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M. Prado: Clessidra Ululì Sassofratto Ululà

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Author

Trail stats

Distance
9.52 mi
Elevation gain
3,481 ft
Technical difficulty
Very difficult
Elevation loss
3,481 ft
Max elevation
6,691 ft
TrailRank 
25
Min elevation
4,945 ft
Trail type
Loop
Coordinates
193
Uploaded
December 2, 2022
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near Civago, Emilia-Romagna (Italia)

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Itinerary description

Effettuato il 26/03/2017 da Roberto Bergamini e Jeanclaude Pucci

Il testo che segue è quello scritto subito dopo l'uscita e pubblicato nei giorni successivi sul vecchio sito del gruppo scialpinistico lucchese Focolaccia.

ATTENZIONE: la traccia non è GPS ma è stata disegnata manualmente a posteriori cercando di ricalcare il più fedelmente possibile l'itinerario effetivo, però essendo tracciata su una base cartografica approssimativa è da prendere solo come riferimento e non da seguire alla lettera.

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Domenica mattina con Jeanclaude Pucci verso l'Abetina Reale da Civago, per andare a fare qualcosa sul versante est del Prado e del Sassofratto (o Sprone del Prado) che recentemente abbiamo visto in buone condizioni. La strada di Case Cattalini è ben percorribile anche oltre l'attacco del sentiero della Valcalda, ma a tratti è coperta da placche di neve piuttosto insidiose. Col pandino riusciamo ad arrivare quasi al curvone dove la strada incrocia il sentiero 607. Lì si sono fermati anche dei 4x4 incatenati. In ottemperanza al detto "ubi maior ..." ci sbolognamo 3 km di sterrato quasi tutti sci in spalla. Arrivati al ponte sul rio Lama, finalmente sci ai piedi, cominciamo a salire verso Lama Lite sul sentiero 631. Per l'abbassamento delle temperature nella notte e per il vento sostenuto da SO si incontrano parecchi tratti ghiacciati, ma nel bosco neve trasformata rigelata abbastanza gestibile.

Arrivati a Lama Lite la NE del Cipolla si apre davanti a noi in ottime condizioni ma dietro il Prado è tutto avvolto nelle nubi mentre il Sassofratto è sgombro. Di solito le nubi allignano sul crinale per tutta la giornata, per cui si decide di lasciar perdere la NE del Cipolla ed andare subito verso il Sassofratto. Senza spellare cominciamo a scendere per aggirare il versante est del Cipolla ed entrare nella valle dei porci senza perdere troppa quota. Nell'aggirare il Cipolla traversiamo qualche tratto di palèo secco e una valanghetta vecchia. Giunti ai piedi del versante NE del Prado adocchiamo i suoi canali ben coperti. Il più lungo, evidente e in buone condizioni per un'eventuale discesa, sembra quello della Clessidra alpinistica.

Qui bisogna aprire una piccola parentesi: per gli scialpinisti toiscani e forse anche per molti emiliani la Clessidra è il largo canalone che dai pianori sommitali scende tra il Prado e il Sassofratto nella valle dei porci. Per gli alpinisti (emiliani e non) la Clessidra è invece un canale stretto e ripido che incide la bastionata rocciosa NE del Prado: vedi itinerario 62 della classica guida alpinistica Fabbri-Montorsi, itinerario 262 della recente guida di A. Greci, itinerario 158ci della guida CAI Salvo-Canossini. La Clessidra alpinistica si attacca dalla valle dei Porci, è abbastanza lineare ma con una strozzatura ametà e presenta pendenze crescenti 40-55° Finisce con un imbuto molto
stretto che sfocia in cresta alla sommità del versante NE (2035 mt).

Le condizioni del canale ci alleccuriscono e poiché sarebbe una primizia per entrambi, decidiamo di provarci. Il Sassofratto lo lasciamo per il secondo giro. Sci ai piedi arriviamo alla base della Clessidra (1880mt). Sci in spalla proseguiamo con due picche e ramponi su una cedevole crosta di rigelo . Percorriamo piacevolmente e in relax il canale fino ad uscire in cresta dove ci attende un vento teso da SO. L'imbuto di uscita è a 55°, in basso il canale si addolcisce progressivamente ma rimane sui 45° con l'insidiosa (per la discesa sci ai piedi) strozzatura nella parte centrale.

Calzati gli sci Jeanclaude entra nell'imbuto e subito esegue la prima curva saltata. Tutta la parte alta del canale è abbastanza angusta e non permette altra tecnica. La neve pure non aiuta perché è crostosa e sfondona sotto, quindi con imprevedibili cambi di consistenza. Jeanclaude continua a scendere saltando ma si vede che la progressione non è fluida né agevole: la crosta e i cambi di consistenza creano instabilità e obbligano a fermarsi dopo ogni salto. Jeanclaude è arrivato alla strettoia. Dopo la strettoia potrei partire anche io ma vedendo la sua discesa decido di rinunciare: per me è una neve troppo difficile e in un canale così stretto con la strozzatura rocciosa in basso non sono ammessi errori. Prima che Jeanclaude scompaia nella nebbia gli dico che ci rivediamo n basso alla base del canale. Io scendo per la clessidra scialpinistica dove trovo neve dura a tratti crostosa, non molto divertente ma sciabile. Uscito in terreno aperto traverso verso la base della Clessidra alpinistica e ritrovo Jeanclaude che mi conferma che anche nella parte bassa la discesa è stata laboriosa e poco godibile. Però il canale è fatto e Jeanclaude ne è uscito alla grande nonostante le condizioni non facili.

Decidiamo di proseguire andando a dare un'occhiata ai canali NordEst del Sassofratto. Traversiamo in direzione SE e ci fermiamo sotto il canale "delle cose importanti" (itin. 276 - Canalone Nord per la guida di A. Greci) per provare a risalirlo con picche e ramponi. Il canale Jeanclaude lo ha sceso lo scorso anno con Andrea B. in condizioni difficili: molti sassi sporgenti e fondo duro dall'attacco fino in fondo. Quest'anno è più innevato ma essendo in ombra comincia a fare crosta.

Mentre ci prepariamo ci raggiungono due scialpinisti di Civago che abbiamo incrociato al mattino. Si parla di quello che si è fatto e ci dicono che anche per loro la Clessidra è quella degli scialpinisti. Si vede che i due mondi alp/scialp sia di quà che di là del crinale non si san mettere daccordo. La soluzione più diplomatica è mantenere due clessidre distinte, una scialp e una alpinistica. Poi i ragazzi di Civago ci dicono che il canale "delle cose importanti" lo hanno fatto anche loro ma in condizioni migliori e comunque lo considerano sempre con molto rispetto. Ci dicono che fu battezzato così dal compianto Christian Artioli: essendo un canale piuttosto impegnativo e difficile da trovare in condizioni ottimali, Christian diceva che andava affrontato con cognizione e "dopo aver fatto cose importanti". Io Christian non l'ho conosciuto ma tutte le volte che ne sento parlare mi accorgo che ha lasciato un gran vuoto.

Cominciamo a salire su crosta dura ma cedevole allo scarpone, quel tanto da permettere una salita regolare e sicura. Pendenze crescenti fino a 45°. A metà vediamo una variante verso sx, un bel canale ampio e continuo che sembra in buone condizioni. Spinti dalla curiosità decidiamo di andare a vedere. Lo risaliamo tutto agevolmente con pendenze analoghe. In alto si impenna leggermente con breve traversata verso sx. Usciamo in cresta leggermente più a sud della vetta (dove sbuca il canale delle cose importanti). Il canale appena salito sarebbe molto bello da fare, ma la crosta dura ci lascia perplessi. Jeanclaude è tentato, io non molto. Propongo di andare a cercare una discesa verso sudest dove batte ancora il sole e si trova neve più morbida. Alla fine si va verso il sole.

Dopo una breve traversata in direzione del Vecchio imbocchiamo un canalone che dalla sella tra Prado e Sassofratto scende in direzione SE. Neve trasformata, un po' pappona ma godibilissima. Dopo l'ampio paginone, il canale si stringe e si impenna. In corrispondenza di una fascia rocciosa c'è una strozzatura a 40°. Grazie alla neve morbida si passa senza problemi e poi giù di nuovo su belle pendenze fino al bosco dove incrociamo il segnavia 633. Dobbiamo rientrare a Lama Lite e quindi decidiamo di aggirare il Sassofratto seguendo grosso modo il 633, prima in leggera discesa poi, dove il 633 prende a scendere troppo, in leggera risalita. Sul versante est già in ombra neve dura e pendii ripidi con bosco in fondo: per sicurezza proseguiamo sci in spalla con le picche e scalinando con gli scarponi. Tornati nella valle dei porci ripelliamo e lunga traversata fino a Lama lite. Spuntino e giù sci ai piedi lungo il 631 fino al ponte sul rio Lama. Poi sci in spalla per 3km fino all'auto.

Gita entusiasmante, lunga e articolata in ambiente più alpino che appenninico. Tra salite, discese e spallaggi, nebbie e sprazzi di sole, luci e ombre, scuri picchi rocciosi e bianchi scivoli intonsi, crosta, ghiaccio, neve molliccia e molti cambi di assetto, oggi non ci siamo fatti mancare nulla. Una chiosa pesaggistica: l'ambiente intorno alla valle dei porci e i versanti est del Sassofratto sono semplicemente magnifici.

P.S. Spesso nelle gite ci muoviamo seguendo le condizioni della neve e della giornata, partendo con un programma che si definisce strada facendo a seconda di innumerevoli fattori, non ultimo la curiosità, la "voglia di conoscere" percorsi e territori nuovi. Dopo uno studio a tavolino (distanze, quote, esposizioni e curve di livello) la gita si costruisce passo dopo passo e molte volte capita di procedere, come in questa giornata esplorativa, "ad ululo di lupo" cioè seguendo delle sensazioni o il richiamo degli elementi che ci circondano. Però in tempi di innovazione tecnologica e rivoluzione digitale, non si può rimanere indietro ancorati a vecchi modelli e metodologie, per questo avevo pensato di dotarmi di uno strumento di navigazione. Avendo una predilezione per le cose sode, tecnologicamente mature, non troppo complicate e possibilmente divertenti, ho scelto un dispositivo antiquato ma affidabile e molto mattacchione: un cocchiere, il Marty Feldman bidirezionale del 1974, detto "Aigor" .... "bidirezionale" nel senso che dà solo due indicazioni: ululì e ululà :-)
https://www.youtube.com/watch?v=c3uVEcBaz6c

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