ANELLO RIDE MONDIALE IMOLA - RIOLO TERME 2020
near Cuffiano, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
ANELLO RIDE MONDIALE IMOLA - RIOLO TERME 2020 Ventisette chilometri fra i vigneti e le cantine che sono un susseguirsi di salite e discese nella massima espressione della bicicletta – i campionati mondiali di ciclismo – ma anche un inno alla voglia di vivere dell'umanità, in particolare di quella sua porzione che il 27 settembre 2020 si radunò sui colli di Riolo Terme per assistere al mondiale vinto dal predestinato francese Julian Alaphilippe, trionfatore dopo l'inseguimento mozzafiato cui lo costrinse il fiammingo Wout Van Aert.
Le salite del Mazzolano (2,7 chilometri al 6,1%, con pendenze al 13%) e della Gallisterna (2,7 chilometri al 6,4%, con un tratto di 1,4 chilometri al 10,6%, condito da micidiali punte al 15%) portano ancora le tracce di quella gara, dipinte sulle strade con i colori dei tifosi e dei campioni che quel giorno, nel bel mezzo di uno degli anni più difficili della storia, il 2020, avevano comunque scelto di esserci, di arrivare qui da Francia, Belgio, Svizzera, Slovenia, Danimarca, ma anche dall'Australia, dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Colombia o dal Ruanda.
La scalata al Mazzolano, inframmezzata da una ripida discesa, e quella alla Gallisterna, cui si arriva dopo aver costeggiato Riolo e la cittadella delle Terme, sono ancora scandite dalle scritte sull'asfalto lasciate dai tifosi, quasi a disegnare il ritmo di due ascensioni che metro dopo metro diventano un pellegrinaggio laico, un tributo a quell'equilibrio di pedali e rapporti immutato da più di un secolo proprio perché così perfetto, che in questa porzione di Romagna trova un numero di adepti con pochi paragoni nel mondo.
Le due salite sono dure, durissime. Eppure basta alzare la testa, allungare lo sguardo oltre la strada – le pendenze in molti punti lo consentono – per accorgersi all'improvviso di pedalare sullo spartiacque fra Emilia e Romagna, in equilibrio sopra una tempesta geologica di calanchi, con sullo sfondo la Vena del Gesso. Una panorama dove anche il Rio Sanguinario, torrente che funge da confine fra le province di Bologna e Ravenna, scorre fluido verso il mare, accompagnando la discesa di chi, lanciatosi in picchiata verso la bandiera a scacchi dell' autodromo dopo aver domato la Gallisterna, può dire a ragione di essere ormai parte del paesaggio.
Le salite del Mazzolano (2,7 chilometri al 6,1%, con pendenze al 13%) e della Gallisterna (2,7 chilometri al 6,4%, con un tratto di 1,4 chilometri al 10,6%, condito da micidiali punte al 15%) portano ancora le tracce di quella gara, dipinte sulle strade con i colori dei tifosi e dei campioni che quel giorno, nel bel mezzo di uno degli anni più difficili della storia, il 2020, avevano comunque scelto di esserci, di arrivare qui da Francia, Belgio, Svizzera, Slovenia, Danimarca, ma anche dall'Australia, dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Colombia o dal Ruanda.
La scalata al Mazzolano, inframmezzata da una ripida discesa, e quella alla Gallisterna, cui si arriva dopo aver costeggiato Riolo e la cittadella delle Terme, sono ancora scandite dalle scritte sull'asfalto lasciate dai tifosi, quasi a disegnare il ritmo di due ascensioni che metro dopo metro diventano un pellegrinaggio laico, un tributo a quell'equilibrio di pedali e rapporti immutato da più di un secolo proprio perché così perfetto, che in questa porzione di Romagna trova un numero di adepti con pochi paragoni nel mondo.
Le due salite sono dure, durissime. Eppure basta alzare la testa, allungare lo sguardo oltre la strada – le pendenze in molti punti lo consentono – per accorgersi all'improvviso di pedalare sullo spartiacque fra Emilia e Romagna, in equilibrio sopra una tempesta geologica di calanchi, con sullo sfondo la Vena del Gesso. Una panorama dove anche il Rio Sanguinario, torrente che funge da confine fra le province di Bologna e Ravenna, scorre fluido verso il mare, accompagnando la discesa di chi, lanciatosi in picchiata verso la bandiera a scacchi dell' autodromo dopo aver domato la Gallisterna, può dire a ragione di essere ormai parte del paesaggio.
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