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Vigna di Valle - Vaticano passando da Cesano,Olgiata, Isola Farnese, Labaro

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Trail stats

Distance
33.48 mi
Elevation gain
1,053 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,496 ft
Max elevation
600 ft
TrailRank 
36
Min elevation
60 ft
Trail type
One Way
Moving time
2 hours 45 minutes
Time
3 hours 42 minutes
Coordinates
7477
Uploaded
May 11, 2024
Recorded
May 2024
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near Vigna di Valle, Lazio (Italia)

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Itinerary description

Percorso da Vigna di Valle a Vaticano passando per:
- Madonna Delle Grazie (2.4 km)
- Cascata della Mola (21.4 km)
- Ponte Sodo (23.2 km)
- Tumulo Vaccareccia (25.9 km)
- Ponte Milvio (44.4 km)
- Ponte della Musica (45.7 km)
- Castel Sant'Angelo (48.7 km)

In effetti i chilometri reali sono 10 in più, essendo andato in treno da Roma a Cesano e da qui fino a vigna di Valle, la mattina. La traccia è del pomeriggio.

Da Wikipedia

La Via Francigena, Francisca o Romea, è parte di un fascio di percorsi, detti anche vie romee, che dall'Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d'imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati.

Nel 1994 è stata dichiarata "Itinerario Culturale Europeo" assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

Storia

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La strada nasce nel VI secolo per una necessità strategica delle popolazioni longobarde che avevano bisogno di collegare la loro città principale, Pavia, con i ducati centro-meridionali di Spoleto e di Benevento, semicircondati da territori bizantini. L'esigenza di utilizzare una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Questo percorso prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa: Mons Langobardorum.
Dalla fine del VIII secolo, dopo la discesa in Italia di Carlo Magno a seguito della chiamata di Papa Adriano I e l'annessione dell'Italia settentrionale al Regno dei Franchi (774), il percorso iniziò ad essere conosciuto come Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, e in una prima fase la sua destinazione finale iniziò ad essere identificata con Roma, sede del papato.
La prima testimonianza scritta che cita questo nome risale ad una pergamena risalente al 876 (Actum Clusio) conservata nell'Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata[2] e che si riferisce ad un tratto di strada nell'agro di Chiusi, in provincia di Siena. Tuttavia, bisogna aspettare il 990 per avere la prima descrizione scritta del percorso: si tratta della relazione che Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990 al 994, fece del suo viaggio di ritorno da Roma, dove si era recato per ricevere il Pallium, simbolo della dignità arcivescovile, dalle mani di Papa Giovanni XV. In questo suo breve documento, Sigerico annota i nomi delle chiese di Roma che ha visitato e descrive le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, descrivendo in modo preciso i punti di sosta (mansiones).
La prima attestazione della via Francigena a sud di Roma risale invece al 1024, con il Privilegium Baiulorum Imperialium rinvenuto a Troia di Puglia, sulla via Appia Traiana[1]. Tuttavia una parte di tale percorso risultava essere già in uso nei secoli precedenti presso i devoti longobardi diretti al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano; tale primitivo itinerario è definito Via Sacra Langobardorum[3].


S. Eldrado, dopo il pellegrinaggio a Santiago, valicando le Alpi lascia bastone e bisaccia da pellegrino per entrare nell'Abbazia di Novalesa, lungo la "Via Francigena del Moncenisio", in Val di Susa, XI secolo.
Tra i secoli XI e XIII la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente; i luoghi santi della Cristianità a cui erano dirette le tre peregrinationes maiores erano: il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela e le tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma[4]. La Via Francigena diventò quindi lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso il porto di Brindisi, dove s’imbarcavano verso la Terra santa. Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi, o per proseguire verso il Moncenisio e quindi immettersi sulla Via Tolosana, che conduceva verso la Spagna.
Una testimonianza scritta datata tra il 1154 e il 1160 è il Leiðarvísir (Itinerarium), scritto in norreno[5] dall'abate islandese Nikulás da Munkaþverá[6][7]. Il monaco, nel tratto italiano, effettua un percorso molto simile a quello di Sigerico, ma poi prosegue sulla via Appia Traiana per l'imbarco dai porti pugliesi. Dopo l'Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che, toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e della Grecia, conduce fino alla Turchia e poi a Gerusalemme. Dal diario emerge che il pellegrinaggio in quegli anni era molto frequentato da uomini provenienti da tutta Europa[8][9][10].
Nel 1273 si ebbe una ulteriore testimonianza scritta: l'Iter de Londino in Terram Sanctam (ora conservato alla British Library), scritto in francese dal benedettino inglese Matteo Paris, come guida per i pellegrini londinesi che si recavano in Terra santa. L'itinerario segue un percorso diverso in Francia, entrando in Italia dal Moncenisio, percorrendo la Val di Susa per poi convergere sul percorso di Sigerico a Vercelli.[11]. Nel corso del XII secolo infatti questo percorso era diventato prevalente rispetto a quello primitivo[12], che prevedeva l'ingresso in territorio italico dal colle del Gran San Bernardo, da dove si scendeva in Valle d'Aosta e poi a Ivrea, quindi a Vercelli.[13]
La Via Francigena divenne presto il principale asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini; un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Il fatto che la via Francigena collegava le regioni più ricche del tempo (le Fiandre e l'Italia, passando per le fiere della Champagne) ne determinò l’uso crescente come via di commercio, portando all'eccezionale sviluppo di molti centri lungo il percorso. Nel XIII secolo i traffici commerciali crebbero a tal punto che si svilupparono numerosi tracciati alternativi alla Via Francigena che, quindi, perse la sua caratteristica di unicità, frazionandosi in numerosi itinerari di collegamento tra il nord e Roma. Per questo motivo iniziò ad essere conosciuta con il nome in Via Romea, non essendo più unica l’origine, ma la destinazione. Inoltre la crescente importanza di Firenze e dei centri della valle dell’Arno spostò a oriente i percorsi, relegando il Passo della Cisa a una funzione puramente locale e decretando la fine dell’antico percorso.


Pellegrini in cammino verso Roma, scolpiti in un rilievo del Duomo di Fidenza (fine XII secolo).

Percorso

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La Francigena non era propriamente una via, quanto piuttosto un fascio di vie, un sistema viario con molte alternative.
Fino alle Alpi

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L'asse centrale, quello seguito da Sigerico, corrispondeva alla "via di Fiandra" (route de la Flandre), la via commerciale che collegava le regioni più ricche dell'Europa tardomedievale: l'Italia e le Fiandre, passando per la Champagne, dove si tenevano le omonime fiere internazionali. Dalle Fiandre attraversava l'Artois (Arras), la Champagne (Reims), la Franca Contea (Besançon), valicava il Giura al Colle di Jougne, per arrivare a Losanna[13].
Gli Inglesi s'inserivano ad Arras, provenendo da Londra (Matthew Paris) e da Canterbury (Sigerico), e attraversavano la Manica fra Dover e Calais.
A oriente c'era un altro importante "corridoio", quello rappresentato dalla Valle del Reno[13]: Nikulás da Munkaþverá riferisce che i pellegrini prendevano il bordone a Utrecht o Deventer e poi proseguivano facendo tappa nelle città commerciali di Colonia, Magonza, Spira, Worms, Strasburgo, Basilea, infine, abbandonato il Reno, continuavano per Soletta, Avenches e Vevey[14]. Gli Scandinavi e i Tedeschi del Nord provenivano da Stade e arrivavano al Reno a Duisburg (Annales Stadenses) o a Magonza (Nikulás).
La variante occidentale era quella che partiva da Parigi, e a Troyes si immetteva nella "via di Fiandra". "Francigena" significa proprio "che nasce dalla Francia"[15].
Il passaggio delle Alpi: Moncenisio e Gran San Bernardo

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Percorso in Valle d'Aosta


Percorso in Piemonte
I due principali valichi alpini utilizzati dai romei erano il colle del Gran San Bernardo e il Colle del Moncenisio[13]. La strada del Gran San Bernardo cominciava dal lago di Ginevra, da Losanna o da Vevey, risaliva il Rodano, entrando nel Vallese, faceva tappa alla grande abbazia di Saint-Maurice d'Agaune, poi lasciava la valle del Rodano per la Val d'Entremont, ed arrivava al Passo. Di qui scendeva la Valle del Gran San Bernardo fino ad Aosta e poi la Valle d'Aosta fino a Ivrea e quindi Vercelli[13].
La strada del Moncenisio si staccava già nella Champagne e si dirigeva verso Beaune, da dove scendeva la valle della Saona fino a Lione. Poi proseguiva per Chambéry, risaliva la Valle dell'Arc fino al Colle del Moncenisio, dove sin dall'825 è documentato l'Ospizio del Moncenisio, un punto tappa ad peregrinorum receptionem[16]. Di lì la Via, conservata ancora oggi per ampi tratti, scendeva a Novalesa, dove oltre all'Abbazia del 726, nel borgo antico è visibile parte di una locanda medioevale detta Casa degli affreschi per le sue decorazioni[17]. Significativamente, presenta in facciata affreschi con gli stemmi delle regioni europee di provenienza e di destinazione degli avventori che attraversavano il valico del Moncenisio[18].
Si proseguiva poi verso Susa, dove si trovava la congiunzione con l'itinerario del Colle del Monginevro, di collegamento con la Francia del Sud e il Cammino di Santiago.
Quindi, percorrendo tutta la Valle di Susa, passando dalla Sacra di San Michele ed infine per l'abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, raggiungeva Torino e poi Chivasso e Vercelli[13], oppure costeggiava il Po lungo l'antico Itinerarium Burdigalense, fino a Pavia. Politicamente, i due valichi erano controllati su entrambi i versanti dai conti di Savoia, che oltre alla terra d'origine, governavano anche sulla Val di Susa, la Valle d'Aosta ed il Basso Vallese. E il dominio sui passi alpini era la ragione della loro potenza[19]. Fino al Duecento il valico del Gran San Bernardo era più usato. Nel corso di quel secolo si affermò il percorso del Moncenisio, soprattutto per chi proveniva dalla Francia[20].
Il passaggio del Po

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Percorso in Lombardia


Percorso in Emilia-Romagna
Da Vercelli in poi gli itinerari si riunivano: passavano per Robbio, Mortara e Pavia[21]. Il passaggio del Po in barca fra Corte Sant'Andrea, alla confluenza tra i fiumi Po e Lambro, e Calendasco, presso Piacenza, è riconosciuto come Transitus Padi, fin dal 1994, dal Consiglio d'Europa e dal 2009 anche da due Ministeri italiani[22]. In realtà sono attestati vari porti fluviali di Piacenza, ma soprattutto le numerose modifiche del percorso del Po impediscono di individuare il punto in cui i pellegrini attraversavano il fiume[23].
Da Piacenza si proseguiva lungo la via Emilia per Fiorenzuola d'Arda e Borgo San Donnino[21].

La via Francigena sull'Appennino campano, all'altezza di Ariano Irpino.
Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta, del Cammino di Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un simile percorso di pellegrinaggio, la via Francigena. Com'era successo per il cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in parte sotto l'asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del Medioevo e dell'età romana.
Nel 1994 la Via Francigena ha ottenuto la certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”.[36]
Il 7 aprile 2001 è stata creata l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), soggetto abilitato ufficialmente dal Consiglio europeo per promuovere i valori dei cammini e dei pellegrinaggi, partendo dallo sviluppo sostenibile dei territori attraverso un approccio culturale, identitario, turistico.[37]
L'interesse, dapprima limitato agli studiosi, poi esteso a molti che, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, desideravano arrivare a Roma a piedi e poi a Gerusalemme (utilizzando le rotte navali pugliesi), ha fatto nascere una rete di "amanti della Francigena" che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e percorsi. Ove possibile, si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate.
Da Ivrea a Santhià, Sigerico nel 990 percorse la via diretta "romana" a sud del lago di Viverone, variante Via Francigena (molto gradita e con segnaletica) proposta da AIVF (dal 2007) e dagli Amici della VF di Santhià. La variante AIVF (2013), attraversato il Parco regionale Montemarcello-Magra, raggiunge l'antica Luni e Avenza e prosegue, da Massa sulla "via romana" per raggiungere Pietrasanta. Nell'agosto 2013, la regione Emilia-Romagna, modificando le norme sull'utilizzo dei sentieri, ha permesso il passaggio sul tratto emiliano di motocicli e quad[38].
Il tratto della "variante Francigena di Garfagnana" chiamata oggi Via del Volto Santo è percorribile su antichi sentieri e mulattiere, con numerosi ponti medioevali per l'attraversamento del fiume Serchio e dei suoi affluenti. Anche se non ancora segnalato e non attrezzato con una rete di strutture dedicate per l'accoglienza ai pellegrini (in conventi, parrocchie, ecc.) questo percorso attraversa un territorio dove l'ospitalità diffusa è garantita da una fitta rete di agriturismi, bed and breakfast, botteghe di paese, piccoli bar e ristoranti, tutto ciò rende il percorso sufficientemente attrezzato per un gradevole transito di pellegrini o trekker. Anche in provincia di Lucca sono state effettuate molte opere per recuperare l'antico tratto della Via Francigena, che giungeva proprio nella città di Lucca, una delle mete di passaggio ma anche di arrivo di molti pellegrini.
Tra le regioni italiane, il Lazio è stato molto attivo: a partire dal 2016 ha investito sulla Francigena in termini di risorse e di promozione turistica, riattivando una serie di percorsi che hanno come fulcro Roma: in particolare, sul tratto a nord proveniente dalla Toscana, e quello a sud sulla direttrice Prenestina che attraversa Palestrina, entra nella Valle del Sacco e dopo Anagni si ricongiunge alla via Latina per dirigersi a Capua, dove incontra l'altra direttrice, la via Appia.
Nel 2017 anche la regione Campania ha dato vita al distretto turistico Viaticus[39] con l'obiettivo precipuo di incrementare lo sviluppo del turismo religioso; qualche anno prima la regione Puglia aveva elaborato, a sua volta, un articolato "Piano di valorizzazione della via Francigena del Sud"[40].
È inoltre cresciuta la necessità di avere strutture idonee per l'accoglienza dei pellegrini lungo l'intero tracciato. In tal senso molte parrocchie ed istituzioni religiose ospitano i pellegrini muniti di credenziali, diretti verso Roma secondo i canoni del vero pellegrinaggio. In anni recenti, la Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia gestisce diverse strutture di accoglienza sulla via Francigena, una in Toscana a Radicofani (lo Spedale di San Pietro e Giacomo) e una a Roma (lo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e di San Benedetto Labre[41]).
Importante è anche un certo interesse mediatico, come una serie radiofonica di Rai Radio Tre dedicata alla Francigena[42], poi documentari e la pubblicazione di alcune guide che stanno avvicinando un numero di persone sempre crescente, le quali, per motivi religiosi o meno, attraversano l'antico percorso.
Le istituzioni stanno lavorando in accordo con il Ministero dei Beni Culturali per mettere a sistema l'enorme patrimonio diffuso sulla penisola, le tradizioni e le feste popolari, l'enogastronomia. Oltre alla messa in sicurezza del tracciato, sarà necessario affrontare il problema del reperimento, lungo il percorso, di strutture ricettive a buon prezzo, dislocate a distanze regolari tra le tappe, così come sarà necessario stipulare accordi e convenzioni per servizi e assistenza.
Nel 2017 sette regioni italiane, interessate dal tracciato della Francigena nel suo tratto dal San Bernardo a Roma (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio), hanno firmato un protocollo d'intesa per candidare l'itinerario a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO



La Betti Editrice, Regione Toscana e AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene) hanno ideato il Premio Letterario "Via Francigena", dedicato a storie ai racconti di autori, esordienti e non, che riescano a descrivere in modo originale il proprio cammino geografico e spirituale

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PictographPanorama Altitude 479 ft
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PictographWaypoint Altitude 453 ft
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Sentiero molto invaso dalla vegetazione, comunque si passa

PictographIntersection Altitude 466 ft

Qui conviene uscire su una strada sterrata

Meglio

PictographPanorama Altitude 469 ft
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PictographWaterfall Altitude 259 ft
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Cascata

PictographFlora Altitude 354 ft
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Flora

PictographPhoto Altitude 377 ft
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PictographPanorama Altitude 236 ft
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Panorama

PictographFlora Altitude 240 ft
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Flora

PictographWaypoint Altitude 253 ft
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PictographWaypoint Altitude 49 ft
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