ANELLO RIDE BASSA ROMAGNA
near Cuffiano, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
ANELLO RIDE BASSA ROMAGNA Un tour della Bassa Romagna quasi interamente pianeggiante, con la sola eccezione della sequenza di strappi dei Vernelli
Per capire la malattia dei romagnoli per la bici – in particolare della loro stirpe più ciclistica, quella cioè cui appartengono coloro che pedalano fra Faenza e Lugo – scorrere la lista dei campioni delle due ruote nati da queste parti può non essere sufficiente. L'avvicendarsi nell'albo d'oro delle vittorie di tappa al Giro e al Tour di Giuseppe Minardi, Aldo Ronconi, Vito Ortelli, Davide Cassani, Roberto Conti e Fabiano Fontanelli coincide infatti solo con alcuni capitoli della storia del pedale da queste parti, che, come il percorso che esplora la Bassa Romagna, comincia in collina.
La strada che da Riolo Terme scende in direzione di Castel Bolognese – e poi giù giù verso Solarolo, Bagnara di Romagna, Lugo e Bagnacavallo, in un arabesco di strade di secondaria importanza pensato per evitare le grandi direttrici – è la stessa che copriva con cadenza quotidiana Alfredo Oriani, tra i più accaniti fan della bici già alla fine dell'Ottocento.
Benché le sue avventure di centinaia di chilometri avessero all'epoca pochi eguali in Europa, Oriani era tutt'altro che il solo a misurare il mondo a colpi di pedale. A Faenza e dintorni la bicicletta aveva già sedotto la popolazione, al punto che l'allora sindaco emanò un'ordinanza per vietarne l'uso.
Scese allora in campo niente meno che il Touring club italiano, il quale, spalleggiato da Oriani – la cui attrazione fatale per la bici era seconda solo a quella per le baraonde – nel giugno 1894 organizzò una manifestazione di piazza volta a spingere l'amministrazione a ritirare l'ordinanza. Non mancarono tafferugli che costrinsero la cavalleria a intervenire per scortare i ciclisti fuori città: la bici però aveva vinto.
E' proprio quando il percorso punta di nuovo in direzione delle colline, attraversando [[Cotignola]], che si sfoglia una piccola grande pagina del ciclismo, testimonianza di quanto sia incontenibile, viscerale, la passione dei romagnoli per la bici: era il 2014, e durante la sua nona tappa il Giro d'Italia toccò proprio Cotignola. La carovana rosa fu letteralmente bloccata dai tifosi, autori di una pacifica invasione di strada finalizzata ad offrire dolciumi ai corridori.
E' con nelle gambe quest'atmosfera che nel finale si affronta, dopo aver superato Faenza, la sequenza di strappi dei Vernelli – 800 metri al 10%, con punte al 15%: strappi che al termine di una giornata passata sulla bici paiono infiniti, ma che in cima regalano un panorama mozzafiato sui vigneti di Tebano.
Per capire la malattia dei romagnoli per la bici – in particolare della loro stirpe più ciclistica, quella cioè cui appartengono coloro che pedalano fra Faenza e Lugo – scorrere la lista dei campioni delle due ruote nati da queste parti può non essere sufficiente. L'avvicendarsi nell'albo d'oro delle vittorie di tappa al Giro e al Tour di Giuseppe Minardi, Aldo Ronconi, Vito Ortelli, Davide Cassani, Roberto Conti e Fabiano Fontanelli coincide infatti solo con alcuni capitoli della storia del pedale da queste parti, che, come il percorso che esplora la Bassa Romagna, comincia in collina.
La strada che da Riolo Terme scende in direzione di Castel Bolognese – e poi giù giù verso Solarolo, Bagnara di Romagna, Lugo e Bagnacavallo, in un arabesco di strade di secondaria importanza pensato per evitare le grandi direttrici – è la stessa che copriva con cadenza quotidiana Alfredo Oriani, tra i più accaniti fan della bici già alla fine dell'Ottocento.
Benché le sue avventure di centinaia di chilometri avessero all'epoca pochi eguali in Europa, Oriani era tutt'altro che il solo a misurare il mondo a colpi di pedale. A Faenza e dintorni la bicicletta aveva già sedotto la popolazione, al punto che l'allora sindaco emanò un'ordinanza per vietarne l'uso.
Scese allora in campo niente meno che il Touring club italiano, il quale, spalleggiato da Oriani – la cui attrazione fatale per la bici era seconda solo a quella per le baraonde – nel giugno 1894 organizzò una manifestazione di piazza volta a spingere l'amministrazione a ritirare l'ordinanza. Non mancarono tafferugli che costrinsero la cavalleria a intervenire per scortare i ciclisti fuori città: la bici però aveva vinto.
E' proprio quando il percorso punta di nuovo in direzione delle colline, attraversando [[Cotignola]], che si sfoglia una piccola grande pagina del ciclismo, testimonianza di quanto sia incontenibile, viscerale, la passione dei romagnoli per la bici: era il 2014, e durante la sua nona tappa il Giro d'Italia toccò proprio Cotignola. La carovana rosa fu letteralmente bloccata dai tifosi, autori di una pacifica invasione di strada finalizzata ad offrire dolciumi ai corridori.
E' con nelle gambe quest'atmosfera che nel finale si affronta, dopo aver superato Faenza, la sequenza di strappi dei Vernelli – 800 metri al 10%, con punte al 15%: strappi che al termine di una giornata passata sulla bici paiono infiniti, ma che in cima regalano un panorama mozzafiato sui vigneti di Tebano.
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