ANELLO RIDE ANTICHI CALANCHI
near Cuffiano, Emilia-Romagna (Italia)
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Itinerary description
ANELLO RIDE ANTICHI CALANCHI Un percorso di media lunghezza ma reso impegnativo dalle continue ripide salite scavate fra i calanchi, le quali ad eccezione di un tratto che costeggia il centro storico di Faenza non danno tregua per tutta la giornata.
Il percorso è un tributo alla geologia, all'azione perenne della pioggia sulle pendici dell'Appennino, alla sua attività di escavazione fra le argille che porta alla luce quella verità calcarea che solca l'Italia da nord a sud per mille chilometri.
I calanchi sono i veri protagonisti di strade dove l'azione ingegneristica dell'uomo si è solo potuta piegare alle coordinate stabilite dalla natura, formando un tracciato che è una dicotomia di vigneti, rocche e castelli, cifra stilistica di un paesaggio che l'avvento dell'industrializzazione è riuscito a incidere solo in superficie.
Il Sangiovese – vitigno romagnolo per eccellenza – è ancora il sovrano dei colli che si spalancano a fianco della strada che, attraverso il passo delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%), conduce a Brisighella.
La rocca di Riolo Terme e la Torre del Marino sono il prologo di una teoria di castelli che da Brisighella e dalla sua rocca veneziana si sussegue ininterrotta.
Queste colline erano un terreno fertile per chiunque cercasse materiali per erigere fortini: arrivati in vetta al passo della Carla (1,2 chilometri al 9,2% di pendenza media, con punte al 12%) è possibile ammirarli in quello che è quasi un 360 gradi. Da una parte il monte di Rontana e Monte Mauro – qui la vegetazione cela i resti delle rocche – dall'altra il Castellaccio della Pietramora e, poco più a sud, il rilievo di Ceparano, sulla cui vetta è seminascosto dalla vegetazione il castello oggetto di scavi archeologici, ancora in ottimo stato di conservazione.
Qui era lo Spungone il materiale adottato per le costruzioni, ricavato da un affioramento aspro quanto la salita che da Moronico sale verso la Pietramora, per 5 chilometri al 5,1% di pendenza, resa durissima dal sole a picco e da un lungo tratto fra il 10 e il 14%.
La strada non dà tregua: il «muro» di via Croce – novecento metri alla media del'11,2%, con due tratti al 15% – non lascia neppure riprendere fiato. Da San Mamante segue un breve tratto in salita in direzione di Oriolo: si pedala nelle terre del Centesimino, vitigno coltivato esclusivamente qui, in 21 ettari proprietà di sole otto cantine. Il tratto di pianura che accompagna sotto le mura di Faenza anticipa la nuova salita in direzione di Castel Raniero e dei poderi de La Berta. Concludono la giornata il falsopiano in direzione della Pideura e gli strappi dei Vernelli (800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%).
Il percorso è un tributo alla geologia, all'azione perenne della pioggia sulle pendici dell'Appennino, alla sua attività di escavazione fra le argille che porta alla luce quella verità calcarea che solca l'Italia da nord a sud per mille chilometri.
I calanchi sono i veri protagonisti di strade dove l'azione ingegneristica dell'uomo si è solo potuta piegare alle coordinate stabilite dalla natura, formando un tracciato che è una dicotomia di vigneti, rocche e castelli, cifra stilistica di un paesaggio che l'avvento dell'industrializzazione è riuscito a incidere solo in superficie.
Il Sangiovese – vitigno romagnolo per eccellenza – è ancora il sovrano dei colli che si spalancano a fianco della strada che, attraverso il passo delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%), conduce a Brisighella.
La rocca di Riolo Terme e la Torre del Marino sono il prologo di una teoria di castelli che da Brisighella e dalla sua rocca veneziana si sussegue ininterrotta.
Queste colline erano un terreno fertile per chiunque cercasse materiali per erigere fortini: arrivati in vetta al passo della Carla (1,2 chilometri al 9,2% di pendenza media, con punte al 12%) è possibile ammirarli in quello che è quasi un 360 gradi. Da una parte il monte di Rontana e Monte Mauro – qui la vegetazione cela i resti delle rocche – dall'altra il Castellaccio della Pietramora e, poco più a sud, il rilievo di Ceparano, sulla cui vetta è seminascosto dalla vegetazione il castello oggetto di scavi archeologici, ancora in ottimo stato di conservazione.
Qui era lo Spungone il materiale adottato per le costruzioni, ricavato da un affioramento aspro quanto la salita che da Moronico sale verso la Pietramora, per 5 chilometri al 5,1% di pendenza, resa durissima dal sole a picco e da un lungo tratto fra il 10 e il 14%.
La strada non dà tregua: il «muro» di via Croce – novecento metri alla media del'11,2%, con due tratti al 15% – non lascia neppure riprendere fiato. Da San Mamante segue un breve tratto in salita in direzione di Oriolo: si pedala nelle terre del Centesimino, vitigno coltivato esclusivamente qui, in 21 ettari proprietà di sole otto cantine. Il tratto di pianura che accompagna sotto le mura di Faenza anticipa la nuova salita in direzione di Castel Raniero e dei poderi de La Berta. Concludono la giornata il falsopiano in direzione della Pideura e gli strappi dei Vernelli (800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%).
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