ANELLO RIDE VALLI DI COMACCHIO
near Cuffiano, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
ANELLO RIDE VALLI DI COMACCHIO La breve salita di via Giovannina (800 metri al 3,5%) lascia poi il posto a un percorso interamente pianeggiante fino a Comacchio
Una pedalata nella Camargue italiana, in un luogo che è una delle porzioni del paese meno conosciute, fisicamente più inaccessibili di quanto la carta suggerisca.
La bicicletta è il modo migliore per avere contezza di quanto siano remoti le valli di Comacchio e l'habitat del delta del Po rispetto alle maggiori direttrici italiane.
Il percorso che conduce a Comacchio, partendo da Riolo Terme, disegna un'unica asperità nel momento in cui le ruote si arrampicano su un versante del colle della Serra, lungo via Giovannina: arrivati in cima, dopo uno strappo di 800 metri al 3,5%, la strada si spalanca conducendo a un lungo rettilineo che, seguendo il Santerno, porta nel cuore della Bassa Romagna, attraversando Bagnara e costeggiando Sant'Agata, per poi fare rotta verso nordest, in direzione di Alfonsine e del corso del Reno.
Un paesaggio più che mai lineare ma in continua e impercettibile trasformazione, dal passato concitato e dal presente in evoluzione. Una volta arrivati sul Reno ci si trova infatti ad attraversare quello che era il Po di Primaro, il principale corso del fiume nell'epoca romana, quando la foce era ad appena 17 chilometri a nord di Ravenna.
Il tracciato, congiuntosi alle Valli di Comacchio poco dopo l'abitato di Anita, corre sul filo della storia tra la zona umida, a est – una delle più importanti d'Europa, amatissima dai birdwatcher che qui senza fatica possono imbattersi in fenicotteri, cicogne, cigni, gru, aironi e spatole – e, a ovest, la bonifica del Mezzano, un tempo anch'essa ricoperta dalle acque, oggi fra le maggiori aree italiane prive di insediamenti umani. Il paesaggio che conduce a Comacchio non a caso è lo stesso di quello che è forse il più grande classico del cinema horror italiano, “La casa dalle finestre che ridono” del maestro Pupi Avati (in città è possibile imbattersi in vari luoghi in cui furono girate delle scene). Eppure l'habitat del parco regionale del Delta del Po è tutt'altro che spettrale, trattandosi di uno dei paesaggi italiani più in trasformazione, in cui la lotta fra terra e acqua è costante e visibile, e dove il mare, nei decenni a venire, farà sempre più sentire la sua presenza. La vicenda ha anche dei contorni positivi: arriveranno dall'Adriatico alcune delle specie di cui ogni birdwatcher vorrebbe registrare il passaggio. Per il pellicano comune o per quello dalmatico occorrerà attendere ancora; per quanto riguarda invece l'aquila di mare, sostengono i naturalisti, non si tratta più di «se» ma di «quando».
Una pedalata nella Camargue italiana, in un luogo che è una delle porzioni del paese meno conosciute, fisicamente più inaccessibili di quanto la carta suggerisca.
La bicicletta è il modo migliore per avere contezza di quanto siano remoti le valli di Comacchio e l'habitat del delta del Po rispetto alle maggiori direttrici italiane.
Il percorso che conduce a Comacchio, partendo da Riolo Terme, disegna un'unica asperità nel momento in cui le ruote si arrampicano su un versante del colle della Serra, lungo via Giovannina: arrivati in cima, dopo uno strappo di 800 metri al 3,5%, la strada si spalanca conducendo a un lungo rettilineo che, seguendo il Santerno, porta nel cuore della Bassa Romagna, attraversando Bagnara e costeggiando Sant'Agata, per poi fare rotta verso nordest, in direzione di Alfonsine e del corso del Reno.
Un paesaggio più che mai lineare ma in continua e impercettibile trasformazione, dal passato concitato e dal presente in evoluzione. Una volta arrivati sul Reno ci si trova infatti ad attraversare quello che era il Po di Primaro, il principale corso del fiume nell'epoca romana, quando la foce era ad appena 17 chilometri a nord di Ravenna.
Il tracciato, congiuntosi alle Valli di Comacchio poco dopo l'abitato di Anita, corre sul filo della storia tra la zona umida, a est – una delle più importanti d'Europa, amatissima dai birdwatcher che qui senza fatica possono imbattersi in fenicotteri, cicogne, cigni, gru, aironi e spatole – e, a ovest, la bonifica del Mezzano, un tempo anch'essa ricoperta dalle acque, oggi fra le maggiori aree italiane prive di insediamenti umani. Il paesaggio che conduce a Comacchio non a caso è lo stesso di quello che è forse il più grande classico del cinema horror italiano, “La casa dalle finestre che ridono” del maestro Pupi Avati (in città è possibile imbattersi in vari luoghi in cui furono girate delle scene). Eppure l'habitat del parco regionale del Delta del Po è tutt'altro che spettrale, trattandosi di uno dei paesaggi italiani più in trasformazione, in cui la lotta fra terra e acqua è costante e visibile, e dove il mare, nei decenni a venire, farà sempre più sentire la sua presenza. La vicenda ha anche dei contorni positivi: arriveranno dall'Adriatico alcune delle specie di cui ogni birdwatcher vorrebbe registrare il passaggio. Per il pellicano comune o per quello dalmatico occorrerà attendere ancora; per quanto riguarda invece l'aquila di mare, sostengono i naturalisti, non si tratta più di «se» ma di «quando».
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