ANELLO RIDE VECCHIA SELICE
near Cuffiano, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
ANELLO RIDE VECCHIA SELICE La salita al Mazzolano è l'unico vero ostacolo della giornata, dedicata all'esplorazione della pianura, prima di fare ritorno a Riolo Terme passando per le forche caudine dei Vernelli
Non esiste una sola spiegazione dinanzi alla passione tutta romagnola per il ciclismo, che in particolare nel triangolo compreso fra Imola, Faenza e Lugo conta un numero di appassionati con pochi paragoni nel mondo.
Da queste parti tutti, ma proprio tutti, hanno in famiglia almeno una bici da corsa: uno dei tanti perché al radicamento della bicicletta da queste parti ha un nome e una data di nascita, e cioè i Campionati mondiali di ciclismo del 1° settembre 1968, disputati proprio a Imola, su un anello che prevedeva il circuito oggi intitolato a Enzo e Dino Ferrari (come sarebbe accaduto più di mezzo secolo dopo per l'edizione 2020) e la salita dei Tre Monti.
Il mondiale vinto da Adorni (corridore quasi di casa: è infatti emiliano), vero e proprio spartiacque nella passione romagnola per i pedali, vide a bordo strada decine di migliaia di tifosi, intenti a guardare nel volto uno dopo l'altro eroi della bicicletta quali Eddy Merckx, Felice Gimondi, Raymond Poulidor, Jacque Anquetil, Rik Van Looy, Gianni Motta, Johny Schleck (padre dei più noti Andy e Frank).
Il percorso dedicato alla Vecchia Selice nei suoi primi chilometri si discosta di poco da quella rotta: da [[Riolo Terme]] si sale lungo il colle del Mazzolano – 2,4 km al 6,5% di pendenza media, con lo scollinamento in coincidenza con il Rio Sanguinario, che divide le province di Ravenna e Imola – per poi raggiungere Imola dopo aver attraversato l'[[autodromo]].
Da lì in poi è una lunga dichiarazione d'amore alla pianura, che con la sua regolarità spiana la strada a quel moto perpetuo di gambe e catena di trasmissione che è la bicicletta. Il percorso fa dunque rotta per Mordano e Bubano – cuori pulsanti della storica Coppa Placci – e poi ancora Massa Lombarda, Conselice e il Ducato di Fabriago, con il suo caratteristico castello.
Un paesaggio in cui sono ancora visibili i confini della centuriazione romana, un metodo di sistemazione del territorio rurale che ha fra i suoi eredi le lunghe strade rettilinee come quella che da Bagnacavallo conduce senza sussulti fino a Faenza. Prima che l'anello si chiuda, di nuovo in direzione di Riolo Terme, c'è un ultimo ostacolo da superare: la sequenza di strappi dei Vernelli, 800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%.
Non esiste una sola spiegazione dinanzi alla passione tutta romagnola per il ciclismo, che in particolare nel triangolo compreso fra Imola, Faenza e Lugo conta un numero di appassionati con pochi paragoni nel mondo.
Da queste parti tutti, ma proprio tutti, hanno in famiglia almeno una bici da corsa: uno dei tanti perché al radicamento della bicicletta da queste parti ha un nome e una data di nascita, e cioè i Campionati mondiali di ciclismo del 1° settembre 1968, disputati proprio a Imola, su un anello che prevedeva il circuito oggi intitolato a Enzo e Dino Ferrari (come sarebbe accaduto più di mezzo secolo dopo per l'edizione 2020) e la salita dei Tre Monti.
Il mondiale vinto da Adorni (corridore quasi di casa: è infatti emiliano), vero e proprio spartiacque nella passione romagnola per i pedali, vide a bordo strada decine di migliaia di tifosi, intenti a guardare nel volto uno dopo l'altro eroi della bicicletta quali Eddy Merckx, Felice Gimondi, Raymond Poulidor, Jacque Anquetil, Rik Van Looy, Gianni Motta, Johny Schleck (padre dei più noti Andy e Frank).
Il percorso dedicato alla Vecchia Selice nei suoi primi chilometri si discosta di poco da quella rotta: da [[Riolo Terme]] si sale lungo il colle del Mazzolano – 2,4 km al 6,5% di pendenza media, con lo scollinamento in coincidenza con il Rio Sanguinario, che divide le province di Ravenna e Imola – per poi raggiungere Imola dopo aver attraversato l'[[autodromo]].
Da lì in poi è una lunga dichiarazione d'amore alla pianura, che con la sua regolarità spiana la strada a quel moto perpetuo di gambe e catena di trasmissione che è la bicicletta. Il percorso fa dunque rotta per Mordano e Bubano – cuori pulsanti della storica Coppa Placci – e poi ancora Massa Lombarda, Conselice e il Ducato di Fabriago, con il suo caratteristico castello.
Un paesaggio in cui sono ancora visibili i confini della centuriazione romana, un metodo di sistemazione del territorio rurale che ha fra i suoi eredi le lunghe strade rettilinee come quella che da Bagnacavallo conduce senza sussulti fino a Faenza. Prima che l'anello si chiuda, di nuovo in direzione di Riolo Terme, c'è un ultimo ostacolo da superare: la sequenza di strappi dei Vernelli, 800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%.
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