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Paesi del 'Piave'

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Trail stats

Distance
60.93 mi
Elevation gain
164 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
164 ft
Max elevation
197 ft
TrailRank 
55
Min elevation
3 ft
Trail type
Loop
Moving time
5 hours 7 minutes
Time
6 hours 19 minutes
Coordinates
9497
Uploaded
January 16, 2022
Recorded
January 2022
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near Mussetta di Sopra, Veneto (Italia)

Viewed 545 times, downloaded 9 times

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Mussetta di Sopra

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Photo ofChiesa Noventa di Piave

Chiesa Noventa di Piave

Intitolata al patrono del paese, è l’erede dell’omonima antica pieve, risalente all’XI secolo, distrutta dagli eventi bellici nel 1917. Si affaccia sulla piazza, con una ubicazione diversa rispetto al vecchio edificio, che si trovava invece sulla via Lampol e guardava verso il fiume. Fu ultimata nel 1923, su progetto studiato dal prof. Possamai a cui si unì l’arch. Rupolo, che progettò anche l’alto e snello campanile, secondo in altezza solo a quello di S. Marco a Venezia. All’interno si può ammirare una pregevole decorazione ad affresco opera del prof. Tiburzio Donadon di Pordenone che rappresenta il Trionfo dell’Immacolata tra gli Angeli i quattro Evangelisti. Oltre alle immagini di San Liberale, patrono della diocesi, e San Mauro martire che sostiene nelle sue mani il nuovo edificio sacro. Sull’altare della navata laterale sinistra, si trova l’opera sacra a cui i noventani tributano maggiore devozione, l’immagine della Beata Vergine col Bambino risalente al XV secolo. Una pittura su tavola, ricoperta da una lamina d’argento sbalzato, dipinta nello stile della scuola belliniana e che presenta notevoli analogie con la Madonna detta Costantinopoliana, che si trova nella chiesa di Santa Giustina a Padova. Nella Chiesa è pure custodita una stupenda Croce astile, unica nel suo genere, risalente alla fine del XIV secolo e considerata uno dei tesori d’arte di maggiore pregio artistico del Veneto.

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Chiesa Salgareda

La chiesa di San Michele Arcangelo è la parrocchiale di Salgareda, in provincia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di Monastier. Pieve sin dal 1297, l'attuale edificio è stato edificato a partire dal 1922, su progetto degli architetti Alberto Alpago Novello e Ottavio Cabiati, e dell'ingegnere Giovan Battista Schiratti, aperta al culto il 31 gennaio 1926 e consacrata il 29 settembre 1937 dal vescovo Antonio Mantiero. Lo stile architettonico è classicheggiante; nella facciata quattro paraste terminano con capitelli corinzi. All'interno degni di nota gli affreschi, che si rifanno allo stile preraffaellita, realizzati da Carlo Donati nel 1926 e quelli di Arturo Favaro del 1956. Sul sagrato sorge il campanile, sovrastato dalla statua del patrono san Michele Arcangelo, opera del ramaio veneziano Girolamo Paludetti, che la realizzò nel 1902 per il campanile della vecchia chiesa distrutto dagli italiani, prima di ritirarsi oltre il Piave, l'8 novembre 1917; questa statua, recuperata dalle macerie, fu restaurata e ricollocata sul nuovo campanile nel 1926. Il campanile della chiesa ospita un concerto di 5 campane in scala di Re3 maggiore (Re3, Mi3, Fa#3, Sol3, La3) di cui la prima “MARIA” e la terza “GIOVANNA” sono state fuse dalla Premiata Fonderia Pietro Colbachini di Bassano del Grappa (VI) nel 1872, la seconda “EUROSIA” è stata rifusa dai Fratelli De Poli di Ceneda [ora Vittorio Veneto] (TV) nel 1927, la quarta “ADDOLORATA” aggiunta in onore a tutti i Caduti della Prima Guerra Mondiale e la quinta “BERTILLA” rifusa sono state fuse dalla Premiata Fonderia De Poli di Vittorio Veneto (TV) nel 1953.

PictographMonument Altitude 36 ft
Photo ofComune Ponte di Piave

Comune Ponte di Piave

Photo ofCappella Negrisia

Cappella Negrisia

PictographIntersection Altitude 59 ft
Photo ofSan Polo di Piave

San Polo di Piave

PictographCastle Altitude 81 ft
Photo ofParco di Castello Papadopoli Giol

Parco di Castello Papadopoli Giol

Nel 1850 il conte Spiridione Papadopoli diede incarico al vicentino Francesco Bagnara, scenografo del Teatro La Fenice e professore all’Accademia, di realizzare nella sua tenuta di San Polo di Piave, sul sito ove anticamente esisteva una torre appartenuta prima ai Da Tolentino e poi ai Gabrieli, un palazzo in stile neogotico circondato da un vasto parco romantico. A San Polo di Piave il Bagnara progettò e creò terrapieni percorsi da sentieri tortuosi, ampie spianate e il lago nel quale tutt'ora si specchia il Castello. Importante fu la scelta e la disposizione delle piante, rare ed esotiche secondo il gusto del tempo, mentre le grandi masse degli alberi erano disposte secondo una logica prospettica. Rispetto ai giardini che avevano dominato la scena nei secoli precedenti, nei parchi romantici la regolarità geometrica e l’ossessionante simmetria vengono sostituiti dall’irregolarità e dalle asimmetrie imprevedibili; la linea retta da quella curva; le squadrate peschiere dai contorni definiti in muratura dai sinuosi laghetti dalle rive fangose; la piatta uniformità del terreno ed i terrazzamenti architettonici dai dolci declivi interrotti da collinette e avvallamenti; gli spruzzi artificiali di fontane e giochi d'acqua da ruscelli gorgoglianti, cascatelle e sorgenti; l'ordine da un ben calcolato disordine. In questo nuovo tipo di giardino il visitatore viene invitato a partecipare emotivamente ai diversi scenari che via via gli si presentano; visitare il parco non significa solamente conoscerlo, ma averne subito l'effetto

Photo ofParrocchia di San Polo di Piave

Parrocchia di San Polo di Piave

Le origini di San Polo si confondono con quelle dell'antichissima "Opitergium". Nel Medioevo, dal secolo X, se ne impossessarono gli Imperatori di Germania e per questo il luogo era detto "Corte di San Paolo". In seguito, fino alla metà del secolo XV, fu sotto il dominio dei Patriarchi di Aquileia i quali erano rappresentati da un Gastaldo. Nel 1445 San Polo venne ceduto per trattato alla Repubblica di Venezia, nel 1452 passò in feudo al Conte Cristoforo da Tolentino, al quale successe il figlio Lancillotto. Nel 1506 Angelo Gabriel, patrizio veneziano, fu nominato conte di San Polo ed i suoi discendenti conservarono l'amministrazione feudale fino al 1805 anno in cui fu soppressa. L'antico castello eretto nel secolo XII è stato praticamente demolito nel 1680, non rimase di esso altro che una torre intorno al quale si costruì un grande palazzo quale residenza del Signore feudatario (oggi, dopo radicali modifiche, ha forma di castello gotico). San Polo è chiesa pievana ma non matrice. La cura d'anime risale al secolo VIII come risulta dal "Placito di Liutprando", re dei Longobardi, del 6 giugno 743. Allora il Patriarca d'Aquileia si riservò nel territorio della Diocesi di Ceneda "...quatuor plebes in itinere suo positas propter viam vel viaticum...). Le quattro pievi non nominate erano: San Cassiano del Meschio, San Fior di Sopra, San Polo e San Remedio (che non esiste più). La Pieve di San Polo con le altre rimase soggetta al Patriarcato d'Aquileia fino alla sua soppressione decretata dal Papa Benedetto XIV il 6 luglio 1751, e poi all'Arcidiocesi di Udine eretta il 19 gennaio 1743. Il 1 maggio 1818 il Papa Pio VII con la Bolla "De salute Dominici gregis" la aggregò stabilmente, con le altre pievi e le loro filiali, alla Diocesi di Ceneda. Quando dipendeva da Aquileia, si chiamava San Polo del Patriarca. La prima chiesa di cui si abbia memoria, esisteva nel XIII secolo, fu ampliata a partire dal 1650 e consacrata da Mons. Daniel Delfino Vescovo di Filadelfia, coadiutore del Patriarca Giovanni Delfino ed Eletto d'Aquileia, il 19 settembre 1686. Era ad una sola navata, ma nel 1912 furono aggiunte le altre due laterali. Nel novembre 1917, dopo la disfatta di Caporetto, la chiesa, come del resto tutto il paese, venne derubata, devastata e quasi demolita. I danni, tenuto conto anche dalla perdita delle opere d'arte e dei documenti d'archivio, furono incalcolabili. Nel 1922 è stata praticamente ricostruita e nel 1923 venne ricostruito anche il campanile su disegno dell'arch. Vincenzo Rinaldo di Venezia, che nel 1908 aveva eretto quello precedente. La chiesa, assieme al campanile, fu solennemente inaugurata il 18 ottobre 1925.

PictographCastle Altitude 81 ft
Photo ofParco di Castello Papadopoli Giol

Parco di Castello Papadopoli Giol

Nel 1850 il conte Spiridione Papadopoli diede incarico al vicentino Francesco Bagnara, scenografo del Teatro La Fenice e professore all’Accademia, di realizzare nella sua tenuta di San Polo di Piave, sul sito ove anticamente esisteva una torre appartenuta prima ai Da Tolentino e poi ai Gabrieli, un palazzo in stile neogotico circondato da un vasto parco romantico. A San Polo di Piave il Bagnara progettò e creò terrapieni percorsi da sentieri tortuosi, ampie spianate e il lago nel quale tutt'ora si specchia il Castello. Importante fu la scelta e la disposizione delle piante, rare ed esotiche secondo il gusto del tempo, mentre le grandi masse degli alberi erano disposte secondo una logica prospettica. Rispetto ai giardini che avevano dominato la scena nei secoli precedenti, nei parchi romantici la regolarità geometrica e l’ossessionante simmetria vengono sostituiti dall’irregolarità e dalle asimmetrie imprevedibili; la linea retta da quella curva; le squadrate peschiere dai contorni definiti in muratura dai sinuosi laghetti dalle rive fangose; la piatta uniformità del terreno ed i terrazzamenti architettonici dai dolci declivi interrotti da collinette e avvallamenti; gli spruzzi artificiali di fontane e giochi d'acqua da ruscelli gorgoglianti, cascatelle e sorgenti; l'ordine da un ben calcolato disordine. In questo nuovo tipo di giardino il visitatore viene invitato a partecipare emotivamente ai diversi scenari che via via gli si presentano; visitare il parco non significa solamente conoscerlo, ma averne subito l'effetto

PictographPanorama Altitude 102 ft
Photo ofPanorama vigneto

Panorama vigneto

PictographReligious site Altitude 115 ft
Photo ofChiesa Mareno di Piave

Chiesa Mareno di Piave

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è la parrocchiale di Mareno di Piave, in provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto; fa parte della forania La Colonna. Già nel XIV secolo è attestata la presenza nel paese di Mareno di Piave di una chiesetta, nota con il nome di San Pietro in Bosco, mentre la parrocchiale, che era dedicata a San Damaso, si trovava presso il ponte di Gere, in direzione di Santa Lucia di Piave. Quest'ultimo edificio disponeva di un beneficio non molto grande; risultava che nel XVIII secolo dipendesse dal monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano e che fosse officiata dal parroco di Ramera. Nel frattempo, la chiesa in paese era stata ricostruita nel XVI secolo, ingrandita nel 1638 e consacrata nel XVIII secolo dal vescovo di Ceneda Lorenzo Da Ponte. Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, il 27 ottobre 1918 l'esercito austro-ungarico fece saltare in aria il campanile, che, cadendo, rovinò sulla chiesa danneggiandola. Terminato il conflitto, l'architetto Domenico Rupolo fu incaricato di redigere il progetto della nuova chiesa, che avrebbe inglobato la navata della precedente; l'attuale parrocchiale, a croce latina, venne consacrata il 22 settembre 1922 dal vescovo di Ceneda Eugenio Beccegato. Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono gli affreschi della vecchia navata raffiguranti la Vergine Maria Assunta in cielo, la Gloria dei Santi Pietro e Paolo, i Profeti, sei Apostoli e storie dell'Antico Testamento, eseguiti nel XVIII secolo da Giovanni Antonio Canal, il cinquecentesco altare ligneo di Sant'Antonio di Padova, la pala ritraente Sant'Antonio di Padova in gloria tra i santi Liberale e Magno, l'altare laterale della Beata Vergine del Rosario, su cui è posta una statua della Madonna del Rosario scolpita nel 1919 probabilmente dal Celotti, la pala con San Benedetto Abate in trono tra i santi Rocco e Sebastiano, l'altare laterale della Croce, detto anche delle Anime, in stile neoclassico, costruito nel Settecento e donato al paese nel 1818 dall'imperatore d'Austria Francesco I nel 1818, la pala con l'Annunciazione, eseguita nel 1660 dal lucchese Annibale Nicolai, quella con l'Ultima Cena del Signore, dipinta da Pietro Polini nel XVII secolo, e la tela raffigurante la Madonna con Gesù e i santi Patroni Pietro, Paolo, Sebastiano, Rocco, Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, opera nel coneglianese Francesco Beccaruzzi.

PictographReligious site Altitude 115 ft
Photo ofChiesa di Mareno di Piave

Chiesa di Mareno di Piave

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è la parrocchiale di Mareno di Piave, in provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto; fa parte della forania La Colonna. Già nel XIV secolo è attestata la presenza nel paese di Mareno di Piave di una chiesetta, nota con il nome di San Pietro in Bosco, mentre la parrocchiale, che era dedicata a San Damaso, si trovava presso il ponte di Gere, in direzione di Santa Lucia di Piave. Quest'ultimo edificio disponeva di un beneficio non molto grande; risultava che nel XVIII secolo dipendesse dal monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano e che fosse officiata dal parroco di Ramera. Nel frattempo, la chiesa in paese era stata ricostruita nel XVI secolo, ingrandita nel 1638 e consacrata nel XVIII secolo dal vescovo di Ceneda Lorenzo Da Ponte. Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, il 27 ottobre 1918 l'esercito austro-ungarico fece saltare in aria il campanile, che, cadendo, rovinò sulla chiesa danneggiandola. Terminato il conflitto, l'architetto Domenico Rupolo fu incaricato di redigere il progetto della nuova chiesa, che avrebbe inglobato la navata della precedente; l'attuale parrocchiale, a croce latina, venne consacrata il 22 settembre 1922 dal vescovo di Ceneda Eugenio Beccegato. Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono gli affreschi della vecchia navata raffiguranti la Vergine Maria Assunta in cielo, la Gloria dei Santi Pietro e Paolo, i Profeti, sei Apostoli e storie dell'Antico Testamento, eseguiti nel XVIII secolo da Giovanni Antonio Canal, il cinquecentesco altare ligneo di Sant'Antonio di Padova, la pala ritraente Sant'Antonio di Padova in gloria tra i santi Liberale e Magno, l'altare laterale della Beata Vergine del Rosario, su cui è posta una statua della Madonna del Rosario scolpita nel 1919 probabilmente dal Celotti, la pala con San Benedetto Abate in trono tra i santi Rocco e Sebastiano, l'altare laterale della Croce, detto anche delle Anime, in stile neoclassico, costruito nel Settecento e donato al paese nel 1818 dall'imperatore d'Austria Francesco I nel 1818, la pala con l'Annunciazione, eseguita nel 1660 dal lucchese Annibale Nicolai, quella con l'Ultima Cena del Signore, dipinta da Pietro Polini nel XVII secolo, e la tela raffigurante la Madonna con Gesù e i santi Patroni Pietro, Paolo, Sebastiano, Rocco, Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, opera nel coneglianese Francesco Beccaruzzi.

PictographReligious site Altitude 184 ft
Photo ofChiesa Santa Lucia di Piave

Chiesa Santa Lucia di Piave

Santa Lucia di Piave (Santa Luthia de la Piave in veneto) è un comune italiano di 9 100 abitanti della provincia di Treviso in Veneto. Santa Lucia di Piave è un antico insediamento romano (III sec. d.C.). Durante gli scavi archeologici del '54 e del 2008 sono state ritrovate fondazioni attribuibili a modesti opifici e alcune sepolture ad inumazione in laterizio. Il sito, che probabilmente si estendeva sino alla vicina chiesa, si presenta come crinale, seppure di poco rialzato, rispetto al resto del territorio e a fianco di quello che pare essere un paleo alveo di un antico affluente del Piave, corrispondente all'attuale via Foresto, che assicurava il rifornimento di acqua. Chiesa parrocchiale Edificio risalente al 1878 (anno dell'inaugurazione, mentre la prima pietra è del 1870), la chiesa di Santa Lucia è un esempio di architettura neogotica: si presenta con una facciata a salienti coronata da dei pinnacoli e con un grande portale ogivale. Di estremo interesse l'organo, costruito nel 1882 dall'organaro veronese Gaetano Zanfretta. La chiesa è affiancata, a destra, dal campanile (inaugurato nel 1926), alto 76 metri e anch'esso caratterizzato da linee gotiche. È praticamente una copia al campanile di Bannia di Fiume Veneto (PN). La chiesa è stata riccamente decorata all'interno intorno agli anni trenta, sotto la guida dell'arch. Domenico Rupolo e per opera quasi interamente di artisti santaluciesi. Tra questi spicca certamente il beato Claudio Granzotto (nato a Santa Lucia nel 1900 e qui vissuto per gran parte della sua vita) a cui si deve il bellissimo protiro, la celebre acquasantiera e la statua di S. Lucia (la cui immagine è ora riportata anche nello stemma comunale). Altro noto artista santaluciese che vi ha lavorato è stato il pittore Giuseppe Modolo. Grande merito per la bellezza di questa chiesa, orgoglio del paese, va certamente al parroco mecenate mons. Vittorio Morando (parroco dal 1910 al 1965), intorno al quale andò formandosi un vero e proprio vivaio di artisti.

PictographReligious site Altitude 125 ft
Photo ofSan Michele di Piave

San Michele di Piave

San Michele di Piave (Sa Micel in Lingua veneta) è una frazione del comune di Cimadolmo, in provincia di Treviso. Sorge a nord di Treviso, sulla riva sinistra del fiume Piave. Situato sulla sponda sinistra del fiume Piave, oltre l'argine che lo delimita, San Michele presenta un territorio prevalentemente pianeggiante, a 38 m s.l.m., coltivato principalmente a vigneto. Il toponimo San Michele di Piave trae origine dal culto di San Michele Arcangelo, molto diffuso nella zona già a partire dal Medioevo.Variò nel corso del tempo a seconda del titolo che la chiesa del paese assunse. Originariamente Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Plavi, dal 1164 fino al 1910 fu nominata Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Ulmo, in riferimento alla maggior influenza che ebbe la parrocchia di Cimadolmo. Solo a partire dal 1910, per decreto sovrano, fu ripristinato il titolo attuale. Edificato a partire dal 1922, il nuovo edificio sacro di stile neoclassico fu realizzato su progetto di Luigi Candiani. Benedetto solennemente il 30 luglio 1926, quando ancora non ultimato, fu consacrato da parte del vescovo di Ceneda, S. Ecc. Mons. Eugenio Beccegato, solamente un anno dopo, in occasione della vigilia della festa del Santo patrono, il 28 settembre 1927. La chiesa, dotata frontalmente di un pronao tetrastilo, è costituita da un'aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. La grande cupola, principale novità rispetto alla realizzazione del 1823, considerata un'opera di alto livello ingegneristico, è stata restaurata nel 2009-2010. Sulla sua sommità spicca la statua in pietra di Custozza di San Michele Arcangelo, eseguita nel 1925 dallo scultore Vittorio Celotti. Al suo interno, oltre alle pitture realizzate da Carlo Donati nel 1927 sulla cupola e sul tamburo, si trovano il San Michele Arcangelo combatte contro Satana, olio su tela di Gino Borsato, e l'Adorazione dei pastori, dipinto anonimo donato alla fine della Prima Guerra Mondiale da Don Adriano Buosi, restaurato nel 1996 e recentemente attribuito al pittore tardo cinquecentesco El Greco.

PictographReligious site Altitude 125 ft
Photo ofSan Michele di Piave

San Michele di Piave

San Michele di Piave (Sa Micel in Lingua veneta) è una frazione del comune di Cimadolmo, in provincia di Treviso. Sorge a nord di Treviso, sulla riva sinistra del fiume Piave. Situato sulla sponda sinistra del fiume Piave, oltre l'argine che lo delimita, San Michele presenta un territorio prevalentemente pianeggiante, a 38 m s.l.m., coltivato principalmente a vigneto. Il toponimo San Michele di Piave trae origine dal culto di San Michele Arcangelo, molto diffuso nella zona già a partire dal Medioevo.Variò nel corso del tempo a seconda del titolo che la chiesa del paese assunse. Originariamente Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Plavi, dal 1164 fino al 1910 fu nominata Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Ulmo, in riferimento alla maggior influenza che ebbe la parrocchia di Cimadolmo. Solo a partire dal 1910, per decreto sovrano, fu ripristinato il titolo attuale. Edificato a partire dal 1922, il nuovo edificio sacro di stile neoclassico fu realizzato su progetto di Luigi Candiani. Benedetto solennemente il 30 luglio 1926, quando ancora non ultimato, fu consacrato da parte del vescovo di Ceneda, S. Ecc. Mons. Eugenio Beccegato, solamente un anno dopo, in occasione della vigilia della festa del Santo patrono, il 28 settembre 1927. La chiesa, dotata frontalmente di un pronao tetrastilo, è costituita da un'aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. La grande cupola, principale novità rispetto alla realizzazione del 1823, considerata un'opera di alto livello ingegneristico, è stata restaurata nel 2009-2010. Sulla sua sommità spicca la statua in pietra di Custozza di San Michele Arcangelo, eseguita nel 1925 dallo scultore Vittorio Celotti. Al suo interno, oltre alle pitture realizzate da Carlo Donati nel 1927 sulla cupola e sul tamburo, si trovano il San Michele Arcangelo combatte contro Satana, olio su tela di Gino Borsato, e l'Adorazione dei pastori, dipinto anonimo donato alla fine della Prima Guerra Mondiale da Don Adriano Buosi, restaurato nel 1996 e recentemente attribuito al pittore tardo cinquecentesco El Greco.

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Photo ofSan Michele di Piave

San Michele di Piave

San Michele di Piave (Sa Micel in Lingua veneta) è una frazione del comune di Cimadolmo, in provincia di Treviso. Sorge a nord di Treviso, sulla riva sinistra del fiume Piave. Situato sulla sponda sinistra del fiume Piave, oltre l'argine che lo delimita, San Michele presenta un territorio prevalentemente pianeggiante, a 38 m s.l.m., coltivato principalmente a vigneto. Il toponimo San Michele di Piave trae origine dal culto di San Michele Arcangelo, molto diffuso nella zona già a partire dal Medioevo.Variò nel corso del tempo a seconda del titolo che la chiesa del paese assunse. Originariamente Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Plavi, dal 1164 fino al 1910 fu nominata Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Ulmo, in riferimento alla maggior influenza che ebbe la parrocchia di Cimadolmo. Solo a partire dal 1910, per decreto sovrano, fu ripristinato il titolo attuale. Edificato a partire dal 1922, il nuovo edificio sacro di stile neoclassico fu realizzato su progetto di Luigi Candiani. Benedetto solennemente il 30 luglio 1926, quando ancora non ultimato, fu consacrato da parte del vescovo di Ceneda, S. Ecc. Mons. Eugenio Beccegato, solamente un anno dopo, in occasione della vigilia della festa del Santo patrono, il 28 settembre 1927. La chiesa, dotata frontalmente di un pronao tetrastilo, è costituita da un'aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. La grande cupola, principale novità rispetto alla realizzazione del 1823, considerata un'opera di alto livello ingegneristico, è stata restaurata nel 2009-2010. Sulla sua sommità spicca la statua in pietra di Custozza di San Michele Arcangelo, eseguita nel 1925 dallo scultore Vittorio Celotti. Al suo interno, oltre alle pitture realizzate da Carlo Donati nel 1927 sulla cupola e sul tamburo, si trovano il San Michele Arcangelo combatte contro Satana, olio su tela di Gino Borsato, e l'Adorazione dei pastori, dipinto anonimo donato alla fine della Prima Guerra Mondiale da Don Adriano Buosi, restaurato nel 1996 e recentemente attribuito al pittore tardo cinquecentesco El Greco.

PictographReligious site Altitude 125 ft
Photo ofSan Michele di Piave

San Michele di Piave

San Michele di Piave (Sa Micel in Lingua veneta) è una frazione del comune di Cimadolmo, in provincia di Treviso. Sorge a nord di Treviso, sulla riva sinistra del fiume Piave. Situato sulla sponda sinistra del fiume Piave, oltre l'argine che lo delimita, San Michele presenta un territorio prevalentemente pianeggiante, a 38 m s.l.m., coltivato principalmente a vigneto. Il toponimo San Michele di Piave trae origine dal culto di San Michele Arcangelo, molto diffuso nella zona già a partire dal Medioevo.Variò nel corso del tempo a seconda del titolo che la chiesa del paese assunse. Originariamente Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Plavi, dal 1164 fino al 1910 fu nominata Ecclesia Sancti Michaëlis Arch. de Ulmo, in riferimento alla maggior influenza che ebbe la parrocchia di Cimadolmo. Solo a partire dal 1910, per decreto sovrano, fu ripristinato il titolo attuale. Edificato a partire dal 1922, il nuovo edificio sacro di stile neoclassico fu realizzato su progetto di Luigi Candiani. Benedetto solennemente il 30 luglio 1926, quando ancora non ultimato, fu consacrato da parte del vescovo di Ceneda, S. Ecc. Mons. Eugenio Beccegato, solamente un anno dopo, in occasione della vigilia della festa del Santo patrono, il 28 settembre 1927. La chiesa, dotata frontalmente di un pronao tetrastilo, è costituita da un'aula circolare, con quattro cappelle laterali e presbiterio di forma rettangolare rialzato. La grande cupola, principale novità rispetto alla realizzazione del 1823, considerata un'opera di alto livello ingegneristico, è stata restaurata nel 2009-2010. Sulla sua sommità spicca la statua in pietra di Custozza di San Michele Arcangelo, eseguita nel 1925 dallo scultore Vittorio Celotti. Al suo interno, oltre alle pitture realizzate da Carlo Donati nel 1927 sulla cupola e sul tamburo, si trovano il San Michele Arcangelo combatte contro Satana, olio su tela di Gino Borsato, e l'Adorazione dei pastori, dipinto anonimo donato alla fine della Prima Guerra Mondiale da Don Adriano Buosi, restaurato nel 1996 e recentemente attribuito al pittore tardo cinquecentesco El Greco.

PictographReligious site Altitude 112 ft
Photo ofMaserada sul Piave

Maserada sul Piave

Le prime testimonianze della presenza di un luogo di culto in corrispondenza dell’attuale parrocchia risalgono al Duecento. Nella seconda metà del XVIII secolo l’edificio venne sottoposto ad un accurato processo di riedificazione e restauro a causa di una serie di cedimenti strutturali. Lo stile architettonico della Chiesa di San Giorgio a Maserada sul Piave La chiesa di San Giorgio concilia in modo equilibrato e armonioso elementi di architettura e scultura neoclassica e barocca, riconoscibili nella maestosa facciata realizzata nel XIX secolo, e nei secolari altari marmorei di pregiata fattura, due in stile neoclassico e due in stile barocco. La chiesa di San Giorgio presenta una navata unica che, intersecandosi con il transetto di lunghezza inferiore, forma un angolo retto che riproduce la forma del crocifisso della croce cristiana, ovvero una pianta a croce latina, terminante con un abside a base semicircolare. l solenne edificio di culto svettante nel cuore di Maserada è stato realizzato con mattoni in laterizio ed elementi in pietra. La copertura della navata presenta una volta a schifo (la volta a schifo è il risultato della sezione di una volta a padiglione in cui il piano orizzontale è collocato al di sopra del piano d’imposta. La volta a schifo non ha funzione strutturale bensì di completamento spaziale e decorativo degli ambienti), mentre il presbiterio presenta una volta a vela (volta a cupola sezionata da piani verticali passanti per i pilastri portanti). L’abside invece presenta una volta a cupola, ovvero una calotta a base circolare con perfetta simmetria centrale.

PictographReligious site Altitude 112 ft
Photo ofMaserada sul Piave

Maserada sul Piave

Le prime testimonianze della presenza di un luogo di culto in corrispondenza dell’attuale parrocchia risalgono al Duecento. Nella seconda metà del XVIII secolo l’edificio venne sottoposto ad un accurato processo di riedificazione e restauro a causa di una serie di cedimenti strutturali. Lo stile architettonico della Chiesa di San Giorgio a Maserada sul Piave La chiesa di San Giorgio concilia in modo equilibrato e armonioso elementi di architettura e scultura neoclassica e barocca, riconoscibili nella maestosa facciata realizzata nel XIX secolo, e nei secolari altari marmorei di pregiata fattura, due in stile neoclassico e due in stile barocco. La chiesa di San Giorgio presenta una navata unica che, intersecandosi con il transetto di lunghezza inferiore, forma un angolo retto che riproduce la forma del crocifisso della croce cristiana, ovvero una pianta a croce latina, terminante con un abside a base semicircolare. l solenne edificio di culto svettante nel cuore di Maserada è stato realizzato con mattoni in laterizio ed elementi in pietra. La copertura della navata presenta una volta a schifo (la volta a schifo è il risultato della sezione di una volta a padiglione in cui il piano orizzontale è collocato al di sopra del piano d’imposta. La volta a schifo non ha funzione strutturale bensì di completamento spaziale e decorativo degli ambienti), mentre il presbiterio presenta una volta a vela (volta a cupola sezionata da piani verticali passanti per i pilastri portanti). L’abside invece presenta una volta a cupola, ovvero una calotta a base circolare con perfetta simmetria centrale.

Photo ofBreda di Piave

Breda di Piave

L’oratorio delle Grazie a Breda di Piave (TV). Ornato da splendidi pioppi già dal XVI secolo, il luogo in cui sorge il candido luogo di culto ospitava in origine una chiesetta edificata in onore dei Santi Osvaldo, Paolo, Floriano. La costruzione dell’oratorio delle Grazie a Breda di Piave risale al 1846. Il grazioso tempio venne edificato per volere di Antonio Olivi dopo che quest’ultimo era sopravvissuto ad un incidente. Rimasto illeso dopo essere caduto dal calesse mentre percorreva il Terraglio, Antonio Olivi decise di far erigere la chiesetta come segno di devota gratitudine alla Madonna per essere uscito incolume dall’incidente. In posizione rialzata rispetto a Piazza Domenica Olivi, L’oratorio delle Grazie a Breda di Piave presenta due paraste tuscaniche sulla facciata, sormontate da un timpano triangolare. Il piccolo campanile e la sagrestia furono aggiunti in un secondo momento. In origine la chiesa era dedicata al culto della Madonna del Carmine, la cui statua settecentesca proveniva presumibilmente dalla chiesa di a S. Bartolomeo di Treviso. L’oratorio delle Grazie presenta una pianta a navata unica terminante con un’abside semicircolare attraverso la quale è possibile accedere alla sagrestia. L’altare maggiore, in marmo Verde e pietra d’Istria, venne realizzato verso la metà del XVIII secolo da Giuseppe Forabosco.

Photo ofChiesa Zenson di Piave

Chiesa Zenson di Piave

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Panorama lungo il Piave

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Fossalta di Piave

Il Piave è un fiume italiano, che nasce dalle Alpi Carniche (monte Peralba in Veneto), compiendo i primi chilometri in Friuli-Venezia Giulia, per poi attraversare interamente il Veneto da nord a sud. È il quinto fiume italiano per lunghezza fra quelli direttamente sfocianti in mare. Il fiume attraversa Sappada, il Comelico, il Centro Cadore e la Valbelluna, e la pianura veneta nelle province di Treviso e di Venezia. Già pochi chilometri dopo la sorgente il Piave assume una notevole portata dovuta all'afflusso di numerosi torrenti. Dopo aver percorso i primi chilometri in direzione sud, all'altezza di Cima Sappada il fiume piega a ovest, attraversando Sappada e successivamente ricevendo l'apporto di importanti torrenti come il Piave di Visdende, ma scende lungo la Val Visdende. Passata Sappada si inoltra in una profonda forra (l'orrido di Acquatona) e continua la sua corsa passando per Presenaio, e Campolongo, dove affuisce il torrente Frison. A valle di Santo Stefano di Cadore, si incontra col torrente Padola. Poco prima della località di Cima Gogna, dove riceve l'Ansiei, è bloccato dalla diga del Comelico, creando un serbatoio artificiale.

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Photo ofStele commemorativa ferimento Ernest Hemingway

Stele commemorativa ferimento Ernest Hemingway

Il celebre scrittore americano Ernest Hemingway (1899-1961), dopo l'intervento degli Stati Uniti nella I Guerra Modiale, si offrì volontario per combattere in Europa. A causa di un difetto alla vista, venne riformato ma potè partecipare al conflitto come conducente di ambulanze della Croce Rossa Americana. La notte dell'8 luglio 1918, a Fossalta di Piave, venne ferito gravemente ad un ginocchio oltre che subire lesioni da schegge di proiettile su tutto il corpo. Testo inciso sulla stele: SU QUESTO ARGINE, ERNEST HEMINGWAY VOLONTARIO DELLA CROCE ROSSA AMERICANA VENIVA FERITO LA NOTTE DELL'8 LUGLIO 1918 Dopo la guarigione, lasciata la Croce Rossa, combattè fino all'armistizio nelle file dell'esercito italiano. L'esperienza della guerra lungo il Piave gli ispirò le indimenticabili pagine di 'Addio alle armi' (I ed. del 1929). Dopo quell'esperienza lo scrittore tornò più volte nelle zone del Basso Piave affascinato dalla bellezza dei luoghi e per praticare la caccia. Il Battistero, monumento di pace, voluto dai "Ragazzi del 99" sulle rive del "sacro fiume" Piave, è stato inaugurato il 19 giugno 1983. Esso ha si radici nel passato, in memoria dei Caduti della Grande Guerra, ma è sopratutto un monito di pace e fratellanza per tutti i popoli ed in particolare per le generazioni future. Ogni anno ne viene celebrato l'anniversario dell'inaugurazione con la "Giornata della Pace" il cui momento "clou" è il S. Battesimo di bambini italiani e stranieri quale segno di pace e fratellanza fra i popoli.

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Fossalta di Piave

La chiesa dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è la parrocchiale di Fossalta di Piave, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso[1]; fa parte del vicariato di San Donà di Piave. La precedente chiesa di Fossalta di Piave fu costruita nel 1856 su progetto dell'architetto Giovanni Battista Meduna e consacrata il 7 ottobre 1880 dal vescovo di Treviso Giuseppe Callegari. Nel 1914 iniziarono i lavori di costruzione del campanile in stile veneziano, che fu distrutto assieme alla chiesa nel 1918 durante la Prima guerra mondiale. L'attuale parrocchiale venne riedificata tra il 1920 ed il 1922 con le stesse proporzioni di quella ottocentesca; in quell'anno furono eretto il nuovo campanile ed impartita la consacrazione. L'edificio venne restaurato tra il 1984 ed il 1985. Infine, tra il 1990 ed il 1991, fu rifatto il pavimento.

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Musile di Piave

La chiesa di San Donato è la parrocchiale di Musile di Piave, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di San Donà di Piave. Da un documento datato 1186 s'apprende che la Villa Sancti Donati de Musili era compresa nella diocesi di Torcello. Nelle Collette di Curia del 1330 si legge che la chiesa di Musile era filiale della pieve di Noventa e che era retta da un cappellano. Tale situazione è confermata nel 1495, mentre nel 1554, in seguito all'erezione della chiesa di San Donà di Piave a parrocchia autonoma, la cappella musilese passò sotto l'influenza di quest'ultima. Nel 1587 ridivenne, però, nuovamente filiale della pieve di Noventa, ma i musilesi rivendicarono la libertà da tutti i vincoli sinodali verso la chiesa madre, ma tale richiesta fu respinta e, per giunta, la chiesa fu costretta a pagare cento franchi di ammenda. solo in seguito fu concesso un sacerdote residente in loco e il giuspatronato venne affidato alla nobile famiglia Malipiero. Il campanile Grazie alla relazione della visita pastorale del 1607 si conosce che il tabernacolo era mal ridotto e che la canonica era piuttosto misera; anche durante la visita del 1635 furono rilevate le pessime condizioni in cui versava la chiesetta. Nel 1664 il fiume Piave esondò allagando il paese e distruggendo la chiesa, la quale venne riedificata l'anno seguente nella medesima posizione e consacrata l'8 settembre 1726. Nel 1882 una nuova esondazione del Piave ridusse in macerie la cappella; si decise, dunque, di edificarne una nuova in una posizione diversa]. Progettata dall'ingegner Giuseppe Sicher, la nuova chiesa, in stile neogotico e a tre navate, fu portata a compimento nel 1910. Nell'ultima fase della prima guerra mondiale, quando il fronte passava proprio sul Piave, la chiesa fu distrutta quasi del tutto, solo una parte della facciata rimaneva in piedi. Nel 1919 venne realizzata una baracca da adibire a luogo di culto per far riprendere il servizio religioso in paese; nel frattempo fu compiuta dagli ingegneri Possmai e Schiratti una perizia su ciò che rimaneva della parrocchiale neogotica e stabilirono che i danni ammontavano alla somma di 229288,50 lire. Il 27 dicembre del 1919 si fece richiesta ufficiale presso il commissariato governativo di Treviso per ricostruire la chiesa, ma tale istanza non venne accettata; riscritta in forma diversa e reinviata qualche giorno dopo, fu finalmente accolta. Il 22 maggio 1920 il Commissariato Governativo affidò i lavori di rifacimento all'Impresa Veneta di Ricostruzione e il 1º giugno successivo fu sottoscritto il contratto ufficiale. Il primo lotto in cui erano suddivisi i lavori venne ultimato il 4 giugno 1921, mentre la struttura fu portata a compimento ed aperta il 19 luglio 1922. Il 24 maggio 1923, invece, per la prima volta suonarono a festa le campane della ricostruita torre e il 6 agosto successivo la chiesa fu consacrata dal vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin. Nel 1929 furono collocati nelle navate laterali due altari intitolati alla Beata Vergine Maria e a San Valentino. Nel 1998 vennero ristrutturati il tetto, le finestre e il rosone; in tale occasione l'impianto di riscaldamento subì un rifacimento. La facciata della chiesa, che è in mattoni "a faccia vista" è a salienti ed è tripartita da quattro lesene; nella parte centrale vi sono il portale, caratterizzato da arco carenato, il rosone di forma circolare, che presenta il traforo quadrilobato, mentre nelle parti laterali s'aprono due finestre ad arco a sesto acuto. Sotto la linea di gronda sono visibili degli archetti pensili, mentre sopra le lesene s'innalzano dei pinnacoli. L'interno è suddiviso in tre navate, caratterizzate dal volte a crociera; l'aula termina con il presbiterio, sopraelevato di tre gradini e a sua volta chiuso dall'abside poligonale, illuminata da alcune finestre caratterizzate da archi a sesto acuto. Nelle navate il pavimento è costituito da blocchi di marmo bianco e di marmo rosso di Verona, mentre nel presbiterio si presenta di color grigio. L'organo, presente nell'abside dietro l'altare maggiore è opera di Vincenzo Mascioni del 1928, costruito a trasmissione pneumatica con 13 registri reali. Nel 1985 il Maestro organaro Alessandro Girotto trasformò la trasmissione da pneumatica in elettrica e aumentando i registri sonori a 18. dotandolo di una nuova consolle semovibile.

PictographRiver Altitude 13 ft
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Piave

Il Piave è un fiume italiano, che nasce dalle Alpi Carniche (monte Peralba in Veneto), compiendo i primi chilometri in Friuli-Venezia Giulia, per poi attraversare interamente il Veneto da nord a sud. È il quinto fiume italiano per lunghezza fra quelli direttamente sfocianti in mare. Il fiume attraversa Sappada, il Comelico, il Centro Cadore e la Valbelluna, e la pianura veneta nelle province di Treviso e di Venezia. Già pochi chilometri dopo la sorgente il Piave assume una notevole portata dovuta all'afflusso di numerosi torrenti. Dopo aver percorso i primi chilometri in direzione sud, all'altezza di Cima Sappada il fiume piega a ovest, attraversando Sappada e successivamente ricevendo l'apporto di importanti torrenti come il Piave di Visdende, ma scende lungo la Val Visdende. Passata Sappada si inoltra in una profonda forra (l'orrido di Acquatona) e continua la sua corsa passando per Presenaio, e Campolongo, dove affuisce il torrente Frison. A valle di Santo Stefano di Cadore, si incontra col torrente Padola. Poco prima della località di Cima Gogna, dove riceve l'Ansiei, è bloccato dalla diga del Comelico, creando un serbatoio artificiale.

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San Donà di Piave

Il duomo di Santa Maria delle Grazie è la chiesa principale della città di San Donà di Piave, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di San Donà di Piave. Nel 1476 Francesco Marcello e Angelo Trevisan, detentori dei diritti demaniali della Gastaldia di San Donà, ottennero dal pontefice Sisto IV il permesso di costruire una nuova chiesa nel territorio sottoposto alla propria giurisdizione. L'esigenza di erigere un nuovo edificio di culto era dettata dalla scomparsa di quasi tutte le chiese preesistenti, distrutte da guerre o inondazioni del Piave. La cappella fu dedicata a Santa Maria delle Grazie (“Plebs et Ecclesia Sanctae Mariae Gratiarum, de Gastaldia SS. Donati et Hermelii de Plavi”) e consacrata quattro anni più tardi, nel luglio 1480, dal Vescovo di Treviso Giovanni Dacre. Il 22 agosto 1480 il doge della Repubblica di Venezia Nicolò Da Ponte concesse l'investitura delle temporalità al primo curato Pietro da Drivasto. Come risulta da documenti coevi, la cappella era spoglia, mancante di qualsiasi decorazione interna e priva di campanile. Nel 1500, trascorsi vent'anni dalla consacrazione dell'edificio, nella relazione della sua visita pastorale Bernardo Rossi evidenziava la trascuratezza della cappella, con il suo primo campanile, costituito da due campane sistemate su armatura di legname, e con un primo corredo liturgico, acquistato dai fedeli. Solo nel 1505 su iniziativa del curato veneziano Daniele De Marchi vennero finalmente compiuti i lavori di abbellimento della chiesa e, successivamente, la costruzione di un piccolo campanile. L'edificazione di una vera e propria torre campanaria avvenne però solamente sul finire del XVI secolo. Alla base della struttura per volere dei proprietari della Gastaldia fu collocato lo stemma dei Trevisan. Allo stesso periodo risale anche l'esclusione della stessa famiglia Trevisan dall'amministrazione diretta della chiesa, affidata ai massari e al curato (1580). La relazione redatta nel 1584, in seguito alla visita apostolica del vescovo di Parenzo, testimonia la presenza nella chiesa di un corredo liturgico. L'interno è a navata unica coperta da una volta a botte. Lo spazio è scandito da semicolonne corinzie e decorato da dodici pannelli raffiguranti gli apostoli, opera del bresciano Alberto Rava e dono della famiglia Ancillotto. Sei cappelle laterali intercomunicanti dilatano lo spazio della navata e ospitano varie opere d'arte risalenti in prevalenza al XIX e XX secolo. Le cappelle di destra (lato sud), sono dedicate rispettivamente a san Giuseppe, a santa Maria delle Grazie e alle "opere di misericordia". Le cappelle di sinistra (lato nord), sono invece intitolate a san Giovanni Battista e a sant'Antonio da Padova, mentre l'ultima è riservata al fonte battesimale. Nel presbiterio, sopra l'altare maggiore, trova posto un grande crocifisso bronzeo. Ai lati si trovano due statue in marmo di Carrara provenienti dalla chiesa precedente rappresentanti la Madonna del Rosario e San Francesco d'Assisi. Sulla controfacciata, ai lati del portone principale la lapide di destra ricorda la concessione del giuspatronato sulla chiesa della Gastaldia di San Donà ai Trevisan, patrizi veneziani, dispensata da Papa Sisto IV nel febbraio 1476. All'interno dell'edificio è presente un organo costruito nel 1924 dalla ditta Mascioni di Varese. Sostituisce uno strumento della stessa casa costruttrice del 1913, andato distrutto durante la Grande guerra. La facciata è caratterizzata da un pronao sormontato dalle statue delle tre virtù teologali e sostenuto da otto colonne scanalate di ordine corinzio. Il timpano superiore della facciata è coronato dalle statue raffiguranti la Madonna, san Pietro e san Paolo. A sinistra del portale centrale, una nicchia conserva il crocifisso ligneo ritrovato tra le rovine del vecchio duomo; a destra un busto ricorda l'arciprete Luigi Saretta. La facciata del duomo è rivolta a nord-ovest. A destra del duomo si eleva il campanile, alto 74 metri e contenente sei campane.

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San Donà di Piave

Il duomo di Santa Maria delle Grazie è la chiesa principale della città di San Donà di Piave, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di San Donà di Piave. Nel 1476 Francesco Marcello e Angelo Trevisan, detentori dei diritti demaniali della Gastaldia di San Donà, ottennero dal pontefice Sisto IV il permesso di costruire una nuova chiesa nel territorio sottoposto alla propria giurisdizione. L'esigenza di erigere un nuovo edificio di culto era dettata dalla scomparsa di quasi tutte le chiese preesistenti, distrutte da guerre o inondazioni del Piave. La cappella fu dedicata a Santa Maria delle Grazie (“Plebs et Ecclesia Sanctae Mariae Gratiarum, de Gastaldia SS. Donati et Hermelii de Plavi”) e consacrata quattro anni più tardi, nel luglio 1480, dal Vescovo di Treviso Giovanni Dacre. Il 22 agosto 1480 il doge della Repubblica di Venezia Nicolò Da Ponte concesse l'investitura delle temporalità al primo curato Pietro da Drivasto. Come risulta da documenti coevi, la cappella era spoglia, mancante di qualsiasi decorazione interna e priva di campanile. Nel 1500, trascorsi vent'anni dalla consacrazione dell'edificio, nella relazione della sua visita pastorale Bernardo Rossi evidenziava la trascuratezza della cappella, con il suo primo campanile, costituito da due campane sistemate su armatura di legname, e con un primo corredo liturgico, acquistato dai fedeli. Solo nel 1505 su iniziativa del curato veneziano Daniele De Marchi vennero finalmente compiuti i lavori di abbellimento della chiesa e, successivamente, la costruzione di un piccolo campanile. L'edificazione di una vera e propria torre campanaria avvenne però solamente sul finire del XVI secolo. Alla base della struttura per volere dei proprietari della Gastaldia fu collocato lo stemma dei Trevisan. Allo stesso periodo risale anche l'esclusione della stessa famiglia Trevisan dall'amministrazione diretta della chiesa, affidata ai massari e al curato (1580). La relazione redatta nel 1584, in seguito alla visita apostolica del vescovo di Parenzo, testimonia la presenza nella chiesa di un corredo liturgico. L'interno è a navata unica coperta da una volta a botte. Lo spazio è scandito da semicolonne corinzie e decorato da dodici pannelli raffiguranti gli apostoli, opera del bresciano Alberto Rava e dono della famiglia Ancillotto. Sei cappelle laterali intercomunicanti dilatano lo spazio della navata e ospitano varie opere d'arte risalenti in prevalenza al XIX e XX secolo. Le cappelle di destra (lato sud), sono dedicate rispettivamente a san Giuseppe, a santa Maria delle Grazie e alle "opere di misericordia". Le cappelle di sinistra (lato nord), sono invece intitolate a san Giovanni Battista e a sant'Antonio da Padova, mentre l'ultima è riservata al fonte battesimale. Nel presbiterio, sopra l'altare maggiore, trova posto un grande crocifisso bronzeo. Ai lati si trovano due statue in marmo di Carrara provenienti dalla chiesa precedente rappresentanti la Madonna del Rosario e San Francesco d'Assisi. Sulla controfacciata, ai lati del portone principale la lapide di destra ricorda la concessione del giuspatronato sulla chiesa della Gastaldia di San Donà ai Trevisan, patrizi veneziani, dispensata da Papa Sisto IV nel febbraio 1476. All'interno dell'edificio è presente un organo costruito nel 1924 dalla ditta Mascioni di Varese. Sostituisce uno strumento della stessa casa costruttrice del 1913, andato distrutto durante la Grande guerra. La facciata è caratterizzata da un pronao sormontato dalle statue delle tre virtù teologali e sostenuto da otto colonne scanalate di ordine corinzio. Il timpano superiore della facciata è coronato dalle statue raffiguranti la Madonna, san Pietro e san Paolo. A sinistra del portale centrale, una nicchia conserva il crocifisso ligneo ritrovato tra le rovine del vecchio duomo; a destra un busto ricorda l'arciprete Luigi Saretta. La facciata del duomo è rivolta a nord-ovest. A destra del duomo si eleva il campanile, alto 74 metri e contenente sei campane.

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San Donà di Piave

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