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Giro del e sul Soratte e fiasco del Tevere

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Trail stats

Distance
22.71 mi
Elevation gain
2,313 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,313 ft
Max elevation
2,242 ft
TrailRank 
53
Min elevation
132 ft
Trail type
Loop
Moving time
2 hours 54 minutes
Time
5 hours 27 minutes
Coordinates
5329
Uploaded
May 15, 2024
Recorded
May 2024
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near Terraro, Lazio (Italia)

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Itinerary description

Il giro è molto bello e panoramico, perfetto per questo periodo. Dopo le piogge potrebbe esserci fango nella prima parte.
La salita alla vetta del Soratte dal paese di Sant’Oreste si fa su strada asfaltata, quindi più facile da pedalare anche se la pendenza è davvero molto forte. Anche in discesa ci si lascia una buona parte delle pasticche dei freni. Quasi a metà della discesa, in prossimità di una cappella e di un tavolo da picnic, si devia a sinistra. La discesa attraverso il sentiero chiamato carbonaie non è per niente facile specialmente in alcuni punti molto ripidi su terra. Tornati al paese di Sant’Oreste seguire la traccia per un bel single-track meno difficile del precedente, che porta fino alla ferrovia alta velocità, che si costeggia per un po’.questo è un tratto davvero molto selvaggio e abbiamo visto diversi Falchi e anche un serpente in mezzo alla strada. Passati sotto l’autostrada, ormai praticamente arrivati alle macchine, abbiamo deciso di andare a vedere il fiasco del Tevere, un fenomeno davvero interessante

Percorso ad anello da Terraro passando per:
- Sant’Anna (15.2 km)
- Cappella Dell'Annunziata (16.1 km)
- Eremo Santa Maria delle Grazie (17.2 km)
- Grotta Santa Lucia (19.0 km)



Da Wikipedia

Il Monte Soratte è una montagna del Lazio, nel comune di Sant'Oreste in provincia di Roma, alta 691 m. La sua forma e ancor più la sua posizione relativamente isolata nel mezzo della valle del Tevere hanno da sempre stimolato la fantasia e la curiosità.

Bunker Soratte
Le gallerie del monte Soratte sono delle gallerie-bunker scavate all'interno del monte Soratte, nel territorio del comune di Sant'Oreste, situato nella città metropolitana di Roma.


Storia
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Periodo fascista
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Vista del monte Soratte da Civita Castellana

La nascita di queste gallerie risale agli anni Trenta, quando Mussolini decise di trovare un luogo che non fosse troppo lontano da Roma (circa 44 chilometri) da utilizzare come rifugio antiaereo per le più alte cariche del Regime fascista e del Regio Esercito in particolare. Inizialmente queste gallerie dovevano sembrare delle fabbriche per armi della Breda e ufficiosamente venivano denominate le "Officine Protette del Duce".[1]
I lavori di scavo, iniziati nell'autunno del 1939, furono svolti dalla ditta Giovanni Perucchetti sotto la direzione del Genio militare di Roma, e la lunghezza totale del lotto effettivamente realizzato fu di oltre 4 chilometri, mentre il progetto avrebbe dovuto comprendere ulteriori quattro lotti per un totale di 14 chilometri.[1] Altre ditte, come la "Tudini & Talenti" e la "S.I.C.A. - Società Italiana Costruzioni Antigas" di Torino, si occuparono dei lavori di impermeabilizzazione e realizzazione degli infissi ed impianti speciali. L'intera opera di scavo delle gallerie venne realizzata in un arco di tempo di soli due anni e mezzo.
A livello locale, la popolazione vide favorevolmente questi lavori, che comportarono un notevole slancio economico-industriale per il territorio. Nonostante ciò, la maggior parte dei lavoratori veniva da altri centri, soprattutto dal nord Italia, in quanto maggiormente specializzati. I lavori di scavo nelle gallerie era organizzato su tre turni di lavoro di 8 ore ciascuno, a partire dalle 6 di mattina. Gli scavi si protraevano, quindi, per tutta la giornata. Gli operai addetti ai lavori venivano ripartiti tra quelli che curavano l'avanzamento dello scavo (mediante l'uso di mine), quelli adibiti al trasporto del materiale e quelli addetti ai servizi. Durante i lavori molti furono i feriti, e si ebbe anche un morto, Benedetto Giacomini, deceduto all'esterno dell'area durante un incidente con un carrello di trasporto il 27 febbraio 1940.[2]
Oltre allo scavo delle gallerie, bisognava costruire anche nuove infrastrutture stradali adeguate; furono progettate due vie d'accesso: una da nord e una da sud, di cui solo la seconda fu completata prima dello scoppio della guerra.[2]
La struttura ipogea era pressoché ultimata, così come gli impianti di sicurezza e gli infissi interni risultavano installati, già nella seconda metà del 1943.
L'opera in caverna si estende per una superficie di oltre 25.000 m² calpestabili e carrabili. Il volume di escavazione, ad oggi rilevabile, ha interessato circa 300.000 metri cubi di roccia. Il perimetro protetto, che venne individuato durante le opere di escavazione, aveva un'estensione di 60 ettari, poi ridotti nel dopoguerra ai 44 ettari ancora oggi ben delimitati.
Occupazione nazista
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Nel settembre 1943, quando la Germania nazista invase il territorio italiano con l'Operazione Achse, queste gallerie furono occupate dalla Wehrmacht precedentemente alloggiata a Frascati, sotto la guida del Feldmaresciallo Albert Kesselring che decise di insediare qui la sede del comando supremo delle forze di occupazione tedesche, Oberkommando der Wehrmacht - Heeresgruppe C, nel dettaglio Oberbefehlshaber Süd.[3][4] Qui rimasero per circa 10 mesi, potendo trarre vantaggio dal fatto che queste gallerie erano un perfetto rifugio antiaereo. Ne dettero prova il 12 maggio 1944, quando due stormi di B-17 Flying Fortress partirono da Foggia, Base di Tortorella, per abbattere le gallerie e colpire le truppe tedesche che vi si nascondevano. Nonostante il massiccio bombardamento, operato con tecniche particolarmente distruttive e che hanno lasciato segni ben visibili ancora oggi sul Soratte, le gallerie subirono dei danneggiamenti parziali in aree anche vaste ma per lo più prossime agli ingressi esterni, mentre l'intero complesso ipogeo più in profondità ha perfettamente resistito sia a livello strutturale sia impiantistico garantendo la sopravvivenza alla maggior parte dei soldati tedeschi che vi trovarono rifugio.
Di fatto, questo fu l'unico periodo in cui l'intera struttura venne effettivamente utilizzata e facendo riferimento ai documenti trasmessi e ricevuti il bunker fu attivo come Oberkommando der Wehrmacht (il Comando Supremo del Sud Europa della Wehrmacht) dal 13 settembre 1943 al 3 giugno 1944.[1]
Prima di abbandonare le gallerie, il Feldmaresciallo Kesselring ordinò di minare ed incendiare la struttura, ma anche in questo caso i danni alle strutture furono relativi. Una leggenda vuole che all'interno delle gallerie, lo stesso Feldmaresciallo fece nascondere una parte delle casse contenenti i lingotti dell'oro della Banca d'Italia stimata in circa 72 tonnellate ma, nonostante le numerose ricerche da parte di privati e da parte dell'Esercito Italiano, mai se ne trovò traccia.[1]
Dopoguerra
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Dopo la fine della guerra, dal 1952 al 1962, le gallerie furono nuovamente utilizzate dall'Esercito Italiano come polveriera per l'artiglieria;[3] a guardia della polveriera si trovava una guarnigione dei Granatieri di Sardegna.
Più volte tra il 1947 ed il 1959 si verificarono alcuni incidenti al di fuori delle gallerie, le cui cause sono rimaste ignote; si è ipotizzato ad esempio il tentativo, da parte di alcuni sovversivi, di far esplodere la struttura o di depredare il deposito di armi. Si ritenne che la polveriera venne trasferita altrove anche per la difficoltà di controllo di assalti del genere mentre, in realtà, il Governo Italiano aveva già individuato nel sito del Soratte, a metà degli anni '60, la possibilità i realizzare una struttura per la sicurezza nazionale utile in caso di attacco nucleare sulla capitale.
La polveriera ha occupato circa la metà del complesso ipogeo per un decennio e, per ovviare alla umidità naturale dell'ambiente che penetrava le volte in cemento armato venne realizzato una volta secondaria in lastre di cemento-amianto.
I complessi lavori di bonifica dell'intero sito ipogeo occupati dalla polveriera del monte Soratte sono stati ultimati nel 2013.
Guerra fredda
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Ingresso ad un bunker anti-atomico
Le gallerie conobbero una nuova vita durante la guerra fredda: nel 1963 la Presidenza del Consiglio dei ministri, sotto l'egida della NATO, decise di riutilizzare il sito trasformandolo in bunker anti-atomico per poche "persone con alti compiti di governo": nasce il complesso che avrebbe dovuto garantire il governo della nazione in caso di attacco nucleare su Roma.
Il complesso antiatomico, posto nel "cuore" dell'opera in caverna, si estende per 1,3 chilometri calpestabili su tre piani e si sviluppa su un volume di oltre 35.000 m³ ad una profondità di almeno 250 m, fino a raggiungere i 305 m. Le volte in cemento armato degli anni '40 realizzate negli ambiti più profondi scelti per ospitare il sito antiatomico, vengono ulteriormente rinforzate mediante l'edificazione di un'ulteriore camicia di cemento armato a resistenza migliorata di spessore pari a 60 cm, che presenta una schermatura dai neutroni ad alta energia grazie all'inserimento di uno strato flessibile di polietilene borato.
Il prototipo strutturale di tale bunker viene descritto come modello nei quaderni tecnici dell'AIEA "per il mantenimento a lungo termine di persone, oggetti e documenti utili al mantenimento del Governo d'Italia in caso di devastazione generalizzata".
Il progetto generale fu curato da ingegneri italiani e tedeschi; i lavori iniziarono nel 1963 e furono eseguiti dall'impresa Grassetto del Gruppo Gavio; protrattisi fino al 1967, vennero successivamente collaudati a livello strutturale ma in parte non vennero portati a completamento, probabilmente anche per garantire l'ultima accessibilità carrabile in un ambito che sarebbe risultato utile per la fornitura definitiva di impianti e divisori.
La struttura anti-atomica fu certamente sede di alcune esercitazioni da parte della NATO avvenute tra la seconda metà degli anni '70 e la prima metà degli anni '80 e, successivamente alla fine della Guerra Fredda, fu oggetto di ulteriori progetti di riuso da parte del governo italiano. Tra il 1993 ed il 2003 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ipotizzò la trasformazione del bunker in un'unità C3-ISTAR sempre in ambito NATO, prima della definitiva riduzione ad usi civili che avvenne nel 2008.
L'impianto strutturale presenta notevoli spunti d'interesse quali i diaframmi di protezione in cemento armato gettato a piè d'opera di spessori variabili dai 10,50 m fino a raggiungere lo spessore di oltre 20 m di diaframma negli ambiti delle blast-door di ingresso dall'esterno.
Decisamente all'avanguardia, per gli anni '60, l'installazione di oltre 2500 isolatori sismici in acciaio e neoprene che avrebbero garantito la dissipazione dell'energia di un sisma provocato da un impatto nucleare di prossimità, lasciando libere le gallerie di muoversi e non trasmettendo alcun effetto agli ambienti interni.
Dal 1993 il complesso, benché collaudato a livello strutturale, venne di fatto abbandonato e ad oggi è rimasto intatto come all'epoca, anche in virtù della presenza di un servizio di sorveglianza armata attivo fino al 2008.
Dismissione e recupero
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Entrata delle Gallerie
L'area è stata oggetto di una duplice dismissione da parte del Demanio della Difesa: nel 2001 fu dismesso il percorso esterno e le caserme, nel 2008 venne dismessa la parte ipogea. Fino al 2005 la popolazione locale fu ignara dell'effettiva presenza del bunker anti-atomico all'interno del complesso di gallerie e benché molta fu la manovalanza locale utilizzata per la trasformazione, la vera funzione dei lavori e destinazione degli spazi ipogei non fu mai ufficialmente chiarita, peraltro neanche alle stesse imprese che vi operarono.[1]
Il comune di Sant'Oreste, grazie anche a finanziamenti della Comunità Europea, ha avviato dal 2003 i lavori di recupero di tutta l'area attraverso il progetto denominato "Percorso della Memoria", per farne un luogo museale che dimostri la straordinaria e unica sovrapposizione di strutture della seconda guerra mondiale e della guerra fredda in Italia.[1]
Dal 21 maggio 2013, presso una delle gallerie edificate durante gli anni '30, è stata installata, dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, una stazione di sismica integrata nella rete nazionale di rilevamento sismico di ultima generazione denominata SRES.
Il sito è reso visitabile (su prenotazione) grazie al gruppo volontario che ha fondato nel 2010 la Libera associazione culturale santorestese "Bunker Soratte".[1]
Le gallerie del monte Soratte sono gemellate con base Tuono, un allestimento museale dedicato alla Guerra Fredda e al sistema di difesa missilistico Nike-Hercules presso Folgaria.

Dal sito scoprilasabina it

Fiasco del Tevere
Ideale per una bella passeggiata immersi nella quiete e nella natura, il Fiasco del Tevere è il caratteristico tratto di fiume dalla conformazione quasi unica, a “fiasco”. Luogo perfetto per gli amanti della pesca sportiva: all’interno della scheda vi aspettano i preziosi consigli tecnici di Fishingmania per grandi catture!

Il Fiasco del Tevere e la sua silenziosa bellezza

Avvolta dalla folta nebbia invernale o illuminata dal caldo sole estivo, la Valle che si dispiega alle pendici del Monte Soratte, proprio sotto Ponzano Romano, tra Stimigliano e Forano, accoglie un prezioso gioiello: il fiume Tevere.

Nel tratto chiamato appunto “Valle del Tevere”, il fiume scorre in un territorio – per lo più pianeggiante – che lo porta dritto dritto a bagnare la Città Eterna, dove il Tevere perde la sua natura più selvaggia per finire intrappolato tra gli argini murati che proteggono Roma, solcato da monumentali ponti storici che permettono di passare da una sponda a un’altra con facilità.

L’importanza del Tevere nella storia dei paesi sabini

I paesi che si affacciano sulla Valle del Tevere devono la loro origine alla presenza del fiume; è proprio all’abbondanza di acqua che si deve – per esempio – la fiorente economia agricola che ha caratterizzato la storia di questi paesi e che ancora oggi è assai sviluppata.

I campi adiacenti al fiume Tevere in estate sono un tripudio di colori, tra il giallo dei girasoli e del mais, che vengono coltivati in abbondanza, e quelli degli arcobaleni che si formano sotto la pioggia degli irrigatori.

Il Tevere ha dunque rivestito prima un ruolo fondamentale come elemento indispensabile per l’insediamento umano, poi ha svolto la funzione di linea di confine naturale tra i Sabini (sulla sponda sinistra) e gli Etruschi (sulla sponda destra); infine si è imposto come importante via di comunicazione e di commercio tanto che nella Valle del Tevere esisteva in antichità un approdo, ancora oggi esistente, chiamato “Porto Vecchio”.

Il Fiasco del Tevere, un piccolo tesoro naturalistico

Tra Ponzano Romano e la foce, la zona che ospita il Tevere presenta un letto meandriforme, peculiarità che caratterizza il corso del fiume nel suo scorrere in questo tratto.

La morfologia particolarmente movimentata crea delle anse e il fiume assume caratteristiche di scorrimento decisamente sinuose che, proprio all’altezza di Ponzano, creano un serpeggiamento così pronunciato da dare origine alla cosiddetta forma a fiasco. Ecco perché Fiasco del Tevere.

Le due anse del fiume, in pratica, si avvicinano quasi a toccarsi creando un restringimento che ricorda esattamente quello del tipico contenitore.

Le due anse avrebbero avuto tutte le possibilità di incontrarsi e toccarsi ma i lavori di arginatura che negli anni sono stati fatti hanno impedito questo processo che avrebbe causato la perdita della struttura tipica originando un laghetto destinato a interrarsi o a evaporare.

Oggi il Fiasco del Tevere è ancora soggetto a cambiamenti morfologici dovuti all’erosione e alle correnti che continuano ad accentuarne la strozzatura rendendolo ancora più caratteristico.

Nelle foto e nei rilevamenti risalenti a duecento-trecento anni fa la curvatura era, infatti, decisamente molto meno pronunciata rispetto a quella odierna e le anse risultavano pressappoco parallele.

Perché visitare il Fiasco del Tevere?

Se avete voglia di trascorrere una giornata di spettacolare quiete immersi in una bellezza che solo un paesaggio così unico in Italia offre, questa è una passeggiata che merita assolutamente di essere fatta.

Se siete appassionati di pesca sportiva questo tratto di fiume è un luogo unico nel suo genere, che dà enormi soddisfazioni e di cui, sicuro, avrete già sentito parlare, anche per il fatto che si tratta di un campo gara.

Waypoints

PictographPanorama Altitude 486 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographPanorama Altitude 571 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographWaypoint Altitude 541 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

PictographFauna Altitude 538 ft
Photo ofFauna

Fauna

PictographRuins Altitude 1,398 ft
Photo ofRovine

Rovine

PictographTrain stop Altitude 1,388 ft
Photo ofFermata del treno

Fermata del treno

PictographInformation point Altitude 1,398 ft
Photo ofPunto informativo

Punto informativo

PictographWaypoint Altitude 1,398 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

Photo ofSito archeologico

Sito archeologico

PictographWaypoint Altitude 1,401 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

PictographTunnel Altitude 1,404 ft
Photo ofGalleria

Galleria

PictographWaypoint Altitude 1,398 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

PictographCave Altitude 1,398 ft
Photo ofGrotta

Grotta

PictographReligious site Altitude 2,178 ft
Photo ofEremo Santa Maria delle Grazie

Eremo Santa Maria delle Grazie

PictographInformation point Altitude 1,404 ft
Photo ofPunto informativo

Punto informativo

PictographIntersection Altitude 892 ft
Photo ofIntersezione

Intersezione

PictographCave Altitude 883 ft
Photo ofGrotta

Grotta

PictographFauna Altitude 210 ft
Photo ofFauna

Fauna

PictographRiver Altitude 112 ft
Photo ofFiasco del Tevere

Fiasco del Tevere

PictographRiver Altitude 121 ft
Photo ofFiume

Fiume

PictographRiver Altitude 118 ft
Photo ofFiume

Fiume

Comments  (1)

  • Photo of Gianca MTB
    Gianca MTB May 15, 2024

    Circa al km 25 della traccia, non ricordo precisamente dove, il sentiero è poco frequentato e si sta un po’ richiudendo con rami e frasche. Ora è ok ma in futuro non saprei.

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