Giro dei 60
near Schio, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Un grande classico: il giro dei 60.
Il Giro dei 60
Sono stato in fiera all’ExpoBici di Padova. Per un ciclista senza velleità sportive quale io sono una fiera come questa rischia di diventare un’ incubo.
Io che pedalo su una bici di 13/14 Kg ( quando è senza bagagli !) mi sono trovato in un mondo di telai che sembravano costruiti in tela di ragno tanto erano leggeri, componenti in titanio dal peso di una piuma, tutine lisce aderenti e lucide come quelle dei supereroi, mountain bike tecnologiche, attraenti e complesse come le cugine a motore … Sto diventando vecchio, me ne sono reso conto ancora una volta guardando questo mondo di mezzi sofisticatissimi e mi sono sorpreso a sorridere pensando alle bici di noi ragazzi degli anni ’60, alle prime scorribande e ai nostri primi giri in bici. Non erano molti e tutti concentrati vicino di casa.
Tra tutti il più importante, quello che sapeva di sfida e che una volta percorso ci consacrava ciclisti era il “ Giro dei 60”.
Lo si faceva in estate; Qualche giorno prima cominciava a correre la voce, partiva da una delle contrade, dalla Piazza, da “in cima” o “in fondo” Torre, e il passaparola radunava sempre una masnada di ragazzi muniti del’assortimento ciclistico più vario.
Molti di noi avevano la biciclette rubate per un giorno al papà o al fratello maggiore, a volte erano vecchie e rugginose, pesanti come locomotive con cambi improbabili e freni " a bacchetta", per altri ignominiosamente erano bici da donna, ma era anche il momento in cui i pochi fortunati esibivano, tra l'invidia palpabile volutamente provocata, la prima bicicletta vera, lucida e colorata
" superleggera" e dotata di un cambio a ben tre o quattro rapporti.
Si partiva per i 60 km guidati da Don Piero, il Cappelano, che dopo essersi avvolta la veste in vita, pedalava in testa al gruppo sulla sua bici da corsa dal telaio da donna.
Era una sfida continua, un continuo traguardo volante spostato sempre più avanti,
dal ponte dei Quattro Oci al ponte Croce, alla piazza di Valli …e via su!... verso
Staro lungo la strada allora ancora bianca che passava davanti alla fonte Regina, tappa obbligata, dove tutti andavamo a bere alla cannella che fissata nella roccia buttava acqua minerale, quella vera, dal sapore ferruginoso ed acidulo.
La salita continuava fino al passo Xon, il nostro rustico gran premio della montagna, da dove fradici di sudore ci tuffavamo, confidando in freni inesistenti, lungo i tornanti stretti e ripidi che portano a Recoaro. Arrivare a Valdagno era un lampo, a volte ci si fermava a S. Quirico per vedere la "Montagna Spaccata", l'orrido che sembra frutto di un gigantesco colpo di scure tra le rocce; e poi giù, giù, lungo la statale allora semideserta fino a Cornedo, per ricominciare quindi la salita verso Monte di Malo e Monte Magrè da dove esausti, sull’ultima bellissima discesa volavamo fino a Schio.
Un’altra ultima fatica era la salita del Cristo, ma le gambe ora giravano da sole, l’ultima gara era arrivare per primi all’anguriara, dove in una gazzarra indescrivibile pescavamo dal mastello i frutti più grossi, e dopo aver bussato come intenditori sulla scorza, affondavamo la faccia nella fetta di anguria pagata da Don Piero, la più desiderata e saporita di tutta l’estate.
Mario Boschetti 19/11/2010
Il Giro dei 60
Sono stato in fiera all’ExpoBici di Padova. Per un ciclista senza velleità sportive quale io sono una fiera come questa rischia di diventare un’ incubo.
Io che pedalo su una bici di 13/14 Kg ( quando è senza bagagli !) mi sono trovato in un mondo di telai che sembravano costruiti in tela di ragno tanto erano leggeri, componenti in titanio dal peso di una piuma, tutine lisce aderenti e lucide come quelle dei supereroi, mountain bike tecnologiche, attraenti e complesse come le cugine a motore … Sto diventando vecchio, me ne sono reso conto ancora una volta guardando questo mondo di mezzi sofisticatissimi e mi sono sorpreso a sorridere pensando alle bici di noi ragazzi degli anni ’60, alle prime scorribande e ai nostri primi giri in bici. Non erano molti e tutti concentrati vicino di casa.
Tra tutti il più importante, quello che sapeva di sfida e che una volta percorso ci consacrava ciclisti era il “ Giro dei 60”.
Lo si faceva in estate; Qualche giorno prima cominciava a correre la voce, partiva da una delle contrade, dalla Piazza, da “in cima” o “in fondo” Torre, e il passaparola radunava sempre una masnada di ragazzi muniti del’assortimento ciclistico più vario.
Molti di noi avevano la biciclette rubate per un giorno al papà o al fratello maggiore, a volte erano vecchie e rugginose, pesanti come locomotive con cambi improbabili e freni " a bacchetta", per altri ignominiosamente erano bici da donna, ma era anche il momento in cui i pochi fortunati esibivano, tra l'invidia palpabile volutamente provocata, la prima bicicletta vera, lucida e colorata
" superleggera" e dotata di un cambio a ben tre o quattro rapporti.
Si partiva per i 60 km guidati da Don Piero, il Cappelano, che dopo essersi avvolta la veste in vita, pedalava in testa al gruppo sulla sua bici da corsa dal telaio da donna.
Era una sfida continua, un continuo traguardo volante spostato sempre più avanti,
dal ponte dei Quattro Oci al ponte Croce, alla piazza di Valli …e via su!... verso
Staro lungo la strada allora ancora bianca che passava davanti alla fonte Regina, tappa obbligata, dove tutti andavamo a bere alla cannella che fissata nella roccia buttava acqua minerale, quella vera, dal sapore ferruginoso ed acidulo.
La salita continuava fino al passo Xon, il nostro rustico gran premio della montagna, da dove fradici di sudore ci tuffavamo, confidando in freni inesistenti, lungo i tornanti stretti e ripidi che portano a Recoaro. Arrivare a Valdagno era un lampo, a volte ci si fermava a S. Quirico per vedere la "Montagna Spaccata", l'orrido che sembra frutto di un gigantesco colpo di scure tra le rocce; e poi giù, giù, lungo la statale allora semideserta fino a Cornedo, per ricominciare quindi la salita verso Monte di Malo e Monte Magrè da dove esausti, sull’ultima bellissima discesa volavamo fino a Schio.
Un’altra ultima fatica era la salita del Cristo, ma le gambe ora giravano da sole, l’ultima gara era arrivare per primi all’anguriara, dove in una gazzarra indescrivibile pescavamo dal mastello i frutti più grossi, e dopo aver bussato come intenditori sulla scorza, affondavamo la faccia nella fetta di anguria pagata da Don Piero, la più desiderata e saporita di tutta l’estate.
Mario Boschetti 19/11/2010
Waypoints
Waypoint
909 ft
Cereda: fontana
09-LUG-10 11:19:26
Waypoint
1,886 ft
Fontana
09-LUG-10 9:42:48
Waypoint
0 ft
Fontana Riva Staro
09-LUG-10 9:27:55
Waypoint
0 ft
Monte di Malo
Waypoint
0 ft
Monte Magrè
Waypoint
0 ft
Recoaro
ACTIVE LOG 050
Waypoint
0 ft
Valdagno
Waypoint
2,179 ft
Xon
09-LUG-10 9:38:26
Comments (1)
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Grande NEXTEGO !!!!!! mi hai fatto ritornare alla mente i bei tempi della gioventù (quella anagrafica .... anturalmente) .... perchè l'altra, quella che ci si sente dentro è ancora presente.
Grazie!!!!
G & B