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Bar to Bar Tappa 1 Alba-Treiso

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Trail stats

Distance
9.97 mi
Elevation gain
2,028 ft
Technical difficulty
Difficult
Elevation loss
1,234 ft
Max elevation
1,417 ft
TrailRank 
24
Min elevation
499 ft
Trail type
One Way
Coordinates
374
Uploaded
August 19, 2021
Recorded
August 2021
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near Alba, Piemonte (Italia)

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Itinerary description

Si esce da Alba su viale Cherasca e, superato il ponte sul torrente stesso e il successivo passaggio a livello, si svolta a sinistra per via Barbaresco che, circa 300 m dopo, si interrompe per lasciare spazio ad un viottolo sterrato in salita (S2) che costeggia una proprietà cintata (attenti ai cani) e conduce ad una ripida scalinata in legno. In cima si svolta a sinistra su asfalto in direzione dell’agriturismo La Meridiana, dal quale un’altra salita sterrata (S2) costeggia la proprietà e, inoltrandosi sulla collina di Altavilla, tiene la sinistra tra campi e noccioleti fino ad un’ultima salita a destra (S2) che ci porta in cresta sulla strada, prima asfaltata e poi inghiaiata, che corre sul crinale tra le rocche del Tanaro e la valletta di frazione Pertinace. Questa è la collina da dove il 10 ottobre del 1944 i partigiani delle Langhe scesero ad occupare la città di Alba, anche se per soli 23 giorni, in cui però fu dichiarata la Repubblica, come racconta Fenoglio nel suo racconto più celebre.

Davanti a noi le prime colline del Barbaresco tutte ricoperte di vigneti e punteggiate di cascine dai nomi ormai celebri: Rombone, Roncaglie, Pajoré, Marcarini…
La strada, in prossimità dell’ultima abitazione, imbocca un bivio sterrato sulla destra, che gira intorno alla proprietà e ci porta tra i vigneti oltre la collina, per iniziare la discesa molto ripida (D3, ma ci sono steccati e protezioni) che, attraverso il bosco, scende al torrente Seno d’Elvio, quasi dove questo si immette nel Tanaro. Qui, un ponticello ci permette di attraversare per proseguire in piano tra il fiume e le rocche in un’oasi di silenzio, profumi e biodiversità. In queste rocche si raccolgono alcuni dei più pregiati tartufi delle Langhe, proprio grazie al loro essere isolate e, quindi, intatte.
La strada costeggia due cartelli dedicati a Fenoglio per svoltare, dopo un paio di chilometri, a destra al secondo cartello e raggiungere la cascina Pagliuzzi, che lasceremo alla nostra destra per imboccare un ponticello sul rio Sordo e tornare dopo poco sull’asfalto nei pressi delle Cascine Pora.

Proseguiamo fin’oltre la piccola stazione di Barbaresco (oggi diventata la cantina di un australiano!) e imbocchiamo sulla sinistra la via della Stazione che sale nell’anfiteatro naturale di Martinenga: memorie degli antichi Romani (da queste parti nacque l’imperatore Pertinace) e delle successive invasioni barbariche echeggiano nei toponimi e nei ritrovamenti archeologici, mentre oggi i cinque cru della collina (Pora, Fasèt, Asili, Martinenga, Rabajà) sono tra i più famosi della denominazione.

Si raggiunge il crinale in prossimità della piccola cappella di San Teobaldo dove il sentiero, a sinistra della strada, corre parallelo alla stessa per raggiungere il borgo antico di Barbaresco, dominato dalla eccezionale torre medioevale (l’attuale è del XIV sec., edificata dai Visconti, oggi ristrutturata e visitabile) e letteralmente immerso nei vigneti di Nebbiolo, il principe dei vitigni delle Langhe. Un giro in paese è d’obbligo, una degustazione assolutamente imperdibile!

Usciamo dall’abitato da via Cavazza (accanto all’Enoteca Regionale, nella piccola Confraternita di San Donato, oggi un tempio laico del vino, da non perdere) per attraversare la provinciale e scendere alla raccolta borgata Montestefano (altro celebre cru, come i vicini Montefico, Cole e Ronchi): una sorta di belvedere verso il borgo antico di Neive alto. Giusto all’altezza della prima casa si svolta a sinistra: discesa ripida (D2) a tornanti, in asfalto e poi sterrata, fino alla fondovalle, dove si gira a destra tra i pioppi dell’incantevole valletta e, dopo un centinaio di metri, a sinistra per costeggiare la ferrovia e superarla sul cavalcavia di cemento. Pochi metri e si arriva a Cascina Principe, da cui riprende l’asfalto, e si svolta a sinistra fino all’incrocio con la provinciale. E col ricordo di Levi in tasca, riprendiamo la nostra via da dove l’avevamo lasciata per proseguire oltre la provinciale e imboccare la salita (S2) verso cascina Montà, che lasciamo a sinistra; quindi si procede sempre in salita verso la cima di San Cristoforo tra vigneti e capezzagne, tenendo la sinistra. Si passa tra le vasche dell’acquedotto su asfalto per riprendere la sterrata subito dopo l’ultima cascina e raggiungere uno dei punti panoramici più belli della zona (c’è anche una panchina gigante del designer Chris Bangle!).

Da qui si scende dolcemente (D1) fin quasi alla provinciale, svoltando però subito prima a sinistra in un viottolo che poi vira di novanta gradi a destra per scendere ripida (D3) a valle sulla provinciale. Qui si svolta a sinistra e poi al primo bivio (quello di Trezzo Tinella) a destra e, superato il ponte, quindi si imbocca il viottolo a destra in salita (S3). Si tiene la sinistra verso la cascina Castellizzano, che si staglia in cima alla collina: la si raggiunge svoltando a destra quasi giunti in cima, all’ultima capezzagna. L’asfalto quindi riprende da Castellizzano e prosegue dritto verso la cappella di San Stefanetto (altro luogo ameno e panoramico), da cui si svolta a sinistra per raggiungere l’antico abitato dei Bongiovanni (esempio di piccolo borgo fortificato con le case disposte a muro su entrambi i lati e un tempo i cancelli a sbarrare la via durante la notte) che è una delle due borgate storiche di Treiso (l’altra è il Cravè, oltre la piazza della chiesa).

Treiso è spesso citato da Fenoglio (qui c’era il primo reclutamento dei partigiani che scappavano da Alba per non rispondere alla chiamata di leva di Salò) ed è stato anche luogo di ispirazione per Piero Masera, il primo fotografo moderno delle Langhe (il suo celebre “Mattino sulla Langa” fu manifesto di una Biennale a Venezia). Oltre al noto Barbaresco, la collina che da Treiso compie un arco fino a Madonna di Como è rinomata tra i gourmet per produrre uno dei Dolcetti più profumati e suadenti delle Langhe. (testo del sito ufficiale)

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