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Volante 6 : Itinerario via Appia da Santuario Maria di Cotrino a Santuario di San Cosimo alla Macchia

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Trail stats

Distance
11.75 mi
Elevation gain
121 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
194 ft
Max elevation
422 ft
TrailRank 
61
Min elevation
-37 ft
Trail type
One Way
Moving time
one hour 35 minutes
Time
2 hours
Coordinates
1777
Uploaded
February 4, 2023
Recorded
February 2023
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near Zona P.I.P., Puglia (Italia)

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Itinerary description

Sulla strada vecchia che collegava Latiano ad Oria sorge il piccolo santuario, annesso al monastero dei Padri Cistercensi e dedicato alla Madonna di Cotrino. All’ingresso si legge la seguente iscrizione latina: Hoc Templum A.D. MDCCCLXXXII Paulus Gioja pro sua civiumque salute magnificavit. Da ciò si deduce che il tempio venne ingrandito nell’anno 1882, con la costruzione anche dell’attuale facciata. Entrati nella piccola chiesa, l’occhio del visitatore si concentra subito sull’effigie della Vergine, posta attualmente al centro dell’altare maggiore, dove si trova a partire dal XVIII secolo. Originariamente, infatti, la sacra effigie era collocata nella parete laterale verso la strada vecchia di Oria, per poi essere trasportata col vecchio muro, in cui era dipinta, nella parete di prospetto, al di sopra dell’altare maggiore.
L’originale Via Crucis a stampa antica, benedetta dal francescano padre Raffaele Delli Ponti il 10 dicembre 1922, raffigurante le stazioni dei pellegrini di Gerusalemme dal Palazzo del Pretorio di Pilato fino al Calvario e al Sepolcro, invita a ripercorrere spiritualmente il tragitto penoso del Salvatore. La statua lignea di San Bernardo, realizzata nell’anno 1950, proveniente dalla Fabbrica di Ortisei, permette alla mente e al cuore del visitatore di sintonizzarsi con gli slanci eroici del grande devoto della Madonna, il Doctor mellifluus o Doctor marialis. La tela raffigurante San Giuseppe (protettore della Congregazione Cistercense di Casamari), realizzata nel 1991 dal religioso cistercense padre Agostino M. Caputi di Latiano, e collocata sull’altare del 1924, dono dei coniugi Geremia e Crocifissa Rubino, avvolge il fedele in una stupenda atmosfera di pace e di intimità spirituale, virtù proprie della famiglia di Nazareth.
La Chiesetta mostra, in generale, un’architettura semplice, con elementi baroccheggianti presenti nel presbiterio e soprattutto sull’altare maggiore, che rappresenta la parte più antica e più interessante dell’intero santuario.
La volta, di recente restaurata ad opera di Giuseppe Calò, nascondeva una stupenda raggiera eucaristica, con al centro la scritta IhS (Iesus hominum Salvator), attorniata dai simboli eucaristici del calice, del campanello e del messale e da una stella, forse simbolo mariano. Ai lati, fa da contorno un particolare di sfumature cromatiche sul verde-verdone, con un gioco speciale di ombre e di luci, simile a stoffa preziosa.
Dietro l’altare, attraverso due porticine, vi è l’ingresso nel coro del monastero, il cuore della vita monastica, realizzato A divozione di Vincenzo D’Ippolito fu Ferdinando nell’anno 1924. Eleganti “stalli” lignei accolgono i monaci per i momenti della preghiera in comune; infine, la figura del Santo re Davide nell’atto di arpeggiare la cetra, le immagini dei volumi della liturgia delle ore e le iscrizioni Septies in die dixi tibi laudem e Psallite sapienter, il tutto frutto del pennello di Salvatore Murra nell’anno 1950, abbelliscono la volta e creano un’atmosfera particolarmente orante.
Sormontato sulla chiesetta, sorge il piccolo campanile con due campane, di cui la più piccola dono del beato Bartolo Longo, con l’effigie dell’apostolo Bartolomeo e un’appropriata iscrizione latina, che invita tutti ad ascoltare il suo suono, per ricevere l’aiuto della Vergine (Bartholomaeus erit sonitu qui congregat omnes quaerentes divae Virginis auxilium: Bartolomeo sarà colui che con il suo suono riunisce tutti coloro che chiedono l’aiuto della beata Vergine); la seconda campana, dono del popolo di Latiano e rifusa nel 1995, reca l’immagine della Vergine con Bambino e l’iscrizione inneggiante la potente intercessione di Maria (Cunctis Virgo potens Lateanae gloria gentis maternum praebens usque patrocinium: la Vergine potente, gloria del popolo di Latiano, dona a tutti il materno patrocinio). Entrambe furono fuse insieme con le otto campane, che ornano il campanile del solenne e maestoso santuario di Pompei. Sul transetto, in alto, della facciata del campanile si legge la seguente espressione latina: Qui vocamini venite (Voi, che siete chiamati, venite).


IL NUOVO SANTUARIO

I lavori di costruzione del nuovo santuario ebbero inizio nell’anno 1978 e furono ultimati nel 1992. La prima pietra fu benedetta il 22 ottobre 1978 dal padre Nivardo Buttarazzi, Abate Preside della Congregazione Cistercense di Casamari. Il nuovo edificio fu progettato dagli ingegneri Oronzo e Luigi Sticchi e la realizzazione dell’opera fu affidata all’impresa edile «Simeone D’Antona». La chiesa è lunga 55 metri, di cui 8 destinati al porticato d’ingresso o sagrato; è alta 28 metri sul piano del piazzale, degradando a metri 20 nella navata centrale e metri 16 in corrispondenza del presbiterio. La superficie totale è di metri quadri 1500, coprendo uno spazio che è 12 volte più grande dell’antico santuario. La dedicazione della nuova chiesa avvenne il 7 novembre 1992 con la presenza del vescovo di Oria mons. Armando Franco. Nel suo interno la chiesa custodisce le preziose opere bronzee, di notevole valore artistico, realizzate dallo scultore Carmelo Conte di Latiano: l’artistico Tabernacolo (raffigurante il mondo con quattro lance ad indicare i punti cardinali, ai cui lati verticali appaiono tre linee, rappresentanti le virtù teologali, e a quelli orizzontali sette, rappresentanti i sacramenti della chiesa: al centro troneggia la figura del Cristo, dal cui petto squarciato sgorgano grappoli d’uva e spighe di grano, segni tipicamente eucaristici, mentre gli fanno corona i dodici apostoli, con lo sguardo di tutti rivolto verso il loro Signore, ad eccezione del traditore); le 14 stazioni della moderna “Via Crucis”, le cui scene conformi alla descrizione evangelica culminano nella maestosa statua bronzea del Cristo Risorto, circondato da tralci di vite, spighe di grano e colombe, realizzata nell’anno 1995 e dedicata al giovane Nino Milano (vedi le intere stazioni su questo link); la suggestiva croce a stilo, posta sul presbiterio, accanto all’altare maggiore, dono della sign.na Maria Carrozzo.

All’ingresso della chiesa il fedele ha l’opportunità di accostarsi alla grandiosa figura del Cristo Crocifisso, scolpito su un tronco unico di albero d’ulivo dall’artista Giuseppe Di Giorgio di Brindisi nell’anno 1990. L’opera rivela la sua maestosità e permette al fedele di accostarsi all’immagine inusuale di un Crocifiso, che lo invita a ripercorrere l’intero dramma, vissuto dal Cristo sulla coce e ben evidenziato sia dai lineamenti del volto e sia dall’intero portamento dell’uomo trafitto. Addossato alla parete laterale destra, il Crocifisso è un richiamo impellente, che interpella il visitatore, richiamandolo alla preghiera e alla meditazione della passione del Salvatore.

Al centro del presbiterio domina imponente il mosaico della Madonna di Cotrino, realizzato nell’anno 2006 dall’artista Alessia Cataldo della Ditta Domus Dei di Roma.

Le meravigliose e splendide sette campane, disposte in alto sul campanile della facciata, sono state finemente cesellate dalla Ditta Capanni di Castelnovo De’ Monti (RE) e riccamente impreziosite da immagini dello scultore Carmelo Conte, di cui le tre più grandi sono dedicate rispettivamente a San Benedetto da Norcia, a San Bernardo di Chiaravalle e alla Madonna di Cotrino, mentre le altre quattro a San Giovanni Battista, al beato Bartolo Longo, ai tre fondatori dell’Ordine Cistercense e a San Giuseppe. Come le sette note musicali, esse nei giorni festivi e nelle solennità eseguono dolcissimi inni mariani, con i quali invitano i fedeli alla preghiera e alla lode.
Fonte : tps://www.santuaritaliani.

Chiesa Gallana
Unico avamposto dell’antico centro abitato di Gallana sopravvissuto al tempo, la Chiesa di Santa Maria di Gallana si erge in aperta campagna, nei pressi della Foresta Oritana.
Nelle campagne di Oria, nell'area della Foresta Oritana, lungo la strada che conduce a Latiano, sorge la suggestiva Chiesa altomedievale di Santa Maria di Gallana.

La più antica attestazione della chiesa si legge in un documento del 1062, benché le sue origini risalgano all'ottavo secolo, mentre la denominazione è legata probabilmente alla presenza nel luogo della Gens Gerellana e altri reperti archeologici sembrano confermare l'ipotesi dell'esistenza, in età ellenistico-romana, di un precedente insediamento.

La chiesa si presenta semplice, con una facciata in pietra, a spioventi, con apertura centrale coronata da un architrave e sormontata da una lunetta, frutto di una tarda integrazione. Una piccola porta laterale consente l'accesso all'antica navata laterale.

All’interno, l’unica navata, preceduta da un vestibolo sopraelevato, termina con un'abside semicircolare ed è coperta da due cupole. Qui si conservano frammenti di un ciclo di affreschi quattrocenteschi, tra i quali si riconosce la figura di Cristo circondato da angeli e santi.
Fonte :https://www.viaggiareinpuglia.it/


Santuario di san Cosimo alla Macchia
Il Santuario di San Cosimo alla Macchia e il pellegrinaggio delle Perdonanze
Il Santuario di San Cosimo alla Macchia di Oria sorge sulla strada provinciale 59 a 5 km di distanza dal centro della città. Da Massafra ad Alberobello la devozione verso i Santi Cosimo e Damiano si può definire una vera e propria “istituzione”.

Mi sono chiesta perché questa devozione è così forte e radicata in tutto il territorio della Puglia?
Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli che furono martirizzati sotto l’impero di Diocleziano. Sono stati definiti Anargyroi (dal greco antico Ανάργυροι, “senza argento”). Esercitavano la professione di medico senza volere in cambio denaro o altri beni. Si racconta che fecero molti passi avanti nel campo della medicina.

Praticamente la loro fedeltà a Dio si è palesata nelle azioni quotidiane ”gratuitamente avete ricevuto, e gratuitamente date” (come recita il Vangelo) e nel martirio. Pur di non rinnegare Dio hanno accettato la morte. Un percorso che fa riflettere molto al giorno d’oggi e di certo non può lasciarmi indifferente.

Santuario di San Cosimo alla Macchia | Storia
Il Santuario è considerato uno tra i più importanti dell’Italia Meridionale. E’ il secondo più visitato dopo San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo.

Il complesso è stato edificato nel IX secolo dai monaci basiliani. Senza dubbio era collegato ad un villaggio medievale oggi scomparso. La struttura iniziale del Santuario è andata persa dopo le varie modifiche subite nei secoli.

Varcando il cancello principale d’ingresso il pellegrino rimane avvolto da un’atmosfera di pace e profonda devozione che permea il Santuario. Malgrado migliaia di pellegrini che affollano la struttura vi sembrerà di aver raggiunto un’isola felice, tranquilla, distante dalla confusione e dai tumulti del mondo.
Il piazzale ampio che si apre alla vista dei fedeli fa da palcoscenico all’imponente facciata della chiesa in stile neoclassico con in cima la statua di Cristo Redentore.

Nella parte destra si trova una struttura moderna e più ampia della chiesa principale dove vengono celebrate alcune delle funzioni religiose.
Entrando nella chiesa principale dalla porta di destra troverete una lunga schiera di persone che si attardano tra i banchi davanti al baldacchino in stile neo-gotico con le due statue lignee dei Santi Medici.
Prendete il vostro tempo e sostate qualche minuto per una preghiera, tutti abbiamo bisogno di raccomandarci per una guarigione fisica o spirituale per noi o per i nostri cari.
La struttura accoglie anche una sala esterna ricolma di ex voto un “simbolo” donato ai Santi Medici dai fedeli per una grazia ricevuta.

Oggi gli ex-voto sono degli oggetti d’argento che rappresentano cuori o parti del corpo che hanno subito una guarigione (polmoni, gambe, braccia, occhi, mani e altro). Un tempo venivano donati al Santuario animali in segno di ringraziamento tanto che i monaci furono costretti ad aprire un giardino zoologico (che oggi non è più in funzione).
Le Perdonanze di Oria
Il pellegrinaggio al Santuario di San Cosimo alla Macchia è una delle tradizioni popolari più radicate in tutto il Salento e dintorni. In gergo locale questo pellegrinaggio viene denominato “perdonanza o perdunanza”, si fa a piedi con l’intento di chiedere una grazia.

Le perdonanze iniziano il secondo giovedì dopo la Pasqua per raggiungere diversi luoghi considerati sacri: la Madonna della Scala a Oria, Il Santuario di Sant’Antonio da Padova, la cripta di San Mauro, il Santuario di Santa Lucia ed Erchie, la chiesa di Maria Santissima della Croce a Francavilla Fontana e il Santuario di San Cosimo alla Macchia.

Ogni giovedì si organizza una perdonanza in un luogo diverso. Ma la più importante delle Perdonanze resta quella al Santuario di San Cosimo alla Macchia che coinvolge pellegrini da Taranto a Lecce e si svolge durante il mese di maggio fino al giorno dell’Ascensione.
Fonte :https://www.saralessandrini.it/

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Chiesa Gallana

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Santuario di San Cosimo

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