunto le rotte dei briganti, ci incamminiamo sul SI 101 salendo in direzione del monte, continuando la nostra salita, lenta e a tratti onirica. Dopo un’ora di cammino, sulla sinistra imbocchiamo uno dei sentieri della rete “Piste dei Briganti di Crocco”, che in direzione di Fontana dei Faggi ci farà sbucare in località Femmina Morta. La vetta del monte Vulture è alla nostra destra, maestosa e misteriosa. Questa montagna incombe con la sua presenza per ancora altri 3 km di sentiero, attraverso un fitto bosco di castagni, giganti e monumentali. Passo dopo passo, siamo letteralmente assorbiti da cotanta bellezza. Passo dopo passo, improvvisamente, il sentiero sbuca su una strada asfaltata, che ci risveglia dalla nostra passeggiata e ci riconduce alla realtà, concretizzatasi all’orizzonte nelle solide mura del maniero normannosvevo della città di Melfi, terra di Roberto il Guiscardo e città cara a Federico II di Svevia. Altro giro, altra storia in questa terra che continua a sorprenderci.
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